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Daniele V. Morrone
Il Clasico che ha deciso la Liga
20 mar 2023
20 mar 2023
Il Barcellona ha battuto il Real Madrid dopo una partita concitata.
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / Pressinphoto
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Anche se non è più la partita in cima alla piramide calcistica Mondiale, il Clásico conserva il suo fascino storico tra due squadre rivali, quest'anno tra l'altro arrivate a un crocevia decisivo della propria stagione al momento di questo confronto. Barcellona e Real Madrid erano divise da 9 punti, e per la squadra di Ancelotti rappresentava quindi l'ultimo treno per riaprire il campionato. Il pubblico catalano lo sapeva e infatti al Camp Nou si sono presentati 95.745 spettatori, che di certo alla fine non si sono lamentati dello spettacolo. Nell’arco di 10 minuti, infatti, il Clásico ha fatto girare il pendolo della Liga da una parte all’altra. Da un campionato riaperto con un'altra mossa vincente di Ancelotti ad uno virtualmente chiuse con un Xavi finalmente vincente sull'allenatore italiano in casa.Il momento che ha cambiato la partita, e che quindi ha deciso la Liga, è arrivato al minuto 81. Il Clásico, in quel momento sull'1-1, era entrato nella sua fase entropica, quella in cui Carlo Ancelotti rimane uno dei migliori allenatori del mondo. Al Barcellona in realtà andrebbe bene anche il pareggio ma per qualche ragione non riesce ad accontentarsi, o forse non sa accontentarsi e quindi compattarsi, abbassare i ritmi, accettare che sia l’avversario a gestire il pallone. Quello, cioè, che aveva fatto in coppa due settimane fa, vincendo con il 35% di controllo palla e una partita giocata tutta sul controllare gli spazi. Questa volta invece il Barcellona ha provato a recuperare il pallone in alto, una scelta più vicina alla sua anima, ma che nel finale di partita era sembrato poter essere un vantaggio per il Real, sempre subdolo nel trovare lo spazio decisivo nel momento decisivo. Fino a quel momento non era sembrato il miglior Real Madrid della stagione. Benzema è sembrato non in giornata, Kroos è durato un’ora in campo e Vinicius è stato ben tenuto da Araujo, adattato terzino destro nel duello più atteso e pubblicizzato della partita. Il Real è passato in vantaggio fortunosamente proprio con un cross di Vinicius deviato in gol da Araujo dopo 10 minuti e oltre all’autogol non ha praticamente creato pericoli per ter Stegen: ha avuto un totale di 3 tiri nello specchio, tutti con tentativi da fuori area facilmente controllati dal portiere tedesco. Il gol è arrivato creando una situazione di isolamento per Vinicius, cioè come forse aveva deciso di giocarsela Ancelotti, ma poche altre volte l’azione è riuscita in modo da poter fare realmente male al Barcellona.

L’azione dell’autogol vede Vinicius spostarsi lontano dalla zona sorvegliata da Araujo, che si trova accoppiato quindi con Nacho. Camavinga intelligentemente legge lo spazio alle spalle dell’uruguayano e va lui a ricevere il passaggio, attendendo poi il momento giusto per darla a Vinicius sceso intanto a prendere palla. Per lui è facile una volta ricevuto partire in conduzione verso il fondo e metterla al centro a sorpresa di sinistro, incrociando nella traiettoria la testa di Araujo.

Dall’altra parte il Barcellona ha giocato la partita che voleva Xavi, gestendo bene il pallone fin dall’uscita dal basso grazie ai piedi precisi del centrale Christensen e con un Lewandowski in gran spolvero davanti, soprattutto nel gioco sulla trequarti. Il centravanti polacco, sembrato nella versione migliore di se stesso, è arrivato anche due volte vicinissimo al gol, una con una scenografica sforbiciata e l'altra con un tiro rasoterra che è sfilato vicino al palo. A sinistra ha fatto una grande partita invece Baldé, in grado di ricevere nello spazio lasciato libero da Gavi che viene a giocare nel mezzo spazio di sinistra, e anche Raphinha, a suo agio nelle vesti di rifinitore della squadra ricevendo alto a destra nel 3-2-2-3, o 3-4-3 se vi risulta di più facile comprensione. È lo schieramento con cui il Barcellona sta dominando la Liga quest'anno e anche ieri ha creato problemi sugli esterni al 4-2-3-1 scelto da Ancelotti. In particolare Vinicius è stato costretto ad abbassarsi per provare a sporcare la ricezione di Raphinha in isolamento contro Nacho. Il Barcellona è più volte arrivato a spaventare Courtois, totalizzando 7 tiri nello specchio, senza contare quelli usciti di pochissimo. Un ruolo non irrilevante, nella fluidità offensiva della squadra blaugrana, ce l'ha avuto Sergi Roberto, che ieri era chiamato all’impossibile compito di sostituire Pedri, assente per infortunio. Pochi altri centrocampisti al mondo hanno infatti la sua stessa capacità di gestire il pallone con intelligenza e creatività sulla trequarti centrale, ma Sergi Roberto è stato comunque bravo a mettere in mostra le sue qualità, come un tempismo non banale negli inserimenti in area di rigore, che tanta fortuna stanno portando al Barcellona questa stagione in cui Xavi ha virato stabilmente per il quadrato a centrocampo.

