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Emanuele Mongiardo
Come gioca il Girona capolista
01 nov 2023
01 nov 2023
Guida alla squadra rivelazione in Liga.
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Emanuele Mongiardo
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IMAGO / ZUMA Wire
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Michel Sanchez è una leggenda del Rayo Vallecano. Nato e cresciuto a Vallecas, ha indossato per ben diciassette stagioni, tra il 1992 e il 2012, la maglia con la franja, cioè la banda obliqua che spezza la maglietta del Rayo. Con 313 partite, è il primatista per presenze nella storia del club, oltre che il secondo miglior marcatore con 48 gol. Michel era una mezzapunta estrosa, di bassa statura ma con un sinistro vellutato. Era uno specialista delle punizioni che, come tanti giocatori della sua generazione, aveva imparato a calciare ispirandosi alle videocassette di Maradona. Nonostante la tecnica, però, Michel non ha mai avuto una carriera di primo livello in Liga. Paquito, suo allenatore a metà anni ’90, gli diceva che nonostante si trattasse del giocatore più talentuoso della rosa, sarebbe stato quello che avrebbe utilizzato di meno. «Oggi mi rendo conto che aveva ragione, perché ero un calciatore che si rendeva utile solo con la palla. Senza palla ero un uomo in meno».

Michel parla senza rimpianti della sua carriera da giocatore. A suo dire, non aveva la mentalità per andare a conquistare il pallone, pensava fosse compito dei suoi compagni. «Il calcio non è così», affermava a proposito in un’intervista della scorsa stagione, quando il suo Girona si era stabilizzato a metà classifica, lontano dalla lotta per la salvezza. Fa strano associare la descrizione di un giocatore simile al Michel allenatore, l’architetto di una delle squadre più entusiasmanti d’Europa in questa prima parte di stagione, in cui il singolo esalta il collettivo e viceversa. Oggi non solo il Girona nuota lontano dalle secche della zona retrocessione, ma ha saputo issarsi addirittura in cima alla classifica, a pari punti con il Real Madrid (28).

Michel ha 48 anni, non proprio giovanissimo per gli standard del calcio moderno, dove sempre più allenatori si fanno strada prima dei quaranta. Tuttavia, questa è solo la sua sesta stagione da allenatore professionista. Fino al 2017, infatti, è stato coordinatore del settore giovanile del Rayo. Chiamato a stagione in corso sulla panchina della prima squadra per evitare la retrocessione in Segunda B, la terza divisione del calcio spagnolo, da lì è iniziato il suo percorso come tecnico, che lo ha portato a diventare uno specialista delle promozioni in Liga. Michel, infatti, ha conquistato la Primera Division con tre squadre diverse: ha ottenuto la promozione diretta con Rayo e Huesca, e ha vinto i playoff con il Girona.

L’affermazione a Girona

Nonostante i successi, però, fino allo scorso anno Michel non era mai riuscito ad affermarsi in Liga. Sia col Rayo nel 2018/19 che con l’Huesca nel 2020/21 era stato esonerato a stagione in corso. In entrambe le occasioni aveva provato a traslare in Primera le idee con cui aveva costruito le sue vittorie in Segunda, ma non aveva mai avuto a disposizione rose adeguate, che riuscissero a reggere l’impatto della categoria. Soprattutto, non aveva trovato società che lo appoggiassero con convinzione.

A Girona il sostegno del club non è mai mancato, nemmeno nei momenti più difficili. La passata stagione non era iniziata nel migliore dei modi per i catalani, che dopo dieci giornate si ritrovavano al diciottesimo posto. La dirigenza, però, non ha mai dubitato di lui. Il Girona appartiene al Football City Group e il gioco di posizione proposto dal tecnico è un modello coerente con la visione del club: per questo la sua permanenza non è stata mai in discussione. Così, il Girona ha cominciato la sua risalita fino al decimo posto.

