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Immagine di Marco Fasoli
Calcio Redazione 10 settembre 2016 9'

CL 16-17: guida ufficiosa al girone C

Guida al gruppo di livello più alto, quello di City, Barcellona, Celtic e Borussia Monchengladbach.

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Barcellona

Gladbach

Manchester City

Celtic

 

È il girone più forte (e sul piano del gioco il più bello) di questa Champions?

 

Emiliano Battazzi
In questo girone l’UEFA dovrà inventarsi qualcosa, tipo giocare con due palloni, perché uno non sarà sufficiente: il Barcellona di Luis Enrique è chiaramente più verticale di un tempo ma domina la classifica del possesso in Spagna; il City di Guardiola ovviamente ha la più alta percentuale in Premier; il Celtic di Brendan Rodgers, per quanto ancora lontano da questi livelli, vorrebbe dominare la partita con il pallone; e il Gladbach di Schubert si schiera spesso con una linea a 3 per blindare l’inizio azione. In più, l’aggressività sulla trequarti per recuperare il pallone è un’altra caratteristica comune a tutte queste squadre: forse non sarà il girone più forte, ma sicuramente quello più orientato tatticamente, e più interessante da un punto di vista di strategie.

 

Fabio Barcellona
Per me sì, è il più bello e il più forte. A competere con questo girone ci sarebbe il gruppo D (Bayern, Atleti, PSV e Rostov) ma escluse le due big, il Gladbach è più forte del PSV e il Celtic Park e le maglie a strisce orizzontali biancoverdi sono infinitamente più evocativi dello stadio Olimpico di Rostov e del giallo blu dei russi. Il Borussia Monchegladbach è una squadra tatticamente evoluta e renderà interessanti i match contro Barca e City e le partite casalinghe del Celtic regalano uno spettacolo da Coppa Campioni d’altri tempi e, talvolta,qualche miracolo.

 

Daniele Manusia
Sinceramente per chi ama un certo tipo di calcio (quello descritto in parte da Emiliano qui sopra) non c’è dubbio. Certo, il Barcellona ha giocatori di una categoria superiore anche rispetto al City, e il progetto di Guardiola è ancora in fase embrionale, ma sul piano delle idee è un bel manifesto del meglio del gioco di possesso europeo. Sono curioso di vedere Rodgers a confronto con pesci così più grandi del suo Celtic, così come sono curioso di vedere quanto è distante il City dal Barcellona, da una parte, e dal Gladbach dall’altra (perché, almeno sulla carta, dovrebbe comunque essere superiore).

 

Guardiola has given Agüero freedom to drop into the midfield, where he can add to the dynamic combinations. #MCFC pic.twitter.com/7OmifghOIq

— Tom Payne (@TomPayneftbl) 7 settembre 2016

Esempio di come Guardiola usi Aguero, piccolo sintomo di quanto tutto sia cambiato nel City.


Che partite vi aspettate tra il Barcellona di Luis Enrique e il Manchester City di Guardiola?

 

Fabio
Per quanto il Manchester City abbia già sviluppato all’interno del suo calcio tanti dei princìpi tattici del suo allenatore, la squadra deve ancora interiorizzare profondamente il gioco immaginato da Guardiola, è ancora a un livello di applicazione piuttosto scolastica del sistema. Per quanto verticale sia diventato il gioco di Luis Enrique mi aspetto un dominio, almeno spaziale, del Barcellona, e se la prevalenza numerica del dato del possesso palla potrà essere conteso tra Barca e City, la pericolosità dei catalani dovrebbe essere molto superiore a quella dei Citizens. Ho dei dubbi sulle capacità degli inglesi di reggere difensivamente contro le folate del Barcellona e sulla possibilità di Guardiola di esercitare un tale controllo del match da annullare i confronti diretti tra attacco blaugrana e difesa della propria squadra.

 

Daniele V. Morrone
Il Barcellona è abituato ad andare con le marce basse nei gironi di Champions e non credo cambierà più di tanto in questa edizione. Nello scontro con il City probabilmente vedremo Luis Enrique attento a non scoprire le carte giuste in vista delle partite importanti in primavera, provando magari ad avere una gara di controllo improntata alla conservazione del pallone, in attesa di accendere la MSN con una verticalizzazione al momento giusto per sbloccare l’incontro. Mi piacerebbe vedere un City in grado di ammettere di non essere ancora pronto ad esercitare un controllo totale della partita, come può potenzialmente fare in Premier contro qualunque avversario, e quindi un City più pragmatico, meno ambizioso con la palla e che pensi a come evitare che il pallone arrivi a Messi in zone pericolose (quello che uccise il Bayern di Pep, altrimenti ottimo, due anni fa contro il Barça). Per un piano più in linea con l’idea che Guardiola ha del suo City ci sarà tempo dai quarti di finale in poi: per adesso sarebbe meglio contenere i danni e provare la fortuna con la conduzione giusta di De Bruyne o Sterling.

