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Come si inserisce Kawhi Leonard nei nuovi Raptors
26 set 2018
26 set 2018
Il suo addio ai San Antonio Spurs è stato uno dei temi più importanti dell’estate, ma ora bisogna pensare al futuro: come riuscirà il nuovo coach Nick Nurse a costruire i Raptors attorno al talento dell’MVP delle Finals 2014?
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Sin da quando Masai Ujiri ha preso le redini dei Toronto Raptors nel 2013, non ci sono state molte occasioni per valutare davvero la bontà del suo lavoro. DI Masai il mondo conserva l’ottima gestione fatta con i Denver Nuggets, e probabilmente gran parte del credito che ancora oggi riscuote dipende da quell’incarico. Non è semplice valutare la qualità complessiva del lavoro di un GM quando passa gran parte del tempo a disfarsi degli errori della precedente dirigenza o a scegliere giocatori a fine primo giro.

Dopo la gestione di Bryan Colangelo, i Raptors sono stati impegnati a disfarsi dei vari Rudy Gay, Andrea Bargnani e DeMarre Carroll, ma per il resto il roster ha mantenuto sostanzialmente la stessa ossatura principale ereditata precedentemente attorno a Kyle Lowry e DeMar DeRozan e allenati da coach Dwane Casey. Le principali novità sono arrivate dai giovani pescati a fine primo giro, dove Masai ha più che altro scelto dei giocatori di ruolo il più possibile interessanti, e avere a roster O.G. Anunoby, Pascal Siakam, Delon Wright e Fred VanVleet è di sicuro un ottimo curriculum per testimoniare le proprie capacità.

Ma dopo questa estate non ci sono più scuse. Ujiri ha deciso di premere il grande tasto rosso sulla sua scrivania e i Raptors della prossima stagione saranno indiscutibilmente i suoi Raptors, come probabilmente lo sono mai stati negli ultimi cinque anni.

Nel corso di poche settimane non solo è stato salutato l’allenatore delle ultime sette stagioni, Dwane Casey, ma è andata via il miglior realizzatore nella storia della franchigia, DeMar DeRozan. Al loro posto sono arrivati l’esordiente Nick Nurse e, potenzialmente, il miglior giocatore ad aver mai vestito la casacca di Toronto: Kawhi Leonard.

Un nuovo inizio

Che le cose a Toronto sarebbero dovute cambiare si diceva da molto, troppo tempo. I Raptors di Casey e DeRozan avevano raggiunto dei traguardi storici per la franchigia, non ultimo il record di 59 vittorie nell’ultima regular season, ma al contempo le delusioni ai playoff sono state cocenti (spesso a causa del solito LeBron James che li cannibalizzava ad ogni stagione), faticando più del dovuto anche contro squadre sulla carta peggiori.

Oltre a essere il giocatore più rappresentativo, DeRozan era anche diventato il simbolo della città e della squadra, non avendo nemmeno provato a sentire altre squadre una volta diventato free agent e optando subito per il rinnovo contrattuale a Toronto. Ma il DeRozan della regular season è solo un lontano parente di quello che si vede dalla fine di aprile in poi, e dopo l’ultima serie, conclusa con un terribile 0/9 da tre punti e il quarto periodo di gara-3 passato interamente in panchina mentre Cleveland completava lo sweep, per Masai era davvero giunto il momento di sparecchiare il tavolo e ricominciare da capo.

L’acquisizione di Kawhi Leonard, assieme a Danny Green, è un rischio calcolato. Lo staff di Leonard aveva fatto sapere di non volerne sapere niente dei Raptors, ma Masai ha sempre avuto un carisma magnetico verso i giocatori e vuole scommettere su se stesso e sulla squadra per il rinnovo nella prossima estate. Alla fine una piazza che si gioca un posto in finale ogni anno, in un mercato non irrilevante (pur essendo lontano dalle luci della ribalta) e con una tifoseria tra le più accese è un prodotto che si potrebbe vendere bene, e il primo viaggio alle Finali NBA nella storia della franchigia dovrebbe riuscire ancora di più a cementificare il tutto. Per i pronostici i Raptors per questa stagione partono dietro ai Boston Celtics a Est, ma ancora davanti ai 76ers, quindi la possibilità di giocarsi davvero un biglietto per le finali assolute è sicuramente concreta.

Nessuno sa con certezza se Leonard sarà sano a sufficienza per tornare a essere uno dei primi cinque giocatori al mondo, e nemmeno se avrà interesse a giocare sul serio per tutta la stagione, ma Ujiri in ogni caso ha pochissimo da perdere. I Raptors possono multare Kawhi per ogni allenamento o partita in cui non si presenti (fino a riprendere l’intero importo del suo stipendio) e in ogni caso la prospettiva di perdere due stagioni consecutive prima dell’ultimo grande contratto della sua carriera potrebbe essere un deterrente sufficiente per garantire che Leonard farà di tutto per giocare e farlo al proprio meglio. Malissimo che vada, possono perfino provare a scambiarlo nuovamente per non perderlo a nulla prima della deadline di febbraio. Ma nel caso la stagione ai Raptors di Leonard fosse unica e costellata di assenze, il solo fatto di liberarsi dei due anni di contratto rimanenti di DeRozan senza dover crucciarsi se rinnovarlo nuovamente una volta entrato pienamente oltre i 30 anni è un sollievo sufficiente per uscire comunque puliti dalla vicenda.

I Raptors chiederanno a Leonard gli straordinari e di fare il trascinatore come mai ha dovuto in vita sua. Non che Toronto abbia una cattiva squadra o difficoltà a creare un gioco armonico anche con le riserve, ma Nick Nurse è un allenatore all’esordio assoluto e per arrivare alle finali NBA dovrà verosimilmente avere la meglio su Brett Brown, Brad Stevens e Mike Budenholzer, tre veri e propri santoni della Eastern Conference.