Già lo scorso anno i catalani si erano dimostrati una delle realtà più brillanti della Liga. Michel aveva costruito una squadra divertente e organizzata, capace di esaltare le migliori individualità a disposizione. Tanti club si sono invaghiti dei giocatori del Girona, che ha dovuto affrontare un'estate di cessioni illustri. Sono partiti un centrale di sicuro affidamento come Santiago Bueno, acquistato dal Wolverhampton, e un’ala talentuosa come "Roro" Riquelme, tornato all’Atletico Madrid dopo il prestito. Taty Castellanos, centravanti fondamentale per la manovra, si è trasferito alla Lazio, ed è andato via anche Oriol Romeu, mediano e pilastro difensivo della squadra, partito addirittura alla volta di Barcellona.

Per sostituirli, sono arrivati Eric Garcia e Daley Blind in difesa, mentre in attacco il nome nuovo è quello dell’ucraino Artem Dubvik, acquistato dal Dnipro-1. Soprattutto, dal Troyes, altra squadra del Football City Group, è arrivato l’esterno brasiliano Savinho, ad oggi l’uomo più talentuoso tra le mani di Michel.

Il Girona 2023/24

La volontà del Girona è quella di essere una squadra dominante, che passi più tempo possibile vicino la porta avversaria e lontano dalla propria. I catalani sono la seconda squadra della Liga per passaggi in area di rigore avversaria per 90 minuti (3,64; dati StatsBomb, come tutti gli altri di questo pezzo) dietro al Real Madrid (5,64). Per praticare un calcio simile c’è bisogno di un possesso ragionato sin dalle fasi iniziali della manovra: i passaggi corti permettono al Girona di avanzare in maniera compatta e con le distanze giuste che, una volta persa palla, permettono di riaggredire immediatamente gli avversari.

In fase di possesso, gli uomini di Michel si dispongono con una sorta di 3-1-5-1. Il terzetto arretrato è composto da Daley Blind sulla sinistra, l’ex Napoli David Lopez in mezzo e da uno tra Eric Garcia e Arnau Martinez a destra. Davanti a loro, il metodista è il capitano, Aleix Garcia. La trequarti viene occupata in tutti i corridoi verticali. Da manuale del gioco di posizione, Michel non rinuncia mai a due riferimenti fissi in ampiezza. A sinistra, il titolare indiscutibile è Savinho, mancino schierato a piede naturale. Sulla destra, invece, si alternano il terzino Yan Couto e l’ala Tsygankov. In mezzo, i tre centrocampisti avanzati sono Miguel Gutierrez, terzino con un passato da trequartista che stringe già da inizio manovra la propria posizione, Yangel Herrera e uno tra Ivan Martin e Tsygankov, quando non viene schierato in ampiezza. Il centravanti è Dubvik, che ogni tanto si alterna con l’ex reggino Stuani, ormai leggenda del Girona.

Come è facile immaginare, alla prima costruzione partecipano non solo i difensori e il regista, ma anche il portiere, Paulo Gazzaniga, arrivato in estate dal Fulham. Sia Gazzaniga che i tre difensori hanno grande confidenza col pallone.

Il Girona predilige la costruzione ragionata, ma non esaspera il primo possesso per attrarre gli avversari e giocargli alle spalle. Se riconosce subito la superiorità numerica e posizionale, insiste col palleggio corto, altrimenti cerca sbocchi più diretti. Ad esempio, contro il Siviglia di Mendilibar, una squadra che faceva dell’aggressività il proprio tratto distintivo, il Girona raramente ha saputo uscire dal pressing alto con un palleggio fitto. I catalani ricorrevano all’imprevedibilità di Savinho: senza passare per via centrali con passaggi rischiosi, Blind dal centro sinistra recapitava il pallone in diagonale al brasiliano più alto e aperto. Anche se girato di spalle, con l’uomo addosso o raddoppiato, Savinho sapeva inventare il dribbling che avrebbe sbloccato la situazione e che avrebbe inclinato il campo verso la porta del Siviglia.

