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Come può cambiare il Milan
04 dic 2018
04 dic 2018
Cosa può ancora toccare Gattuso per migliorare la sua squadra.
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Foto di Marco Luzzani / Getty Images
(foto) Foto di Marco Luzzani / Getty Images
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Il 31 ottobre il Milan ha recuperato la partita contro il Genoa rinviata alla prima giornata e Gennaro Gattuso ha schierato una formazione molto sperimentale. L’assenza di Calabria lo aveva convinto a passare alla difesa a tre, rinunciando per la prima volta in campionato alla linea difensiva a quattro, quelle di Biglia e Bonaventura avevano invece disegnato un centrocampo inedito formato da Kessié, Bakayoko e Calhanoglu.Il teorico 3-5-2 era in realtà uno schieramento fluido con meccanismi abbastanza originali a destra, dove Suso giocava da esterno di centrocampo. Il problema di non abbassarlo troppo in fase difensiva veniva risolto con la scalata di Kessié da mezzala a esterno in linea con i difensori. Sul fianco destro di Bakayoko veniva di fatto lasciato un buco, perché Suso non sempre compensava la scalata di Kessié aggiungendosi a centrocampo, e così gli spazi centrali erano coperti dalla coppia di interni formata da Bakayoko e Calhanoglu.

Suso resta largo a destra, Kessié è in linea con i difensori, a centrocampo c’è un buco alla destra di Bakayoko.

La posizione larga di Kessié aveva ovviamente ripercussioni in fase di possesso. L’ivoriano doveva in teoria tornare al centro per ristabilire i tipici meccanismi di uscita della palla dalla difesa, ma spesso iniziava l’azione largo, per poi muoversi in base agli spostamenti di Suso. Nell’azione del gol dell’1-0, ad esempio, Kessié prima accompagna la ripartenza in posizione interna, mentre Suso riceve quasi sulla linea laterale, poi va a occupare l’ampiezza compensando il classico accentramento con la palla dello spagnolo, che segna con un gran tiro dalla distanza.Contro il Genoa, Gattuso si è insomma concesso uno di quegli esperimenti che avevano contraddistinto l’ultima parte della gestione di Vincenzo Montella, anche se in un momento di emergenza dovuto agli infortuni di diversi titolari. La sua è stata comunque una scelta insolita, essendosi contraddistinto fin dalla scorsa stagione proprio per il motivo opposto, per aver cioè puntato su un chiaro gruppo di titolari e su un’identità tattica definita, un 4-3-3 costruito attorno ai due esterni offensivi, Suso e Calhanoglu.In questa prima parte della stagione Gattuso ha inizialmente dato continuità al 4-3-3 della scorsa stagione, limitandosi a inserire Gonzalo Higuaín al centro del tridente d’attacco. Col vecchio sistema il “Pipita” rimaneva però troppo spesso isolato dai compagni, e così dopo i primi tentativi in Europa League contro l’Olympiacos e all’andata contro il Betis, nelle tre partite contro Sampdoria, Genoa e Udinese il tecnico rossonero gli ha affiancato Cutrone. La coppia si è quindi divisa nelle sfide successive, a Siviglia contro il Betis, giocata con il 3-5-2 e Suso dietro Cutone, e contro la Juventus, in cui è invece stato Castillejo a giocare alle spalle di Higuaín. Contro la Lazio, invece, Gattuso è tornato a sperimentare, tamponando l’assenza di difensori centrali con un 5-2-3 che prevedeva due terzini adattati come Abate e Rodríguez ai lati di Zapata e, più avanti, Suso e Calhanoglu alle spalle di Cutrone.Se l’anno scorso Gattuso si era sforzato innanzitutto di dare un’identità definita a una squadra confusa dagli esperimenti di Montella, in questa stagione il tecnico calabrese sta provando a essere più flessibile, un cambio di atteggiamento forzato dagli infortuni che hanno colpito diversi titolari. In particolare quelli molto gravi a Biglia e Bonaventura, che hanno caratteristiche uniche e in pratica salteranno la stagione, lo obbligano a modifiche strutturali. L’emergenza impone a Gattuso di trovare nuove soluzioni che incideranno in maniera profonda sul gioco e magari possono rappresentare un’opportunità per intervenire sui problemi emersi finora. Le possibili strade da seguire sono molte, io ne ho scelte tre.1. Recuperare la palla più in altoGattuso ha dato al Milan uno stile difensivo molto riconoscibile, che privilegia l’occupazione degli spazi nella propria metà campo e riduce al minimo il pressing in quella avversaria. L’altezza a cui in media recuperano la palla i rossoneri è tra le più basse del campionato. La scelta del 4-3-3 aveva un senso non solo offensivo, perché permetteva di avere in campo insieme tutti i giocatori più tecnici (Bonaventura, Calhanoglu e Suso), ma anche difensivo. La presenza dei tre centrocampisti, oltre che la posizione stretta dei due esterni, era studiata per coprire nel miglior modo possibile il centro e impedire agli avversari di giocare tra le linee, grazie alla copertura offerta dal mediano alla mezzala che usciva in pressione sul portatore di palla.La presenza di tre centrocampisti su linee sfalsate era cioè per Gattuso il modo migliore per coprire gli spazi interni davanti alla difesa, tanto che a inizio stagione, dopo aver battuto la Roma nel finale grazie a un gol di Cutrone su assist di Higuaín, il tecnico rossonero aveva escluso l’ipotesi che i due attaccanti potessero giocare in coppia nel 4-4-2 proprio per il timore che la sua squadra diventasse troppo piatta e coprisse peggio gli spazi centrali.Nelle ultime settimane il passaggio al 4-4-2 è avvenuto davvero, e per impedire le ricezioni avversarie tra le linee Gattuso ha continuato a tenere difesa e centrocampo vicini e stretti nella propria metà campo, cambiando solo il sistema di uscite. L’assenza di un centrocampista e la pigrizia di Suso a rientrare a destra è stata compensata con la posizione stretta dell’esterno sinistro e il maggior ricorso alle uscite dei difensori, per marcare i giocatori che riuscivano a liberarsi alle spalle dei due interni.

