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Gian Marco Porcellini
Come Cristian Shpendi ha portato il Cesena in Serie B
01 apr 2024
01 apr 2024
L'attaccante albanese ha avuto una stagione straordinaria.
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Gian Marco Porcellini
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Cesena è la massima espressione del calcio romagnolo. L’unica provincia del territorio ad avere giocato in Serie A (13 campionati tra il 1973 e il 2015), nonché quella col maggior seguito (nella stagione in corso sta superando i 9.500 spettatori di media nelle partite casalinghe). Ma dopo la retrocessione in B nel 2015 e tre anni nella seconda serie, nell’estate del 2018 i bianconeri sono falliti a causa di un debito stimato tra i 50 e gli 80 milioni di euro, a cui è seguita una penalizzazione “post mortem” di 15 punti inflitta dal tribunale della Federcalcio per alcune plusvalenze fittizie contabilizzate assieme al Chievo.

Il “Cavalluccio” quindi è ripartito dalla Serie D, rilevando il titolo sportivo dal Romagna Centro sotto la denominazione di RC Cesena e tornando tra i professionisti già nel 2019. L’obiettivo era quello di salire in B nel medio termine e, dopo due annate di metà classifica, nel 2021/22 ha chiuso la stagione regolare al terzo posto, dietro Reggiana e Modena, per poi uscire in maniera rocambolesca al primo turno dei play off nazionali contro il Monopoli. Il 2022/23 è stato il primo anno in cui il Cesena è partita con l’ambizione di vincere il campionato e per diversi mesi è rimasto a contatto con la capolista Reggiana (che poi ha vinto il girone B), ma la sconfitta nello scontro diretto e i successivi 4 pareggi contro avversari abbordabili lo avevano condannato ai play off.

Gli spareggi della terza serie sono una sorta di Hunger Games, a cui partecipano 28 formazioni dei 3 gironi (9 per raggruppamento, più la vincitrice della Coppa Italia Lega Pro) e al termine di una serie infinita di gare a eliminazione diretta viene promossa in B solo una squadra. Il Cesena, in qualità di seconda classificata nella stagione regolare, ha saltato i primi due turni, entrando in gioco a partire dalla fase nazionale. Nei quarti ha eliminato il Vicenza, in semifinale però è uscita ai rigori contro il Lecco, in una doppia sfida dove ha sbagliato l’impossibile al ritorno, dopo aver vinto oltretutto la gara d’andata in Lombardia 2-1.

Un’annata piena di rimpianti per la formazione di Toscano, che almeno è riuscita a valorizzare il talento di Stiven Shpendi, che ad agosto è stato ceduto all’Empoli in prestito con obbligo di riscatto fissato a 2 milioni. Stiven è un attaccante del 2003, che ha passato gli ultimi 4 anni al Cesena tra giovanili e prima squadra assieme al fratello gemello Cristian. Gli Shpendi vengono da famiglia albanese – sono nati e cresciuti in Italia, più precisamente ad Ancona – e hanno sempre giocato assieme in attacco: prima nel Real Metauro, poi al Delfino Fano e a seguire nel vivaio della San Marino Academy, dove li ha scovati e formati il tecnico Filippo Masolini, che ha caldeggiato il loro acquisto quando si è trasferito al Cesena. «È stata una trattativa di 42 giorni, quella tra il Cesena e il San Marino», mi ha detto il caporedattore del Corriere Romagna Alessandro Burioli «Che si è risolta con un prestito con diritto di riscatto complessivo di cinquemila euro».

Entrambi esordiranno in Serie C già nel 2021, a poco più di 18 anni. Stiven nella stagione 2021/22 ha messo insieme un paio di spezzoni, mentre Cristian giocherà da titolare a Olbia alla quinta giornata. «Avendo l’obbligo di schierare i giovani [in Lega Pro per accedere al contributo federale per l'impiego dei giovani, le società devono schierare almeno un Under 23 e almeno due Under 24, accumulando almeno 270 minuti di gioco, ndr] l’allenatore William Viali provò un po’ tutti i ragazzi, tra cui Cristian», aggiunge Burioli «Ma nel girone di ritorno la nuova proprietà americana non aveva interesse a puntare sul minutaggio dei giovani e gli Shpendi sono tornati in Primavera, dove hanno comunque contributo alla promozione del Cesena in Primavera 1».

