Per rallentare la corsa da record del Chelsea, Mauricio Pochettino ha deciso di schierare il suo Tottenham a specchio sui “Blues”. Sulla carta, almeno. I moduli rappresentano soltanto il tentativo di catalogare una realtà complessa, ciò che conta davvero sono i movimenti e le interconnessioni tra i giocatori. Pur partendo da disposizioni simili, Tottenham e Chelsea hanno interpretato le fasi di gioco in maniera diversa ed è proprio in queste differenze che si trova la chiave della vittoria degli “Spurs”.
Il chiavistello Christian Eriksen
In particolare, è stata determinante la prestazione di Christian Eriksen, schierato in una posizione ibrida a metà tra il trequartista e la mezzala destra. In fase di non possesso Eriksen non usciva su Cahill, al contrario di quanto faceva Alli con Azpilicueta, ma restava stretto al centro del campo nella zona di Matic. Dei cinque giocatori coinvolti nel primo possesso del Chelsea (i tre difensori più Kanté e Matic), Cahill è il meno dotato dal punto di vista tecnico e il più prudente palla al piede. Pochettino non si è fatto problemi a concedergli maggiore libertà, sganciando di fatto Wanyama in mezzo al campo e permettendogli di essere l’uomo in più nella zona della palla, raddoppiando i compagni e seguendo chi a turno tra Hazard, Pedro o Diego Costa avesse provato a smarcarsi alle spalle del centrocampo del Tottenham. Wanyama è stato con Matic il recordman della partita per numero di contrasti vinti (5), cui vanno aggiunti un intercetto e 4 spazzate. Il suo ruolo libero (senza un uomo di riferimento nella sua zona) è stato decisivo per rendere inoffensivo il Chelsea.
Col Tottenham in possesso, Eriksen ha giocato a tutti gli effetti da mezzala destra, completando con Wanyama e Dembélé un triangolo che dava agli “Spurs” la superiorità numerica al centro del campo. Pochettino però non ha usato questo vantaggio per dominare il possesso e controllare la partita nella metà campo del Chelsea – il Tottenham ha cercato spesso il lancio lungo con i propri difensori, sia a cambiare gioco sui due esterni, Rose e Walker, sia lungolinea su Kane o Alli. Si può dire che il cambio di sistema sia servito soprattutto per lottare quanto meno ad armi pari con il Chelsea sulle seconde palle, creando una serie di duelli individuali sparsi per il campo – ma per dare uno sbocco al primo possesso, che solitamente i “Blues” concedono senza opposizione. Le posizioni di Eriksen e Dembélé ai lati di Matic e Kanté creavano linee di passaggio che permettevano di aggirare il solido blocco centrale del Chelsea – i tre difensori, i due mediani e i due trequartisti, che restano stretti e vicini ai propri centrocampisti – e di attaccare velocemente la porta di Courtois.
Sfruttando anche la scarsa predisposizione di Hazard a sdoppiarsi tra le coperture della mezzala alle spalle e le uscite sul centrale di fascia di riferimento (al contrario di Pedro con Dembélé e Vertonghen), Eriksen ha inciso direttamente sul risultato con i due assist per la doppietta di Alli. Due azioni praticamente identiche.
Due gol fotocopia
Nella costruzione dell’1-0, prima Alderweireld cerca di arrivare direttamente a Kane con un passaggio a tagliare le linee, poi sulla riconquista da parte di Vertonghen il pallone arriva a Wanyama, libero da marcature nella sua posizione di pivote. Il vantaggio guadagnato dal centrocampista keniano permette di far arrivare il pallone a Eriksen, smarcatosi nel frattempo a lato di Matic. Il danese scarica a Walker, mentre Alli e Rose si muovono per attaccare l’area di rigore. L’inserimento di Rose è importante perché consente di “prendere in mezzo” Moses sul lato debole, tenendolo a distanza da Alli. Ma è il comportamento dell’intera linea difensiva del Chelsea quando il pallone torna da Walker a Eriksen a essere discutibile: David Luiz segue la palla e si alza, probabilmente pensando di poter mettere in fuorigioco Kane, Alli e Rose; Azpilicueta e Moses invece seguono i diretti avversari, muovendosi in direzione opposta rispetto a Luiz. Il risultato è che sul cross di Eriksen il Chelsea difende in inferiorità numerica, Alli è solo a centro area e può superare comodamente Courtois.
Nell’azione del 2-0, col Tottenham passato stabilmente al 3-5-2 per coprire meglio il centro del campo e difendere il vantaggio abbassando di diversi metri il proprio baricentro, la superiorità numerica del triangolo di centrocampo degli “Spurs” è ancora più evidente. Kanté e Matic seguono Dembélé e Wanyama; Eriksen, così, è tutto solo sul centro-destra e può ricevere libero da marcature. La gestione dell’azione da parte del danese è esemplare: Eriksen infatti non serve subito il taglio di Alli, seguito da Azpilicueta, ma si appoggia a Walker per dare il tempo al compagno (e a Rose ancora più indietro) di prendere posizione in area di rigore. Anche quando rientra in possesso della palla, Eriksen attende il momento migliore per crossare, facendo saltare Cahill e crossando solo quando Alli si è definitivamente smarcato alle spalle di Azpilicueta (con Rose che lo aiuta ancora una volta a “prendere in mezzo” Moses).
Indicare la via
Mettere i propri giocatori migliori nelle condizioni ideali per fare la differenza e decidere le partite è l’obiettivo di ogni tattica e ogni strategia. Lo abbiamo imparato nelle 13 partite di fila vinte dal Chelsea di Conte, arrivate dopo un preciso cambio tattico, lo ha ricordato ancora una volta Pochettino, le cui scelte nello schieramento e nella strategia di gara – Walker e Rose larghi e molto alti per tenere occupati Alonso e Moses, Kane e Alli a dividersi tra i movimenti in appoggio alle spalle del centrocampo del Chelsea e quelli in profondità per allungarne la difesa – non hanno fatto altro che dare a Eriksen il tempo e lo spazio per decidere la partita. Il modo con cui il danese calcia il pallone è uno dei gesti tecnici più belli ed eleganti che possa offrire la Premier League e le sue qualità da playmaker si sono completate alla perfezione con le letture senza palla di Alli. Quest’ultimo a fine partita è rimasto deluso per aver toccato meno palloni di quanto sperasse (42, meno di Lloris), ma ha segnato una doppietta per la terza gara di fila, eguagliando già il numero di gol (10) segnati nel campionato scorso.
Così, dopo aver interrotto a ottobre l’imbattibilità del Manchester City di Pep Guardiola, il Tottenham ha messo fine alla striscia di vittorie consecutive del Chelsea. Perdere una partita dopo più di tre mesi non è ovviamente un dramma, ma gli “Spurs” potrebbero aver indicato la via a tutte le avversarie dei “Blues”. La squadra di Conte ha ancora un buon margine sulle inseguitrici e resta la favorita per la vittoria finale, ma la lotta per il titolo in Premier League è meno scontata di quanto sia sembrato nelle ultime settimane.