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Vittorio Martone
Come sta il calcio femminile in Italia
09 nov 2016
09 nov 2016
Abbiamo intervistato Patrizia Panico, ex grande calciatrice e prima donna ad entrare nello staff tecnico di una nazionale maschile in Italia.
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Vittorio Martone
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Bagno di Romagna è un paesino sull’E45. Nella frazione di Acquapartita c’è la sede del ritiro estivo del Cesena, che si distingue per la presenza di un laghetto di pesca sportiva, un verde abbacinante e un casermone abbandonato su cui qualcuno ha scritto a caratteri ciclopici “Cesena”.

 

È la prima volta che la Nazionale Under 16 si riunisce qui (anche se da qualche tempo la Figc ha cominciato a mandarci in ritiro, col beneplacito della società cesenate, anche l’Under 20 maschile e l’Under 19 femminile). Ed è la prima volta che una donna prende parte agli allenamenti come membro dello staff tecnico federale.

 

Stiamo parlando di Patrizia Panico, nata a Roma l’8 febbraio 1975 che ha vinto quattordici volte il titolo di capocannoniere in Italia. È stata attaccante di Lazio, Torino, Modena, Milan, Bardolino e Agsm (Verona), Torres e Fiorentina, con un’esperienza anche agli Sky Blue negli Usa, segnando in carriera 664 reti, di cui 31 in 44 partite nelle competizioni Uefa. Sono invece 110 i gol collezionati con la Nazionale in 204 presenze, che la collocano al primo posto nella classifica delle marcatrici e in quella delle presenze in azzurro. Ha vinto dieci scudetti, cinque Coppe Italia e otto Supercoppe italiane. Nessuna come lei prima: i record della leggenda Carolina Morace, polverizzati anche quelli.

 

Intelligente e di carattere, con un accento romano divertito, Panico è un personaggio non banale in un mondo del calcio sempre ossessionato dalla conservazione delle apparenze. Ci siamo incontrati il 24 Agosto, seconda giornata del ritiro Under 16 abbiamo parlato della sua carriera sul campo (terminata agli inizi di agosto ) e di quella appena iniziata a bordo campo, di politica sportiva e di calcio femminile.

 

 


 

 



[reply] Sinceramente no. Perché arrivata a una certa età sei meno tollerante, verso un allenatore che pensi approssimativo e inadeguato, verso scelte societarie che sanno di ridimensionamento. Sei meno tollerante rispetto al dilettantismo, dopo tanti sacrifici. Quindi no, non è stata sofferta, anzi.[/reply]

 



[reply]
Sinceramente non mi manca perché non mi sono divertita quest’anno. Perché come punto di riferimento ho questa stagione. [/reply]

 

https://www.youtube.com/watch?v=5w74jrij0iE

Tecnica individuale, tiro preciso e potente, senso della posizione. Panico in sintesi (e ovviamente ci son più immagini di lei dal Giappone che nei media italiani)


 



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Ma figurati, lui è l’allenatore, io non contesto mai queste cose. Secondo me la cosa più bella è la trasparenza. E non c’è stata molta trasparenza.[/reply]

 



[reply]

A inizio anno c’era un progetto serio e continuativo. Da parte mia e di tantissime ragazze. E invece a fine anno sono state mandate via quelle che contestavano l’allenatore. Ma contestavano non a parole, fuori; contestavano andando da lui, chiedendo spiegazioni sul perché non si lavorava adeguatamente pur allenandosi tutti i giorni.[/reply]

 



[reply]

Sì, poi con il Brasile, sempre nel girone, ma me l’hanno annullata per un fuorigioco della mia compagna. Si sono un po’ sbagliati lì, vabbè.[/reply]

 



[reply]Praticamente perdevamo 1-0. Poi prendo il rigore contro il Brasile, sarebbe stato l’1-1. Sul dischetto va Carta, Antonella Carta, il capitano. Che penso non abbia mai sbagliato un rigore in tutta la sua carriera. Va sul dischetto, batte, prende la traversa in pieno. La palla torna indietro, la prima ad arrivarci è Rita Guarino. Di testa a porta vuota manda la palla alta. Il secondo tempo, sempre 1-0 per il Brasile. Arriva questo lancio lungo, eravamo io e Rita che giocavamo coppia d’attacco. Lei era più spostata avanti. Prendo questa palla, faccio gol (o forse addirittura di prima?,