Pur essendo entrambi degli attaccanti centrali, gli Shpendi hanno caratteristiche un po’ differenti: Stiven è più una seconda punta, mentre Cristian è più un classico numero 9. Anche per questo hanno sempre fatto coppia in attacco, con un rendimento molto simile. Solo lo scorso anno si è creata una distanza tra i due: Stiven ha approfittato della stagione pessima di Udoh e Ferrante per prendersi il posto da titolare e consacrarsi come uno dei migliori giovani dell’intera C, collezionando 12 reti tra regular e post season. Il fratello invece ha pagato l’infortunio al ginocchio dopo la prima giornata giocata da titolare, che gli ha fatto saltare diverse giornate nella prima parte. «Al suo rientro era diventata la quinta scelta e ha giocato poco [appena 409 minuti in campionato, ndr]. Magari avrebbe potuto avere quello spazio che Toscano gli ha dato nei play-off, dove ha disputato tre partite da titolare».

Per Stiven è arrivata la chiamata dell’Empoli, Cristian invece è ripartito dal Cesena ma senza la certezza della titolarità, considerato che in attacco, oltre al confermato Corazza, si sono aggiunti due attaccanti con esperienze in B come Ogunseye e Kargbo, oltre al classe 2004 Berti sulla trequarti, di rientro dal prestito alla Primavera della Fiorentina.

Tutto questo rende la sua stagione da 21 gol in 25 presenze da titolare fin qui (compresa la Coppa Italia) ancora più incredibile. «Tra gli addetti ai lavori si pronosticavano 6-7 gol», ammette Burioli, «Nessuno si sarebbe aspettato che ne facesse una ventina».

Il dominio del Cesena nel girone B

Il Cesena ha cannibalizzato un girone B che sulla carta doveva essere molto più incerto, ma che ha visto i principali competitor per la promozione diretta, in primis Spal e Virtus Entella, uscire dai giochi nel giro di poche settimane. I romagnoli, dopo aver perso al debutto in casa dell’Olbia, hanno ottenuto una serie da 23 vittorie e 5 pareggi, interrotta soltanto a Carrara lo scorso 5 marzo (3-2 per i toscani). I bianconeri sono ripartiti dallo stesso allenatore, Domenico Toscano, uno specialista della categoria, e dagli stessi principi di gioco dell’anno precedente, cercando di aumentare la qualità diffusa del 3412, che si è trasformato in un 3421.

Pisseri in porta si sta dimostrando molto più affidabile di Tozzo e Lewis (figlio tra l’altro dell’ex presidente Robert), Donnarumma a sinistra ha dato ampiezza e un volume di gioco inedito su quel lato, permettendo ad Adamo di spostatrsi sulla destra, dove il suo rendimento è cresciuto in maniera esponenziale. Kargbo ha aggiunto imprevedibilità nel mezzo spazio di sinistra, il resto ce lo hanno messo i giovani promossi dal vivaio. Oltre ai già citati Berti e Shpendi, anche due giocatori come Pieraccini in difesa e Francesconi a centrocampo (entrambi del 2004) stanno rappresentando un valore aggiunto nella formazione più organizzata del girone, nonché quella capace di interpretare più registri. Perché il Cesena è in grado di alzare o abbassare l’intensità delle due fasi a proprio piacimento, fino a raggiungere dei picchi insostenibili per gli avversari. Sia quando difende, situazione in cui può decidere di recuperare palla in alto come di aspettare nel proprio terzo di campo, ma soprattutto quando attacca.

