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Come sta andando il progetto della Juventus Next Gen
26 mag 2023
26 mag 2023
Per la seconda squadra dei bianconeri una stagione difficile ma costruttiva.
(copertina)
IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
(copertina) IMAGO / Gribaudi/ImagePhoto
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Conclusa la stagione regolare con un netta sconfitta per 4-1 sul campo della Virtus Verona, la Juventus Next Gen ha chiuso il campionato in tredicesima posizione e ha dovuto abbandonare le ultime speranze di accedere ai play-off di Serie C, dopo aver trascorso diverse settimane tra le migliori dieci del Girone A.

Eppure i bianconeri avrebbero avuto anche la chance di approdare alla post season da undicesimi, in virtù del posto in più sbloccato dalla vittoria della Coppa Italia di categoria vinta dal Vicenza proprio contro i ragazzi allenati da Massimo Brambilla. Considerando dunque il piazzamento finale in termini numerici, per la Juventus Under 23 - o meglio Juventus Next Gen in seguito al renaming della squadra avvenuto poco prima dell’inizio del campionato - si è trattato di un piccolo passo indietro rispetto alle stagioni precedenti: dalla sua fondazione fino a oggi la squadra B della Juventus aveva compiuto una lieve ma continua crescita. Dopo la dodicesima posizione ottenuta al debutto assoluto, erano arrivati due decimi e un ottavo posto in quella che è stata sin qui la migliore delle cinque stagioni di vita del club, la scorsa. La squadra allenata da Lamberto Zauli ai playoff ha poi eliminato Piacenza, Pro Vercelli e Renate prima di venire estromessa dal Padova (soltanto in virtù della peggior classifica), a un passo dalle Final Four.

Quest’anno la Juventus ha ottenuto 5 punti in meno in meno: sono arrivate più sconfitte (15) che vittorie (13) e in campionato la squadra raramente è riuscita a ottenere i tre punti contro squadre forti o meglio piazzate in classifica: l’eccezione, in un torneo mai come quest’anno imprevedibile e incerto, è stata la vittoria casalinga in rimonta contro il Vicenza, nel girone di ritorno. Rispetto alle altre quattro esperienze passate, l’età della rosa è rimasta bassissima, in linea con la filosofia che ha portato alla nascita di questo progetto: i 21,1 anni di media sono indubbiamente stati uno dei motivi per cui la squadra ha faticato a dare continuità ai risultati. Per esempio non sono mai arrivate più di tre vittorie consecutivi. Anche giocando spesso grandi partite, la squadra non riusciva sempre a ottenere i tre punti.

Come sappiamo, però, quello è un obiettivo secondario per la Juventus Next Gen, a differenza del mantra che contraddistingue la squadra madre. La possibilità di poter competere in un campionato di buon livello come quello di Serie C ha permesso ai bianconeri non soltanto di mettere in mostra un numero elevato di calciatori già validi per la categoria, ma anche di limitare il numero dei prestiti in uscita e di aumentare le possibilità di testarli senza caricare loro di eccessive pressioni legate ai risultati. Nell’arco della stagione è stato utilizzato un numero alto di giocatori, ma comunque in linea con le stagioni precedenti: tra Serie C e Coppa Italia di Serie C sono scesi in campo 38 giocatori diversi, tra cui ben cinque portieri e solamente due over 30: Simone Iocolano e Fabrizio Poli. Le frequenti rotazioni dei giocatori impiegati o semplicemente nella lista dei convocati, i numerosi cambi di assetto tattico (il 4-2-3-1 ad inizio stagione è stato poi soppiantato da un 3-5-2) e l’inevitabile conseguenza di dover partorire formazioni sempre diverse tra un’uscita e l'altra non hanno di certo facilitato il percorso. Ragionando in questo modo è più semplice comprendere come sia possibile che i piemontesi non siano riusciti a battere squadre come l’Arzignano Valchiampo o la Pergolettese, giusto per fare i nomi di alcune avversarie sulla carta molto inferiori, o come mai non abbiano mai lottato per la promozione in Serie B, assolutamente possibile secondo il regolamento.