Quando i difensori o il portiere in possesso non individuano il riferimento libero dietro il pressing, il Girona decide di lanciare lungo, con la punta che si apre, e l’ala e i centrocampisti avanzati che si addensano per recuperare la seconda palla.

Se, invece, gli avversari si assestano su un baricentro medio o basso, come hanno fatto la maggior parte delle squadre incontrate fino ad ora, il Girona ha tante armi con cui scardinare il blocco. Idealmente, l’obiettivo della manovra di Michel dovrebbe essere di servire i centrocampisti avanzati tra le linee o sui fianchi dei mediani avversari. Gli esterni alti e aperti sono sì uno sbocco per il possesso se non ci sono soluzioni interne, ma servono soprattutto ad allargare gli avversari e a creare spazi per le mezzepunte: difatti le ali, Savinho incluso, giocano in funzione dei loro compagni più interni.

Tutti i centrocampisti avanzati riescono a orientare il controllo in spazi stretti e a dare continuità alla manovra. Tsygankov è abile in protezione e a reggere il contatto spalle alla porta. Ivan Martin e Yangel Herrera, invece, sono specialisti del primo controllo. Il venezuelano, in particolare, se riesce a farsi vedere tra le linee, sa sempre orientarsi nella maniera giusta per allontanare il pallone dagli avversari con lo stop e predisporsi per la giocata successiva: la verticalizzazione per Dobvik oppure l’apertura per Savinho.

Per favorire le ricezioni interne, i giocatori della fascia centrale ruotano spesso. Può capitare che una delle mezzepunte (di solito Miguel Gutierrez sul centro sinistra) si abbassi vicino ad Aleix Garcia oppure che il capitano stesso decida di avanzare. Aleix, infatti, è un regista atipico, molto più dinamico di un classico metodista della Liga per via del suo passato da mezzala. Così, se un compagno si abbassa e crea un buco attraendo un centrocampista avversario, il capitano può anche occupare quello spazio in avanti per ricevere in maniera dinamica. In generale, le avanzate della seconda linea sono un’arma a cui il Girona ricorre contro blocchi bassi. I movimenti da dietro possono cogliere di sorpresa gli avversari più facilmente. Li eseguono, come detto, i centrocampisti, ma anche i difensori: è il caso dello splendido gol di Dobvik contro l’Almeria, in cui la difesa non ha saputo leggere l’arrivo di Blind dalle retrovie nel corridoio intermedio.

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Come dimostra la percussione dell’olandese, il contributo dei difensori contro avversari chiusi è fondamentale. Blind e Arnau per la loro formazione da terzini, Eric Garcia e David Lopez per la loro falcata, sono tutti abili a prendere controtempo gli avversari posizionati a copertura dello spazio e a superarli in conduzione. A quel punto, lasciare la palla scoperta ai difensori del Girona è davvero rischioso: possono raggiungere i compagni più avanzati anche se la linea di passaggio è particolarmente stretta, oppure pescare Dobvik o Savinho alle spalle della difesa se gli avversari non assorbono per tempo i loro tagli profondi.

Se proprio non c’è spazio al centro, poi, si possono sfruttare le fasce, magari passando prima da Aleix Garcia. Il contributo più grande del capitano contro avversari chiusi, infatti, sono i cambi gioco. Solo Kroos, in Liga, è capace di aprire il campo meglio del catalano. Le sue sventagliate sono tese, spesso indirizzate sulla corsa dell’esterno, che così riceve in movimento: i suoi lanci preferiti vanno da sinistra verso destra, in direzione di Yan Couto o di Tsygankov, più di rado li indirizza verso Savinho. Con quella capacità di disegnare parabole taglienti e con il numero quattordici sulle spalle, non può non sembrare una versione di provincia di Xabi Alonso. La precisione del suo destro è vitale per il Girona: se non ci sono sbocchi interni, la squadra sposta il possesso sulla fascia, dove si forma una catena; dopo aver attratto gli avversari sul lato e aver fatto scivolare il blocco avversario, si ritorna indietro da Aleix, che lancia verso il fianco scoperto, dove nel migliore dei casi chi riceve può attaccare il lato corto dell’area di rigore.