Non è una squadra che costruisce necessariamente dal basso, anzi non è raro vedere Pisseri rinviare lungo, ma gioca un calcio molto codificato, fatto di combinazioni rapide, smarcamenti e continuo sostegno al portatore di palla, sia in transizione sia in fasi di attacco posizionale.

Per chi è abituato al calcio d’élite situazioni del genere, in cui gli attaccanti compiono una serie di movimenti coordinati per sfilacciare la difesa, sono quasi ordinarie. In C però non è così comune una squadra così coesa, sempre pronta a fornire più linee di passaggio a chi ha la palla.

Può risalire il campo sia dalle fasce sia passando dai corridoi centrali, dove la qualità in distribuzione di un play come De Rose e la bravura nel leggere gli spazi di Berti creano spesso dei vantaggi posizionali, a cui stanno contribuendo anche gli strappi di un dribblomane come Kargbo e il talento di Shpendi.

La stagione di Shpendi

Shpendi in prima squadra si sta confermando un finalizzatore eccezionale, la cui influenza sul gioco però non si limita alla dimensione realizzativa. L'attaccante albanese ha giocato alcune gare, specialmente nella prima parte dell’anno, dietro la punta centrale Corazza, sia sul centro destra sia sul centro sinistra. Il suo gioco di passaggi è minimale, ma è bravo a proporsi nel cono di luce per fornire una linea di passaggio pulita al portatore. Può ricevere tranquillamente in zone esterne, ad esempio dettando il passaggio lungolinea al quinto, anche se chiaramente la sua pericolosità aumenta quando viene messo nelle condizioni di attaccare la linea difensiva.

L’attaccante marchigiano però fa davvero la differenza quando porta palla. Perché abbina alla struttura della prima punta (è alto 181 centimetri), la rapidità e l’allungo della seconda punta, che lo rendono un bug quasi ingiocabile in Lega Pro. Un fisico asciutto ma apparentemente definito, più riconducibile forse a quello di un brevilineo, considerato oltretutto che ha una corsa leggera e un’andatura cadenzata. L’impressione che ti trasmette è quella di un giocatore che non esprime mai veramente il massimo sforzo atletico, in grado di raggiungere subito un’ottima frequenza nel suo passo e di mantenerla anche in spazi stretti, sgusciando agilmente in mezzo agli avversari.

Qui passa quasi attraverso un difensore dell’Arezzo.

Questo perché riesce a prendere distanza dal marcatore anche quando riceve spalle alla porta, dimostrando buona resistenza ai contrasti. Se poi parte in conduzione è ancora più difficile da spostare, anzi in situazioni di equilibrio precario sembra quasi esaltarsi, surfando tra le maglie avversarie come un 125 che slalomeggia con disinvoltura nel traffico cittadino. Cristian non è sempre pulito nel tocco di palla e a volte la scopre molto, ma la superiorità fisica e atletica è tale che in Serie C difficilmente viene ripreso. Il dato dei dribbling completati, 2,1 per 90 minuti, è molto significativo per una punta: non è un illusionista di questo fondamentale, ma la sua brutalità nel prendersi gli spazi non lo rende meno efficace.

Va bene che l’Entella era scoperta e sbilanciata dopo aver perso palla su un calcio piazzato, ma il trattamento riservato a Shpendi in questa circostanza, ci dice qualcosa su quanto l’albanese sia temuto in categoria.

È possibile che Toscano inizialmente lo abbia schierato qualche metro più indietro per permettergli di guardare la porta e dare sfogo alla sua corsa con maggior facilità, mettendogli davanti una punta come Corazza a raccordare il gioco e aprirgli gli spazi. Ma nel medio termine, oltre a voler puntare con più continuità su Kargbo sul centro sinistra, il tecnico lo ha preferito allo stesso Corazza, oltre che per la sua voracità in area, pure per il lavoro costante in fase difensiva e la capacità di stressare la linea difensiva minacciando sistematicamente l’attacco della profondità.

