Questa estate, mentre il calcio italiano assisteva all’arrivo di Cristiano Ronaldo – un colpo accolto con esaltazione e sbigottimento, foriero di tante altre super-trattative che hanno affastellato le prime pagine dei giornali (da Balotelli al Parma a Modric all’Inter) – nei corridoi della Figc era in atto una vera e propria guerra civile. In poche settimane prima i fallimenti in serie di Bari, Cesena e Avellino avevano lasciato “aperte” tre posizioni nel campionato di Serie B, per cui avevano fatto richiesta di ripescaggio cinque squadre: Novara, Catania, Siena, Ternana e Pro Vercelli. Ad opporsi c’erano i 19 presidente della Serie B, che spingevano per bloccare i ripescaggi, in modo da accelerare il passaggio al format di 20 squadre (e guadagnare qualcosa in più dai diritti televisivi, appena ceduti a Dazn).
A norma di regolamento (l’articolo 49 del Noif), la richiesta è irricevibile. Inizialmente il commissario straordinario Fabbricini è contrario (“Dovranno passare sul mio cadavere”), ma per alcuni giorni – mentre già si delineava una graduatoria ufficiosa dei ripescaggi, con Novara, Catania e Siena in testa – la FIGC resta in un silenzio imbarazzato e imbarazzante, lasciando spazio ad ogni tipo di speculazione. Ad inizio agosto Novara e Catania fanno festa in attesa dell’ufficialità del ripescaggio, mentre il Siena chiede garanzie, spinta dalla belligeranza della Ternana (prima esclusa) e il ricorso della Virtus Entella contro il Cesena.
Quest’ultimo passaggio va approfondito. La Virtus Entella, che era stata ripescata nel 2015, era automaticamente esclusa dalla graduatoria, ma era stata rimessa in gioco dalla sentenza del Tribunale Federale contro il Cesena, punita con 15 punti di penalizzazione per il caso delle plusvalenze fittizie con il Chievo. L’Entella chiedeva di applicare la pena con la “modalità afflittiva”, cioè nel campionato appena concluso e non nel prossimo, che il Cesena – formalmente scomparso – non avrebbe neanche giocato. In questo modo i liguri avrebbero ottenuto la salvezza “sul campo”, tornando a pieno titolo in Serie B.
Per diversi giorni è il caos: Fabbricini passa dal diniego al possibilismo, facendo drizzare le antenne a Balata, presidente della Lega di B, e Gravina, presidente della Lega Pro. Il primo agosto la Lega Pro annuncia che “Alla luce dell’elevato numero di procedimenti a tutt’oggi pendenti dinanzi alla Giustizia Sportiva” non procederà al sorteggio dei calendari, rimandando il campionato a data da destinarsi; pochi giorni dopo la Lega di B annuncia che procederà comunque al sorteggio dei suoi calendari, considerando solo le 19 squadre. È guerra aperta: Lo Monaco (ad del Catania) parla di “golpe”, Bandecchi (presidente della Ternana) dice che “Le squadre di B si sono vendute l’anima per 600 mila euro in più”.
Long story short. Nei mesi successivi arrivano una lunga serie di ricorsi e controricorsi, che arriveranno a prolungarsi fino ad ottobre inoltrato, quando la Serie B è già iniziata da una decina di giornate, e la Serie C – suo malgrado – è partita da un paio di settimane, dopo aver rinviato in misura precauzionale le partite Siena, Novara, Ternana, Catania e Pro Vercelli. Diverso il discorso della Virtus Entella, che tra un ricorso e l’altro resterà nel limbo fino a metà novembre.
Alla fine della fiera, a farne le spese è stata soprattutto la Lega Pro, che dalle 56 squadre preventivate si è trovata a dover comporre tre gironi raffazzonati: 20 squadre nei gironi A e B, e 19 nel girone C, dove è stata inserita a forza la Viterbese (lunghezza media per ogni trasferta: 1240 km). Il campionato di Serie C è iniziato solo il 15 settembre, con una lunga serie di recuperi e infrasettimanali.
Tra le non-ripescate la sorte peggiore è capitata alla Ternana: tra il 19 gennaio e il 23 febbraio si è ritrovata a giocare 9 partite di campionato, ne ha pareggiate 3 e perse 6, passando dal secondo posto potenziale (a -4 dal Pordenone) al 12esimo posto in classifica (+3 punti sulla terz’ultima). Diverso il discorso dell’Entella, che dopo l’esordio col Gozzano è tornata a giocare dopo due mesi di stop, riuscendo – nonostante tutto – ad assestarsi ai primi posti della classifica.
Nel frattempo sono arrivati anche i fallimenti di Matera e Pro Piacenza, che hanno aumentato le irregolarità di un campionato falsato già in partenza. Per alcuni mesi non c’è stata chiarezza neanche sul numero di promozioni: da regolamento dovevano essere quattro (le tre vincitrici del campionato e quella dei playoff), Gravina aveva paventato la possibilità di averne 7, come “risarcimento” per quanto successo in estate, alla fine saranno cinque: le tre vincitrici del campionato e le due “finaliste” dei playoff, che a questo punto non saranno più finaliste.