Qui un esempio del 3-2-2-3 del Barcellona. Nell'immagine qui sopra Gavi viene a ricevere vicino a Busquets mentre Frenkie de Jong si è posizionato al suo posto. Quando Gavi riceve, Lewandowki fa il movimento in profondità in area e a seguirlo c’è Sergi Roberto scappato alle spalle di Kroos. In questo modo costringe Nacho a seguirlo, lasciando libero di ricevere Raphinha. Da questo set di movimenti nasce l’azione del pareggio di Sergi Roberto.

Siamo a 10 minuti dalla fine di una partita in cui i ritmi di gioco e il nervosismo non hanno mai accennato ad abbassarsi nel secondo tempo. Questo è il momento in cui il Real Madrid è solito vivere nella profezia autoavverante di squadra che vince nel momento che conta. All'81esimo quindi i giocatori del Barcellona seguono il possesso avversario per andare sul pallone, cadendo nella trappola che forse Ancelotti aveva pensato quando ha fatto tre cambi tutti assieme, la sua ultima carta da giocare per provare a vincere la partita. Fuori Camavinga, Modric e Valverde e dentro Tchouameni, Ceballos e Asensio, quest'ultimo per stare alto a destra. I due centrocampisti, invece, devono stare vicini e aiutare l’uscita del pallone, mentre Rodrygo deve muoversi verso sinistra, creare un lato forte nella zona di Vinicius così da giocare poi alle spalle del terzino destro Araujo, che uscirà forte sull’ala brasiliana come fatto in tutta la partita. Rodrygo è seguito da Busquets, che però non ha l’agilità per stargli dietro in un movimento così ampio e tende a perderlo, lasciandolo libero di ricevere. È una situazione che mette in mostra i limiti di giocare ancora con Busquets a quest'età, soprattutto in un contesto caotico. Se il regista catalano deve muoversi su e giù per il campo diventa un giocatore normale sovraccaricato di funzioni che non riesce a portare a termine, finendo per commettere errori banali anche in zone pericolose di campo. In questo modo, la sensazione di inerzia a favore del Real Madrid diventa realtà. Mendy raccoglie un lento passaggio dal centrale e può, una volta alzato la testa, vedere Vinicius e Rodrygo vicini in fascia davanti a lui. Il terzino francese va proprio da Vinicius con un passaggio rasoterra e il brasiliano, appena entrato in possesso, sente il fiato sul collo di Araujo. L'uscita forte del difensore uruguaiano però viene sfruttata a favore del Real Madrid: Vinicius dopo il primo controllo lancia Rodrygo sulla corsa, nello spazio alle spalle del terzino.

Il trequartista brasiliano, uno dei migliori al mondo quando può partire in conduzione tra le linee, taglia il campo a metà da sinistra fino al limite centrale dell’area, portandosi a spasso la linea difensiva del Barça tutta concentrata sul pallone. Il suo scopo non è arrivare alla conclusione, però, ma passare dall’altra parte dove lo aspetta il terzino destro Carvajal libero da marcatura. Il terzino spagnolo riceve e rimette al centro per l’ala destra Asensio, che ha già tagliato in area. Il taglio è alle spalle del centrale di sinistra Christensen, che era stato portato fuori posizione dalla conduzione di Rodrygo. Carvajal può quindi stoppare il pallone e con tutta tranquillità trovare con un cross basso il compagno libero in area. Uno dei gol più semplici della carriera di Asensio, che festeggia indicando lo stemma del Real Madrid mentre corre verso la bandierina in uno stadio ammutolito. È il coronamento della mossa tentata da Ancelotti per riaprire la Liga, l’ineluttabilità di una squadra che sa sempre cosa fare nelle partite che contano veramente. Mentre la storia sta per essere scritta, però, interviene il VAR. Al momento del cross, infatti, Asensio si trovava con la spalla oltre Koundé di pochi centimetri.

