Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Come Klopp ha aggiustato Trent Alexander-Arnold
03 gen 2024
03 gen 2024
Dalla fine della scorsa stagione la sua abilità balistica è tornata a brillare.
(copertina)
IMAGO / Offside Sports Photography
(copertina) IMAGO / Offside Sports Photography
Dark mode
(ON)

Il Liverpool di Jurgen Klopp si è sorprendentemente laureato campione d’inverno in Premier League. Può risultare bizzarro parlare di sorpresa per una squadra di tale livello, ma diventa giustificabile se si considera che il percorso dei Reds negli ultimi cinque anni è stato caratterizzato da una spiccata incostanza: alla stagione da (quasi) record nel 2019/20 con 99 punti è seguito un campionato di profonda crisi segnato da innumerevoli infortuni di lunga durata dei giocatori più importanti che hanno portato il Liverpool a un passo dal rimanere fuori dalle posizioni che valgono un posto in Europa, crisi allontanata con un clamoroso rush finale da 23 punti nelle ultime nove partite. Nel 2021/22 solo la rimonta indimenticabile del Manchester City nel secondo tempo della partita casalinga contro l’Aston Villa all’ultima giornata ha impedito ai Reds di vincere il 20° campionato della propria storia, ma nella stagione successiva sono nate ulteriori grandi difficoltà in una squadra divisa a metà nuovi acquisti incapaci di rispettare le attese (come per esempio Darwin Nuñez), e il preoccupante calo di alcuni dei giocatori che erano stati assoluti protagonisti nelle grandiose annate precedenti. Uno di questi è Trent Alexander-Arnold.

___STEADY_PAYWALL___

Forse è ingeneroso evidenziare un calo nelle sue prestazioni dal momento che non è mancato il solito considerevole contributo offensivo con 9 xG assisti e due passaggi chiave per partita, ma le ataviche difficoltà difensive sembravano persino essersi accentuate, al punto da mettere in dubbio che la sua produzione offensiva fosse di livello abbastanza alto da potersi permettere una tale incognita difensiva.

È impossibile analizzare le prestazioni in fase di non possesso di un singolo calciatore senza esaminare il contesto difensivo nel suo complesso, a partire dalla prima pressione portata dai giocatori offensivi per arrivare a un’analisi situazionale della metà campo difensiva. Nei suoi anni in Inghilterra Klopp ha sempre proposto uno stile difensivo ultra-aggressivo e ultra-offensivo contraddistinto da un’intensità impareggiabile, a costo di lasciare tanto campo agli avversari qualora questi fossero riusciti a superare la pressione, compito decisamente più facile a dirsi che a farsi.

Le condizioni che avevano permesso a Klopp di formulare una fase difensiva così efficace non erano più le stesse: con la cessione di Mané e il graduale calo nel minutaggio di Firmino il Liverpool ha perso due attaccanti impareggiabili per qualità nella prima pressione, l’età avanzata di giocatori come Thiago ed Henderson ha tolto gamba, dinamismo e capacità di occupare tanto campo al reparto forse più importante degli anni d’oro, e il calo verticale di van Dijk in seguito al grave infortunio rimediato al ginocchio ha privato i Reds di un difensore – caso più unico che raro per il ruolo – in grado di fare reparto da solo. Il risultato di questo connubio di fattori sono i 47 gol subiti a fronte dei 26 della stagione precedente. In un contesto di vera e propria crisi difensiva non potevano che emergere con ancora maggiore chiarezza i limiti difensivi di Alexander-Arnold, costretto a dover fronteggiare continui duelli con tanto campo alle spalle contro avversari atleticamente più performanti di lui.

Le cose hanno iniziato a cambiare – non esclusivamente dal punto di vista difensivo, ma più in generale per quanto riguarda l’efficacia complessiva del gioco – verso la fine della scorsa stagione, più precisamente dalla 29° giornata nella gara casalinga contro l’Arsenal. Sulla scia tracciata da Guardiola e Arteta con il rispettivo utilizzo di Stones e Zinchenko, Klopp decide di stringere la posizione di Alexander-Arnold al fianco di Fabinho, formando così un 3-2-2-3 con il quadrato di centrocampo, soluzione vista spesso nella scorsa stagione in diversi campionati.

Questa è stata la struttura tipo dei Reds fino alla fine della stagione e con ottimi risultati: 24 punti nelle ultime dieci partite, con una striscia di sette vittorie consecutive. Klopp ha quindi continuato a proporre questa struttura anche nella stagione in corso, permettendo al terzino (termine anacronistico per un calciatore del genere) inglese di evolversi in un giocatore molto diverso rispetto al passato. I dati, come sempre, vengono in nostro sostegno: prendendo in considerazione tutti i passaggi chiave su azione di Alexander-Arnold nelle ultime tre stagioni (escludendo dalla stagione 22/23 quelli tentati dalla già citata partita contro l’Arsenal in poi) salta subito all’occhio come siano calati a picco i cross dal fondo che in passato erano il principale mezzo con cui si rendeva pericoloso.

