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Classificone: dicembre
22 dic 2015
22 dic 2015
Nuovo appuntamento con il Classificone, la rubrica più amata de l'Ultimo Uomo: sempre più buona, zuccherata e natalizia.
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Al di là del fatto che è un pallonetto assurdo, altissimo, che Ivan colpisce di piatto al volo un lancio di trenta-quaranta metri di Muriel incurante del fatto che Sorrentino potrebbe benissimo togliergli la vita se avesse voluto, che González (il 12 del Palermo) secondo me lascia entrare la palla perché tanto stavano già perdendo e alla fine perché privare tanta gente di una piccola gioia, questo è il primo gol in Serie A di uno slovacco che ha fatto parte delle giovanili in Italia, che ha frequentato il Ferraris e quando in TV gli chiedono se sa come sono i derby con il Genoa

: «Sì, so che dobbiamo entrare in campo e ammazzarli». Con la faccia più da bambino della Serie A, probabilmente (scatenatevi nei commenti).

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=OX9KTtCPiqw

 

Higuaín presenza fissa del Classificone di UU. Questi primi tre mesi dell'Higuaín 2015/16 sono semplicemente incredibili e credo di aver visto questo stesso dominio assoluto della palla, dell'area di rigore, dei corpi dei difensori, davvero in pochi attaccanti. Contro l'Inter

già dimostrato di poter segnare spalle alla porta recuperando una palla vagante su cui un altro attaccante non avrebbe neanche pensato a tirare, sul secondo gol fa sparire dal campo Murillo, Miranda e Handanovic. Provate a guardare la corsa e il tiro immaginando che Higuaín sia da solo e calci in una porta vuota. Muhammad Ali diceva: «È solo un mestiere. L'erba cresce. Gli uccelli volano. Le onde sbattono sulla sabbia. Io meno la gente». Aggiungo: Higuaín fa sparire i difensori.

 



 



 

La sponda di coscia di Théréau è uno dei gesti più di classe che abbia visto in questa stagione di Serie A ricca di personaggi di classe (devo per caso ricordarvi che ci gioca Franco Vázquez?). E Badu fa uno splendido inserimento a tutta velocità, intuendo in qualche modo che il compagno possa passargli la palla di coscia. Théréau è uno di quei giocatori che sogno di vedere nella mia squadra del cuore, ma poi penso a che fine ha fatto Ibarbo, o Iturbe, e cambio idea. Meglio che resti dove lo lasciano libero di esprimersi, senza troppe pressioni, come si dice. In questo stesso mese Théréau ha anche segnato

contro il Chievo, sempre con quella nonchalance che lo rende speciale e al tempo stesso, probabilmente, lo ha ostacolato nel salire ulteriormente di livello. O magari è colpa del fatto che un uomo con tanta classe in campo, ne abbia così poca fuori.

 



 

Scegli Cyril:

tieni i capelli lunghi fissati verso l'alto

ti metti il cappello. Altrimenti sembra

, non il tuo.

 



 

https://youtu.be/pspTqt_wiN8?t=4m24s

 

Dicembre è stato un mese di tironi a giro sul secondo palo. Quello che quando ero piccolo chiamavano tutti “

”. A parte che

il punto era la parabola con cui la palla scavalcava e/o aggirava il portiere, il pallone si alzava molto, prendeva la strada più lunga e per questo poteva anche essere lento. Adesso è più una questione di rapporto tra la potenza e un tipo di parabola più tesa, o a foglia morta, e non è per fare il nostalgico, ma il 50% è tecnica di tiro, l'altro 50% la tecnologia con cui sono fatti i palloni.

 

Il gol di

contro il Chievo, di questo stesso mese, è più una questione di astuzia, di saper mettere la palla dove il portiere non arriva, piuttosto che la ricerca della parabola perfetta. Quello di

contro il Frosinone ha una traiettoria quasi

, ma manca la sensazione che davano i tiri a giro

, che il percorso della palla fosse pensato per concludersi in quel punto della porta: la palla arrivava scarica, esaurendo l'effetto e la forza impressa. Oggi la porta è un bersaglio da colpire per avere il punto, tipo il guantone

, e il pallone di Trajkovski sembra calciato per entrare in una porta una ventina di metri più lontano.