Ancelotti, conoscendo perfettamente l’ambiente e le polemiche in corso per il caso Negreira, ai microfoni a fine partita dirà: «Non abbiamo vinto per il fuorigioco, su cui abbiamo ancora dei dubbi. Andiamo a Madrid con dei dubbi».

Alla decisione di annullare il gol si sente il boato del Camp Nou, una delle poche crepe nella mistica del Real Madrid. Nei minuti successivi la squadra di Ancelotti non riuscirà a trasformare la rabbia per un risultato che sembrava acquisito in una vera occasione da gol. La palla viene spedita in avanti senza troppo costrutto e si vede allora il meglio di una retroguardia che in questa stagione ha una freddezza mentale sorprendente anche nei momenti più delicati. Uno sforzo che coinvolge tutti e tre i centrali in campo e che è probabilmente la vera novità rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi anni nel Clásico. Araujo, ad esempio, risulta decisivo nel bloccare prima con perfetto senso della posizione una conclusione di Rodrygo e poi andando in anticipo di testa sul cross del brasiliano per Militao in area piccola. Il centrale uruguaiano è talmente provato dalla sfida, che lo ha visto battagliare per tutto il tempo con Vinicius, che a fine partita lo si vedrà camminare a fatica e con degli enormi pacchi di ghiaccio attorno alle cosce.La partita sembra finita così, e al Barcellona andrebbe anche bene vista la situazione di classifica, ma al novantesimo arriva la ciliegina sulla torta meno attesa, dal protagonista meno atteso di tutti. Kessié era stato fatto entrare al posto di Sergi Roberto e con le stesse funzioni pochi minuti prima del gol annullato ad Asensio. Quello di Kessié sulla trequarti nel quadrato centrale è il modo con cui Xavi ha trovato la sua migliore versione dopo mesi in cui non era ben chiara la sua posizione in campo. Giocando sulla trequarti le doti in fase di recupero palla di Kessié, dove sia per collocamento che per capacità di contrasto è tra i migliori della Liga, vengono esaltate, e lo stesso si può dire delle sue qualità in fase di possesso, sia quando può inserirsi in area sia giocando il pallone nel corto in spazi ristretti a centrocampo. Kessié tocca una decina di palloni nel quarto d’ora che sta in campo, ma è più a suo agio di Sergi Roberto nella fase di partita praticamente senza controllo che caratterizza il Clasico negli ultimi minuti. Nell’ennesima palla crossata con troppa foga e poca precisione da parte del Real Madrid arriva la transizione offensiva con cui Kessié si mostra decisivo: il pallone viene giocato nella trequarti del Barcellona e arriva a Baldé a sinistra. Kessié legge lo spazio libero e va ad occupare il posto di attaccante centrale accanto a Ansu Fati, lasciato libero da Lewandowski che si era allargato a sinistra per ricevere libero dalla marcatura di Militao. La gestione del polacco è ancora una volta perfetta quando riceve il passaggio in verticale di Baldé: dopo aver attratto su di sé l’intervento di Militao, con un colpo di tacco ridà il pallone sulla corsa di Baldé che, totalmente libero in area, può crossare rasoterra sul secondo palo, dove si è inserito con tempismo perfetto proprio Kessié.

È il primo gol di Kessié in Liga, eppure potrebbe essere quello che ha consegnato la Liga alla squadra di Xavi. Già solo questo varrebbe la scommessa fatta dal tecnico catalano nei suoi confronti. La quarta che può rivendicare in questa partita: dopo quella di Araujo su Vinicius, quella di mettere Sergi Roberto titolare e infine quella di giocare soprattutto su Raphinha, un giocatore che in questo Clásico è stato un incubo per tutta la fascia sinistra del Real Madrid. Non c'era modo migliore che vincere la partita più importante della sua breve carriera per dimostrare di essere un allenatore all’altezza della panchina su cui siede.

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