Una 4-0, pur in una gara che contava “solo” per il primo posto nel girone, non è mai indolore. Allegri ha incassato il suo peggior risultato alla guida della Juventus, e lo ha fatto contro un’avversaria che si è dimostrata decisamente più competitiva sotto ogni aspetto, nonostante le assenze.
Senza Havertz e con Lukaku e Werner appena rientrati dagli infortuni, Tuchel sceglie Pulisic come punta mobile davanti a Hudson-Odoi e Ziyech. Dietro di loro, il resto della squadra vedeva la difesa composta da Chalobah, Thiago Silva e Rüdiger, e il centrocampo da Jorginho e Kanté, con Chilwell a sinistra e James a destra. Allegri, invece, si è presentato con Cuadrado, Bonucci, de Ligt e Sandro in difesa, McKennie, Bentancur, Locatelli e Rabiot a centrocampo, Chiesa e Morata.
Nella frenesia dei primi minuti non è stato subito chiaro che tipo di assetto senza palla avesse la Juventus: Chiesa sembrava trovarsi in una posizione ibrida tra la seconda punta e l’esterno sinistro, dato che partiva defilato ma leggermente avanti rispetto al resto della seconda linea di pressione.
Il dominio territoriale del Chelsea però si è fatto subito talmente insistente che la struttura bianconera si è sfaldata. Chiesa ha finito per giocare decisamente in basso, per cercare di dare una mano ai compagni sotto la linea del pallone, e a tratti persino Morata ha fatto lo stesso. I lunghissimi spezzoni di difesa posizionale della Juventus hanno portato i mediani a cercare di assorbire gli inserimenti avversari, in particolare è stato evidente il controllo di Rabiot su Kanté, mentre McKennie sul centro-destra dava una mano a Cuadrado contro Chilwell e Hudson-Odoi. Bentancur e Locatelli scivolavano lateralmente per cercare di creare condizioni numeriche più vantaggiose contro le combinazioni di catena del Chelsea.
La Juventus però ha faticato a limitare l’assedio. Ha sporcato qualche conclusione, commesso qualche fallo per interrompere azioni rischiose, ma la verità è che la partita si è messa subito su un piano chiaro, con i padroni di casa dominanti. La palla dell’1-0 è arrivata ai piedi di Chalobah dopo un rimpallo fortunoso su Rüdiger, ma sembrava davvero fosse solo una questione di minuti. Ma come ha fatto il Chelsea a schiacciare così tanto i bianconeri?
Il Chelsea ha sfaldato il blocco di Allegri
La Juventus non riusciva proprio ad alzare il suo pressing di qualche metro, anche solo per prendersi una tregua, a causa di alcune contraddizioni strutturali nell’organizzazione delle uscite venute fuori col passare dei minuti. La posizione ibrida di Chiesa, per esempio, portava spesso Rabiot a defilarsi insieme a Kanté e a difendere largo; Bentancur doveva uscire su Rüdiger, mentre McKennie era schiacciato per non rischiare di lasciar solo Cuadrado contro Hudson-Odoi e Chilwell, con Locatelli in una via di mezzo tra la difesa dello spazio in copertura e lo sganciarsi in avanti su Jorginho. In tutto ciò, il Chelsea aveva Pulisic e Ziyech che si muovevano come schegge impazzite lungo la trequarti e in profondità, andando anche lateralmente e cercando di sfuggire al controllo di Bonucci e De Ligt per trovare ricezioni tra le linee.
Nell’azione qui sopra vediamo un esempio di come il pressing della Juve a media altezza poteva saltare con facilità: palla a Rüdiger, Morata si preoccupa di uscire verso il possibile retropassaggio a Thiago Silva, chiamando la scalata in avanti di Locatelli. McKennie è assente dalla scena poiché attirato fuori da Chilwell, mentre Cuadrado è fissato da Hudson-Odoi. Bentancur esce quindi a pressare su Rüdiger, che però non aspettava altro per servire Ziyech tra le linee.
Alex Sandro sembrava particolarmente preoccupato di restare quanto più possibile nei pressi di James, creando spesso una separazione con il resto della linea che doveva essere per forza assorbita dall’abbassamento di uno tra Rabiot o Locatelli.
La primissima occasione della partita si sviluppa sulla destra del Chelsea, con Kanté e James che vincono agilmente il 2 contro 2 con Alex Sandro e Rabiot. Locatelli scende a dare copertura mentre il resto della linea fa la classica diagonale invertita, con McKennie sul lato debole. Bentancur si avvia verso il centro, ma il Chelsea riesce a sfruttare lo spazio davanti alla difesa attaccando il bel cross all’indietro di Kanté con Chilwell sul primo palo e la successiva seconda palla con Hudson-Odoi.