 

Vince comunque il gol di Brozovic, anche in considerazione del gol segnato

contro il Cagliari che fa una strana eco. Forse quest'ultimo è addirittura più bello, ma se lo guardate bene anche la traiettoria di quella palla è anomala, aliena, si alza moltissimo, scende improvvisamente e fortissima. Per riassumere la differenza che trovo tra i tiri a giro fino agli anni Ottanta e Novanta, e quelli di oggi (divertendomi a esagerarla, me ne rendo conto), direi che prima il portiere era portato al suo limite e battuto, ma aveva senso provarci, oggi i tiri sono su una scala diversa rispetto alle possibilità dei portieri, meno umana.

 



 



 

Avrei voluto scegliere un gol dell'Empoli per premiare lo splendido mese della squadra di Giampaolo (dallo scorso Classificone hanno fatto un pareggio—contro la Fiorentina, dopo essere andati sopra 2-0 a Firenze—e quattro vittorie; e

di Maccarone c'è una sponda “di scavetto” di Zielinski) o magari uno del Genoa per dare fiducia all'ambiente in un momento difficile (magari

del 2-1 di Pavoletti contro il Sassuolo, dopo che al terzo minuto di recupero del secondo tempo il Sassuolo era riuscito a pareggiare; un gol che dimostra che c'è sempre speranza, anche quando Cissokho crossa dalla trequarti in modo prevedibile e Pavoletti salta con un giocatore addosso e la palla è lenta e non ha un grande angolo di tiro). Ma devo svolgere il mio lavoro con professionalità, seguendo il codice deontologico che mi sono dato da solo, premiando perciò il gol che effettivamente è il più bello del mese, almeno quando nel mese in questione c'è un gol così più bello degli altri.

 

In realtà ero indeciso tra due gol, entrambi dell'Udinese, entrambi in Coppa Italia.

di Di Natale contro l'Atalanta è splendido per il controllo che Totò ha del proprio corpo in aria, per quel volo dolce che non è un salto, e per il controllo che ha sulla palla, che entra solo grazie all'effetto che la fa girare quando tocca terra. Ma Kone (sempre su assist di Ali Adnan) fa due cose incredibili senza soluzione di continuità: il controllo al volo, di per sé difficile, e quel

che francamente non sapevo neanche rientrasse nell'orizzonte delle possibilità di un calciatore.

 

Mi chiedo: Kone ha controllato pensando già alla rovesciata? In che momento ha deciso che la sua rovesciata sarebbe stata un pallonetto? Come gli è venuto in mente, ci sono precedenti? Insomma, va premiata l'innovazione del gesto, l'allargamento del nostro immaginario (in questo senso è l'esatto contrario delle rovesciate di Pinilla, che fanno a stracci il nostro immaginario preesistente banalizzando l'eccezionale). Kone è un altro di quei giocatori incredibili, ma non abbastanza incredibili per avere una carriera sopra la media. Celebriamolo perché poi ce ne dimenticheremo.

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=FjfLV-QaaoE

 

Se la rete fosse una curva metallica il tiro di Xabi avrebbe fatto il giro completo, sarebbe uscita dal lato sinistro e sarebbe andata dritta fino alla porta dalla parte opposta del campo, e se anche quella fosse stata una curva metallica la palla avrebbe fatto il giro interno e sarebbe tornata sotto l'incrocio in cui Xabi l'ha messa all'inizio, continuando, idealmente, all'infinito.

 



 





 





 

Di umili origini, cresciuto con sua madre, a causa del suo innato talento e delle sue miraboli imprese fu considerato il Prescelto, colui in grado di portare equilibrio nella Forza. Fu sedotto dal Lato Oscuro da Pat Palpatine che lo convinse a portare i suoi talenti a Sith Beach, tradendo la Repubblica di Cleveland. Sconfitto in battaglia da Obi-Wan Ginobili nel 2007, si è vendicato flagellando l’ordine dei Jedi nel 2013. A seguito della sconfitta di Endor nel 2014, la sua fede nel Lato Oscuro della Forza ha iniziato a vacillare, ha distrutto Pat Palpatine e l’ordine di Sith Beach redimendosi con il suo ritorno a Cleveland, ma è stato sconfitto dal suo “erede” Steph Curry Skywalker nella battaglia delle scorse Finals. Non crederete mica che siano nati entrambi ad Akron per caso, vero?