Quando il Cesena vuole consolidare il possesso, Shpendi anche da prima punta svaria molto in orizzontale per moltiplicare le linee di passaggio e disordinare al tempo stesso la fase difensiva avversaria. Per il marcatore non è mai facile provare anticiparlo, sia per la velocità con cui il numero 9 muove la palla, sia perché la punta sa assorbire bene il contatto fisico col difensore.

via Imgflip

Qui praticamente fa perno su Martinelli del Pontedera e si apre lo spazio per servire Kargbo.

Shpendi non è propriamente un regista offensivo ma piegando i duelli individuali a suo favore riesce a crearsi gli angoli di passaggio per premiare anche compagni meglio posizionati, vedi questo passaggio chiave con la Vis Pesaro. Anche perché si sta rivelando un giocatore generoso, in grado di riconoscere le giocate (0,98 i passaggi chiave per 90 minuti). In più il piede debole, il sinistro, è al livello praticamente del destro e lo usa con una certa confidenza, anche nei passaggi di media lunghezza. È in area però che il classe 2003 sublima tutto il suo talento, dimostrando delle letture da attaccante consumato.

Il Cesena - e Shpendi in primis - riesce a dilatare le distanze della formazione avversaria aumentando l’aggressività senza palla e la velocità delle giocate, ma la punta non si fa trascinare dal caos che si alimenta sugli sviluppi dell’azione, al contrario lo doma pure in situazioni concitate, palesando una lucidità eccezionale per un ragazzo di 20 anni. Contro la Virtus Entella ad esempio ha ricevuto un pallone da Kargbo a 10 metri dalla porta con lo specchio apparentemente spalancato. Lui però vede, anzi in realtà sarebbe meglio dire: percepisce alle sue spalle l’arrivo di un difensore, che entra in scivolata per provare a contrastare un suo possibile tiro. A quel punto, quasi come un personaggio di Holly e Benji, lascia sfilare il difensore e lo manda a vuoto toccando la palla col tacco e portandosela sul destro. In questo modo si è creato le condizioni migliori per battere a rete, scansionando, o addirittura prevedendo ciò che sarebbe succede attorno a lui.

Contro il Sestri Levante invece ha controllato il traversone di Donnarumma in piena area. È libero perché i difensori liguri erano collassati su Pieraccini, a cui era indirizzato il cross, e decide di aggiustarsi il pallone con un palleggio di coscia, prima di lasciare ribalzare la sfera e calciarla di collo esterno sul palo. Sarebbe stato più semplice lasciar rimbalzare il pallone e tirare subito dopo il controllo orientato, e invece Shpendi ha preferito temporeggiare e aspettare il momento ideale per la battuta.

In queste due circostanze Shpendi ha calciato con violenza, in realtà nelle 55 conclusioni di questo campionato ho trovato soprattutto tiri di precisione, quasi centesimali. Una selezione di tiri sorprendente per un giocatore con così poche partite in prima squadra: Shpendi non sembra cercare la conclusione imparabile, ma una relativamente sicura, che difficilmente rientrerà nella disponibilità del portiere. Il fatto che calci indistintamente con entrambi i piedi accresce in maniera sensibile il suo bagaglio di soluzioni: dei 21 gol, 12 li ha segnati col destro, 7 col sinistro e 2 di testa, probabilmente il fondamentale in cui deve migliorare di più. Più che la qualità dei suoi tiri dalla media distanza – forse un altro aspetto perfettibile del suo gioco - fa impressione l’agilità nello stretto, la preparazione e in particolare il foot work con cui si costruisce gli angoli per calciare.

Contro la Lucchese ha prima stoppato con l’interno destro e poi eseguito una sterzata con l’esterno dello stesso piede con un cambio di direzione degno di uno slalomista.

Chiaramente è una stagione magica per lui e per il Cesena, in cui gli sta riuscendo tutto fin dalla prima giornata. Però certi tagli senza palla, o ancora la finta di tiro con cui squilibra Signorini del Gubbio per prendersi lo spazio per la conclusione, emanano vibrazioni da grande attaccante, che sente la porta e capisce prima degli altri le traiettorie del pallone.

