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Francesco Lisanti
Con il tempo e il lavoro
16 mag 2016
16 mag 2016
Il Sassuolo di Di Francesco continua a crescere.
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Francesco Lisanti
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Nell’anticipo di sabato, il Sassuolo aveva l’obbligo di non fare peggio del Milan per conservare il sesto posto, nella speranza che alla fine della stagione possa valere un piazzamento europeo, mentre l’Inter, tra infortuni e squalifiche, si vedeva privata del suo scheletro (Handanovic, Miranda, Medel, Perisic, Icardi) ed evidentemente non poteva trovare nella classifica motivazioni sufficienti per una reazione d’orgoglio.

 

Se una vittoria della squadra di casa era in qualche modo preventivabile, la qualità della prestazione ha poi fornito la risposta alla domanda che tutti si ponevano: il Sassuolo ha completamente meritato il sesto posto ed è già pronto per disputare una competizione europea. Di Francesco ha confermato Pellegrini e Politano nel suo 4-3-3: il primo è diventato ormai titolare nei due mesi di indisponibilità di Missiroli, il secondo è la prima riserva dello spesso squalificato Berardi. Proprio i due giovani prodotti del vivaio della Roma avevano regalato gli ultimi sei punti al Sassuolo, ottenuti in un doppio 1-0 contro Verona e Frosinone, e sempre loro hanno firmato la vittoria sull’Inter: prima Politano, poi Pellegrini, poi ancora Politano.

 

Politano è un giocatore per certi versi simile a Berardi, è anche lui un sinistro naturale che gioca sulla fascia opposta. In assenza di Berardi, è stato poi lo stesso Politano a ereditarne le responsabilità creative: 11 dribbling tentati, 5 riusciti. Questa somiglianza ha permesso a Di Francesco di conservare le stesse collaudate rotazioni offensive, che già dopo pochi minuti hanno trovato impreparata la difesa dell’Inter. L’idea è sempre quella di attaccare il centro del campo nello spazio tra difesa e centrocampo, e di aumentare il più possibile questo spazio grazie ai movimenti in profondità della prima punta.

 

In questo caso Politano e il suo opposto Sansone tagliano contemporaneamente verso il centro, il primo serve il secondo che punta immediatamente la porta avversaria. Questo doppio movimento fa collassare l’Inter al centro e crea tantissimo spazio sulle fasce, immediatamente sfruttato da Duncan, seguito dal solo Palacio che fatica a tenerne il passo. Un grande riflesso di D’Ambrosio intercetterà il passaggio di Sansone, ma in circostanze simili (sempre sfruttando la sovrapposizione di Duncan) il Sassuolo segnerà poi il gol del 2-0.

 



 

I movimenti verso il centro di Politano, contro una fase difensiva statica come quella dell’Inter, permettono al Sassuolo di creare occasioni anche a difesa schierata. Defrel agisce sempre spalle alla porta per allungare la linea dell’Inter e Politano ha tutto il tempo e lo spazio per ricevere sul sinistro e girarsi verso la porta (è lì che la chiede, come si nota dal movimento del braccio). Duncan sbaglierà la direzione del passaggio e costringerà Politano a ripartire da dietro, ma è evidente come adesso il Sassuolo possa creare pericoli anche al di fuori della transizione, a differenza di due anni fa.

 



 

Un’altra situazione di gioco che il Sassuolo ha ricercato con costanza è il due contro uno sulla sinistra dei nerazzurri, fascia presidiata da Alex Telles e quindi molto più esposta della fascia opposta. Pellegrini e Politano combinano alle spalle del terzino brasiliano e costringono Juan Jesus ad abbandonare la sua posizione, mentre nello stesso momento Defrel abbandona Murillo (che lo cerca con lo sguardo) e si posiziona alle sue spalle. Anche in questo caso, il cross arretrato di Pellegrini sarà leggermente impreciso, ma il 3-1 di Politano nascerà da una situazione di gioco perfettamente speculare (su cross di Gazzola).

 



 

Posto che il Sassuolo ha un discreto arsenale di soluzioni offensive, e soprattutto che Di Francesco e il suo staff hanno un’eccellente capacità di lettura dei difetti avversari, è legittimo chiedersi se la rosa sia adeguata alle pressioni che impone una competizione europea. Dovrebbe essere sufficiente l’esempio di Magnanelli, acquistato nel 2005 per giocare un campionato di C2, oggi uno dei migliori interpreti del ruolo in Serie A.