 





 

Il cattivo per eccellenza, che stringe alleanze segrete e tesse la propria ragnatela di inganni e sotterfugi lontano da occhi indiscreti. È uno degli esponenti più in vista della Repubblica NBA, in grado di piegare al proprio volere la realtà e condizionare gli eventi. Riuscì a sovvertire la Repubblica diventando Imperatore circuendo un giovane LeBron Skywalker convincendolo a unirsi ai Sith Beach, ma dopo la disfatta di Endor e i rimorsi di Darth James il suo dominio finì, sconfitto da colui che la profezia aveva indicato per determinare la fine del suo impero.

 





 

Steph Skywalker è ignaro del suo destino e della sua eredità fino a che non sente il richiamo della Forza. Proviene da un piccolo paese che ha dato i natali a colui che doveva essere il prescelto e ha tradito la Forza abbracciando il Lato Oscuro. Dopo la riluttanza nell’accettare il proprio destino, apprendendo e maneggiando il potere dei Cavalieri Jedi come nessun altro prima di lui, ha portato una nuova speranza nella galassia. Nella battaglia finale, andata in scena nello scorso giugno, ha sconfitto valorosamente la sua nemesi.

 





 

Figlio d’arte, sceglie di ripercorrere le orme del padre Jango Matthews, uno che ha girato in tutto il mondo (anche in Italia) alla ricerca di taglie e retine da bucare e ha vinto due titoli con i Lakers negli anni ‘80. In estate si è venduto al miglior offerente (i Dallas Mavericks di Mark Jabba The Cuban) per un’offerta irrinunciabile, ma ciò nonostante rimane uno dei preferiti dei fan della Lega, lasciando il suo silenzioso ma sostanziale contributo ogni volta che scende in campo. Ah, ve lo abbiamo mai detto che AMA LE ARMATURE?

 





 

Fratello di Splash di Steph Skywalker, Klay Organa ha vissuto la prima parte della sua vita ignaro del legame di sangue con il potente cavaliere ultimo del suo ordine. I due assieme si completano formando il backcourt più forte dell’intera galassia. Con il supporto di Han Solo e Chewbecca, ha permesso a suo fratello Steph di incrociare i flussi della propria spada laser con quella di Darth James in uno scontro all’ultimo duello che ha ristabilito la supremazia della luce.

 





 

Inutile pagliaccio che prende più spazio di quel che meriterebbe.

 





 

Spavaldi e guasconi, hanno vissuto per anni contrabbandando il proprio talento e le proprie qualità fino a che non hanno raggiunto un ruolo di primo piano nei ribelli al fianco di Steph Skywalker e Klay Organa. Alla guida del Quintetto della Morte, meglio conosciuto come Millenium Falcon, hanno condotto Steph alla battaglia decisiva contro la sua nemesi e hanno un ruolo fondamentale nella lotta dei ribelli Warriors contro la Morte Nero-Argento.

 







 

Altezzosa principessina che tiene molto ai suoi capelli e viene da una esotica località marittima, ma a volte sa rendersi utile.

 





 

Guascone del talento straripante, spesso fuori controllo, ma sempre decisivo nei momenti cruciali. Nel corso degli anni il suo ruolo è cambiato, ma ha mantenuto intatto l’estro che l’ha portato a eccellere, anche se non si è mai realizzato dal punto di vista personale. Le dure battaglie contro il Lato Oscuro della Forza nei playoff NBA lo hanno reso più saggio e meno scapestrato di come era agli albori. Non è più in prima linea come una volta, ma nei risvolti della trama il suo contributo è sempre prezioso.