[gallery columns="7" ids="98597,98596,98595"]

Il seguente grafico realizzato da Opta Analyst mostra inoltre come il numero di occasioni create su azione sia rimasto stabile nonostante il numero di cross sia quasi dimezzato.

Insomma, Trent Alexander-Arnold è solo l’ultimo di una lunga schiera di terzini – Lahm, Rafinha, Zinchenko, Cancelo e tanti altri – che ha fatto il passaggio da terzino di qualità a centrocampista aggiunto? Beh, non esattamente.

Rispetto ad altri casi celebri l’esempio di Alexander-Arnold presenta alcune particolarità che rendono la scelta di Klopp diversa dalle altre. Per capire l’entità di questa differenza è necessario soffermarsi sulle motivazioni che di solito spingono gli allenatori a proporre questo espediente tattico. Possiamo individuarne tre: la prima, più immediata, riguarda l’aumento della densità in mezzo al campo per creare superiorità numerica nella zona nevralgica e più trafficata così da facilitare il possesso del pallone; la seconda, spiccatamente offensiva, consiste nel facilitare una linea di passaggio diretta laterale per l’esterno d’attacco in ampiezza affinché possa giocare un uno contro uno con il terzino avversario; la terza, spiccatamente difensiva, sta nell’aumentare le possibilità di recuperare nel minor tempo possibile il pallone una volta perso grazie a una migliore struttura preventiva.

Nel caso specifico del Liverpool i risultati più evidenti sono quelli relativi all’ultimo punto: per 90 minuti sono diminuiti gli xG avversari da 0,90 a 0,78, i contropiedi concessi da 1,34 a 1,05, e i tiri puliti – ossia gli uno contro uno con il proprio portiere – da 2,61 a 2,05.

Questi miglioramenti non dipendono solo dalla posizione di Alexander-Arnold: il centrocampo è stato profondamente rinnovato con l’arrivo di Mac Allister, Szoboszlai ed Endo, e van Dijk si sta riavvicinando agli incredibili livelli del suo prime, ma la sensazione è che i Reds siano più compatti, meno fragili e più decisi nel tamponare in anticipo i possibili pericoli.

Riguardo le due motivazioni le cose sono un po’ diverse. Di solito ai terzini che giocano dentro al campo viene chiesto di affiancare il vertice basso, posizionarsi alle spalle della prima linea di pressione, facilitare la costruzione attraverso la ricerca del terzo uomo ed eludere la pressione. Alexander-Arnold ha delle caratteristiche particolari, per cui chiedergli di svolgere questi compiti rischierebbe di metterlo in situazioni che non padroneggia e gli impedirebbe di tentare le sue giocate migliori. Non è molto abile a eludere la pressione specialmente se gli arriva alle spalle, non è abituato a mettersi in zona luce dietro le linee avversarie, e per indole non ama la giocata conservativa e orizzontale. D’altra parte, la sua qualità migliore è senza dubbio il calcio, da qualsiasi posizione. Klopp gli ha perciò cucito addosso un ruolo perfetto per mettere in mostra le sue qualità, affidandogli sin dal primo passaggio l’intero carico di responsabilità della fase di possesso.

Alexander-Arnold è un giocatore da prima linea di costruzione, non da seconda, perché sa essere devastante quando gioca il pallone con la possibilità di scansionare tutto il campo valutando la posizione dei compagni e degli avversari, con lo spazio e il tempo necessari per poter dipingere con la precisione millimetrica degna del miglior Aaron Rodgers. Per questo motivo, più che al fianco di Endo – dove forse ci aspetteremmo di vederlo – il numero 66 tende a ricevere soprattutto da difensore centrale situazionale in una difesa a tre, perlopiù da braccetto ma molto spesso anche da centrale tra van Dijk e Konaté. A suo ulteriore vantaggio la grande velocità dei giocatori offensivi del Liverpool dissuade le altre squadre dal difendere alte per paura di concedere troppa profondità, fattore che ha come conseguenza una minore pressione sui primi portatori di palla dei Reds; ad Alexander-Arnold basta un fazzoletto di campo per servire un passaggio mortifero – anche a 80m dalla porta avversaria, anche con poca profondità – figurarsi se viene lasciato sostanzialmente libero.