Tra gli highlights della stagione 2022/23 c’è sicuramente il percorso effettuato in Coppa Italia di categoria, concluso con la sconfitta nella doppia finale contro il Vicenza. A differenza di tante squadre costrette a snobbare la competizione per non compromettere il rendimento in campionato, la profondità della rosa a disposizione di Brambilla ha permesso di gestire gli bene impegni, vista l’abitudine di dover modellare il proprio undici titolare in base alla disponibilità dei giocatori: il KO contro la squadra veneta, che si è imposta sia all’andata che al ritorno in due gare comunque molto combattute, non ha permesso dunque alla Juventus di ripetere il successo del 2020 (il 2-1 della squadra di Fabio Pecchia contro la Ternana), che finora rimane l’unico titolo conquistato nel corso della sua breve apparizione nel professionismo.

Eppure per tentare di ripetersi la squadra piemontese si era aggrappata a tutte le sue risorse: aveva richiamato alcuni dei propri giovani già nel giro della prima squadra da mesi (Matias Soulé, Samuel Iling-Junior ed Enzo Barrenechea) e aveva pure aperto le porte dell’Allianz Stadium, teatro della gara di andata dopo i buoni feedback ricevuti in seguito al debutto assoluto avvenuto in occasione della gara di campionato contro il Mantova, durante la Coppa del Mondo in Qatar. La Juve di solito gioca sul neutro del Giuseppe Moccagatta, ma nello stadio di proprietà hanno potuto cominciare a sviluppare un rapporto col pubblico, e a prendere confidenza con platee più importanti di quelle frequentate normalmente: in occasione della finale erano in oltre 21mila (con tagliandi gratis per abbonati e possessori di tessera member), e ancor di più lo scorso novembre, quando si sono registrati oltre 28mila spettatori (in quel caso l’ingresso era aperto a tutti).

La cooperazione con la prima squadra allenata da Massimiliano Allegri e con la formazione Under 19 di Paolo Montero ha permesso di giostrare alcuni calciatori e utilizzarli all’occorrenza, a seconda delle esigenze e delle priorità. Non era mai successo così tanto, ed è la notizia migliore. È successo spesso che alcuni tra i migliori giocatori dell’Under 23 venissero utilizzati nelle rotazioni della squadra A, per scelta o per necessità di tappare qualche buco (l’ultimo in ordine cronologico è stato Tommaso Barbieri, titolare ad aprile a Sassuolo), e a sua volta mister Brambilla ha più volte pescato tra i più piccoli, promuovendo chi quest’anno era solitamente impegnato in Primavera ed in Youth League. Nonostante la profondità offensiva della Juventus, Soulé e Iling-Junior hanno trovato molto spazio, anche dal primo minuto, sia in Serie A che nelle coppe europee. Entrambi hanno già trovato il loro primo gol coi ‘grandi’, prendendo sempre maggiore confidenza in contesti di difficoltà superiore. Tutti e due sono sembrati, insomma, a proprio agio. Lo scarto tra la Next Gen e la prima squadra non è sembrato eccessivo.

L'intercambiabilità tipica della roster della Next Gen non ha permesso a nessun giocatore di imporsi così tanto da diventare inamovibile: soltanto tre giocatori (Michele Besaggio, Alessandro Sersanti e Nicolò Cudrig) sono riusciti a toccare il tetto delle trenta partite in campionato, mentre è ancora più significativo il dato relativo ai migliori realizzatori: Nikola Sekulov, Mattia Compagnon ed Emanuele Pecorino non sono riusciti ad andare oltre i sei gol a testa. Attingere dal basso era uno dei tanti propositi stagionali del management bianconero: dopo i primi sei mesi trascorsi con la Primavera, a partire dal girone di ritorno Brambilla ha iniziato a puntare con insistenza su Dean Huijsen, e neppure tanto gradualmente. Il difensore olandese, uno dei prospetti più promettenti del vivaio, da quando è stato schierato titolare contro il Pordenone non ha quasi mai abbandonato il suo posto nel terzetto difensivo, saltando solamente due partite in tutto il 2023.