 





 

Tim-Gon Jinn è stato uno dei Cavalieri Jedi più potenti, saggi e intelligenti che abbiano mai servito l’ordine dei Jedi. La Forza scorre potente in lui ed è forte la predisposizione a guidare i propri senza alzare mai la voce, senza andare mai sopra le righe, ma instillando in loro il senso di responsabilità. Un simile potere gli ha permesso di diventare il mentore di Obi-Wan Ginobili, condizionando irrimediabilmente il corso della storia. Sul viale del tramonto ha riconosciuto il Prescelto che nella profezia avrebbe riportato equilibrio della Forza, quando affrontò i Tatooine Cavaliers nelle Finali NBA del 2007 sul pianeta desertico nel sistema stellare dei Territori dell’Ohio, predicendo la sua imminente ascesa.

 

https://youtu.be/IGY6UamVRSU

 





 

C’era un tempo in cui Mace Windu era uno degli esponenti più importanti del Consiglio dei Jedi, un guerriero formidabile che non si piegava di fronte a nulla, burbero e duro contro chi si opponeva al volere della Forza che in giovane età già era forte in lui. Non era certo un Jedi che sapeva scendere a compromessi: ostacolò il reclutamento di un giovane LeBron Skywalker e, con la sua resistenza dal 2008 al 2009, fu uno dei motivi per cui il prescelto passò al Lato Oscuro della Forza.

 





 

Appariscente, ma alla fine dei conti marginale.

 





 

Il Conte Kobe è stato uno dei più potenti Cavalieri Jedi che la storia abbia mai ricordato. Aveva tutto: il talento, la riconoscenza dei suoi colleghi, un posto di prestigio nel ristretto Consiglio dei Jedi. Ma la sua fame di vittorie e la sua forte anima competitiva lo hanno spinto ad andare oltre, a volere sempre di più, lasciandosi corrompere dal Lato Oscuro della Forza. Il suo atteggiamento autodistruttivo e la sua sete di potere lo hanno allontanato dai Jedi, di cui è diventato acerrimo nemico, contrapponendolo alla figura di Tim-Gon Jinn, un tempo suo alleato e amico, oggi sua nemesi. Divenuto Darth Bryantus ha condotto una numero incalcolabile di battaglie contro i mulini a vento, venendo irrimediabilmente sconfitto, macchiando così una carriera leggendaria.

 





 

Il venerabile maestro Yoda Fisher, dopo una lunga carriera fatta di battaglie ai quattro angoli dei sistemi conosciuti all’ordine dei Jedi con le quali ha acquisito il rispetto di tutta la galassia, appesa la spada laser al chiodo ha deciso di intraprendere la carriera di allenatore, prendendo sotto la sua ala protettiva il

, uno in cui la Forza scorre potente.

 





 

James Hardissian, scaltro e con il fiuto per gli affari, è l’epitome del giocatore che per soldi venderebbe pure i suoi migliori amici. E infatti non appena i Cloud City Rockets gli hanno offerto il controllo della città, non ci ha pensato due volte a lasciare gli amici con un pugno di mosche.

 





 

Nella storia della galassia è unanimemente riconosciuto come uno dei più formidabili strateghi militari di sempre. La sua clutchness è rinomata in tutti i sistemi solari, i soldati in battaglia seguono ciecamente i suoi ordini. Decisamente non un fulmine di guerra, ma estremamente efficace. E poi immaginatevi Paul Pierce che urla a squarciagola: «It’s a trap!!!!».


 





 



 

https://www.youtube.com/watch?v=TuJgfBbD6xk

 

Da interista dipendente dai social network ogni volta che mi ritrovo a confrontare la “nostra” pagina Facebook e quella della Juventus, è un dramma. Il social media manager bianconero andrebbe insignito di un premio a ogni minima occasione (c’è da dire più per demerito del resto della Serie A che per altro). Pertanto appena ho visto il calendario dell’avvento sul sito della Juventus e il video di Natale, ho tolto gli aggiornamenti dalla pagina dell’Inter per non rischiare di incappare in grafiche sgranate e video girati con il Nokia N70.

 

L’idea del video di Natale della Juventus è davvero banalissima, però ha quei dettagli incredibili che fanno ridere anche chi, per definizione, la Juve dovrebbe mal sopportarla. C’è nel video quel disordine/ordine che rappresenta al meglio la Juventus di quest’anno. In più Mandzukic, secernendo tutta la

contenente nel suo corpo, è il Babbo Natale perfetto.

