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I problemi di 777 devono preoccupare il Genoa?
28 mag 2024
28 mag 2024
La holding statunitense che detiene la proprietà del "Grifone" sta attraversando delle difficoltà.
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Venerdì 10 maggio un gruppo di persone si è radunato fuori dal centro sportivo dello Standard Liegi, proprio appena prima che il pullman della squadra uscisse dai cancelli per raggiungere lo Sclessin Stadion e affrontare il Westerlo in campionato. I tifosi hanno impedito al pullman di proseguire, costringendo il club a prendere una clamorosa decisione: chiedere il rinvio della partita.

Non si tratta dell’ennesima "follia ultras”, come dicono i giornali in questi casi: chi conosce bene cosa sta accadendo a Liegi sa che questo comportamento è tutt’altro che irrazionale o immotivato. La società sta annegando nei debiti, da circa sei mesi non vengono pagati i partner commerciali e i fornitori, gli stipendi dei giocatori e dello staff subiscono ritardi, le ultime due sessioni di mercato sono state bloccate dalle istituzioni del calcio belga. E, come se non bastasse, l’attuale proprietà è accusata di essere in ritardo anche con i pagamenti dovuti per l’acquisto del club e dello stadio. Una delle squadre storiche del calcio europeo è sull’orlo del disastro finanziario, e questo non è nemmeno l’aspetto più grave di tutta la vicenda: un fallimento dello Standard Liegi potrebbe innescare una reazione a catena che toccherebbe vari angoli del calcio globale, arrivando fino alla Serie A. Com’è possibile, vi starete chiedendo?

Al centro di tutto c’è una holding con sede a Miami di nome 777 Partners, che da qualche anno ha iniziato a fare collezione di club in giro per il mondo, aumentando il proprio portfolio sportivo in pochissimo tempo. Oggi controlla in tutto sei squadre tra Europa, Sudamerica e Oceania (tra cui il Genoa, in Italia), possiede una quota di minoranza in una settima e sta cercando di concludere l’acquisizione dell’ottava. Nel frattempo, però, la sua solidità finanziaria sta mostrando crepe preoccupanti. La holding statunitense ha iniziato a sollevare perplessità nell’estate del 2023, dopo un’inchiesta pubblicata in Norvegia, a cui però è stato dato meno peso del necessario. Dieci mesi dopo eccoci qui.

La storia di 777 Partners

La storia inizia nel 2015, quando 777 Partners viene fondato a Miami da due imprenditori statunitensi, Steven Pasko e Josh Wander. In pochi anni - grazie a una serie di investimenti in settori come quello dei servizi finanziari, dell’aviazione e delle assicurazioni, ma anche nella lega di basket britannica, per un totale di una sessantina di aziende - mette insieme un patrimonio stimato (dai due manager) in circa 10 miliardi di dollari. A quel punto ci vuole poco a seguire l’ultima moda del mondo finanziario nordamericano: investire nel calcio, il grande business del momento, grazie all’aumento di popolarità di questo sport dovuto ai Mondiali del 2026, che si terranno per l'appunto in Nord America.

Nel 2018, 777 Partners compra una prima piccola quota del Siviglia, che nel giro di due anni viene portata al 7,5%, facendone il quarto azionista della società spagnola. I piani di 777 Partners sono però ancora più ambiziosi, come spiega a The Athletic Juan Arciniegas, un manager colombiano che è stato messo a capo del settore sportivo della holding.

Arciniegas e l’azienda che rappresenta sanno che il Siviglia è una squadra competitiva e che ha vinto tanto negli anni precedenti, ma pensano che guadagni molto meno rispetto alle sue reali potenzialità, e sono arrivati in Andalusia per risolvere questo problema. Invece di concentrarsi solo sulla società spagnola, però, nel settembre 2021, 777 Partners acquista per oltre 175 milioni di euro il Genoa, promettendo di riportarlo tra le grandi della Serie A. Nel febbraio 2022 tocca al Vasco da Gama, di cui viene rilevato il 70% delle azioni per un valore complessivo di oltre 125 milioni di euro, che ne fanno la più costosa acquisizione della storia del calcio brasiliano. Un mese dopo, 777 Partners investe altri 55 milioni di euro per acquistare lo Standard Liegi, e ad aprile conclude per 19 milioni l’acquisto del Red Star di Saint-Ouen, storica squadra francese militante all’epoca nella terza serie.

La raccolta di club della società della Florida non si ferma, e in breve diventa la seconda più grande multi-club-ownership al mondo dietro al City Football Group (e la prima puramente privata, essendo il CFG controllato di fatto dal governo degli Emirati Arabi Uniti). Nell’ottobre 2022, 777 Partners acquista per 5 milioni di euro una quota di minoranza del Melbourne Victory, e nel gennaio successivo sigla un accordo con gli altri azionisti con cui si assicura di salire fino al 70% in cinque anni, investendo altri 18 milioni. A marzo, la holding assume il controllo anche dell’Hertha Berlino, e sei mesi dopo si lancia nella sua impresa più ambiziosa: rilevare l’Everton da Farhad Moshiri, sbarcando nella ricchissima Premier League.