La Samp è riuscita però a manipolare il 4-4-2 milanista, allungando le distanze tra difesa e centrocampo e trovando tra le linee Saponara, autore di un grande assist per Quagliarella.

Probabilmente Gattuso ritiene di non avere difensori abbastanza a loro agio in campo aperto, e cerca di proteggerli evitando di allungare la squadra per recuperare la palla più in alto. Allo stesso tempo, però, il Milan non si è nemmeno mostrato troppo solido quando deve difendere in area, e in stagione ha subito diversi gol da cross.L’organizzazione difensiva regge finché ci sono molti giocatori sotto la linea della palla, i reparti sono vicini e riescono a ostacolare la manovra avversaria, va in crisi invece in situazioni più dinamiche, quando le distanze si allungano, lo spazio da gestire diventa troppo grande ed emergono i limiti individuali dei difensori. I rossoneri soffrono fin troppo le situazioni in cui non riescono a difendere posizionalmente: la sproporzione tra le occasioni concesse e i gol subiti è tra le più alte del campionato. Da 14,11 xG subiti, il quarto miglior dato in Serie A, i rossoneri hanno subito 16 gol (sono esclusi rigori e autogol), restando imbattuti soltanto nella trasferta contro l’Udinese. Solo il Chievo e il Genoa hanno una forbice più ampia tra gol e xG subiti.Accettare qualche rischio in più spostando più avanti il recupero della palla sembra comunque un passo necessario per le ambizioni rossonere. È soprattutto nelle grandi partite, infatti, che il Milan ha pagato il baricentro troppo basso, trovandosi poi in difficoltà a risalire il campo dopo aver riconquistato il possesso. Il percorso che deve riportare i rossoneri a competere per traguardi più ambiziosi passa insomma anche da un atteggiamento più coraggioso in fase difensiva, in particolare negli scontri diretti, anche se i numerosi infortuni riducono i margini di manovra di Gattuso.La coppia di interni formata da Kessié e Bakayoko garantisce aggressività e capacità di coprire grandi spazi, ma alle loro spalle è difficile trovare una combinazione abbastanza affidabile che porti a difendere più in alto senza perdere stabilità.Gattuso ha gestito con calma l’inserimento di Caldara ma il grave infortunio al polpaccio ha interrotto i tentativi di intesa con Romagnoli. I due avrebbero formato una coppia piuttosto aggressiva, particolarmente portata a uscire in marcatura e a cercare l’anticipo. Forse queste qualità sarebbero bastate per tenere più alta la linea difensiva, ma va detto che entrambi soffrono quando hanno molto spazio da coprire alle spalle. Gli infortuni di Caldara e Musacchio hanno così riabilitato Zapata, il profilo più unico tra i difensori, per l’abilità nei recuperi e la tendenza a trovarsi a suo agio lontano dalla porta più che in area. Contro il Parma, è stato addirittura Abate a giocare da difensore centrale di fianco al colombiano, soprattutto per contenere la velocità degli esterni gialloblù, Gervinho e Biabiany. L’ingresso in squadra di un difensore centrale veloce, unito a quello di Bakayoko di fianco a Kessié, anche se fa perdere qualità nelle uscite dal basso, potrebbe fare del Milan una squadra più aggressiva e più portata a recuperare la palla in alto.2. Far rendere meglio HiguaínI primi mesi di Higuaín in rossonero sono stati contraddittori. Nelle prime 14 presenze stagionali il “Pipita” ha realizzato 7 gol e 2 assist e viaggia a una media di un gol ogni 171 minuti, in linea con quella tenuta nell’ultima stagione alla Juve, che però è stata la peggiore dal punto di vista realizzativo da quando l’argentino si è trasferito in Italia. I numeri, insomma, non sono eccezionali ma nemmeno scadenti. Higuaín ha migliorato l’attacco del Milan ma non riesce ancora a trascinarlo come vorrebbe.L’espulsione contro la Juventus, quando ha sfogato la frustrazione per il rigore sbagliato e, più in generale, per una partita che è sembrata da subito fin troppo difficile per i rossoneri, ha poi riacceso il dibattito sulla sua capacità di reggere le pressioni, e quindi di essere il leader che il Milan attende da molto tempo (forse è anche per questo che le voci di un ritorno di Zlatan Ibrahimovic sono così insistenti).Higuaín è mancato soprattutto nelle grandi partite ma va detto che non ha nemmeno ricevuto grande supporto. E anche se resta uno dei migliori attaccanti d’Europa non è abbastanza autosufficiente da nascondere i limiti di una squadra, soprattutto se fa grande fatica a portare la palla negli ultimi metri.Nelle quattro partite contro Napoli, Roma, Inter e Juventus, il “Pipita” ha tirato in porta solo due volte: oltre al rigore parato da Szczesny contro i bianconeri, l’unica altra conclusione nello specchio è arrivata contro la Roma, un tiro forte dal centro-sinistra sul primo palo deviato da Olsen con una bella parata. Detta in un altro modo: contro le migliori squadre del campionato Higuaín ha tirato in porta una sola volta su azione.Lasciarsi trascinare dall’argentino passa inevitabilmente dal raggiungerlo meglio e con più continuità. A inizio anno Gattuso aveva provato a inserirlo senza toccare i rodati meccanismi della scorsa stagione. Da centravanti nel 4-3-3 Higuaín andava spesso a occupare uno spazio solitamente poco esplorato dai rossoneri, quello dietro il centrocampo avversario, fornendo un appoggio in uscita dalla difesa. Il movimento del “Pipita” non veniva però compensato dagli inserimenti o dai tagli degli esterni e delle mezzali, il Milan così non aveva profondità e continuava a dipendere dalle iniziative dei due esterni.