Michel, insomma, ha fornito linee guida chiare ai suoi giocatori, capaci di dargli sicurezza col pallone. La classifica del Girona non è casuale e i suoi numeri in attacco sono tra i migliori della Liga: i biancorossi sono quarti per non-penalty Expected Goals per 90 minuti (1,50) e quinti per quelli prodotti su azione manovrata (1,11). Il Girona ha segnato 25 gol a fronte di 16.51 xG creati, un rendimento sopra le aspettative, indice della qualità dei giocatori offensivi (ancora di più se consideriamo che ha segnato solo un rigore fino ad adesso).

La variabile Savinho

Alla base del grande inizio di stagione del Girona vi è di certo il lavoro di squadra. Tuttavia, la produzione offensiva non sarebbe stata la stessa senza l’estro di uno dei migliori giocatori del campionato: Savinho Moreira. È un classe 2004 e ha passato la scorsa stagione al PSV senza lasciare traccia. Come detto, ha raggiunto la Spagna tramite il Football City Group e Michel ha detto di essersi accorto di lui già in primavera, durante il Mondiale Under 20.

È veramente strano osservare un’ala come Savinho nel 2023. Occupare l’ampiezza con un giocatore a piede naturale non è una novità in una squadra che pratica il gioco di posizione. Tuttavia, il brasiliano riesce ad avere degli spunti che sembrano appartenere davvero ad un'altra epoca, precedente al monopolio delle ali a piede invertito. Savinho sfida in continuazione il terzino e riesce a superarlo anche quando gli concede poco spazio in profondità. Come i migliori talenti brasiliani, conosce l’arte dell’inganno e non c’è situazione in cui non possa inventare un dribbling, magari un tunnel irrisorio. Da Neymar e Vinicius ha preso il gusto per gli scavini da fermo, con cui fa passare la palla sopra la testa degli avversari per poi lasciarseli dietro. La sua caratteristica tipica è quella di riuscire a condurre verso il centro nonostante giochi a piede naturale. Col pallone incollato al sinistro, Savinho è imprendibile anche quando porta palla dentro al campo, troppo rapido e troppo preciso nel cambiare direzione per qualsiasi avversario.

Nonostante il sistema di Michel non sia disegnato per renderlo protagonista e non gli chieda di intervenire in maniera organica nel gioco, visto che deve limitarsi ad aspettare palla alto e aperto, è indiscutibilmente lui il fuoriclasse di questa squadra.

Savinho è una delle novità più belle di questo inizio di stagione, forse il giocatore più divertente d’Europa al momento. In questa fase della sua carriera, siamo tutti attratti dai suoi dribbling e quindi tendiamo a sottovalutare altri aspetti del suo gioco, che lasciano immaginare un futuro radioso: nonostante il talento palla al piede, non è per nulla pigro e, anzi, quando può attacca la profondità alle spalle del terzino con ottimo tempismo.

Nel concreto, poi, il suo contributo alla manovra passa anche dai cross. Con gli scatti verso il fondo, anche quando c’è poco spazio, Savinho crea sempre separazione dal terzino ed è in grado di scoccare parabole arcuate, che cadono alle spalle dei difensori sul secondo palo.

I cross, in generale, sono un altro modo in cui il Girona può colpire. Non si tratta della loro soluzione preferita, ma i catalani sanno usarli in maniera efficace: si tratta della quarta squadra per cross riusciti in area per 90 minuti (3,18) e della seconda per assist ricavati da cross (8).