), faccio gol, esultiamo, non ci accorgiamo che l’arbitro aveva fischiato il fuorigioco. Nel mentre esultiamo queste prendono, ribattono: 2-0 per loro. Quindi peccato, perché anche lì eravamo riuscite a riprendere la partita, a far bene. Ma sul fuorigioco si sono sbagliati clamorosamente, noi l’abbiamo rivisto la sera. E mentre esultavamo hanno fatto ‘sto gol.[/reply]

 



 



[reply]

Passavamo.

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[reply]La prima con la Germania di testa. Il gol dell’uno a zero, al 36’. Forse su cross di Carta, in tuffo. Fare gol di testa alle tedesche, io che so’ piccolina (

). Ma vabbè ero giovane, proprio spensierata. Poi non ho mai sofferto proprio di nessun tipo di ansie, anche se contro il Brasile c’erano 60.000 spettatori. Non voglio dire la pressione, però l’atmosfera si sentiva. Ma io, sempre stata abbastanza menefreghista. Vedevo invece le mie compagne intimorite, l’abitudine di giocare davanti a 50.000 persone non ce l’aveva nessuna.[/reply]

 



[reply]

Forse ho fatto un sombrero dentro l’area di rigore. Sì, ho fatto un sombrero dentro l’area di rigore a una, poi di destro a incrociare.[/reply]

 



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Fantastica. Era la prima – la prima e ultima competizione Fifa per noi – ma avevo il termine di paragone con la Uefa. A livello di organizzazione gli Stati Uniti erano già molto avanti, anche se come arbitraggi credo che la Uefa sia meglio. Però ovviamente bello, contro il Brasile ripeto c’erano 60.000 spettatori, una catena di fotografi impressionante. Ce ne saranno stati 50.

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[reply]Sì, secondo me sì. Perché io vedevo le mie compagne un po’ intimorite. Non tutte. Certo una come Antonella Carta che non ha mai sbagliato un calcio di rigore…[/reply]

 



[reply]

Sì, con Brandi Chastain.

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[reply]

Mi ricordo Mia Hamm. Noi ci avevamo già giocato, forse l’anno prima. Era una Nazionale inarrivabile, per noi poi. Le vedevi, avevano una velocità di circolazione palla superiore a tutti; la forza dei passaggi era tre volte la nostra. I nostri passaggi erano tutti intercettabili, sui loro non ci arrivavi mai. Cioè troppo più forti. Poi Mia Hamm era un mostro.

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[reply]

Neanche me le ricordo tatticamente. Un conto è quando le vedi in televisione e hai una valutazione diversa. Ma dal vivo vedi solo che vanno al triplo di te.

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[reply]

Forse quella del 2015 era più completa. Aveva meno individualità rispetto a quella del ’99 ma più strutturata da un punto di vista di caratteristiche delle giocatrici: la torre davanti con

, Alex Morgan velocissima, Rapinoe sull’esterno che ti salta l’uomo e ti crea superiorità numerica. E poi

, altro che Briana Scurry.

 


Panico – 110 gol e 204 presenze in Nazionale – durante i Mondiali del 99.


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[reply]

In Italia, dagli anni Novanta a oggi, non credo ci siano sostanziali differenze. Però devi viaggiare su due canali diversi, club e Nazionali. Dal punto di vista delle Nazionali, c’è stata un’enorme crescita: adesso ne hai cinque, all’epoca ne avevi due, la maggiore e l’Under 19. Quindi da un punto di vista di investimenti l’Italia ha avuto un incremento assurdo. Per i club si è rimasti a com’era allora: con la passione di un presidente che fatica a reperire risorse economiche. E anche fisiche.

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[reply]

Secondo me non possiamo prendere come modello il riferimento americano, perché già soltanto con i college nascerebbe viziato. Perché nelle università italiane, ma già nei licei, se fai sport sei penalizzato con le assenze. Secondo me il punto è che alle società, ai club femminili mancano dei prerequisiti. È lasciato tutto al dilettantismo. Invece ci deve essere una regolamentazione tale da responsabilizzare il club. È chiaro che più stringi le regole più determinati club non possono starci dentro. Ma se vogliamo professionalizzare i club femminili purtroppo si deve perdere anche qualcosa per strada. Per quello dico che la via più breve è affiliarsi ai club maschili già esistenti.