Futuro in Serie B?

Di Cristian Shpendi si è parlato molto all'inizio di quest'anno, per via dell’assurda aggressione da parte di suo padre al portiere dell'Olbia, Filippo Rinaldi, reo di aver procurato un vistoso taglio alla testa di suo figlio nel corso del secondo tempo (uno scontro di gioco tra i due, in cui Rinaldi in uscita bassa ha travolto Shpendi sullo slancio). Nonostante questo, l'attaccante albanese non si è fatto condizionare e il suo rendimento non è rallentato, anzi nel 2024 ha segnato 10 gol nelle successive 13 giornate. In totale fanno 20 reti in appena 22 presenze da titolare in campionato e poco più di 2000 minuti totali giocati, che lo collocano in questo momento in cima alla classifica dei cannonieri dei tre gironi. Il tutto senza aver tirato neanche un rigore, un dato ancora più assurdo in una categoria dominata solitamente dal classico profilo dell’attaccante-di-categoria con centinaia di presenze alle spalle, o ancora da giocatori più o meno anziani, scesi dalle serie superiori per mantenersi competitivi. Per avere un termine di paragone, nella storia della Lega Pro unica, ossia dal 2014/15, i capocannonieri più giovani, Mancuso, Iemmello e Fischnaller, di anni ne avevano 24. Cristian invece ne compirà 21 il 19 maggio.

Effettivamente quello della punta è un ruolo in cui tempi di maturazione si possono allungare, e non sono rari gli esempi di giocatori che hanno iniziato a segnare in età avanzata. Come se a un certo punto della carriera avessero imparato a ottimizzare gli sforzi, acquisendo maggior consapevolezza nelle letture delle situazioni di gioco e di conseguenza nei posizionamenti e nella scelta del gesto tecnico più idoneo. Shpendi invece alla prima stagione da titolare tra i professionisti sembra un adulto in mezzo ai bambini, potenzialmente capace di colpire in ogni momento con un guizzo estemporaneo. Ma oltre a essere un grande finalizzatore, si sta imponendo per la sua esuberanza atletica, che lo rende davvero difficile da marcare quando porta palla e punta la porta.

Contro la Fermana, Shpendi ha preso la forma di un camion che ha travolto i difensori marchigiani.

Ora che il Cesena è riuscito a conquistare la promozione in Serie B, per via della vittoria casalinga contro il Pescara e la precedente sconfitta della Torres in casa del Gubbio, sarà interessante scoprire anche il futuro di Shpendi. Il doppio salto dalla C alla A ha detto male al fratello, che all’Empoli ha raccolto 400 minuti scarsi e sta pagando soprattutto l’impatto fisico con la massima serie. Cristian dal canto suo già a gennaio era stato accostato a Sampdoria, Pisa e Sassuolo e pare scontato vederlo il prossimo anno almeno in Serie B. In un campionato più probante bisognerà capire come riuscirà a gestire i duelli individuali e in particolare se il suo atletismo rappresenterà un fattore così dominante. Di certo è chiamato a un salto in avanti nel gioco aereo, oltre che a un lavoro di pulizia nel controllo palla. Più in generale dovremo “pesare” Shpendi anche nei fisiologici momenti di down, in cui attraverserà momenti dove segnerà meno e dovrà mantenere la giusta serenità.

Il rendimento nel club determinerà poi il futuro in chiave nazionale. Attualmente Cristian e Stiven giocano nell’Under 21 albanese, però sarebbero convocabili anche dall’Italia, visto che sono nati e cresciuti tra Marche e Romagna. «Giocare per l’Albania è un orgoglio», ha raccontato Stiven, seduto accanto al gemello «Poi se viene anche l’Italia e ci sarà questa scelta da fare... spero ci sia questa scelta da fare».

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