Nel giro di quattro anni 777 Partners è passato dall’essere un nome sconosciuto a essere una potenza economica del calcio globale. Si stima abbia messo sul tavolo 900 milioni di dollari per costruire questo “parco squadre”, includendo anche i soldi spesi per ripianare i debiti dei club. Il modello di business di Pasko e Wander è abbastanza chiaro: acquistare società storiche e con tifoserie molto affezionate, ma che da anni sono lontane dai vertici. Tutti club profondamente indebitati, che 777 Partners può acquistare in seguito a trattative brevi, per poi dedicarsi a ristrutturarle a livello finanziario.

La strategia alla base sembra quella di acquistare, risanare e rivendere a un prezzo maggiore, anche se la società, ogni volta che acquisisce una squadra, si affretta a dichiarare che arriva per restare. Il punto, però, non è questo (al massimo: restare quanto? E a che condizioni?) quanto piuttosto: da dove arrivano tutti questi soldi?

Gli aspetti controversi

Nell’ultimo decennio, i fondi d’investimento sono diventati i nuovi protagonisti del calcio. In realtà è una dinamica comune a molti settori industriali: i fondi d’investimento infatti hanno disponibilità finanziarie che singole società non potrebbero avere, e con portafogli molto diversificati (cioè possedendo quote nelle aziende più diverse) possono prendersi rischi che altre entità non potrebbero assumersi. La novità è che, come detto, grazie al recente successo del calcio anche in Nord America, molti di essi si sono avventurati nell’acquisto di club in Europa e in giro per il mondo.

Nel luglio 2023 qualcuno però inizia a farsi delle domande. Sono Paul Brown e Philippe Auclair, due giornalisti investigativi che pubblicano una lunga inchiesta su Josimar, una rivista norvegese che pubblica inchieste sul mondo dello sport poco conosciuta in Italia, ma con una grande reputazione nel mondo anglosassone. Josimar di fatto è considerata da molti dei più importanti giornalisti sportivi al mondo una delle testate più autorevoli.

Brown e Auclair rivelano che una delle società più importanti di proprietà di 777 Partners si chiama SuttonPark Capital ed è attiva nel settore degli “structured settlements”: per farla semplice, SuttonPark acquista crediti da persone che devono ricevere indennizzi periodici in seguito a delle cause legali. Invece che ricevere la somma complessiva a rate dilazionate nel tempo, i creditori accettano una somma più bassa ma corrisposta nell’immediato da SuttonPark, che in cambio ottiene il diritto a ricevere l’indennizzo originario.

Tutto ciò negli Stati Uniti è legale se non fosse che la SuttonPark è accusata di truffa, sequestro di persona, corruzione, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. Su questa storia torna, nell’ottobre successivo, addirittura il Washington Post, raccontando nei dettagli le accuse a SuttonPark, il cui sistema viene descritto come focalizzato su “pratiche finanziarie predatorie che prendono di mira persone economicamente vulnerabili”.

Secondo Josimar, tra l’altro, uno dei due fondatori di 777 Partners, Josh Wander, ha un passato giudiziario piuttosto burrascoso, con accuse legate a possesso di droga, appropriazione di informazioni confidenziali di una società per cui lavorava, e altre per debiti personali non saldati. La questione è anche più seria, dato che secondo l’inchiesta tutte le aziende controllate dalla holding americana - a esclusione, appunto, di SuttonPark - sono finanziariamente in difficoltà. 777 Partners ha risposto smentendo categoricamente l’articolo e definendolo “fuorviante” e contrario “all’integrità giornalistica”, denunciando inoltre “la totale ignoranza e la disinformazione sui modelli di investimento”. Quando 777 Partners si affaccia alla Premier League, la stampa britannica inizia a interessarsi a queste accuse, ma il proprietario dell’Everton Moshiri, ad ottobre 2023, rassicura tutti: «Più tempo trascorro con il team di 777, più cresce la mia sicurezza sul fatto di aver trovato le persone giuste per condurre il club verso una nuova era».

L'impatto con il mondo del calcio

Quando Moshiri rilascia queste dichiarazioni a Sky Sport News, Juan Arciniegas ha già lasciato 777 Partners da quattro mesi, e ora la sezione sportiva della società è gestita direttamente da Pasko e Wander. Il primo approccio della società americana nel calcio non è stato proprio come i due imprenditori si aspettavano: a Saint-Ouen, in particolare, gli ultras del Red Star hanno accolto la nuova proprietà con un grande striscione che recitava “777 not welcome”. Altre proteste si sono verificate in Belgio e in Brasile, principalmente per ragioni ideologiche: l’ingresso dei fondi d’investimento nel calcio viene visto, in particolare dalle tifoserie più radicalmente schierate a sinistra, come un pericolo per il futuro dello sport.

Nell’ottobre del 2023, la FIFA impone un blocco di una sessione al mercato del Vasco da Gama: il club brasiliano non ha ancora finito di pagare tre giocatori - Léo Jardim, José Luis Rodríguez e Manuel Capasso - ai club da cui li ha acquistati, ovvero Lille, Nacional Montevideo e Atlético Tucumán. Non è una novità per la galassia 777 Partners: già a giugno lo Standard Liegi aveva ricevuto la stessa sanzione da parte della Federcalcio belga, poi replicata anche a dicembre. A febbraio 2024 Kenneth King - il CEO di A-Cap, e uno dei più importanti investitori in 777 Partners - annuncia durante un webinar che la sua società intende ridurre la sua posizione nella holding di Miami. Una delle conseguenze è che 30 aerei di Bonza, la compagnia aerea australiana low cost di proprietà di 777 Partners, finiscono in possesso di A-Cap, tramite la sussidiaria AIP. Questo evento giunge dopo mesi di crescenti problemi economici nella compagnia, che ad aprile, ritrovatasi senza aerei, entra in amministrazione controllata e interrompe il servizio.

Pasko e Wander ritenevano Bonza uno dei fiori all’occhiello del loro portfolio, e nemmeno un anno prima avevano sottolineato, nella replica a Josimar, “l'impatto a lungo raggio” di questo investimento per il settore dell’aviazione civile.

Nel frattempo Farhad Moshiri ha sostanzialmente lasciato l’Everton nelle loro mani, e si attende solo il via libera della Premier League, che però non arriva. È una situazione complicata: Moshiri non investe più ne club e vuole cedere a 777, ma la Premier non dà ancora il via libera al closing. In questo modo, senza i fondi di Moshiri, l’Everton non può pagare tutte le sue spese correnti e sarebbe teoricamente fallito, se non fosse per i periodici investimenti di 777 Partners che spera che la situazione nel frattempo si sblocchi. Nel frattempo, però, qualcosa non torna. Nell’autunno del 2023, infatti, gli altri soci e i dirigenti del Vasco da Gama hanno segnalato che i 25 dei milioni di dollari impegnati nell’Everton erano pari alla cifra che 777 Partners doveva ancora al Vasco.

Invece di provare a spiegare cosa sta succedendo, la holding di Miami ha smesso di rilasciare dichiarazioni. Tutti gli articoli che ne evidenziano i problemi - siano essi pubblicati su Josimar, sul Guardian o sul New York Times - riportano la stessa frase: 777 Partners è stato contattato, ma non ha voluto fare commenti. Il 3 maggio 2024 Leadenhall Capital Partners, un altro importante finanziatore di Pasko e Wander, presenta una causa la società a New York, accusandolo di una truffa da 600 milioni di dollari. La società londinese ha iniziato a nutrire dubbi sul suo partner americano nel 2022, quando ha ricevuto una segnalazione secondo cui Wander aveva impegnato beni che non controllava o che aveva già impegnato altrove al fine di ottenere dei prestiti. Questi comportamenti sono stati confermati dall’imprenditore a Leadenhall in un paio di chiamate registrate, risalenti al marzo e all’aprile del 2023. 777 Partners avrebbe, secondo l’accusa, preso soldi in prestito dal suo finanziatore per usarli come garanzia presso altri investitori. Leadenhall CP lo definisce “un gigantesco gioco delle tre carte, nel migliore dei casi, o un vero e proprio schema Ponzi, nel peggiore”.

Subito dopo l’apertura della causa a New York, 777 Capital annuncia l’ingresso in società di Ian Ratner, Ron Glass e Mark Shapiro: si tratta di tre esperti di bancarotta e di gestioni di crisi manageriali, che fanno parte della società B. Riley Advisory Services. Lo scorso 17 maggio, come riportato inizialmente da Philippe Auclair, Wander e Pasko si sono dimessi dal board di 777 Partners.

Cosa succede adesso ai club di 777 Partners?

Viene da chiedersi cosa sta succedendo, e che conseguenze ci saranno per i club coinvolti. L’Everton, per l'esposizione che ha in Premier League, è la punta dell’iceberg. Il club di Liverpool era già in una situazione drammatica (deve 225 milioni di sterline a Rights & Media Funding, e altri 160 milioni a MSP Capital), e oggi le cose sono, se possibile, ancora peggiorate. Un accordo per concludere la cessione a 777 Partners appare sempre meno probabile, vista l’attuale situazione.