Le difficoltà della Juventus nel difendere la diagonalità del Chelsea e i mezzi spazi
Un’altra ragione per cui la Juventus si è ritrovata spesso schiacciata in area è la facilità con cui il Chelsea riusciva a muovere palla da un lato all’altro fino a che non si presentava la giusta occasione per trovare l’uomo in diagonale sulla trequarti. Gli accoppiamenti strutturali che abbiamo visto sopra, a causa delle rotazioni convinte degli uomini di Tuchel, creavano degli spazi che potevano essere attaccati da giocatori liberi.
Qua vediamo ancora Ziyech che va incontro nello spazio svuotato da Kanté (che porta via Rabiot) mentre Sandro era uscito su James dopo che questi aveva ricevuto da Chalobah. Come si può vedere dalla posizione di Locatelli e Bentancur, si tratta di una situazione in cui la palla partiva dal lato sinistro del campo del Chelsea; Bentancur era uscito in pressione su Rüdiger e si stava abbassando mentre il pallone andava dall’altro lato, ma la distanza da coprire per andare a finire su Ziyech era troppa. Così il marocchino ha potuto girarsi e puntare la difesa, e la Juve è stata costretta a scappare all’indietro.
In un paio di occasioni il Chelsea ha sfruttato i corridoi intermedi lasciati liberi a ridosso dell’area (a causa di un'ultima linea schiacciata, talvolta composta da 5 o 6 uomini) anche attraverso le tipiche conduzioni dei suoi difensori laterali, in particolare Rüdiger. Quando non impostava l’avvio dell’azione, si portava in alto al fianco di Bentancur, sfilandolo da Thiago Silva/Jorginho, oppure trovando spazio per condurre, potendo approfittare delle posizioni di Chilwell, Hudson-Odoi, Ziyech e Pulisic che fissavano la linea.
La velocità con cui il Chelsea muove la palla può sembrare, a uno sguardo superficiale, semplice voracità nell’andare avanti il prima possibile. In realtà è una squadra brava ad andare avanti perché è brava a costruire gli spazi per farlo, grazie all'uso di passaggi interlocutori che attirano il pressing avversario. Si tratta di circostanze che hanno pagato soprattutto quando il pallone si muoveva da un lato all’altro del campo, perché come abbiamo visto la Juventus, scegliendo di cautelarsi contro Chilwell e Kanté con gli abbassamenti di McKennie e Rabiot, sguarniva gli spazi di fianco a Locatelli e Bentancur, e il Chelsea riusciva ad approfittarne più comodamente quando poteva trovare le diagonali in questi spazi da un corridoio verticale all’altro.
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Emblematica l’azione qui sopra: assetto della Juve è incomprensibile e passivo, con Chalobah che ha tanto tempo per giocare una diagonale verso il mezzo spazio opposto, dove si trova Rüdiger. Bentancur scala su di lui, Locatelli scende a coprirlo, e Rüdiger gioca un passaggio interlocutorio verso Jorginho (che è libero, dato che Morata non lo marcava mai). Quando la palla lascia il piede dell’ex difensore della Roma, Ziyech si muove rapidamente alle spalle della pressione e riceve il passaggio di Jorginho. Locatelli riesce parzialmente a recuperare disturbandone l’eventuale ingresso in area, ma Ziyech può comunque riciclare il possesso sulla catena laterale contando su Chillwell e Hudson-Odoi contro Cuadrado e McKennie.
Pressing e contropressing del Chelsea
Riuscendo a schiacciare la Juve per periodi lunghi e occupando l’area e la trequarti con tanti uomini, il Chelsea aveva vita facile nelle marcature preventive e nelle riagressioni a palla persa. Abbiamo visto come la struttura posizionale irregolare della Juventus non le garantisse, nonostante il baricentro basso e l’impiego di tanti uomini, una difesa tranquilla dell’area; allo stesso modo, una volta riconquistato il pallone, la squadra di Allegri si ritrovava esposta alla furia di quella di Tuchel, abituata a reagire con prontezza, sfruttando la vicinanza di tanti uomini in zona palla, costringendo l’avversario a giocare in avanti il meno possibile.
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Rabiot ruba palla a Kanté ma Ziyech lo chiude subito e può solo passarla a Bentancur; la posizione interna di Chilwell è utile anche per mantenere stabilità in caso di palla persa, come accade qui, dove costringe Bentancur a giocare all’indietro, mentre Pulisic gli oscura la visuale su Bonucci. Ne nasce uno scarico su Cuadrado, che però viene attaccato subito da Pulisic e Chilwell.
