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Alex Belinger

Come si pressa in Serie A

Le marcature a uomo sono sempre più diffuse, ma non è detto che siano sinonimo…

Gli svantaggi della reattività

 

Bisogna tenere a mente che nel calcio la fase difensiva non è di per sé passiva, anche per il semplice fatto che vuole condizionare il possesso palla avversario. In questo senso il principale difetto di un sistema di marcature a uomo è che preferisce la reattività alla proattività. I giocatori non pensano in anticipo ma reagiscono solo ai movimenti degli avversari. Cosa che porta chi difende ad essere sempre in leggero ritardo, costretto a dipendere troppo dall’abilità dell’avversario.

 

Sassuolo in Pressing contro il Milan. I centrocampisti sono orientati molto sull’uomo. Quando Paletta riceve la palla, Abate avanza, Adjapong lo segue e apre più spazio per il difensore centrale del Milan. Bonaventura si offre e Letschert esce dalla linea difensiva per seguire il suo movimento. Suso prova la verticalizzazione verso Bacca e sbaglia, però effettivamente il Sassuolo va solo all’indietro e non riesce a pressare con efficacia il Milan.

 

Questa reattività porta un altro problema: le difese molte orientate sull’uomo sono più facili da manipolare. I giocatori devono pensare di meno, e questo come detto può essere un vantaggio, ma sono anche portati a muoversi in maniera quasi cieca. I movimenti senza palla possono essere usati come esche per attirare i difensori via da certi spazi. Nella costruzione del gioco, ad esempio, è più utile allontanarsi dal pallone per aprire degli spazi. Per fare un esempio molto comune: i terzini che avanzano per portarsi dietro gli esterni avversari che li marcano a uomo. La struttura dell’avversario cambia e la difesa a quattro diventa una difesa a 6, quindi ci sono più giocatori in zone basse ed è molto più difficile pressare in alto (questo causa anche degli svantaggi in transizione positiva).

 

Contro marcature a uomo, quindi, il movimento senza palla diventa fondamentale per portare gli avversari fuori posizione e aprire degli spazi che possono diventare letali.

 

Praet riceve palla da Silvestre, Melegoni esce e va a pressarlo. Così difficilmente il belga potrà giocare in verticale e infatti la passa al terzino sinistro. Dopodiché Praet si abbassa, occupando lo spazio tra terzino e difensore centrale. Normalmente un movimento inutile, quasi errato, che però apre il mezzo-spazio dentro la formazione dell’Atalanta. Situazioni in cui Mario Rui avrebbe fatto il passaggio giusto.

 

Giocare contro delle marcature a uomo non è semplice, e questo è il principale motivo del loro attuale successo in Italia. La squadra in possesso palla è costretta a esasperare alcuni aspetti del gioco: il movimento senza palla deve essere continuo, e i giocatori devono muoversi incessantemente a fisarmonica, avanti e indietro, scambiandosi posizione, sovraccaricando i lati quando necessario, per slogare lo schieramento avversario.

 

Ma marcare a uomo aiuta a riconquistare il pallone più efficacemente? Eccoci arrivati alla questione più importante: come si conquista il pallone con le marcature a uomo?

 

I sistemi a uomo seguono con grande attenzione i movimenti degli avversari e spesso riescono a togliere a chi riceve palla il tempo di girarsi verso la porta. L’effetto collaterale è che è però molto complicato riconquistare il possesso. Banalmente: c’è sempre un avversario di mezzo tra palla e marcatore (questo è anche il motivo dei tanti falli commessi da chi marca a uomo).

 

Certo, un difensore può cercare l’anticipo, ma le marcature hanno una natura reattiva ed è difficile muoversi più veloci dell’attaccante che si sta seguendo. Gli interventi dei difensori si riducono il più delle volte a interazioni casuali, come spiega Julian Nagelsmann: «In ogni duello ci sono delle componenti di casualità, la palla può rimbalzare in direzioni differenti, sui piedi dell’avversario oppure fuori dal campo. L’arbitro può decidere contro o a nostro favore. Per questo preferisco recuperare il pallone scivolando (da un lato all’altro del campo, nda), bloccando le opzioni di passaggio, portando una pressione intelligente sul portatore di palla, cercando di forzarlo verso un passaggio sbagliato. Una volta riconquistata palla, il tempismo è un fattore importante per creare un’opportunità, quindi è utile arrivarci essendosi risparmiati cinque duelli individuali prima del recupero».