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=ryESufRpkVs

 

Harry Potter mi ha insegnato che un essere troppo perfetto non può non stare sul cazzo. Se fai tutto giusto, sempre, se anche i tuoi errori si rivelano poi incredibili colpi da maestro, se sei così buono da far sembrare il più buono del mondo un mostro, beh, a una certa "

". Harry Potter era così, il Leicester pure.

 

Sono insofferente a tutto quel filone favolistico da pagina FB che sta inglobando il calcio: veri uomini, lottatori che non si fermano dinanzi a nulla e così via. In poche parole: sono insofferente alla “favola” James Vardy e il Leicester. Sono molto felice per Ranieri, ma questo video di Natale mi sembra rispecchiare perfettamente la paraculaggine che circonda la capolista della premier. Nulla di divertente o spensierato come la maggior parte delle altre società, ma una visita all’ospedale, per ricordarci che il Natale non è consumismo, costumi da renna, canzoni di Mariah Carey. Nessun vestito di Natale: umanizzazione estrema, a un certo punto si intravedono, sfocate, sullo sfondo, delle corna da renna, ma fortunatamente scompaiono subito dall’inquadratura. D’altronde anche gli eroi più eroi sono proprio uguali a noi (solo più eroici, ma è nel cuore, non si deve vedere).

 



Se dovessimo parlare di tutti i video di Natale del Manchester City non basterebbero tre Classificoni. Anche loro, come la Juventus, hanno preparato un calendario dell’avvento. Sì, in parte è un grosso spot a un noto marchio automobilistico, ma farsi bloccare da qualcosa di simile oggi sarebbe un po’ da ottusi.

 

Protagonista indiscusso del Natale in casa City è Chappy, il cui ruolo è, dopo anni di onorata carriera, quello di “mascotte” nei video, sempre molto belli, del Manchester. Come i peggio youtubers, i giocatori del Manchester si sono prestati a una serie di challenge o sfide, che hanno in qualche modo un quid artistico degno di nota.

 

La Pie Face, per esempio, mi ha fatto innamorare per la prima volta di Chappy, che ho pensato quasi di volerlo come nonno per almeno un Natale. Quando Kompany lo definisce “Lucky Old Man” sono saltato dalla sedia per la pronuncia della frase da parte del difensore.

 

https://www.youtube.com/watch?v=oFOABX1VGEg

 

Quello che mi piace di questi video è il loro essere non necessariamente natalizi: ce n’è uno su

, uno stupendo su

, un altro con il

e uno sulla noiosità di James Milner.

 

https://www.youtube.com/watch?v=LDBSO9vg53Y

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=eVyRhqSq3o8

 

Siccome amo gli anacronismi e l’essere sempre e comunque fuori luogo trovo perfettamente sensato che Rafinha suoni il 21 dicembre un ukulele mentre i compagni faticano a posizionare le palline sull’albero di Natale e che l’anno sia il 2015 mentre mio fratello, io e tutti i calciatori del Brasile l’abbiamo cancellata dall’iPod e abbiamo cancellato il balletto dalla nostra mente sul finire del 2011, anno di uscita di questo GRANDE successo internazionale. Praticamente Rafinha poteva fare il terzo nel film con Jack Nicholson e Morgan Freeman, se fossi Pellegatti a ogni telecronaca lo chiamerei “The Bucket List Rafinha”

 





 

Una coreografia è, letteralmente, la scrittura di una danza, il disegno di un movimento che verrà. La struttura semantica del termine è già immaginifica di per sé, presenta qualcosa di statico che progetta di superare i suoi limiti fisici, la sua finitezza. Similmente, attribuire l'appellativo di coreografia a un movimento consente spesso di nobilitarlo come se questo fosse stato disegnato, o comunque, male che vada, di fare dell'ottimo sarcasmo.

 



Nei piccoli teatri non si recita sempre e soltanto a soggetto, anzi spesso c'è chi si rifiuta di arrendersi alla mancanza di budget che nega lo spettacolo. In un piccolo teatro di quarta serie inglese, ad esempio, la squadra del Northampton Town si esibisce con successo in una coreografia da grandi palchi in cui, con solo una finta e tre tocchi per un totale di quattro secondi impiegati, un'intera squadra può trasformare in gol una punizione da posizione proibitiva.