Questi sono tutti i presupposti di un circolo vizioso che ha finito per innervosire la Juventus anche nelle occasioni in cui si è trovata a poter costruire l’azione, dal portiere o dai difensori. Il Chelsea ha sfruttato degli accoppiamenti abbastanza semplici per la sua struttura abituale. La posizione accentrata di Ziyech si sposava con quella di Locatelli, quella di Kanté (e poi Loftus-Cheek) con Rabiot, Jorginho poteva dedicarsi a Bentancur o muoversi a supporto dei compagni; Hudson-Odoi partiva stretto per poi aprirsi su Cuadrado dopo che questi aveva ricevuto (pressing trigger) mentre la posizione defilata di McKennie lo rendeva semplice da seguire per Chilwell. Sul lato opposto, James faceva la stessa cosa con Alex Sandro, mentre Chalobah, Thiago Silva e Rüdiger si regolavano su Chiesa e Morata.
Quando la Juve iniziava l'azione dal fondo, Pulisic attaccava il difensore che riceveva palla, indirizzando il palleggio subito verso l'esterno. Il Chelsea poi scivolava, garantendo una tranquilla parità numerica, o addirittura una superiorità in zona palla.
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L’efficacia del pressing Chelsea a diverse altezze: costruzione dal portiere, trequarti difensiva della Juventus, metà campo. In quest’ultimo caso, si può apprezzare la scalata di Kanté che lascia Rabiot a Jorginho appena la palla arriva a Sandro, Chalobah su Morata e James a regolare dando superiorità in posizione più stretta.
La Juventus non è riuscita a costruire molto. Delle tre azioni più rilevanti della partita, solo una intorno al 10’ viene da una costruzione da dietro terminata con l’arrivo a ridosso dell’area avversaria: una bella verticale di Bonucci per Rabiot che funge da terzo uomo con Bentancur e una successiva corsa di Cuadrado e giocata avanti-dietro con Chiesa e Bentancur. Le altre due sono uno sviluppo rapido sulla destra tra Bentancur, McKennie e Cuadrado ad attaccare lo spazio dietro Rüdiger, e il lancio morbido di Locatelli per Morata su una palla vagante riconquistata sulla trequarti, con salvataggio miracoloso di Thiago Silva sulla riga di porta. Certo, se quest’ultima palla fosse entrata, probabilmente la partita si sarebbe tarata su un livello di stress più congeniale alla Juventus, e nel secondo tempo forse non avremmo visto il Chelsea dilagare sui presupposti che aveva creato nel primo.
A inizio ripresa la Juventus ha tentato di alzare il suo baricentro ma il Chelsea ha confermato di non soffrire il pressing. Anzi: sono nate un paio di occasioni da corse di Hudson-Odoi alle spalle di Cuadrado, che era già stato ammonito, e Loftus-Cheek che aveva sostituito Kanté ha mantenuto un certo dinamismo, inserendosi meno ma gestendo più palloni al fianco di Jorginho, anche nello stretto. Le sicurezze della Juventus col pallone si sono sgretolate via via sempre più, con diversi palloni persi a ridosso dell’area nel tentativo di imbastire qualche azione, dando al Chelsea ancora più convinzione.
Il lungo possesso che termina col gol di James al 55’ ha fatto girare la testa alla difesa posizionale della Juventus. Alex Sandro è stato preso in mezzo tra l’accorciare, come da copione, alle spalle di Bonucci per fare densità in area, e staccarsi verso James, non essendoci un quinto uomo vicino a sé: Chiesa si trovava fermo pochi metri più in alto, senza un’utilità effettiva per l’azione, una circostanza che sul lato opposto avrebbe visto McKennie abbassarsi. Il terzino brasiliano non aveva un reale pericolo imminente per stringersi dentro, e avrebbe potuto derogare dall’automatismo, ma forse neanche rimanendo largo avrebbe avuto la certezza di evitare il tiro. Ad ogni modo, questa azione dà la misura della confusione che si è fatta strada nella Juventus, culminata nel 4-0 finale.
Una sconfitta pesante, fortunatamente per Allegri ininfluente ai fini della qualificazione, che ci ha mostrato due squadre molto diverse, non solo nell’approccio, ma anche nell’efficacia dell’applicazione della propria identità di gioco e nella qualità generale. È vero che i risultati sono spesso episodici, ma del resto la stessa Juventus all’andata, anche in una prestazione più compatta di questa, aveva concesso diverse occasioni a un Chelsea più impreciso, e avrebbe potuto non vincere.
La notizia più triste, forse, è che il 4-1 finale tra le due sfide potrebbe anche essere stretto per i Campioni d’Europa in carica, che però hanno ancora da guadagnarsi sul campo il primo posto nel girone, al prossimo turno. La Juventus invece dovrà ripartire dall’Atalanta, ferita a sua volta in Champions, tra pochi giorni. Toccherà ad Allegri far ritrovare serenità e convinzioni al più presto.