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Come Kean ha preso fuoco contro il Verona, tocco per tocco
30 ott 2023
30 ott 2023
Una prestazione frustrata dall'intervento del VAR ma che fa ben sperare.
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IMAGO / HochZwei/Syndication
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Col primo tocco della sua partita - se non consideriamo il calcio d’inizio, e non dovremmo farlo - Kean si lascia scivolare il pallone dietro la schiena per poi allungarlo col tacco verso un possibile taglio in profondità di Vlahovic. Vlahovic però è rimasto dietro al suo marcatore. La sua è una giocata visionaria e sbagliata, nel calcio può succedere, e se avete visto abbastanza partite della Juventus negli ultimi tre anni siete consapevoli che le giocate di Kean sono state più spesso sbagliate che visionarie.

Kean veniva da una buona partita con il Milan, dove aveva fatto espellere Thiaw con una bella giocata “da centravanti”, pochi minuti dopo però aveva sbagliato un gol piuttosto semplice. Ancora prima aveva giocato una partita bruttina col Torino, ma ci era rimasto come singolo gesto un suo controllo volante che sembrava più una roba da danza classica avanzata che non da calcio (e anche in quel caso gli era stato annullato un gol). In entrambi i casi aveva giocato dal primo minuto per l’ambiguo stato di salute di Vlahovic e Chiesa, la coppia d’attacco titolare. Col Verona, però, la scelta di Allegri di schierarlo dal primo minuto per la terza volta di seguito, indubbiamente una rarità per lui, era sembrata dovuta anche a uno stato di forma innegabilmente brillante. La partita col Verona lo ha confermato in una strana forma perversa.

Con il secondo tocco della sua partita (ma anche terzo, quarto, quinto e sesto), Kean riceve largo, si accentra e tira addosso a un avversario. È già il sesto minuto. La Juventus è partita forte, spinta dal pubblico e da un Verona intimorito, reduce da appena due punti in sette partite. Kean si muove molto ma non tocca un pallone: i cross che arrivano in area lo sfiorano solo, i passaggi vengono intercettati dai difensori o non hanno i tempi giusti. Intorno a lui la squadra spinge, ma servire gli attaccanti è sempre un problema per la Juventus. Al 12esimo il pallone però gli arriva.

A trovarlo è direttamente Bremer, che intuisce una traccia lineare tra lui e il compagno. Il suo passaggio è però prevedibile e da dietro (non del tutto come vedremo) Magnani, da buon difensore da difesa a tre, tenta l’anticipo. Sembra in vantaggio, ma Kean fa una giocata simile a quella che aveva ingannato Thiaw: usa la gamba e l’anca per schermare l’intervento del difensore e far arrivare il pallone a sé. Magnani gli rimbalza addosso, ma con la punta riesce a sporcare il passaggio di Bremer prima di cadere a terra.

Il pallone allora scivola alle spalle di Kean, proprio dove c’è Folorunsho. Sono tutti e due giocatori grossi, nel senso più muscolare del termine. Kean però sembra andare a un’altra velocità. Nel tempo in cui Folorunsho capisce che sta succedendo, l’attaccante della Juventus gli ha già fatto passare il pallone tra le gambe troppo larghe. Folorunsho però non molla e torna alla carica. Kean è girato verso l’esterno e avrebbe il solito comodo scarico verso Kostic, ma invece compie una piccola esitazione per far credere al suo avversario di voler proseguire verso l’esterno, prima di sterzare con decisione all’interno. Uccellato, Folorunsho prova a trattenerlo, ma Kean è spiritato e scappa via.

Allora è Hongla a dover recuperare, ma Kean, sempre con un tocco, ancora verso l’interno, lo polverizza, lo fa sparire dall’azione, prima di calciare di destro. Il tiro è forse la cosa meno riuscita dell’azione - dal replay si capirà che c’è un tocco malefico e involontario di Vlahovic - ma dopo un rimbalzo si infila nell’angolo alla destra di Montipò.

