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Pietro Cabrio
Com'è la vita di Stramaccioni a Praga?
08 dic 2017
08 dic 2017
Andrea Stramaccioni è stato chiamato a Praga (dal più grande gruppo energetico dell’Europa Centrale) per creare un nuovo Sparta.
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Nel 1420 il centro abitato posto lungo la sponda sinistra della Moldava, all’ombra del castello del re di Boemia, fu incendiato e

. Appena trent’anni dopo bruciò ancora in un grande incendio che si propagò in tutta Mala Strana, il nome ceco con cui ancora oggi si fa riferimento a quel vecchio insediamento. In seguito a questi due avvenimenti i suoi abitanti si trasferirono sulla sponda destra del fiume, rendendola la parte più estesa e popolata dell’attuale Praga. Il vecchio centro abitato venne ricostruito a partire dal 1500 e reso unico dal lavoro di maestranze edili, architetti e artisti italiani arrivati in Boemia per diffondere lo stile rinascimentale. Oggi Mala Strana è la parte più caratteristica della capitale ceca, una città nella città formata da un labirinto di stradine perlopiù chiuse al traffico.


 

È un gancio pretestuoso, ma presenta bene le ragioni per cui la scorsa primavera l’ambiziosa proprietà dello Sparta Praga, storico club del campionato ceco, ha chiamato l’italiano Andrea Stramaccioni per rifondare la squadra e darle un altro futuro, possibilmente in Champions League, come già altri allenatori italiani sono riusciti a fare nei campionati est europei, o perlomeno ci sono andati vicini, da Marco Rossi alla Honved a Massimo Carrera con lo Spartak Mosca. A Stramaccioni, in stretta collaborazione con il direttore generale Adam Kotalik, sono stati dati pieni poteri, usati già in estate per rimodellare completamente la squadra: i risultati, però, tardando ad arrivare.

 



 


Nell’ultimo decennio lo Sparta Praga ha fatto quello che ha potuto. Come dimostrano i più recenti

(ma anche i conti del club, la composizione della rosa e le convocazioni in Nazionale) il suo settore giovanile continua ad essere una delle migliori accademie calcistiche del continente. La società è rimasta al passo con i tempi e gli investimenti, dalle strutture alla comunicazione, non sono mancati. La città offre inoltre un grosso vantaggio, in quanto destinazione gradita anche da giocatori di categoria superiore. Eppure negli ultimi dieci anni lo Sparta ha vinto solamente tre campionati, poco per un club abituato a vincere più di tutti in patria. Ma è mancata soprattutto la Champions League, a cui la squadra non si qualifica dal lontano 2005.

 

Questo lungo periodo così povero di successi è coinciso con la rapida affermazione del Viktoria Plzen, la vecchia squadra della casa automobilistica Skoda, capace di vincere quattro campionati cechi in dieci anni e in questi di qualificarsi due volte ai gironi di Champions League: esattamente quello che non è riuscito a fare lo Sparta.

 

Se la squadra ha continuamente deluso le aspettative, pur avendo avuto un tasso tecnico più alto della media ceca, le cause non sono riconducibili esclusivamente ai fallimenti delle gestioni tecniche — discontinue e mai incisive — ma anche al complicato periodo che ha vissuto il calcio a Praga. Sparta e Slavia sono uscite solo di recente da un periodo di ristrettezze economiche che ha frenato gli investimenti più importanti e diminuito sensibilmente il divario che le separava dal resto del campionato, permettendo così l’ascesa del Viktoria Plzen e in minor misura anche quella dello Slovan Liberec.

 


Da due anni a questa parte, tuttavia, le prospettive delle due “S” di Praga sono cambiate. Lo Slavia ha una nuova proprietà cinese, il gruppo CEFC Energy, la quale ha riportato giocatori di fama internazionale e un campionato vinto dopo sette anni di attesa; lo Sparta è in fermento grazie al successo economico del suo proprietario, Daniel Kretinsky, che a tredici anni dal suo ingresso nel club ha deciso di alzare l’asticella con la mano pesante.

 

Stramaccioni è stata la prima scelta della dirigenza, che lo ha contattato la scorsa primavera, a cinque mesi di distanza dall’esonero al Panathinaikos. L’esperienza greca è stata l’ennesimo banco di prova per Stramaccioni, che in cinque anni di carriera tra i professionisti ha sempre accettato incarichi proibitivi, a partire dal salto repentino dalla Primavera alla prima squadra dell’Inter, per poi passare all’Udinese e infine ad Atene. Le sue esperienze si sono tuttavia incrociate alla perfezione con le richieste dello Sparta, la cui dirigenza era alla ricerca di un allenatore internazionale e particolarmente predisposto a lavorare con i giovani.