Higuaín si abbassa a ricevere la verticalizzazione di Romagnoli, ma dietro di lui non si muove nessuno. Bonaventura e Kessié sono piatti ai suoi fianchi, Suso e Calhanoglu tengono impegnati gli esterni della Roma.

Col tempo l’intesa con i compagni è ovviamente cresciuta, Higuaín ha imparato a muoversi soprattutto per chiudere le azioni rifinite da Suso, che gli dato l’assist in tre dei cinque gol segnati finora in campionato. Le possibilità di essere più coinvolto erano comunque legate più al livello delle avversarie che a miglioramenti nel gioco, sempre sbilanciato sugli esterni e orientato a svuotare la trequarti più che a riempirla con giocatori che potevano servire l’argentino o scambiare il pallone con lui. Quando affrontava squadre particolarmente abili nel pressarlo a inizio azione o a schiacciarlo indietro col palleggio, il Milan non riusciva a portare avanti la palla e a raggiungere il suo centravanti.Dopo la sconfitta nel derby, in cui Higuaín ha mediamente ricevuto palla in zone molto arretrate, nella propria metà campo sulla stessa linea di Kessié, Gattuso ha provato a risolvere l’isolamento del suo centravanti mettendogli di fianco Cutrone. Contro la Samp la mossa ha funzionato: entrambi hanno segnato un gol, il “Pipita” proprio su assist del giovane compagno d’attacco. Contro il Genoa entrambi sono rimasti a secco, mentre a Udine Higuaín è stato costretto a uscire per infortunio poco dopo la mezz’ora.L’espulsione rimediata contro la Juve ha quindi impedito di dare continuità allo schieramento con Castillejo, Suso e Calhanoglu alle spalle dell’argentino, che mette insieme sulla trequarti i giocatori tecnicamente più portati a scambiare la palla con Higuaín e a dargli l’ultimo passaggio. Contro i bianconeri questa soluzione non ha migliorato la pericolosità del Milan, ma potrebbe essere riproposta in partite meno difficili.I potenziali benefici sarebbero diversi: Higuaín potrebbe lasciare ai trequartisti il compito di abbassarsi per dare un riferimento in uscita dalla difesa, concentrandosi sui movimenti per finalizzare l’azione, e l’occupazione della trequarti potrebbe essere più fluida. A Udine, Castillejo ha scambiato più volte la posizione con Suso, portandolo fuori dall’amata zona sulla fascia destra, e potrebbe fare altrettanto con Calhanoglu, andando a sinistra mentre il turco si accentra.Specie ora che l’uscita dal basso è meno palleggiata, è importante occupare la trequarti con giocatori a loro agio negli spazi stretti, veloci a girarsi e a far avanzare l’azione. L’imprevedibilità e la tecnica assicurate Castillejo, Suso e Calhanoglu sono forse le carte migliori che Gattuso può giocarsi per coinvolgere il “Pipita” di più e meglio di quanto fatto finora.3. Trovare un modo per sostituire Biglia e BonaventuraCon gli infortuni di Biglia e Bonaventura, il Milan ha perso due dei giocatori più difficilmente sostituibili. L’argentino è il centrocampista più bravo a pulire l’inizio azione e a dare continuità al possesso con continui movimenti in appoggio, Bonaventura è il più portato a