Dopo il gol lo Stadium erutta, Kean corre verso la bandierina, esulta con la curva, balla con McKennie e Weah, ma intanto il VAR è all’opera. Staranno guardando il possibile fallo a inizio azione su Magnani? O forse Vlahovic era in fuorigioco? Ci vogliono pochi secondi per avere la risposta: sul passaggio di Bremer e Kean a essere in posizione irregolare, di una frazione del suo tacco, un fuorigioco di quelli impossibili da vedere a occhio nudo e che la tecnologia ha reso una cosa a metà tra burocrazia sovietica e biologia molecolare (in ogni caso: fuorigioco).

Quando l’arbitro alza il braccio e indica un punto apparentemente casuale del campo Kean sgrana gli occhi prima di piegarsi in avanti e mettersi le mani sul viso. Non è chiaro se abbia capito che era lui a essere in fuorigioco, per sua fortuna almeno non ha visto il fermo immagine virtuale.

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Kean ci mette altri sei minuti a toccare di nuovo il pallone, un colpo di testa da calcio di punizione che Montipò devia in angolo con fatica. Due minuti dopo Kostic gli mette un invitante cross basso sul sinistro, al limite dell’area piccola, ma Kean allarga troppo il suo tiro in diagonale che finisce di una spanna largo. Poteva fare meglio.

Al 31esimo riceve in zona centrale, mezza difesa del Verona addosso. Sempre con il solito tocco secco verso destra si libera questa volta di Terracciano e calcia fortissimo di destro, ma a lato. Quando il pallone intercetta i cartelloni pubblicitari fa un suono secco tipo STOMP.

Al 35esimo riceve largo e si beve Magnani sulla fascia, ma una volta entrato si perde in un doppio passo invece di calciare o provare l’assist per Vlahovic. È l’ultima giocata significativa del suo primo tempo (tocca un altro pallone, ma è un passaggio sbagliato), che è sembrato quasi un happening artistico: pochissimi palloni toccati, ma tutti con la disperazione e la foga del condannato a morte.

Il secondo tempo di Kean si apre con un bel controllo sulla trequarti e un tocco per Kostic. Poi Kostic torna da Kean che si gira e serve Locatelli. È la prima giocata normale della sua partita, quelle che di solito compongono il 90% di una normale partita.

Un minuto dopo colpisce da solo di testa, staccando coi piedi sulla linea dell’area piccola. Calcola male il tempo e trova il pallone solo mentre sta ricadendo e la sua girata si perde sul fondo. Poteva fare meglio?

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Al 51esimo c’è un calcio d’angolo per il Verona. Il pallone balla pericolosamente dalle parti di Szczęsny ma Vlahovic riesce ad allungarlo per Kostic, che dopo il controllo serve la corsa in profondità di Kean. L’attaccante della Juventus deve rallentare perché c’è Terracciano davanti a lui, alza allora la testa ma non vede compagni. Da dietro arriva di gran carriera Faraoni, Kean sterza all’indietro col tacco, i due vengono a contatto, Faraoni cade a terra e Kean continua la sua azione scaricando su Locatelli. In due passaggi il pallone arriva a McKennie largo a destra, che dalla trequarti mette in area di rigore uno di quei cross arcuati, col pallone che rientra al momento giusto. A intercettarlo è Kean che arriva in corsa come un falco e di testa la spizza in rete segnando finalmente il suo meritato gol.

Almeno così sembra, invece è un dejavu del primo tempo: lo stadio esulta, lui balla, il VAR annulla. Questa volta è direttamente l'arbitro ad andare al monitor e sanzionare la sbracciata su Faraoni (sui social in molti faranno notare la reazione del difensore del Verona che sta per rialzarsi, vede il gol di Kean e si ributta a terra come a enfatizzare il colpo al viso per ingannare l'arbitro, ma il VAR - giusta o sbagliata che sia la sua decisione - rivede il contatto tra i due, certo non la reazione di Faraoni).