Lo Standard Liegi naviga nelle stesse acque: il club belga ha da poco ricevuto il terzo stop al mercato, e ora la proprietà americana si ritrova in causa con Bruno Venanzi e Immobilière du Standard - i precedenti proprietari del club e dello stadio - che puntano a rientrare in possesso dei beni che non sono mai stati loro pagati. C’è forse una luce in fondo al tunnel, visto che sembra che lo Standard abbia comunque nuovi acquirenti che possano garantirne la sopravvivenza.

Il Vasco da Gama non se la passa meglio: pochi giorni fa infatti un giudice in Brasile ha escluso 777 dalla gestione del club, e i debiti preesistenti non sono ancora stati saldati. Anche gli altri club sono in difficoltà. L’Hertha Berlino era già in grossa sofferenza prima dell’arrivo di 777, mentre il Melbourne Victory dovrà sicuramente confrontarsi con il problema di trovare un nuovo sponsor, visto che attualmente questo sarebbe Bonza, la compagnia aerea di 777 Partners fondamentalmente fallita.

Il Red Star ha da poco conquistato la promozione in Ligue 2, ma dopo pochi giorni l’artefice del successo, l’allenatore Habib Beye, ha deciso di dimettersi, secondo RMC Sport a causa dell’incertezza sul futuro della società. Intervistato da Ouest-France, Vincent Chutet-Mezance, presidente del collettivo di tifosi dello Stadio Bauer, ha ammesso che c’è un forte timore che la sopravvivenza del club sia a rischio: «Questa è la conseguenza di ciò che questo gruppo pseudo-mafioso rappresenta», ha dichiarato.

E il Genoa?

In tutto questo, il Genoa sembrerebbe un’isola felice. La squadra ligure ha ottenuto una comoda salvezza in Serie A e la stampa italiana non ravvisa alcun problema. Tuttavia Josimar ha sottolineato come di recente ci siano stati movimenti sospetti attorno al club rossoblù: già due volte il Genoa ha sforato la dead-line per i pagamenti IRPEF, la prima volta a inizio 2023 e poi di nuovo un anno dopo. Nel primo caso, il club ha patteggiato un punto di penalizzazione in Serie B, mentre nella seconda è riuscito a dimostrare che il ritardo era dovuto a un errore di procedura. Pochi giorni fa il club ha anche deciso di non fare richiesta per la licenza UEFA per la prossima stagione: ufficialmente il motivo è che la squadra non ne ha bisogno, non dovendo giocare nelle coppe europee l’anno prossimo, ma resta una cosa irrituale, se pensiamo che le uniche altre società in Serie A a non averla richiesta sono state Empoli, Frosinone e Lecce.

«Non penso che il Genoa possa essere considerato un’isola felice», mi ha detto Philippe Auclair, che ho interpellato per questo articolo. Come ha sottolineato il giornalista francese, il club ligure ha ancora molti debiti, sebbene lo scorso dicembre abbia raggiunto un accordo con il Tribunale di Genova che gli consente di dover pagare solamente il 35% di essi - ovvero 37 milioni di euro, spalmati su dieci annualità - restando però vincolato a chiudere le due successive sessioni di mercato in attivo. Per questo motivo, lo scorso gennaio è stato necessario cedere Drăgușin al Tottenham per 25 milioni più 6 di bonus, e in estate sarà probabilmente necessaria anche la cessione di Guðmundsson. «Ciò che mi stupisce», ha continuato Auclair «È che questa sia stata presentata come una vittoria dai media italiani, quando la decisione di tagliare il debito è stata presa dopo che 777 aveva dimostrato che altrimenti il ​​club sarebbe fallito e che era in uno stato di crisi». Auclair fa riferimento all'indulgenza dei media italiani rispetto alla crisi finanziaria del Genoa (ma il discorso potrebbe essere allargato anche a quasi tutti i club italiani) - una situazione difficile che 777 ha in gran parte ereditato dalla precedente gestione.

Certo, non si può ignorare che la situazione non sia ancora florida. Negli ultimi due esercizi, 2021 e 2022, il Genoa ha registrato perdite rispettivamente per 42,3 e 61,7 milioni di euro, che Forbes ha definito “significative”, sebbene l’amministratore delegato Andrés Blazquez si sia detto fiducioso che presto il trend sarà invertito. Secondo quanto detto alla testata economica lo scorso marzo dal manager spagnolo, il futuro della società ligure è molto promettente, e 777 Partners ha predisposto un investimento tra gli 85 e i 100 milioni di euro per un piano che comprende innanzitutto il rinnovamento dello stadio Ferraris.

I discorsi che vengono fatti in Italia attorno al Genoa sembrano finora impermeabili a ciò che sta accadendo nel resto del mondo alla holding di Miami. Eppure studiando più a fondo la questione è impossibile non chiedersi: come sta davvero il Genoa?

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