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[reply]

Esatto, perché sei incanalato in una struttura già professionale.

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[reply]

Bisogna che ci siano degli incentivi. Tipo, se vuoi partecipare alle coppe europee devi avere anche il settore femminile. E secondo me in questo è la Uefa che deve spingere.

 


Patrizia alla celebrazione della Hall of Fame del calcio italiano, nel 2015.


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[reply]

Intanto mi è piaciuto tantissimo il fatto che siano arrivate in finale due squadre inaspettate, soprattutto la Svezia. La Germania magari era abbastanza prevedibile che arrivasse, perché alla fine la Germania comunque arriva sempre. Pensavo potesse fare qualcosa in più il Brasile, soprattutto perché giocava in casa. Però a livello di organizzazione credo che la Germania sia ancora superiore a tutti. La delusione sono stati gli Stati Uniti che secondo me, per il bacino di praticanti che hanno, credo abbiano un po’ l’obbligo di arrivare sempre alle finali. Però la cosa che mi è piaciuta di più è stato il coinvolgimento del pubblico; mi sono sembrati sempre molto pieni gli stadi. A livello di qualità, però, non credo sia stata eccessivamente alta per un’Olimpiade. Credo che ci siano numerosissime squadre europee che potrebbero ben figurare. I posti per accedere sia alle Olimpiadi che ai Mondiali sono ancora troppo pochi.

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[reply]

Sì, se vuoi maggior spettacolo è chiaro che devi cercare di favorire l’inserimento di squadre più forti.

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Sì, anche il loro allenatore, John Herdman, è molto in gamba. Però il Canada non mi ha stupito, perché è sempre stata una delle superpotenze, anche se ha sempre sbagliato nell’arrivare. Un po’ come la Francia, che ormai è una realtà, però stenta sempre a fare quel passettino in più. Comunque ho visto che dal punto di vista tecnico-organizzativo sono cresciute tutte le squadre.

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La Francia non è disorganizzata, ma è molto forte quando ha il possesso della palla. Un po’ meno in fase di non possesso, quindi lì è una questione di organizzazione difensiva. Lascia molto più spazio all’individualità, alle giocate, piuttosto che preoccuparsi della fase difensiva.

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Manca il centravanti, così come manca alla Germania. Perché Alexandra Popp l’ho vista e non m’ha impressionato, non è ai livelli di Brigit Prinz. Mentre in Francia Le Sommer fa molto bene, però non è proprio una prima punta. Se ti manca un centravanti di peso, devi giocare in altri modi.

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La Svezia molto bene tatticamente. Però quello che mi è piaciuto tanto è stato lo spirito di sacrificio. Ho visto Lotta Schelin rincorrere fino alla bandierina del calcio d’angolo le avversarie. Se una giocatrice così importante si sacrifica per la squadra e il risultato, vuol dire che Pia Sundhage ha motivato tutte per un unico obiettivo.

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[reply]

Sì, loro sono un po’ così. Se tu hai così tanta scelta per selezionare le giocatrici e non riesci ad arrivare in finale – non voglio dire a vincere perché poi la finale è una partita a sé – in fondo è un po’ un fallimento. E quando parlo di scelta non faccio il paragone con l’Italia, che siamo in 25.000, ma con la Germania. Ma secondo me quello che manca agli Stati Uniti è la storia calcistica, quindi anche allenatori bravi. Io mi ricordo quando sono stata a giocare negli Stati Uniti, nel 2010, negli Sky Blue gli statunitensi parlavano di calcio in modo sempre motivazionale. I lavori erano sempre improntati su quello, mai sulla tattica.

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[reply]
Esatto. Loro però li ricercano gli allenatori, sia nel maschile che nel femminile. Perché sono consapevoli che manca loro un po’ di storia.