La fase difensiva lontano dalla porta

Il Girona sta proseguendo nel solco di un’idea di gioco germogliata ormai due stagioni fa e che lo scorso anno si è dimostrata valida anche in Liga. Dal decimo posto del 2022/23 al rendimento di questo autunno, però, c’è più di qualche gradino di differenza. Oltre al miglioramento dei giocatori già in rosa, con un altro anno di esperienza in Primera alle spalle, hanno influito le scelte di mercato e gli aggiustamenti con cui Michel si è adeguato alla nuova rosa.

Oriol Romeu, tornato a luglio al Barcellona dopo dodici anni, non è stato davvero rimpiazzato. Romeu era il giocatore più importante della squadra in fase di non possesso, capace grazie al senso della posizione e al fisico di tamponare le transizioni avversarie e di rendere più solida la difesa della propria area. Michel si è ritrovato senza un vero incontrista, ma con un livello tecnico della rosa globalmente più alto: così, invece di cercare un profilo simile a Romeu, il Girona ha scelto di affidarsi al controllo del pallone per difendersi meglio. Blind ed Eric Garcia danno tutt’altra pulizia alla circolazione bassa; sulla sinistra, Savinho raramente perde palla sotto pressione e così gli attacchi diventano più continui.

I catalani, in questo modo, si sono trasformati in una delle squadre più dominanti della Liga. Insistere sul possesso ha avuto ricadute positive non solo in fase offensiva, ma anche in difesa. È un discorso legato alla cessione di Romeu e al fatto di aver messo al suo posto un centrocampista del tutto diverso come Aleix Garcia. Lo ha spiegato lo stesso Michel: «Se hai un giocatore in grado di vincere duelli, non hai bisogno di tenere troppo il controllo del gioco perché lui si occuperà di recuperare il pallone. […] Con Aleix [Garcia, ndr] ciò che cerchiamo ora è far sì che l’avversario resti ancora più basso, stia di più nella zona 1 della sua metà campo affinché la nostra pressione sia più feroce […]. Per questo dobbiamo eseguire più passaggi».

Il giro palla ragionato serve proprio a rendere più agevole il gegenpressing. Schiacciare gli avversari nella propria trequarti significa compattare in avanti la squadra e quindi alzare nella metà campo offensiva anche i giocatori incaricati delle coperture preventive, subito pronti a scalare in avanti una volta persa palla. Aggredire in alto è un buon modo sia di controllare la partita, sia di trascorrere meno tempo possibile vicino la propria porta: Blind, Eric Garcia, Arnau, Miguel Gutierrez e Yan Couto sono tutti difensori poco efficaci, se non proprio distratti, nella copertura dell’area.

Il Girona pertanto ha alzato le percentuali di possesso ed ha acuito la riaggressione e la fase di pressing. Nella classifica del PPDA è ottavo (8,90), a fronte del sedicesimo posto del 2022/23 (10,97).

In pressione alta, gli uomini di Michel si dispongono con un 4-4-2: Miguel Gutierrez ritorna terzino sinistro e Blind, quindi, stringe da centrale. David Lopez dalla difesa si alza per tornare nel vecchio ruolo di mediano accanto ad Aleix Garcia, mentre l’altro centrocampista (Ivan Martin o Yangel Herrera a seconda di chi c’è in campo) si alza vicino alla punta. A sinistra, Savinho si concentra sul terzino; a destra, invece, nelle ultime gare l’ala sta stringendo la posizione a metà tra il terzino e il centrale, così da poter aggredire il difensore: la copertura alle spalle, se viene saltato il suo pressing, deve dargliela il terzino destro scalando in avanti. I due mediani rimasti nel mezzo si dispongono in diagonale: Aleix Garcia si alza vicino ai centrocampisti avversari, mentre David Lopez rimane alle sue spalle. I giocatori devono scivolare da un lato all’altro, scegliendo l’avversario da prendere in consegna a seconda del lato in cui si sposta la palla: è un lavoro meticoloso, un tipo di pressing più flessibile nel cambiare uomini di riferimento rispetto a ciò che siamo abituati a vedere in Italia. Le due punte devono uscire sui centrali ma, nello scivolamento, schermare anche il mediano più vicino alla difesa. Aleix Garcia deve uscire su uno dei mediani, mentre David Lopez deve coprirlo e capire quando collassare sul lato se gli avversari si spostano in fascia.

