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Foto di Brecht De Vleeschauwer
Calcio Brecht De Vleeschauwer 23 luglio 2019 4'

Un reportage fotografico dalla Coppa d’Africa

Foto dall’Egitto, tra calcio e vita di tutti i giorni.

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Venerdì scorso è terminata la Coppa d’Africa con la vittoria dell’Algeria sul Senegal per 1-0, ma quella che doveva essere una ben orchestrata celebrazione del calcio africano è finita per ritorcersi contro il paese ospitante, l’Egitto. In parte per l’uscita prematura al secondo turno contro il Sudafrica, ma soprattutto per qualcosa che è accaduto prima, fuori dal campo.

 

Amr Warda, uno dei convocati della selezione egiziana, è stato escluso dalla Federazione nel momento in cui – alla fine di giugno – sono diventate pubbliche le accuse di molestie sessuali a suo carico da parte di diverse donne. Tuttavia Warda è stato rapidamente reintegrato dopo che Salah e altri giocatori importanti l’hanno difeso e si sono esposti per lui. Le molestie sessuali in Egitto sono spesso ignorate o nascoste e sono il sintomo di un più grande problema culturale del paese. 

 

L’allontanamento di Warda poteva avere un enorme significato simbolico su come l’Egitto ha deciso di affrontare le accuse di molestie sessuali, un passo in avanti in un processo difficile. Sfortunatamente non è stato così. Una parte dei tifosi ha reagito in maniera furiosa e l’hashtag “Squadra di molestatori sessuali” è entrato tra i trend di Twitter. Addirittura l’eroe nazionale Salah è stato severamente criticato da una parte del paese.  

 

Dopo la sconfitta con il Sudafrica molti tifosi hanno reagito con indifferenza, alcuni hanno addirittura celebrato la sconfitta, vedendo una dimensione politica nella difesa di Warda da parte della squadra e nella sconfitta dell’Egitto una disfatta per il regime stesso. 

 

Originariamente la Coppa doveva essere ospitata dal Camerun, ma alla fine dello scorso anno la Federazione africana ha deciso di cambiare e affidarla all’Egitto. Una scelta per certi versi sorprendente, visto come negli ultimi anni (dopo una serie di incidenti mortali) ai tifosi non è permesso assistere alle partite. Solo l’anno scorso il divieto di sei anni per i tifosi è stato revocato. Tuttavia con la revoca sono arrivate una serie di nuove regole molto stringenti che hanno permesso allo Stato di reprime i tifosi, soprattutto quelli in disaccordo con il regime. 

 

Portare la Coppa d’Africa in Egitto potrebbe essere vista come parte di una strategia delle autorità di mostrare al mondo che nel paese è tutto normale, dopo il collasso del turismo seguito alle rivolte durante la Primavera Araba. Ospitare il più grande evento sportivo del continente poteva servire a migliorare la propria immagine all’estero. 

 

Per l’Egitto non è stata quindi una questione di gol o vittorie: per le autorità la sicurezza era senza dubbio la priorità, rendendo di fatto quasi una sfida entrare negli stadi che ospitavano le partite. I controlli estremamente rigidi e le nuove misure di sicurezza hanno preso di mira e provato a limitare il tifo più caldo, visto come un nemico dal regime per il ruolo svolto nella caduta di Mubarak durante la Primavera Araba. 

 

Oltre al rapporto di odio e amore tra squadra e tifosi e le difficoltà di accedere allo stadio, molte lamentele sono arrivate per l’alto prezzo dei biglietti. Queste tre cose hanno portato gli stadi ad essere vuoti e le partite viste solo in televisione. Tuttavia, anche se tutto è stato strettamente monitorato, piccoli segni di protesta si sono visti, principalmente a supporto di Mohamed Aboutrika, ex-capitano dell’Egitto famosissimo in patria. Oggi Aboutrika vive in esilio in Qatar ed è stato inserito nella lista dei terroristi per i suoi presunti contatti con i Fratelli Musulmani, che in Egitto sono banditi. Ci sono state addirittura segnalazioni di agenti in borghese che arrestavano i tifosi che cantavano il nome di Aboutrika al minuto 22 delle partite, riferendosi al numero di maglia del giocatore.  

 

Ma tra tutti i dubbi e i conflitti, il pallone ha continuato a rotolare per quattro settimane. Quattro città, sei stadi, 52 partite. Con alla fine una festa algerina. 

 

 

Salah eroe mancato

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Un cartellone del capitano dell’Egitto sopra una serranda di Ismailia. L’Egitto padrone di casa non è andato oltre gli ottavi di finale.

Tifosi in fila

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Tifosi e simpatizzanti dell’Egitto.

Gli ultimi ritocchi

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Gli addetti puliscono i seggiolini dello Stadio Internazionale del Cairo (capacità 75000 posti) il giorno prima della partita inaugurale.

Tifo, bandiere, trombe

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Un tifoso dell’Egitto vende bandiere e trombette vicino allo Stadio Internazionale del Cairo.

Erba e cemento

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Campo da calcio abbandonato a Suez, a differenza della maggior parte degli stadi egiziani, gli spalti si trovano a ridosso del campo.

La partita in TV

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Meccanici guardano in televisione Egitto-Sudafrica ad Alessandria d’Egitto.

Stadio di Alessandria (1)

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Un dettaglio del campo dello Stadio di Alessandria.

Stadio di Alessandria (2)

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Una foto dall’alto dello Stadio di Alessandria prima dell’inizio della partita tra Congo e Madagascar. Lo stadio è stato costruito nel 1929 ed è uno dei più vecchi del continente.

Una tifosa

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Una tifosa della Nigeria durante la gara contro il Camerun allenato da Seedorf e Kluivert. I due sono stati esonerati subito dopo il torneo per via degli scarsi risultati.

Orange

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Dettaglio di un bar di Suez decorato con le bandiere di Mauritania, Tunisia ed Angola.

Il Suez Stadium

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Hassan

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Il giovane Hassan vende palloni di plastica e zucchero filato fuori dallo stadio di Suez.

Gli spalti

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Un dettaglio degli spalti vuoti, le persone che si vedono sono gli addetti alla sicurezza.

Cristiano

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Anche se la star è Salah, Cristiano Ronaldo è molto presente anche in Egitto.

Il tifo algerino

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Alla fine, dopo un mese di partite, l’Algeria ha conquistato il trofeo battendo in finale i rivali del Senegal.

Tags : Coppa d'Africa

Brecht De Vleeschauwer: Giornalista e fotodocumentarista belga, questo il suo instagram: https://www.instagram.com/brechtland/

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