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Come sempre: tanta volontà, tanta velocità, tanto atletismo. Però anche lì: ci sono invece tantissime nazionali europee che avrebbero ben figurato, tipo l’Olanda, l’Inghilterra, la Norvegia, la Danimarca, l’Italia stessa, la Spagna. Chiaramente le europee sono quelle più elevate. A loro bisognerebbe aprire.
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[reply]

Eh, almeno un girone in più, quindi 16 squadre in totale.

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Beh anche lì c’era stata la polemica con la Fifa, dell’impossibilità di far partecipare una Nazionale se non aveva un campionato di Serie A. Però la Federazione canadese e la Federazione messicana hanno fatto un accordo con la Lega e la Federazione statunitense, quindi pagano affinché quelle nel giro della Nazionale possano tesserarle nel campionato americano. Quindi hanno trovato

per avere le giocatrici nazionali in un campionato di alto livello.

 


Carolina durante un allenamento con la Nazionale Canadese.


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È chiaro che le straniere alzano il livello del campionato. Però il campionato allora dovrebbe essere competitivo, non sempre una lotta a due o a tre. E poi le devi pagare bene, cosa che non puoi fare. Per cui non ci sono i presupposti.

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[reply]

Sì, mettere paletti: le squadre europee devono avere il settore femminile. Oppure per quelle che retrocedono, hai un punto in più in classifica se hai tutto il settore femminile.

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Secondo me sì: adesso è il momento. Un conto se inizia la Fiorentina, un conto Milan, Juve, Inter. Perché le bambine ormai giocano tutte a calcio in Italia. Il problema è che giocano da piccole, poi smettono perché non ci sono squadre. Fino a tredici anni possono giocare con i maschi. Poi anche i genitori si rompono a portare la bimba a una squadra del paese. Un conto è portarla alla squadra del paese, un conto è all’Inter, al Milan, alla Juventus o alla Lazio.

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La cosa che mi ha gratificato è stato vedere lo stadio così pieno. Perché ci davano tutti per spacciati, che in così poco tempo non avremmo fatto grandi cose. Invece in pochi mesi siamo riusciti a portare la coppa in giro per l’Italia, a promuoverla, a portarla per gli stadi in cui giocavano partite del maschile. È stata una gratificazione di tanti sacrifici di tutta una carriera.

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Sono stata contenta perché comunque vuol dire che anche la Uefa ha riconoscenza per quello che ho fatto nel calcio. Una sorta di premio. Avranno detto: «Visto che non ha mai vinto un premio internazionale, facciamoje fa’ ‘sta cosa».

 

https://www.youtube.com/watch?v=xiaUqUEFO4o

Con questo video anche la Uefa riconosce la problematica mancanza di materiale video d’archivio sul calcio femminile italiano


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Io il Wolfsburg l’ho incontrato anche prima che avesse tutti quei soldi e, sinceramente, in Germania anche se hai pochi soldi investi sui giovani e fai la squadra ad alti livelli ugualmente.

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Adesso come adesso tra una squadra di club nostra e le tedesche o le francesi di livello top, non c’è proprio partita. Però secondo me quello che dovevano fare l’hanno fatto.

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Per ora sì. Bene che vada, i quarti. Sempre se non hai grandissimi club già al primo turno.

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Sì, già che parti testa di serie hai possibilità di arrivare ai quarti.

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La Nazionale sta facendo quello che deve fare. Con la Svizzera, che per noi è un metro di paragone, in passato non abbiamo mai perso. La Svizzera sta crescendo e noi forse stiamo tornando un po’ indietro.

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Sono tanti, noi di solito gliene facevamo tre a loro. Però non so, secondo me le giocatrici forti italiane ci sono. Rispetto alla Svizzera noi siamo più forti.

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Per carità, la Cyprus non ne vale davvero la pena.

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Non lo so. È chiaro che le altre nazionali cambiano ma hanno sempre giocatrici pronte. Da noi sembra sempre che dobbiamo lavorare tre o quattro anni per raggiungere un certo livello, poi dopo i quattro anni si azzera tutto. Credo manchi un po’ di continuità di crescita, non di risultati.

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[reply]

Beh, ma le esperienze internazionali comunque si fanno, tra qualificazioni europee, qualificazioni Mondiali, tornei internazionali e amichevoli. È che mi sembra proprio che siamo arrivate al punto più alto agli Europei 2013 e poi siamo tornate indietro. Questo accade quando c’è un cambio generazionale oppure un cambio dell’allenatore.