 

 

Questione di mentalità

 

Questo di Nagelsmann è un modo di pensare poco diffuso in Italia, dove le squadre pensano la propria fase difensiva poco in funzione di quella offensiva. Ci si difende per non prendere gol, non per recuperare il pallone. In altre parole, c’è poca reversibilità tra fase difensiva e offensiva. Adesso le squadre della Serie A pressano in zone più alte, ma lo fanno senza la volontà di conquistare il pallone per cercare una transizione positiva. Il pressing è diventato un altro strumento per tenere l’avversario lontano dalla porta, e le marcature a uomo sono uno strumento perfetto al servizio di questa mentalità.

 

Sia Torino sia Atalanta difendono le rimesse dal fondo con marcature a uomo in tutto il campo. Tante squadre nella Serie A lo fanno, però almeno con una superiorità numerica nella difesa.

 

La Bundesliga è forse il campionato in cui la fase difensiva è pensata in maniera più offensiva: uno strumento per conquistare il pallone in zone pericolose del campo, un presupposto per una transizione positiva capace di sorprendere l’avversario fuori equilibrio tattico. Le marcature a uomo invece, quando sono manipolate bene, portano il sistema a schiacciarsi troppo all’indietro, allungando il campo da risalire, trasformando una transizione in un contropiede.

 

A questo atteggiamento si aggiunge il poco coraggio nella costruzione del gioco dal basso. Se i difensori sono marcati si rifugiano presto in un lancio lungo. Una spia di questo la possiamo vedere nella marcatura a uomo alta sui difensori avversari durante il rilancio del portiere. Ci si può leggere un atteggiamento offensivo, certo, ma d’altra parte è anche un’ammissione di debolezza: il pensiero, conservatore, che la costruzione bassa avversaria è migliore del proprio pressing. Molte squadre difendono le rimesse dal fondo molto alte, con l’intenzione di evitare una costruzione bassa, costringendo la squadra avversaria verso un lancio lungo.

 

Andare a prendere la costruzione bassa avversaria dal rilancio del portiere impedisce alla squadra avversaria di cominciare il gioco come vuole e col ritmo che preferisce, ma la conseguenza è un aumento dell’importanza delle seconde palle. E quindi del fattore aleatorio, un’ulteriore complicazione a una riconquista alta e pulita, e quindi efficace.

 

Una riconquista palla efficace per andare a segnare passa quindi per una zona grigia, non una costrizione totale dell’avversario, ma la concessione di una specie di libertà illusoria. Il concetto è spiegato bene da Jürgen Klopp, apripista tedesco del pressing: «Si tratta di portare pressione su un giocatore, ma al contempo di concedergli l’opportunità di passare la palla. Ma non è una VERA opportunità».

 

Klopp vuole invitare l’avversario a costruire il gioco nella propria metà campo, pensando di avere una possibilità di giocare che si rivelerà una trappola. Con un orientamento più forte alla palla e ai compagni è più facile pressare in zone alte, avendo più copertura, aumentando il valore del singolo giocatore che da solo può pressare più di un avversario, e riconquistando davvero il pallone.

 

Con gli intercetti, invece che con i tackle, il pallone si conquista in maniera più netta: la prospettiva sul gioco è migliore e di solito anche il corpo è orientato meglio verso la porta avversaria. Le marcature a uomo invece hanno, tra gli altri, lo svantaggio che nella transizione positiva ci sono sempre avversari vicini agli attaccanti.

 

Insomma, il trend della Serie A di difendere in maniera più orientata all’uomo è abbastanza logico. È un sistema che porta vantaggi chiari dal punto di vista difensivo, ma altrettanti svantaggi da quello offensivo.

 

Le marcature a uomo rappresentano un passo indietro nello sviluppo e nel perfezionamento della fase difensiva. La sfida successiva a cui è chiamato il calcio italiano è quindi quello di combinare la sua storica organizzazione tattica con un’intensità più alta. Per fare un esempio molto attuale: il Red Bull Lipsia, famoso per il proprio pressing, pressa senza sbilanciarsi troppo, mantenendo sempre un buon equilibrio.

 

La Serie A negli ultimi anni sta già aggiornando in senso offensivo la propria identità. Superare le marcature a uomo significherebbe continuare in questa direzione: migliorare l’integrazione delle due fasi di gioco è ciò che permette un calcio davvero totale e moderno.

 

 

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Alex Belinger è nato nel 1994 nella periferia di Vienna e segue il calcio italiano dall’Austria. Studia media management, scrive analisi tattiche sul sito tedesco “Konzeptfussball” e fa anche l’allenatore.