Se la scommessa di Masai dovesse funzionare in pieno, Toronto avrebbe per le mani uno dei migliori giocatori del pianeta per un intero rinnovo (fino a 5 anni), in una conference non irresistibile, e sarebbe a tutti gli effetti il suo vero e proprio capolavoro.

Come giocheranno i Raptors?

Rispondere correttamente a questa domanda risulta estremamente difficile per due ragioni: non abbiamo idea di come coach Nurse farà giocare la propria squadra, e non c’è modo di sapere con certezza lo stato di salute di Leonard, ovvero in che condizioni sarà dopo la lunga assenza. Tutto ciò che possiamo fare è formulare ipotesi basate sul giocatore che Leonard era prima dell’infortunio e su che squadra i Raptors erano fino all’anno scorso.

Partiamo da un semplice presupposto: tutto ciò che DeRozan sa fare in un campo da basket, Leonard può farlo meglio. Forse solo la gestione di pick and roll da portatore di palla è a vantaggio del nuovo acquisto degli Spurs, ma in attacco Leonard può effettuare lo stesso gioco dalla media distanza di DeRozan con percentuali migliori ed è un tiratore da tre estremamente affidabile. Nell’altra metà campo invece non si comincia neanche: nella miglior serata della sua carriera DeMar è un difensore che non devi nascondere, mentre Leonard ha serie possibilità di essere ricordato come il miglior difensore sugli esterni della storia del gioco.

Se Nurse volesse replicare gli stessi Raptors dell’anno scorso e Leonard fosse sano, i risultati dovrebbero teoricamente essere migliori. Inoltre, con Danny Green e O.G. Anunoby a roster, i Raptors possono presentarsi con tre ali in grado di marcare tutti gli esterni della lega in uno contro uno, oltre ad avere potenzialmente il migliore in assoluto. Ovviamente c’è da cogliere l’amara ironia (che dovrebbe essere il tono delle canzoni dei Raptors quando scendono in campo) di avere finalmente il LeBron-Stopper nella stessa estate in cui James cambia conference e, teoricamente, azzera le possibilità di incrociarsi in post-season.

Ma sorrisi amari a parte il potenziale difensivo dei Raptors è spaventoso. Un quintetto con Lowry, Green, Anunoby, Kawhi e Siakam potrebbe essere la versione difensiva del Death Lineup. Sono cinque difensori tenaci, in grado di contenere avversari di diverse taglie e in grado di scambiarsi istantaneamente di marcatura, oltre che fornire una difesa in transizione senza pari. Ricordiamoci che agli scorsi playoff Siakam riusciva a cambiare marcatura e restare su John Wall senza concedergli mezzo centimetro, e Leonard ha marcato in carriera tutti i giocatori da Chris Paul a Dirk Nowitzki.

Se si volesse cercare una nuova pietra fondante per Toronto potrebbe essere questa: i Raptors potrebbero essere la Utah dell’est, punire i quintetti piccoli avversari con una versione in grado di marcarli e neutralizzarli. E le caratteristiche per far bene in attacco sono tutte lì da dimostrare: non più di due anni fa i Raptors avevano grosso modo lo stesso offensive rating dei Warriors, salvo sciogliersi negli ultimi mesi di regular season e, ca va sans dire, nei playoff.

L’assenza prolungata di Leonard dai campi da gioco forse ci ha costretto a dimenticarci di un fattore fondamentale: i Raptors hanno una vera superstar in grado di elevare il proprio gioco ai playoff. Se Lowry ha avuto alti e bassi nella post season - anche se le ultime due non sono state per nulla negative -, DeRozan è stato un costante fallimento perpetuo. Kawhi invece è lo stesso che al suo secondo anno nella lega ha portato gli Heat dei Big Three a gara-7 (anzi, a quella tripla senza senso di Ray Allen in gara-6) e l’anno dopo ha alzato il premio di MVP delle finali.

Leonard può giocare gli stessi schemi che DeRozan ha giocato risultando molto più difficile da arginare: può aspettare in angolo mentre Lowry inventa in punta, assicurandosi che un difensore stia costantemente su di lui, e può ricevere a difesa già mossa per penetrare in area o attaccare un difensore in closeout. Nelle passate stagioni gli avversari dei Raptors ignoravano DeRozan negli angoli, confidando nella sua mai trovata capacità di segnare da fuori, per chiudere lo spazio sotto canestro e rendere impossibile la vita ai rollanti e ai taglianti.

Leonard è anche un miglior giocatore in post di DeRozan, e quindi in teoria farebbe di lui un compagno di pick and roll molto migliore. I giochi a due con DeRozan e Lowry ai Raptors non erano proprio il pane e burro quotidiano, visto che i due utilizzavano grossomodo gli stessi spazi per segnare. Casey faceva alternare le azioni da portatore di palla ai due, facendo fare agli altri a turno gli sparring partner. Adesso i Raptors possono giocare i pick and roll tra i loro migliori due giocatori e spaziare il campo con altri 3&D, che sono poi i giocatori che Masai ha collezionato negli ultimi anni.

I Raptors sono molto profondi ed estremamente versatili, e se Masai ha deciso di giocarsi tutto in questa stagione, ci sono delle buone probabilità che la scommessa paghi dividendi. Non è ancora chiaro se Leonard sia granitico nelle sue convinzioni di andare in una franchigia di Los Angeles o se possa diventare la pietra angolare di una franchigia che ha tutte le volontà di creare una cultura vincente: in ogni caso, sarà uno dei temi più interessanti della stagione che - fortunatamente - sta per cominciare.

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