inserirsi e la varietà dei suoi movimenti era fondamentale per far avanzare la manovra a sinistra, grazie all’intesa sviluppata con Calhanoglu.Gattuso ha ormai promosso in pianta stabile la coppia di interni formata da Kessié e Bakayoko, poco adatta a sostenere il palleggio basso e insistito che ha rappresentato la base della manovra fino a quando gli infortuni non hanno costretto il tecnico rossonero a trovare nuove soluzioni. Con i loro strappi palla al piede, però, Kessié e Bakayoko possono portare da soli la palla nella trequarti avversaria e con la loro fisicità rendono più verticale la costruzione, facendo da riferimenti per i lanci lunghi da dietro.Contro il Parma, a centrocampo si è aggiunto Mauri, la cui ultima presenza da titolare in campionato con la maglia rossonera risaliva a una trasferta a Bologna nel maggio del 2016, quando in panchina sedeva Cristian Brocchi. Nel centrocampo a tre scelto da Gattuso, Bakayoko era il mediano, Kessié e Mauri le due mezzali. L’italo-argentino si è mosso prevalentemente in appoggio ma non ha dato un gran contributo nel far avanzare la manovra, e anche quando si allontanava dalla palla per far ricevere Calhanoglu difficilmente si inseriva per occupare l’area sui cross da destra, la situazione in cui forse si sente di più la mancanza di Bonaventura. Con i rossoneri in svantaggio per il gol di Inglese, Mauri è stato così il primo sacrificato nel tentativo di ribaltare il risultato. Con Borini al suo posto e il passaggio al 4-2-3-1, la squadra di Gattuso ha effettivamente completato la rimonta con i gol di Cutrone e di Kessié su rigore.Dopo gli infortuni di Biglia e Bonaventura, il centrocampo del Milan si basa essenzialmente su Bakayoko e Kessié. Il rendimento dell’ex Monaco e Chelsea, tra i più in difficoltà a inizio stagione, si è alzato proprio nel momento di maggior bisogno: Bakayoko è ora una certezza per Gattuso, che lo ha addirittura paragonato a Desailly per come riesce a proteggere la difesa. Le gerarchie in mezzo al campo, d’altra parte, sono molto chiare: Bertolacci e Mauri hanno giocato complessivamente per appena 304 minuti in questa stagione, Montolivo non è mai stato utilizzato e anche Halilovic, per il quale in estate Gattuso aveva considerato un impiego da mezzala, ha giocato solo le due partite contro il Dudelange nel suo tipico ruolo da esterno, accumulando in tutto 55 minuti.L’unica alternativa per aggiungere qualità a centrocampo sembra quindi l’abbassamento di Calhanoglu, da mezzala o magari da interno di fianco a uno tra Kessié e Bakayoko. Già contro la Lazio il turco ha giocato con una certa libertà di movimento per facilitare la manovra, avvicinandosi spesso a Suso. L’arretramento di Calhanoglu a inizio azione farebbe del Milan una squadra ancora più verticale: con la precisione del suo gioco lungo potrebbe velocizzare il raggiungimento della trequarti avversaria, certificando il definitivo abbandono del palleggio basso e insistito che aveva contraddistinto i rossoneri a inizio stagione.

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