 

https://www.youtube.com/watch?v=4v0ZS7jnvuo

 



Perché una coreografia segni il suo tempo e si giochi le sue chance di rimanere impressa negli occhi e nella memoria degli astanti è necessario che stia sul pezzo. La febbre nerd che ha visto la Forza risvegliarsi nel mese di dicembre ha preso un po' la mano alla curva del CSKA Sofia. I supporter bulgari hanno intonato la Marcia Imperiale e si sono trasformati in troopers nostalgici di Darth Vader, con tanto di maschera bianca sul volto. Chiaro, è stato il lato oscuro della Forza a guidarli, ma non si può avere un'omelette senza rompere qualche uovo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=6gQfmzslUB8

 



Nella cultura pop moderna ci sono state solo due persone a dare l'impressione di vivere in una simultaneità costante di disegno e movimento, esibita a una velocità tale da risultare persino imprevedibile, ed erano Michael Jackson e Ronaldinho. Ultimamente il club sembra volersi allargare per lasciare spazio a Riyad Mahrez, il funambolo del Leicester City capolista.

 

Nel mese di dicembre l'ala algerina si è prodotta in numerosi sprazzi di breakdance e situazionismo, ma è nella sfida recente con il Chelsea che ha dimostrato quanto possa in realtà essere frutto di una fredda lucidità l'elasticità del suo movimento, sia che si tratti di rifilare una busta a Eden Hazard e poi puntare dritto alla porta avversaria,

 

https://www.youtube.com/watch?v=8I8WTV-vPEc

 

sia che si tratti di ballare in faccia alla difesa intera del Chelsea da posizione defilata, prima di inventare un gol che in realtà è solo il gran finale di una coreografia assai più complessa.

 

https://youtu.be/5baJBxIHikM?t=2m45s

 





 



Finalista scudetto lo scorso anno, di nuovo capolista anche in questa stagione e, complici le difficoltà sassaresi e milanesi, con una concreta possibilità di portare il tricolore a casa. Al PalaBigi e nella cittadina emiliana si respira l’atmosfera delle grandi occasioni, facendo sembrare arduo da replicare altrove l’entusiasmo naturale per un progetto così costante e di successo. Se questo non bastasse, il nucleo di italiani di coach Max Menetti continua a detenere il primato di minuti giocati da autoctoni in tutta la Serie A, consolidando identità e simbiosi coi propri tifosi: Amedeo Della Valle e Achille Polonara stanno confermando quanto di buono (e a tratti clamoroso) mostrato l’anno passato; il carisma di Cinciarini e il fenomeno-NCAA Mussini sono stati rimpiazzati da Stefano Gentile e De Nicolao, con Aradori a completare “da veterano” il quadro vincente. E con un Kaukenas ancora letale negli ultimi minuti sia in Italia che in Eurocup (Reggio qualificata alle Last-32), il divertimento non dovrebbe mancare anche per i prossimi mesi.

 



L’anno scorso, da esordiente, sono arrivati uno stupefacente quarto posto e playoff; quest’anno è al primo posto e alle Last-32 di Eurocup: la favola dell’Aquila trentina continua ad aggiungere capitoli eccitanti alla propria giovanissima storia. Così come per Reggio, molte delle fortune partono da un progetto ben definito e da un coach protetto dalla società, ormai da considerarsi tra i top d’Italia: Maurizio Buscaglia è passato dal sistema

dello scorso anno attorno al talento di Tony Mitchell a un

dall’impatto devastante sulle avversarie in questo 2015-16. Tra il tuttofare ex NBA e califfo per questa Serie A Julian Wright alla grinta e leadership positiva dei due play, l’azzurro Poeta e il

Forray, il mix di americani e italiani di valore con due giovani già d’impatto come l’ala Baldi Rossi e il tiratore Flaccadori ha infuocato una città che, nella sua tipica compostezza, ci sta prendendo gusto. Il PalaTrento è sempre pieno, le vittorie arrivano a grappoli e la gestione societaria è già diventata esempio virtuoso per tutto il panorama cestistico tricolore: il grande basket nel Trentino, solo a dirlo, profuma già d’impresa.

 

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