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Nel merito non voglio entrare. È chiaro che quando non hai i risultati ci sono tantissime cause. Ma non siamo inferiori a Svizzera, Spagna e Olanda.

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Anche lì non c’è stata molta continuità, perché una volta era a quattro, poi si è ritornati a tre. La crescita deve essere costante. Però le critiche agli allenatori delle Nazionali ci sono sempre state. Secondo me noi abbiamo la possibilità di giocare con entrambe le linee.

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Forse sì, dipende da che squadre incontri. Perché è chiaro che se incontri la Spagna io a tre non ci giocherei mai, perché hanno tre attaccanti sugli esterni molto forti, anche in mezzo molto toste e rapide. Anche con l’Olanda non giocherei mai a tre, perché hanno tre attaccanti, una altissima di testa che nel duello uno contro due vince sempre e sugli esterni hanno Melis che ti salta l’avversario in avanti e indietro. Con la Svizzera a tre ci posso giocare se metto Alias Guagni da una parte.

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Io sono dell’idea che un allenatore deve vedere le qualità delle proprie giocatrici e poi vedere anche come stanno. Dipende dal momento, poi la Nazionale non è un club. Le vedi poco quindi hai anche meno possibilità di lavorare. Quindi in base a come stanno fisicamente e alle qualità adatti il modulo. Poi è chiaro, degli accorgimenti rispetto agli avversari che incontri li devi avere. Vai avanti sulla tua strada solo se sei la Germania. Neanche gli Stati Uniti.

 


In ritiro con i ragazzi della Nazionale Under 16: prima donna nello staff tecnico federale azzurro


 

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Io ho sempre visto una squadra molto lunga. Un po’ il reparto in avanti è mancato. Come un po’ il gioco di squadra. Perché con una squadra così lunga le ripartenze della Bachmann (

) facevano male; perché nell’uno contro uno non si riusciva a raddoppiare il centrocampista. Il nostro gioco è stato esclusivamente di rimessa, ma con un reparto offensivo che secondo me non era in grado di giocare di rimessa. E poi abbiamo lasciato troppo la palla alle avversarie, e quando non riesci a prenderla fai fatica.

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Secondo me no perché poi alla fine

. Quello che manca adesso alla Nazionale è la personalità. La Nazionale del ’99 aveva grossa personalità.

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[reply]

Secondo me qui ci sono metodologie e sistemi diversi. Tutti gli allenatori delle giovanili si confrontano con gli altri e hai la possibilità di conoscere il calcio in maniera più immediata. Poi non so se potrà servirmi un giorno per la Nazionale femminile. Ma oggi, andare in Nazionale ad allenare quando fino a ieri ero una giocatrice, secondo me sarebbe controproducente.

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[reply]

Non lo so, io ora sono contenta di stare con i ragazzi. Perché secondo me è molto bello vedere generazioni diverse al maschile. È una categoria che non conosco e mi piace avere una conoscenza del calcio a livello globale, non soltanto femminile. Sto bene con loro.

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[reply]

Non lo so. Sicuramente sono rimasti un po’ scioccati. Però poi sono talmente gentili, carini.

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[reply]

Vengono tutti da club importanti. Sono quindi già abituati a lavorare. In più provengono in tanti dall’Under 15, la maglia azzurra già la conoscono. E poi hanno la fortuna di lavorare con mister Zoratto che è davvero molto bravo.

 


A bordo campo con il mister Daniele Zoratto, allenatore della Nazionale Under 16


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[reply]

Secondo me molto buona. Poi nel complesso non conosco molto bene la categoria. Dovrò andare a vedere in giro, a conoscerli durante il campionato. Però anche dalle parole che dice il mister mi sembra un bel gruppo.

 

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[reply]

Non saprei. È chiaro che adesso il calcio femminile è quello che conosco meglio. Però il calcio – a parte che è uno solo – si basa su conoscenze. Conosco meglio quello, adesso voglio approfondire questo.

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[reply]

Mah, adesso non ci penso. Secondo me il sogno di indossare questa maglia come allenatore è già realizzato. Poi se sei con i grandi, i piccoli, i medi, le donne o le bambine, fa poca differenza.

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