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Cornelius è perfetto per il Parma
30 giu 2020
30 giu 2020
L'attaccante del Parma sta volando.
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Andreas Cornelius è nato in Danimarca, è alto quasi due metri - per la precisione gli mancano cinque centimetri - ha la mascella squadrata e le spalle larghe. Ha gli occhi di ghiaccio e vicini, i capelli biondo paglia. Quando gli cresce un accenno di barba è così chiara che si fa fatica a indovinarla. È soprannominato "Il Vichingo", sembra partorito dal mondo Marvel. È mancino come i calciatori più estrosi della storia, ma dal suo sinistro non nascono fiori ma bombe a mano contro la porta avversaria. È arrivato in Italia tre anni fa dal Copenaghen ma solo oggi, ventisettenne, sembra aver raggiunto la maturità: quest’anno con la maglia del Parma ha già segnato 11 gol, di cui 6 al Genoa, a cui ha segnato due triplette. È solo undicesimo nella classifica marcatori, ma bisogna considerare i minuti giocati: con 0.8 gol ogni 90 minuti è quinto nel campionato italiano, dietro solo a Immobile e Ronaldo, oltre che a Ilicic e a Zapata, che però beneficiano dei numeri offensivi sproporzionati dell’Atalanta.

 

Cornelius non aveva cominciato il campionato da titolare. In parte perché veniva da un infortunio che lo aveva tenuto fermo sei mesi, e da cui ha faticato a tornare in ritmo; ma principalmente perché nelle gerarchie partiva dietro l’affidabile Roberto Inglese, per tre anni in doppia cifra o quasi (la scorsa stagione si è fermato a 9 gol). Inglese però è stato sfortunato: a ottobre si è fatto male alla caviglia, rientrando solo a gennaio, faticando a riprendere la condizione prima che un infortunio alla coscia ne chiudesse la stagione. D’Aversa ha detto che Cornelius dovrebbe essere tenuto “sotto una bolla di cristallo” per giustificare il fatto che non l'aveva schierato sempre titolare.

 

Lui, però, non sembra volersi risparmiare: gioca ogni palla come se fosse l’ultima della sua vita. Nell’ultima partita contro il Genoa, forse la migliore in tutta la sua carriera, ha distrutto la difesa avversaria con un’energia ingestibile per dei normali esseri umani. Nei tre gol segnati c'è tutto il suo repertorio e qualcosa in più: un tiro a botta sicura dopo una grande azione di Gervinho; un colpo di testa a incrociare in tuffo, dopo un intelligente movimento in area; e infine il terzo gol, che è qualcosa che non ci aspetteremmo da un centravanti grosso e potente: Laurini ha crossato sul secondo palo in modo un po’ burocratico, lui si stava muovendo sul primo, quindi è tornato indietro, ha tenuto d’occhio il pallone poi lo ha stoppato in estensione col collo del piede; a quel punto era fuori equilibrio, con l’uomo addosso e un angolo strettissimo da cui colpire la palla: allora ha ripreso improvvisamente slancio, e con un guizzo ha tirato all’improvviso di controbalzo, un tiro potente passato tra le gambe di Perin.

 

Oltre al gol, però, Cornelius ha fatto 2 dribbling, 3 passaggi chiave, 1 assist, 3 duelli aerei vinti. Ma le statistiche restituiscono solo in parte il dominio fisico di Cornelius, che più volte ha lottato da solo contro tutti i difensori del Genoa avendo sempre la meglio, ripulendo con corse e spallate palloni gettati sciattamente intorno alla sua zona.

 



In quest’azione, ad esempio, lavora con astuzia per leggere il rimbalzo del pallone, poi mette bene il corpo per ricavare il massimo da una situazione di oggettivo vantaggio. E solo pochi minuti dopo c’è un’azione che riassume ancora meglio la forza spaventosa di Cornelius nei duelli corpo a corpo in campo aperto: la sua velocità, la sua resistenza ai contrasti, che lo rendono una specie di

.

 

Spero che Masiello non guardi questa gif altrimenti rischia una gravosa riflessione sul suo ritiro.

 



 

È uno di quegli attaccanti che vive all'interno del duello fisico e mentale con i difensori, e neanche i difensori più fisici della nostra Serie A - come Acerbi o De Ligt - sono riusciti a pareggiarne l’esuberanza o l’astuzia nell’uso del corpo.