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Il rischio, con un atteggiamento del genere, è di concedere ricezioni proprio sui fianchi dell’ex centrocampista del Napoli. Forse per mancanza d’abitudine, o forse per mantenere un uomo in più nella linea arretrata viste le scarse qualità atletiche di centrali e terzini, i difensori del Girona non escono mai aggressivi in avanti per tamponare gli uomini ai lati di David Lopez. Se gli avversari riescono a girare palla e a trovare una falla negli scivolamenti, il Girona è costretto a correre all’indietro più del dovuto, senza mediani capaci di coprire tanto campo e senza specialisti difensivi.

Patrimonio della Liga

Arrivati a novembre, è difficile pensare che il Girona possa mantenere la testa della classifica, ma non è improbabile immaginarli fino alla fine coinvolti nella lotta per la Champions. Alle spalle del terzetto Madrid-Barcellona-Atleti non è chiaro quale sia la candidata più seria per il quarto posto. Il Siviglia è di nuovo in preda ad una crisi tecnica e, come lo scorso anno, si ritrova nei bassifondi della classifica. Real Sociedad, Athletic Club, Real Betis e Rayo Vallecano sono tutte squadre in salute, che però non godono di un vero scarto tecnico nei confronti del Girona: i punti di vantaggio accumulati in queste prime giornate potrebbero rivelarsi decisivi alla fine.

La Liga ha passato stagioni davvero difficili negli ultimi tempi. La tirannia economica della Premier ha depredato quello che fino a cinque anni fa era uno dei migliori campionati: oggi i migliori allenatori e i migliori talenti lasciano la Spagna ancora prima di affermarsi in maniera definitiva.

Alle necessità economiche, si sono aggiunte poi contingenze di campo che hanno reso sempre meno interessante il torneo: partite noiose, con pochi eventi, spezzettate dalla severità degli arbitri e da sempre più squadre abituate a giocare al limite del regolamento, che facevano della furbizia e della durezza le proprie prerogative. Quest’anno, però, la classe media sembra aver trovato più brillantezza nelle proposte di gioco: c’è la tecnica del Betis di Isco e del Las Palmas di Jonathan Viera, i ritmi alti dell’Athletic di Valverde e i talenti della Real Sociedad, che stiamo imparando ad apprezzare anche in Champions. Il Girona di Michel, di Blind, di Aleix Garcia e di Savinho rappresenta uno dei patrimoni più grandi del calcio spagnolo, capace di soddisfare gli amanti della tattica ma anche quelli del talento individuale. Una squadra, soprattutto, in grado di competere ad alti livelli, di essere al contempo pericolosa e solida in difesa.

Adesso, però, arriva la parte più difficile. Le avversarie stanno iniziando a prendere contromisure. Il Celta di Benitez ha scelto di rinunciare a qualsiasi velleità offensiva pur di limitare il Girona: i galiziani sarebbero riusciti a sgraffignare un punto se non fosse stato per uno spunto di Yangel Herrera al 90’. Fino ad ora, i catalani hanno affrontato quasi solo squadre della parte destra della classifica (comprese nobili decadute come Siviglia e Villarreal). Adesso, però, arriveranno i confronti con avversi di livello tecnico più alto. Riuscirà il Girona ad imporre lo stesso il proprio contesto? Il pressing e la riaggressione di Michel, dai quali dipende la solidità difensiva, saranno altrettanto efficaci contro squadre più abili col pallone?

Se il Girona saprà mantenere un rendimento simile, allora avremo un’altra seria candidata ad un piazzamento in Champions.

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