 


Stop di petto e verticalizzazione di 40 metri sui piedi di Sansone


 

Magnanelli è soprattutto un mago delle seconde palle, non c’è davvero un possesso conteso sul quale non arrivi puntualmente prima dell’avversario, e poi con il tempo ha sviluppato un senso di responsabilità che lo porta anche a provare giocate rischiose, da regista vero. Queste qualità sono valorizzate da una tenuta mentale rara per il ruolo che ricopre: Magnanelli non è mai distratto.

 

Qui sotto c’è un esempio della precisione con cui Magnanelli gioca senza soluzione di continuità le due fasi: in meno di dieci secondi colleziona prima un tocco sotto vagamente no-look che cade esattamente sul taglio di Politano, poi un recupero preziosissimo (il Sassuolo aveva sei giocatori sopra la linea della palla), intuendo che Palacio avrebbe coperto il pallone verso l’esterno.

 



 

Il recupero palla non è una fase di gioco che Magnanelli interpreta individualmente, per quanto sia uno specialista come dimostrano le 12 palle recuperate, ma è indispensabile nell’economia di gioco del Sassuolo. Gli attaccanti disturbano la distribuzione del gioco avversaria fin dove e fin quando possono, gli interni di centrocampo monitorano lo sviluppo in attesa del primo errore avversario. Il Sassuolo non pressa a ritmi alti, e l’altezza media di recupero palla (36,5 metri) è nella media, ma rimedia con la concentrazione. Contro l’Inter non si è vista nessuna marcatura individuale che impedisse a Felipe Melo e Kondogbia di ricevere la palla, anzi la squadra di Di Francesco ha costretto i centrocampisti dell’Inter a prendersi delle responsabilità e a pagare dazio (difatti il possesso palla del Sassuolo nel primo tempo è stato solo del 39,4% ed è poi cresciuto con la superiorità numerica).

 


Pellegrini invita Kondogbia, poi lo brucia al primo controllo impreciso


 

L’altro giocatore incredibilmente migliorato e adesso indiscusso leader difensivo è Francesco Acerbi. Lo si capisce anche dai dettagli, il Sassuolo tiene sempre la difesa alta e spesso si vedono Acerbi e Magnanelli chiamare il fuorigioco in perfetta sincronia. Gli attaccanti dell’Inter si sono ritrovati in fuorigioco per ben sette volte e si sono visti annullare due gol, un dato che al di là delle considerazioni sulle valutazioni arbitrali riflette l’efficacia della strategia del Sassuolo.

 

Acerbi è poi bravissimo nel coprire anche la fascia sinistra di Peluso e nel coordinare con i gesti il rientro in difesa del terzino, spesso proprio nella posizione di Acerbi. Quando si è trovato nella stessa situazione, Juan Jesus è sempre andato in grande difficoltà. Acerbi è risultato il miglior giocatore della partita per palloni intercettati, 6, senza dimenticare che la qualità del suo piede mancino è sopra la media per il ruolo, e anche il Sassuolo se ne serve intelligentemente per l’uscita della palla. L’ultima partita della stagione ha decisamente confermato quanto Acerbi sia meritevole di considerazione per gli Europei.

 


Magnanelli sulla seconda palla, Acerbi in uscita palla al piede: la qualità al Sassuolo non manca


 

Il percorso del Sassuolo in Serie A è un libro stampato, talmente lineare da poter essere riassunto

sul grafico “piazzamento per campionato”: nel 2014 arrivava diciassettesimo con soli trentaquattro punti e aveva la seconda peggior difesa del campionato (settantadue gol subiti), nel 2015 arrivava dodicesimo, i punti diventavano quarantanove e i gol subiti cinquantasette, quest’anno i punti sono sessantuno, la difesa è la quarta migliore del campionato (quaranta gol subiti) e la sesta posizione potrebbe garantire l’accesso ai preliminari di Europa League, finale di Coppa Italia permettendo.

 

È così semplice che qualsiasi etichetta suonerà sempre una forzatura, un eccesso di frenesia, sia che si parli orgogliosamente di “tutti italiani”, sia che si riduca il merito sportivo all’ingente sponsorizzazione Mapei (che però

in base alle norme del Fair Play Finanziario). Di Francesco ha ragione a ritenersi «un allenatore fortunato» e a rivelare senza troppe riserve il suo segreto: «la ripetitività, la perseveranza, la voglia di migliorarsi e la disponibilità di tutti sono fondamentali. Magnanelli e Missiroli erano giocatori non adatti alla categoria ma hanno dimostrato di poterci giocare tranquillamente grazie a un duro lavoro».

 

Nel rispetto di una certa urgenza di giudizio imposta dalle pagelle e dai borsini, il Sassuolo sta provando a insegnare la lezione più difficile da imparare in assoluto: il tempo permette di imparare a diventare calciatori migliori, allenatori migliori, dirigenti migliori, ed eventualmente anche a giocare in Europa.

 

 

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