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Foto di Marco Bertorello / Getty Images
Sport Andrea Minciaroni 4 agosto 2018 3'

Come fanno i ciclisti a fare pipì?

Luca aveva questo forte dubbio. Risponde Andrea Minciaroni.

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Gentile Redazione,

 

Una domanda magari scema ma di cui sento il bisogno: come fanno i ciclisti professionisti a fare pipì?

 

Grazie per l’attenzione

 

Luca

 

Risponde Andrea Minciaroni, filosofo della pipì

 

Caro Luca, senti questa frase: «Pipì. La facciamo tutti, ma non la sprechiamo! Da quattro anni misuro che cosa c’è nella mia urina per migliorare la mia prestazione. Fa ridere, ma è vero».

 

Non è una frase presa a caso, a dirlo è stato il campione del mondo Peter Sagan. Durante l’edizione del centenario del Giro d’Italia, Peter Sagan ha pubblicato una foto bizzarra su Instagram. Lui che si fa fotografare mentre fa pipì, con un link in allegato che spiegava come sia fondamentale per i corridori misurare anche i valori della propria urina. Il metodo spiegato da Sagan è semplice: si utilizza una piccola striscetta che misura la propria Urine Specific Gravity, misurando vari valori tra cui il corretto stato di idratazione corporea. Quando si è correttamente idratati l’urina è meno concentrata, se si è disidratati invece è più concentrata.

 

Se si monitora la propria Urine Specifica Gravity per tutto il giorno – durante le corse –  si possono modificare le abitudini su quando, quanto e come bere. Questo per capire esattamente come rimanere idratati alla perfezione. Va da sé, che di riflesso, con questo metodo si può anche provare a capire quanti liquidi il corpo espelle e quindi quando fare pipì.

 

Ovviamente, sottolineo, si può provare ma non è una scienza esatta. Anche perchè, i liquidi che vengono espulsi dal corpo, passano anche per altri fattori come la sudorazione. E poi vale sempre il detto: “quando scappa scappa”.

 

E allora come fanno i ciclisti? Rispondo più direttamente alla tua domanda: dipende dalla situazione in cui si trovano. Cambia tutto in base al contesto della corsa e se il corridore si trova da solo o con i suoi compagni. In base a questi fattori  possiamo immaginare tre scenari possibili:

 

Pipì senza paranoie

Se ci si trova in una situazione di gara tranquilla e bisogna per forza fare pipì, il corridore si stacca con la squadra, o anche solo 2-3 compagni che formano un piccolo plotoncino, e si ferma del tutto.  I compagni aspettano, il corridore fa pipì e poi rientra in gruppo grazie al loro supporto.

 

Situazione migliore. Livello pisciata serena: 7/10

 

[Nota bene: il 10 si raggiunge solo a casa propria senza incontrare fila al bagno. Anzi, a pensarci bene il 10 si raggiunge solo all’aria aperta, tra prati verdeggianti, temperatura di 22 gradi, vento fresco e alberi in fiore].

 

Pipì imparanoiata

Qui la cosa si complica. Se il corridore è in fuga, o comunque in una situazione in cui sarebbe piuttosto difficile e dispendioso rientrare in gruppo – come prima di un attacco di una salita – bisogna farla “al volo”. Non ci si può fermare, sarebbe troppo rischioso. Quindi? Si rallenta un po’ e ci sa fa aiutare dai compagni che, toccando per qualche attimo il corridore, lo mantengono in equilibrio.

 

Eccotene un esempio.
Difficile, ma non impossibile. Livello psiciata serena 5/10

 

Pipì quasi impossibile

È la peggiore situazione in cui trovarsi. Il corridore è in fuga, non può fermarsi, i suoi compagni sono rimasti attardati e non possono aiutarlo. Che fare? Niente, si ripete lo scenario numero 2 ma in modo peggiore.

 

Nessuno aiuta il corridore a stare in equilibrio, quindi a meno che non si è dei fenomeni veri, per fare pipì ci sporcherà sicuramente. Anche perché bisogna ricordare l’abbigliamento dei corridori: non possono tirarsi giù i pantaloni, ma dovrebbero svestirsi completamente. Quindi devono per forza farla da vestiti, arrotolando magari i pantaloncini per non provare un getto interno esplosivo. Ah, e bisogna sperare di non trovarsi in una situazione di fuga durante la diretta televisiva.

 

Quasi impossibile, ma se scappa scappa. Livello pisciata serena 3/10

 

Ricapitolando, tutti dipende dal contesto in cui si trova durante una corsa. Se scappa in una situazione tranquilla e se ci sono i compagni di squadra la cosa diventa più semplice; altrimenti è complicato ma comunque ci si riesce.

 

Certo, non abbiamo preso in considerazione il discorso feci, ma qui siamo su un altro livello. Come insegna Dumoulin, per certe cose si può rischiare anche di perdere un Giro d’Italia.

 

 

Tags : la posta del cuoretour de france

Andrea Minciaroni vive a Roma, dove gira con vecchie biciclette usate sfidando le buche e il famoso traffico della capitale.

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