Nonostante l’età - diciotto anni li ha appena compiuti - il classe 2005 ha dato l’impressione di sentirsi ampiamente a suo agio in questa nuova dimensione e ha fatto da apripista nei confronti di altri due coetanei impiegati, seppur poco, dopo di lui: Kenan Yildiz e Joseph Boende. Huijsen già dalle scorse stagioni aveva la fama di difensore capace di segnare (anche se più per via dei calci di rigore), e non si è smentito: contro il Foggia nella semifinale di ritorno di Coppa Italia ha segnato addirittura una doppietta che di certo non è passata inosservata a chi lo segue ad ogni partita: i genitori per ragioni affettive, il Responsabile del settore giovanile Gianluca Pessotto, il Professionals Talent Development Marco Storari e il Direttore Sportivo Giovanni Manna per questioni di lavoro. Entro fine stagione chissà che il suo rendimento non venga premiato con la prima simbolica convocazione in prima squadra.

Proprio Huijsen è stato uno dei protagonisti (insieme ad Alessandro Pio Riccio, Alessandro Sersanti, Tommaso Barbieri e Michele Besaggio) del format ‘We The Next Gen’, la serie di video che recentemente il club bianconero ha postato su TikTok per raccontare la realtà della Next Gen attraverso dei contenuti speciali. Un altro un modo per mettere in mostra i propri giovani e le loro storie personali come quella di Marco Da Graca, sulla cui infanzia complicata vissuta a Palermo è stato realizzato un mini documentario.

Il mancato approdo ai play-off, insomma, non fermerà di certo il piano della squadra B della Juventus, mai come in questa stagione rinfrancata dalla comprovata crescita di alcuni ex partecipanti al progetto come Fabio Miretti, passato dalla Next Gen alla prima squadra in pianta stabile in pochi mesi. In vista della prossima stagione è stato già ufficializzato un colpo di mercato, l’acquisto del promettente Gianmarco Di Biase pescato in D nella Pistoiese, e uno dei prossimi passi per il rafforzamento del brand potrebbe essere quello della costruzione di un proprio stadio, così da abbandonare Alessandria e giocare le partite casalinghe in una vera casa: di un nuovo impianto che potesse servire anche alla squadra femminile se ne era parlato in passato e questo discorso potrebbe presto tornare d’attualità.

Un argomento che si affronta con una certa ciclicità è invece quello relativo alle seconde squadre, su cui altri club di Serie A hanno sempre tentennato ma che adesso, proprio in virtù dei risultati ottenuti dalla Next Gen, potrebbero rivalutare. Sono molti quelli che avrebbero i requisiti per lanciarsi in quest’avventura, se non altro per l’abbondanza di calciatori di cui dispongono e che non riescono ad utilizzare ‘in casa’ e per la prospettiva di riuscire ad accrescere rapidamente il loro valore (cosa che succede più difficilmente grazie alla vetrina del campionato Primavera), ma si tratta di un tema che richiede valutazioni complesse.

Sebbene non siano ancora pervenute delle dichiarazioni ufficiali da parte degli interessati, esistono delle voci secondo cui l’Atalanta sarebbe pronta a seguire le orme della Juventus. Di recente si è registrata l’apertura del Presidente della FIGC Gabriele Gravina che lo ha inserito nell’ordine del giorno dell’ultimo Consiglio Federale. Al netto dell’ostilità di chi ritiene che l’esistenza delle seconde squadre (nel caso della Next Gen, senza uno stadio e dei tifosi) stia semplicemente togliendo spazio ad altre realtà calcistiche più seguite ed autentiche, bisogna anche considerare come queste realtà si inseriscono nel sistema calcistico italiano. Nonostante nei discorsi si senta spesso un po’ di scetticismo, proprio quest’anno la Juventus Next Gen pare aver dimostrato la sua utilità: offrire ai giovani una zona di comfort per crescere, favorire il loro inserimento nel calcio professionistico, aiutare la prima squadra.

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