In questo video il Liverpool è schierato con un chiaro 3-1-5-1 con Trent Alexander-Arnold da braccetto destro. Il Burnley pressa con due attaccanti, per cui il passaggio diretto da van Dijk a ad Alexander-Arnold fa sì che il giocatore inglese abbia il tempo di alzare la testa, vedere il movimento di Gakpo e servirlo con precisione.

Questo è il già celebre gol di Salah contro l’Arsenal. Arnold riceve da centrale dei tre, seguito da Gabriel Jesus che gli sta a un metro di distanza. Il 9 dei Gunners incomincia a pressarlo solo una volta che il giocatore inglese ha iniziato il movimento per calciare il pallone; Arnold ha tutto lo spazio e il tempo per trovare chirurgicamente Salah in uno contro uno con Zinchenko. Klopp ha definito il passaggio di Arnold «forse il migliore che abbia mai visto nella mia vita».

Da questi due video si possono notare due peculiarità del gioco del Liverpool: si è detto che una dei vantaggi nel portare il terzino dentro al campo consiste nel facilitare una linea di passaggio verso l’esterno d’attacco in isolamento; in questo periodo della carriera però Salah dribbla poco e con poca efficacia (1,91 dribbling tentati a partita con il 28% di completezza che lo colloca al 7° percentile tra i pari ruolo della Premier League), di conseguenza l’idea di Klopp per tenerlo più stretto e vicino alla porta prevede che a dare l’ampiezza sia la mezzala di parte (Elliot nel caso della partita contro il Burnley). In alternativa, come esemplifica perfettamente il gol contro l’Arsenal, Salah viene tenuto in ampiezza per essere cercato con un lancio alle spalle dell’esterno basso avversario, spesso con il contemporaneo movimento ad abbassarsi della mezzala nel mezzo spazio per portar via un uomo (per esempio un braccetto di una difesa a 3) e facilitare la creazione dell’uno contro uno dell’attaccante egiziano. Questa giocata diventa ancora più letale se si considera che parte da una posizione centrale nel campo, fattore che, unito all’occupazione sistematica dei mezzi spazi del Liverpool, complica le possibilità di scelta della linea difensiva. Su un pallone che parte da posizione laterale la linea difensiva può infatti scalare sul lato forte per impedire che l’esterno basso venga isolato contro l’esterno avversario, scegliendo eventualmente di lasciare libero il lato debole, mentre l’occupazione del mezzo impedisce al centrale di parte di scalare sul lato per dare sostegno al compagno, perché in questo modo rischierebbe di lasciare troppo spazio centralmente.

Queste straordinarie capacità di calcio sul lungo lo rendono quasi un regista vecchia scuola, peculiarità che rende il Liverpool nettamente la squadra più diretta fra tutte le big di Premier League come evidenziato dal grafico qua sotto.

Il grafico analizza la velocità con cui le squadre portano il pallone da un terzo di campo a quello successivo: il colore blu indica le squadre che lo fanno più lentamente, il rosso indica le squadre che lo fanno più velocemente. Esaminando le migliori squadre del campionato (che spesso sono – non per una correlazione diretta – quelle che stringono il terzino dentro al campo) come Manchester City, Arsenal e Tottenham, si può notare come il Liverpool sia l’unica squadra il cui primo terzo di campo è colorato di rosso.

Oltre a quanto mostrato nella prima costruzione, i nuovi compiti di Alexander-Arnold forniscono dei vantaggi al Liverpool anche in fase di sviluppo e a possesso consolidato. Partendo da una posizione più arretrata ha la possibilità di posizionarsi in zone chiave della trequarti avversaria, ricevendo con una buone dose di libertà nel mezzo spazio destro da dove può servire dei traversoni tesi e ad effetto sul secondo palo (la giocata per antonomasia di Kevin De Bruyne), ma può anche provare la conclusione da fuori o inserirsi per far gol com’è accaduto contro Manchester City e Fulham.

Azione che si sviluppa sul lato sinistro, Alexander-Arnold legge lo spazio libero davanti a sé e accelera per farsi dare il pallone da Nuñez. Riceve nella sua zolla preferita da dove può servire un compagno sul secondo palo.

Situazione simile alla precedente, ma qua si trova già sulla trequarti e sfrutta il movimento di Gakpo per ricevere al limite dell’area e calciare in porta.

L’espediente trovato da Jurgen Klopp offre ulteriori conferme del fatto che l’aspetto importante nella ricerca della strategia migliore non è emulare pedissequamente ciò che fanno gli altri, bensì rubare degli elementi del gioco altrui per poi adattarli alle caratteristiche dei giocatori a propria disposizione. La nuova evoluzione di Trent Alexander-Arnold lo ha reso un calciatore totale, in grado di avere un impatto sulla partita a diverse altezze e longitudini, sempre pronto a rischiare la giocata più difficile, più rischiosa, ma più remunerativa.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura