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Daniele V. Morrone
Come li vediamo i playoff in Serie A?
29 giu 2019
29 giu 2019
Daniele ci ha chiesto se quella dei playoff nel campionato italiano. Risponde Daniele V. Morrone.
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Daniele V. Morrone
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Cara redazione,

 

voglio lanciare questa provocazione e sapere cosa ne pensate: e se l'Italia fosse il primo paese europeo a lanciare il format dei playoff anche per il suo campionato di calcio di punta, ovvero la Serie A?

[Ovviamente partendo dal presupposto che sia possibile cambiare il regolamento nazionale e che non ci siano ostacoli da parte della FIFA].

Io me lo sono immaginato così:


Penso che con questo nuovo format si avrebbero indubbi vantaggi, tra i quali:


Resto quindi (molto curioso e) in attesa di una vostra risposta.

 

Daniele

 



Ciao Daniele,

Penso sia pacifico che il formato attuale della Serie A con un torneo con girone all’italiana (andata e ritorno tra tutte le partecipanti) si il modo migliore per stabilire quale sia la squadra più forte d’Italia. Ma per motivi diversi viviamo in un periodo storico in cui, prima ancora che inizi il campionato, sappiamo già chi è la squadra più forte del campionato. Un avversario può batterla nello scontro diretto, ma nell’arco delle 38 giornate è impossibile, almeno così è stato negli ultimi anni.

 

Ormai è innegabile che la Serie A - come purtroppo tanti altri campionati nazionali - abbia raggiunto un punto quasi di non ritorno nello squilibrio dei rapporti di forza. È un pensiero non solo degli spettatori neutrali, o dei tifosi sconfitti: la stessa

sta facendo capire in tutti modi come lo status quo non può più soddisfarla. I tifosi bianconeri, per dire, ormai vedono la vittoria del campionato come qualcosa di scontato, e per questo non davvero soddisfacente. Insomma, sembra arrivato il momento di provare a cambiare lo status quo.

Prima di rispondere alla tua domanda ho voluto allargarla a tutta la redazione e ne è uscito fuori che c’è effettivamente una spaccatura più o meno a metà tra chi vuole mantenere tutto così com’è, eleggendo la squadra più forte grazie ad un girone all’italiana, e chi invece in nome di maggiore imprevedibilità e spettacolarità opterebbe per un formato con i playoff. Siamo tutti d’accordo che si potrebbe comunque provare a sistemare un po’ la situazione riducendo il numero di squadre presenti almeno a 18 (i più radicali dicono 16). Ma il formato del campionato divide in due tra chi è assolutamente a favore e chi è assolutamente contro.

 

Insomma, il formato del girone all’italiana è quello migliore per rispondere alla domanda su chi sia la squadra più forte. Dobbiamo però chiederci però se questa è la domanda che vogliamo rispondere assegnando il titolo di campione d’Italia. Perché il campione potrebbe essere cercato non nella squadra migliore perché ha battuto tutte le altre concorrenti in una maratona di 38 giornate, ma in quella che ha vinto la competizione risultando più brava nel battere gli avversari che ha affrontato. Può sembrare un sofismo inutile, ma proprio su questo sofismo si basa la bellezza di competizioni come la Champions League e il Mondiale: al Mondiale non viene eletta la migliore squadra al mondo, in fondo, ma la squadra vincitrice del torneo perché ha battuto gli avversari che aveva di fronte. Due cose che possono anche non combaciare.

Amiamo i tornei ad eliminazione per la presenza di un fattore di imprevedibilità nel risultato finale e soprattutto nei singoli scontri. Ma anche perché le cavalcate delle singole squadre permettono di creare una narrazione che un campionato all’italiana difficilmente riesce ad avere. Soprattutto quando la disparità economica è come in Italia, dove l’Atalanta di Gasperini pur avendo la squadra che ha espresso il calcio più divertente - e per lunghi tratti efficace ad altissimi livelli - non è riuscita neanche minimamente ad avvicinarsi alla Juventus sulle 38 giornate. Eppure in Coppa Italia l’ha eliminata.

 

Per questo il tuo formato mi piace. Ai tuoi appunti aggiungo che la presenza di turni ad eliminazione poi spinge le squadre a dover ripensare le proprie strategie costruttive delle rose, come ben sa chi vuole vincere in Europa. Questo non è un particolare di poco conto, perché uno dei grandi drammi della Serie A è la presenza di troppe squadre speculative, giustificate dall’idea di non dover comunque vincere il titolo ma solo di doversi piazzare bene. Potremmo quindi vedere squadre dall’identità tattica più spiccata, che cercano progetti più coerenti per massimizzarne il talento.