 

Sono passati sei mesi dall’arrivo di Stramaccioni a Praga e lo Sparta sta ancora faticosamente cercando di ingranare, dopo aver stabilito il peggior inizio di stagione della squadra negli ultimi quarant’anni. La corsa al titolo è chiusa da mesi: 18 punti dal Viktoria Plzen sono tantissimi, a maggior ragione in un campionato dove le “grandi” perdono punti quasi esclusivamente fra di loro. Per una squadra come lo Sparta, sapere di essere fuori dalla corsa al titolo a soli pochi mesi dall’inizio della stagione non è facile da accettare, perché non accade mai. Ed è per questo che già a fine settembre la parte organizzata del tifo ha fatto sapere in modo plateale di non volere più Stramaccioni come allenatore, salvo poi confrontarsi con lui e calare i toni della contestazione.

 





 

Tuttavia, l’eliminazione dalla coppa nazionale e l’ultima sconfitta in campionato — la quarta — subita a fine novembre sul campo del Sigma Olomouc, ha riaperto le contestazioni della tifoseria, che nell’ultima giornata di campionato ha esposto un grande striscione raffigurante un biglietto aereo di sola andata Praga-Roma, rendendo abbastanza chiara la situazione.

 





 


Con molte meno certezze di quando è arrivato, Stramaccioni, forte della fiducia della dirigenza, almeno fino alla sosta natalizia, sta continuando a gettare le basi di un nuovo progetto tecnico con il sostegno di Kretinsky, il proprietario, i cui recenti e redditizi affari hanno portato ad avere a che fare più di una volta con l’Italia.


 


Kretinsky ha 42 anni e un patrimonio che

stima in 2 miliardi di dollari. Gestisce ed è co-proprietario di EPH (Energetický a průmyslový Holding) ritenuto il più grande gruppo energetico dell’Europa Centrale. Il rapido successo ottenuto da EPH negli ultimi anni è dovuto alla strategia promossa dallo stesso Kretinsky, ex avvocato di affari: comprare gli impianti più vecchi e inquinanti, perlopiù a carbone e a gas, dai grandi gruppi energetici europei — che se ne vogliono disfare — per continuare a usarli fin quando ve ne sarà bisogno.

 

È così che EPH ha comprato impianti e reti di distribuzione in Slovacchia, Germania, Regno Unito, Polonia e per finire in Italia, dove nel 2015 acquistò da E.On tutti gli impianti termoelettrici presenti nel paese. Fra gli impianti italiani di EPH figura anche il nucleo idroelettrico di Terni e nei giorni delle trattative, Kretinsky parlò dell’ipotesi di acquistare le quote di maggioranza della Ternana, probabilmente per facilitare l’affare. In quei giorni

: «Osservo con attenzione il calcio italiano, ma non potrei acquistare un club per fare un investimento finanziario. Per me essere nel calcio è una questione di sentimenti, e il mio cuore è con lo Sparta Praga».

 

L’ultima stagione della prima divisione ceca, conclusa al terzo posto, dietro Viktoria Plzen e Slavia e fuori dai preliminari di Champions League, ha segnato l’inizio degli investimenti, per cui Kretinsky ha concesso al club un budget annuale superiore ai 20 milioni: un’enormità. Il primo tassello è stato proprio Stramaccioni, che ha portato a Praga il suo staff creato negli anni nel quale figura anche l’ex centravanti Roberto Muzzi. L’arrivo di un allenatore straniero è stata una novità per il campionato ceco, dove oltre a Stramaccioni c’è solamente un altro straniero in panchina, peraltro slovacco. Poi è stato il turno delle vere spese, quantificabili nei 2,9 milioni di euro dati al Maccabi Tel-Aviv per Tal Ben Haim (non il Ben Haim del Chelsea), nei 2 milioni al Galatasaray per il centrale di difesa Semih Kaya e nei 2,5 milioni complessivi per assicurarsi il mediano camerunense Georges Mandjeck dal Metz e l’ala serba Srdjan Plavsic dalla Stella Rossa.

 

Già qui il mercato dello Sparta avrebbe potuto dirsi superiore a quello di tutte le altre squadre del centro Europa, ma dato che Kretinsky ha concesso carta bianca a Stramaccioni, l’allenatore romano ha provato a portarsi dietro addirittura Wesley Sneijder. Ma i 5 milioni di euro annui richiesti dal giocatore hanno mandato a monte l’affare. Con quegli stessi soldi, tuttavia, sono arrivati allo Sparta Rio Mavuba dal Lille, Marc Janko dal Basilea e per finire, dopo settimane di trattative, Jonathan Biabiany dall’Inter, ultima firma di Stramaccioni nel mercato estivo dello Sparta.