Curiosamente le telecamere non si soffermano sulla reazione di Kean, vediamo giusto Vlahovic rincuorarlo di sfuggita, ma la sua frustrazione la possiamo quasi sentire nell'atmosfera dello stadio che rumoreggia. E infatti un minuto dopo, quando l’arbitro fischia un fallo laterale per il Verona mentre il pallone è tra i suoi piedi, Kean lo raccoglie con le mani e lo sbatte a terra, scattando minaccioso verso l’arbitro, che non può fare altro che ammonirlo.

È questo il momento in cui l’energia positiva di Kean, che aveva trascinato la Juventus fino a quel momento, avendo praticamente da solo tutte le occasioni costruite dai bianconeri, diventa negativa. O almeno così pensa Allegri, che pochi minuti dopo lo sostituisce con Chiesa. La sua è una scelta apparentemente controintuitiva, considerando che Kean stava giocando molto meglio di Vlahovic. Anzi, a dar retta a un foglio trovato - o fatto trovare - nello spogliatoio, l'intenzione di Allegri era di passare al 4-3-3 aggiungendo Chiesa. Il giallo a Kean, però, ha cambiato i piani.

È un po’ un classico: quanto davvero ci si può fidare di Kean? Un giocatore i cui atteggiamenti dentro e fuori dal campo sono spesso stati lunatici (o almeno considerati tali) e inaffidabili. Lo dice lo stesso Landucci al giocatore mentre esce («è per l’ammonizione», come riportato dal bordocampista di DAZN) mentre stizzito chiede insistentemente ad Allegri: «Perché, perché». Non basta neanche il pubblico dello Stadium tutto in piedi per lui: Kean senza degnare nessuno di uno sguardo infila di corsa il tunnel degli spogliatoi, in contravvenzione a quella regola - non scritta o forse anche scritta - che si aspetta la fine della partita in panchina. A riportarlo alla ragione (e in panchina) sembra sia stato Pinsoglio, che nella Juventus ha il ruolo di grande padre spirituale.

Mentre la Juventus spinge e spinge, e Allegri butta dentro anche Yildiz, Kean diventa una strana presenza sopra la partita. Lui se ne sta imbronciato nella parte alta della panchina a rimuginare, beccato ogni tanto dalle telecamere, mentre tifosi cercano invano di vendicarlo insultando l'arbitro a ogni occasione possibie. Poi arriva il gol Cambiaso. È un piccolo momento di catarsi per la Juventus, una prima vera sensazione di ritorno dopo tre anni più o meno bui. Kean però non è sicuro di farne parte, non è mai stato davvero sicuro di far parte della Juventus, lo dice la sua storia. Appena dopo il gol, infatti, le telecamere lo riprendono mentre si alza dubitativo dal suo posto, indeciso tra il lasciarsi trascinare dall’entusiasmo dello stadio o rimanere dentro i suoi pensieri negativi. Un pugnetto scosso con parsimonia sarà la sua reazione, mentre il resto della panchina tracima in campo.

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Dopo la partita Allegri ha ammesso che Kean non meritava il cambio, ma anche che «non era la sua serata». In realtà è facile pensare piuttosto il contrario: le non-serate di Kean negli ultimi anni sono state più di una, ma contro il Verona sembrava diverso. Da tanto non lo si vedeva così deciso e incisivo, un piccolo squarcio su quello che credevamo potesse diventare - un attaccante fisicamente inarrestabile, ma anche con una tecnica guizzante. Era più facile credere che questa versione di Kean avrebbe segnato finalmente un gol regolare o che si sarebbe fatto espellere? È una domanda a cui ovviamente non c'è una risposta, proprio perché Allegri non ha voluto scoprirlo. Dal suo punto di vista è prevenzione del rischio, una scelta anche facile se in panchina hai Federico Chiesa.

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