 

In generale, Cornelius risponde alla perfezione all’archetipo del numero 9 che aiuta anima e corpo la squadra a risalire il campo. È il centravanti della Serie A che ingaggia più duelli aerei, di gran lunga: 10,2 per novanta minuti, e quello con la più alta percentuale di successo, vicina al 60%. Il secondo in questa classifica, Torregrossa, ne ingaggia 7,5 e ne vince appena 3,4, quasi la metà. Con Pavoletti infortunato, insomma, Cornelius è diventata la torre più efficace del nostro campionato, e nei duelli corpo a corpo è al livello di fenomeni del fondamentale come Lukaku e Zapata. Queste caratteristiche sono oro colato in una squadra che spesso si rifugia nella difesa bassa come il Parma, e che sotto pressione non si fa problemi a calciare in avanti. Stiamo parlando della squadra che prova più passaggi lunghi per partita. Cornelius è un perno fondamentale su cui appoggiare le transizioni lunghe e gli attacchi diretti della squadra di D’Aversa, portati poi avanti da Kulusevski e Gervinho.

 

Ma se per molti aspetti Cornelius interpreta il ruolo del centravanti in maniera antica, non manca di esprimersi anche in modo più moderno. Quando c’è da risalire il campo, e non ci sono soluzioni vicine, ha la velocità e la forza esplosiva per mettersi in proprio e correre lui stesso contro la difesa avversaria. La frequenza di passo è sorprendente per la sua stazza, anche negli spazi più brevi. Non è molto creativo, come potete immaginare, ma la sensibilità del suo sinistro può lasciarvi a bocca aperta. Quando si defila a destra ha dei movimenti da vera ala, con una conduzione morbida con l’esterno del piede e una precisione nei passaggi lunghi non scontata.

 



 

Il suo sinistro può essere piuma, quindi, ma è soprattutto ferro.

 

Il suo range di finalizzazioni non è così vario: quando ha la palla sul sinistro, la calcia come volesse farle del male col collo rigidissimo del piede, provando a fare un buco nella rete. Nel gol dell’1-1 contro il Lecce, per esempio, è strano che la rete abbia resistito al suo tiro di controbalzo.

 

A volte Cornelius non sembra solo voler segnare: vuole disintegrare la porta. Guardate anche il gol segnato alla Roma al novantesimo, mentre le gambe di molti giocatori potevano essere fiacche, quella sinistra di Cornelius è esplosa in un tiro dritto per dritto che Pau Lopez non avrebbe parato neanche se gli fosse venuto addosso. Sarebbe entrato dentro con tutta la palla.

 

Oltre alla potenza naturale, che sembra nascere da una parte profonda di sé, Cornelius ha un’ottima coordinazione nelle conclusioni di prima, essenziali per un centravanti. Guardate per esempio uno dei pochi gol segnati con la maglia del Bordeaux lo scorso anno, in un’esperienza di prestito altrimenti non così positiva.

 

https://www.youtube.com/watch?v=nr1VVisD6ZQ

 

L’altro modo che ha Cornelius per segnare, ovviamente, è il colpo di testa: con 4 reti è quello che ne ha segnati di più in Italia dopo Dzeko (con molti minuti in meno giocati). La sua efficacia realizzativa è dimostrata in modo lampante dai suoi numeri: con un tasso di conversione di quasi il 30% appartiene a un club d’élite del calcio europeo, di cui fanno parte giocatori come Icardi, Haaland, Sancho e altri abituati a subentrare dalla panchina come Caicedo e Gameiro.

 

Detto questo, è lecito chiedersi dov’era nascosto Cornelius fino a oggi.

 

La verità è che nonostante abbia alcuni aspetti moderni, si tratta di un giocatore che vive nella dimensione fisica e atletica della partita e che si esalta in un sistema verticale come quello del Parma. Quando deve giocare in maniera più associativa vengono fuori i suoi limiti tecnici: un certo impaccio nel primo controllo (sembra stoppare la palla meglio col petto che con i piedi), un uso praticamente esclusivo del piede sinistro che ne limita molto le possibilità, sia nel gioco a muro che nella finalizzazione. È anche per questo che nell’Atalanta, una squadra che tiene la palla a terra e che attacca in modo più posizionale, le sue qualità sono rimaste nascoste.

 

Lo ha ammesso proprio D’Aversa: «Per caratteristiche è un giocatore più utile al Parma che all’Atalanta, quindi hanno fatto bene a darcelo a noi». Cornelius è un attaccante selvaggio, che si esalta nei grandi spazi e che è sembrato impacciato quando a Bergamo ha dovuto condividere l’attacco con Petagna, un giocatore meno esuberante di lui, ma più associativo.

 

Questa sua attitudine, in parte persino in conflitto con la compassata Serie A, gli permetterebbe di esprimersi in campionati più frenetici come la Bundesliga o la Premier League (dove ha avuto un’esperienza da giovane col Cardiff, fortemente condizionata dagli infortuni). Per ora, però, il Parma (dove è in prestito biennale con obbligo di riscatto) pare un’oasi perfetta per le sue caratteristiche.

 

In fondo ha guadagnato il posto da titolare solo da poco, c’è tempo per godersi Cornelius. La sua esuberanza fisica, la potenza pura che esprime in ogni aspetto del gioco, lo rende una delle esperienze più peculiari della Serie A.

 

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