 



 


La squadra si è presentata all’inizio della stagione con undici nuovi potenziali titolari, oltre a quelli che aveva già, e con un sacco di varianti di gioco percorribili, forse anche troppe. La rosa attuale conta addirittura 29 giocatori, che da inizio stagione hanno preso parte ad una sorta di selezione: da agosto, a tutti è stata data la possibilità di dimostrare di poter far parte del nuovo Sparta. Il prossimo e più urgente obiettivo dello Sparta è quindi la riduzione della rosa, che verrà sfoltita e aggiustata nella sessione invernale del mercato, dando la priorità ad una nuova generazione di calciatori, che non vuol dire per forza i più giovani. Stramaccioni punta molto sugli attaccanti Josef Sural (27 anni) e Vaclav Kadlec (25), sul mediano Michal Sacek (21), sul terzino Ondrej Zahustel (26) e sul portiere Martin Dubravaka (28). Per forza di cose lo Sparta non ha ancora una formazione titolare fissa, come dimostra peraltro la quantità di cambi fra una partita e l’altra, e non l’avrà almeno fino al girone di ritorno, dopo che la rosa verrà sistemata.

 

Nel frattempo, lo Sparta da combattimento di Stramaccioni si poggia sul 4-2-3-1 e su poche certezze: la difesa a quattro, che ormai è quasi sempre formata da Costa, Stetina, Hovorka e Zahustel; Biabiany esterno alto a destra che taglia verso il centro e il romeno Vatajelu, più bravo a crossare, a sinistra. Stramaccioni inoltre vuole un unico playmaker in campo, un compito che in questo momento può essere ricoperto da due giocatori, Rio Mavuba o in alternativa a Tomas Rosicky. Dopo sedici anni passati tra Germania e Inghilterra, il

Mozart di Praga è tornato nella squadra in cui è cresciuto e dove ancora può fare la differenza. Ma da quando è tornato ha giocato solamente undici partite, prima per dei problemi a un tendine d’achille che hanno richiesto un intervento chirurgico, poi per una serie di problemi muscolari, una costante nella sua carriera. Stramaccioni però ha avuto la fortuna di trovarlo più in condizione che negli ultimi anni, e nell’ultimo mese ha potuto mandarlo spesso in campo.

 




 

Il momento caotico passato dalla squadra nelle prime settimane di stagione è stato probabilmente amplificato dalla scarsa conoscenza del campionato ceco di Stramaccioni, dal numero di stranieri in rosa alla prima esperienza nel paese, e poi dalle barriere linguistiche all’interno dello spogliatoio, dove non tutti i giocatori parlano inglese e dove non c’è una sola lingua in comune. Questo ha portato ad un inizio di stagione ben più complicato del previsto, quasi letale per Stramaccioni, cominciato con l’eliminazione ai preliminari di Europa League con una doppia sconfitta contro la Stella Rossa e proseguito con due pareggi nelle prime quattro giornate di campionato. Alla quinta è arrivata la sconfitta più brutta subìta fin qui, e cioè il 2-0 rimediato in trasferta contro il Brno, squadra nettamente inferiore e fino a pochi giorni fa ultima in classifica.

 

Nel giro di tre mesi lo Sparta è stato estromesso dall’Europa, tagliato fuori dalla corsa al titolo e ha per giunta perso il derby contro lo Slavia, risultato che scatenò le proteste dei tifosi e lo scetticismo attorno a Stramaccioni. Due settimane fa, dopo un periodo di risultati positivi, ha perso 1-0 lo scontro diretto per il secondo posto contro il Sigma Olomouc, scendendo in quinta posizione. In altre circostanze, qualsiasi allenatore sarebbe stato allontanato in poche ore. La società e Stramaccioni hanno però dato inizio a qualcosa di troppo grande da poter essere fermato così repentinamente, mettendo peraltro a rischio l’andamento di un’intera stagione.

 

Ora l’obiettivo minimo è il secondo posto in campionato, per poter giocarsi almeno i preliminari di Champions League del prossimo anno, in virtù dei due posti assegnati al campionato ceco. L’ultima partita in casa, vinta 3-0 contro il Mlada Boleslav, è stata anche l’ultima del 2017, dato che il campionato starà fermo fino al prossimo febbraio. Nelle cronache sportive locali si parla sempre più frequentemente dell’ex allenatore del West Ham Slaven Bilic come possibile sostituto, ma la dirigenza sembrerebbe intenzionata a proseguire con Stramaccioni, che nelle prossime settimane deciderà con il resto dello staff tecnico chi continuerà a far parte del progetto e chi no. Ma alla ripresa della stagione non saranno ammessi altri risultati negativi.

 

 

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