
“Il Napoli ha un attacco impressionante” ma “il Dnipro ha mostrato che possiamo batterli”. L’approccio di Rebrov e Yarmolenko alla gara, almeno a giudicare dalle rispettive dichiarazioni, è così approssimativo da sembrare affrettato. Nonostante la partenza di Dragovic, e un girone non agevole, gli ucraini devono guardare alla Champions con combattività, e in parte l’atteggiamento sicuro alla vigilia dell’esordio si spiega così.
L’allenatore, Serhij Rebrov, da calciatore ha accumulato più di duecento gol in carriera e 12 campionati vinti, in tre nazioni diverse. Alla Dinamo ha passato 11 anni, conquistando 19 titoli totali e segnando 163 gol, da allenatore ha vinto 3 coppe e 2 scudetti in due stagioni e mezzo. La sua Dinamo ha un gioco solido e propositivo, basato su una rigida verticalità: la squadra è schierata preferibilmente con il 4-3-3, con un atteggiamento semplice ma diligente, in grado di interpretare in maniera attiva entrambe le fasi.
Quasi scolastico
In fase di costruzione, la Dinamo si sistema in modo molto definito, coi giocatori di fascia (terzini e ali) alti e larghi, e i tre centrocampisti centrali a formare un triangolo relativamente stretto. Questo posizionamento costringe gli avversari a scegliere tra la superiorità numerica al centro (liberando il passaggio sull’esterno) o la copertura in ampiezza (rendendo più semplice la ricezione dei tre di centrocampo).

Il posizionamento ampio dei quattro difensori è metodico: pur non disdegnando la ripartenza veloce, gli ucraini non hanno fretta; la palla oscilla continuamente da destra a sinistra e la verticalizzazione viene tentata solo dopo che si è trovato uno spazio certo.
Nella creazione delle linee di passaggio è fondamentale il lavoro di ali e mezzali: i quattro fanno un continuo movimento a pendolo, cercando di spezzare le linee difensive avversarie con ripiegamenti profondi o inserimenti improvvisi alle spalle della difesa. Pur spostandosi su una sola direttrice (un giocatore incontro, l’altro in profondità), il movimento dei quattro si alterna continuamente, e riesce comunque ad essere imprevedibile. Se attuata coi tempi giusti, l’azione può essere rapida e mortifera.
Qui sotto un esempio: Yarmolenko finta il movimento in profondità e viene incontro, la palla va subito in verticale per il taglio dell’esterno Jùnior Moraes, che serve l’inserimento di Buyalskyy
A palla persa
Nei primi secondi di transizione negativa la Dinamo Kiev cerca la riconquista immediata, aggredendo il portatore allo scopo di tagliargli tutte le linee di passaggio. Una volta che gli avversari hanno consolidato il possesso, però, si sistema con un 4-1-4-1 molto stretto e compatto. Generalmente, gli ucraini cercano di tenere il baricentro alto, e la fase di non possesso non è mai completamente passiva: quando il portatore arriva nella loro zona le due mezzali si staccano per pressare l’avversario, mentre gli altri quattro centrocampisti si riposizionano in modo da assorbire il movimento. Per non concedere troppa ampiezza, poi, il terzino sul lato del pallone marca a uomo l’esterno avversario, staccandosi dalla difesa, che si posiziona a tre.
Qui sotto si vede Sydorchuk uscire sul portatore e Danilo Silva marcare l’esterno, ma la squadra è molto stretta e non lascia spazio.

Questi accorgimenti aiutano la squadra a non difendere in modo eccessivamente piatto, ma espongono gli ucraini ad un lavoro mentale molto complesso: al primo errore (un’uscita del pressing sbagliata, o una mancata copertura), l’assetto difensivo di trova irrimediabilmente scoperto e vulnerabile.
Un esempio dalla partita con lo Shaktar: Buyalskyy esce sul marcatore, ma Rybalke e Husyev non coprono il movimento:
In questo inizio di stagione gli ucraini hanno messo insieme 5 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta. Ma la squadra di Rebrov ha ancora molti conti (tecnici, tattici) in sospeso, e la partita col Napoli sarà fondamentale per valutare le reali prospettive europee.
Finora la Dinamo ha affrontato squadre che difendevano con un baricentro basso, cercando di contestare il pallone solo nella propria metà campo. Contro squadre più aggressive l’assenza di un centrale di qualità come Dragovic si farà notare: la coppia difensiva (Khacheridi e Vida) non ha piedi raffinatissimi, e il rischio molto concreto è quello di rallentare eccessivamente la manovra.
Inoltre, per ovviare ai problemi di fluidità della manovra, il peso della costruzione offensiva ricade quasi sempre su Yarmolenko e sulla sua capacità in dribbling, in grado di spezzare le situazioni più bloccate. Troppo poco, forse, per competere ad alto livello.
A livello difensivo, il problema maggiore resta la copertura delle fasce: lo scorso venerdì lo Shakhtar ha impostato una partita su ripartenze veloci, con continui cambi di gioco alla ricerca dell’esterno sul lato debole. Bernard (l’ala sinistra) ha sfilacciato la fase difensiva degli ucraini a furia di isolamenti nell’uno contro uno e tagli alle spalle del terzino, costruendo occasioni su occasioni.
Bernard, un giocatore rapido e tecnico che gioca a piede invertito. Ai tifosi del Napoli dovrebbe ricordare un giocatore belga a disposizione di Sarri…