 

Le stesse squadre medio grandi come il Torino e la Sampdoria saprebbero che investendo ancora un po’ di più in termini economici e di identità tattica, si potrebbe puntare ad entrare ai playoff e poi da lì innescare un circolo virtuoso. Come ha dimostrato l’Atalanta in Coppa Italia, si può battere chiunque negli scontri diretti se si ha un gioco organizzato e ambizioso, attorno a giocatori di talento per interpretare quel gioco. Questa stagione sarebbe potuta essere quella in cui l’Atalanta non ha soltanto raggiunto il terzo posto grazie ad un grandissimo finale di stagione, ma vinto addirittura il titolo, chissà.

 

Posto allora che io sarei favorevole al tuo formato (a cui aggiungo parità nella redistribuzione dei proventi dai diritti tv), se le due visioni del mondo tra chi vuole preservare lo status quo e chi vuole scuoterlo possono sembrare inconciliabili, io penso esista un modo venirsi incontro, per rendere il campionato meno scontato pur mantenendo il formato di girone all’italiana. Questo ovviamente prescinde dall’idea di playoff con eliminazioni e finale. Se questo è quello che cerchi allora vale tutto quello scritto fin qui. Ma se quello che cerchi è soprattutto rendere meno scontato il risultato finale del campionato si può scoprire quant’è profonda la tana del bianconiglio andando in Belgio o in Repubblica Ceca. I formati sono simili, prendo quindi quello belga per spiegare come funziona nel dettaglio.

Considerando solo il modo per vincere il titolo riporto da Wikipedia: «Le sedici squadre partecipanti si affrontano in un girone di andata e ritorno, per un totale di trenta giornate. Le prime sei classificate parteciperanno ai play-off scudetto, affrontandosi in un girone di andata e ritorno di dieci giornate. Le squadre partiranno con la metà dei punti conquistati nella stagione regolare, arrotondata per eccesso». Ovviamente per funzionare il numero di squadre ridotto a 16 è fondamentale per questioni di

, ma anche perché così funziona meglio l’idea di dimezzare i punti: in 30 giornate con squadre più competitive per via dei minori partecipanti, il distacco teoricamente è inferiore che in 38. Dimezzandoli poi sarà ancora più inferiore e quindi la squadra prima in classifica rimarrà prima, ma potrà essere più facilmente raggiunta.

Ecco ad esempio com’è andata la stagione 2018/’19, che è terminata con questa classifica dopo 30 giornate:

Genk 63
Club Brugge 56
Standard Liège 53
Anderlecht 51
Gent 50
Antwerp 49

Che una volta divisi i punti a metà è diventata:

Genk 32
Club Brugge 28
Standard Liège 27
Anderlecht 26
Gent 25
Antwerp 25

E dopo la fase playoff la classifica finale è stata:

Genk 52
Club Brugge 50
Standard Liège 40
Antwerp 39
Gent 35

Anderlecht 32

Alla fine ha vinto comunque il Genk che era risultata la squadra più forte della stagione regolare e la classifica è rimasta praticamente la stessa, ma abbiamo avuto 10 partite in più tra le migliori squadre del campionato e un finale di stagione in cui il Club Brugge è passato ad essere da 7 punti a 2 punti dalla vittoria. La stagione 2017/’18 è stata vinta dal Club Brugge che era risultato primo in classifica anche nella stagione regolare, ma mentre nella stagione regolare era finito 12 punti sopra l’Anderlecht secondo, nella fase playoff ha vinto di 3 punti sopra lo Standard Liège secondo (che era stato addirittura sesto a -23 punti in stagione regolare).

Da quando è stato inserito il nuovo formato, nella stagione 2009/’10, la squadra dominante dell’Anderlecht (34 titoli) ha vinto la metà esatta dei campionati in palio, ma sono 5 anni che non si ripete il campione (Gent, Brugge, Anderlecht, Brugge e Genk).

 

L’Anderlecht, insomma, non è riuscito a creare quel punto di accumulazione che contraddistingue tanti campionati europei, tra cui la Serie A, la Bundesliga e la Ligue 1. Per capirci, nello stesso periodo di tempo la Juventus ha vinto 8 titoli consecutivi, il Bayern ha vinto 8 titoli di cui 7 consecutivi, il PSG 6 titoli con una striscia spezzata solo dal Monaco. Quello belga potrebbe essere un buon compromesso tra chi vorrebbe scuotere uno status quo incancrenito e chi si spaventa al solo leggere la parola playoff.

 

Mancherebbe tutto quello che rende i playoff tanto spettacolari, ma avrebbe meno impatto il singolo episodio che nel calcio spesso è troppo decisivo, perché a vincere sarebbe effettivamente la squadra più forte lungo tutta la competizione di 40 giornate. Per la felicità degli spettatori neutrali e delle tv che si troverebbero le migliori 6 squadre del campionato che si sono affrontate 4 volte in stagione.

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