 

Emiliano
Sicuramente sarà una partita diversa da quelle a cui ci hanno abituato le due squadre negli ultimi anni: nelle ultime 3 stagioni di Champions, 4 sconfitte consecutive dei Citizens, letteralmente soggiogati dal Barcellona, incapaci di avere un piano di gara credibile, dimostrando una distanza enorme dal livello d’élite a cui aspirano. Ovvio che la curiosità più grande riguarda l’atteggiamento che gli uomini di Guardiola adotteranno: come dice Daniele V, forse a Pep tornerà utile un po’ di quella verticalità aggiuntiva apprezzata in Germania.

 

Daniele M.
Il punto di vista di Emiliano e Daniele V è condivisibile: perché Guardiola dovrebbe accettare una sfida a viso aperto con una squadra più forte che non vede l’ora di giocare in verticale alle spalle della sua difesa? Eppure credo che Guardiola approfitterà dell’occasione per fare una dichiarazione di principio e portare i propri giocatori già di fronte ai rischi maggiori del gioco che vuole proporre. Se facesse un’eccezione adesso rischierebbe di minare alla base la convinzione dei suoi stessi giocatori nelle sue idee. No, credo che Guardiola proverà a fare una partita di possesso e controllo. Anche perché secondo me stiamo sottovalutando il potenziale tecnico del City sulla base di quanto giocava male il City nelle passate stagioni.

 

Flavio Fusi
Nel 2015, il Bayern e Guardiola uscirono con le ossa rotte dal doppio confronto con il Barcellona: il 3-0 del Camp Nou probabilmente rimane tuttora il più grande smacco della carriera da allenatore del catalano. Di fatto, Pep non riuscì in nessun modo a domare la squadra che lui aveva costruito e che Luis Enrique aveva reso, magari sacrificando qualche principio del gioco di posizione, ancora più letale. Le marcature a uomo proposte dal Bayern scoprirono la difesa e, ogni volta che i difensori evadevano il pressing, la difesa rimaneva scoperta e la MSN si ritrovava con praterie di spazio da attaccare. Al ritorno, nonostante quel fragoroso fallimento, non solo Guardiola ripropose gli stessi undici (c’è da dire che l’infermeria era affolata), ma non cambiò nemmeno il proprio approccio tattico-strategico e, almeno parzialmente, a ragione, visto che il Bayern si impose per 3-2. Sono estremamente curioso di vedere come, a distanza di due stagioni, Pep affronterà nuovamente il Barcellona, tra l’altro con una squadra che è solo all’inizio: comunque vada però, come dice Daniele Morrone, potrebbe essere una tappa fondamentale nel percorso di apprendimento del Manchester City e di Guardiola stesso.

 


Presi a pallonate.

 

Guardiola ha detto di temere il Gladbach, la squadra di Schubert si gioca tutto nelle prime due gare contro City e Barcellona?

 

Fabio 
In sede di calciomercato il Gladbach ha fatto cassa vendendo Granit Xhaka per 45 milioni di euro all’Arsenal e sostituendolo con Kramer dal Bayer Leverkusen e Strobl dall’Hoffenheim. Si è rinforzato dietro, prendendo Vestergaard dal Werder Brema (fortissimo sui palloni alti) e potrebbe recuperare a pieno Hermann, un esterno velocissimo e pieno di talento (che rientra da un infortunio al crociato). Ma già la passata stagione, pur giocando tatticamente meglio, la squadra di Schubert era uscita sconfitta per ben due volte dal City, pagando oltremodo la differenza di qualità individuale tra i due roster. È difficile pensare che con Guardiola sulla panchina avversaria le cose possano andare meglio per i tedeschi. Analogamente, il Barcellona sembra di un livello troppo alto per il Gladbach. Penso che quelle che coinvolgeranno il Borussia e le due big del girone saranno belle partite, in cui Schubert ci farà vedere qualche mossa tattica per mettere in difficoltà gli avversari e magari ci riuscirà, ma realisticamente sarà più importante il doppio confronto col Celtic per blindare il terzo posto e l’Europa League.

 

Daniele V.
Concordo con Fabio che quelle con il Gladbach potrebbero essere partite molto interessanti e a proposito di quanto detto da Pep, la cosa nasce dal fatto che Il 5-3-2 dalle ripartenze veloci di Schubert ha reso sterile la proposta offensiva solitamente asfissiante del suo Bayern, guadagnandosi quindi il rispetto assoluto di Pep. Lo scorso anno il Gladbach ha vinto 3-1 all’andata e pareggiato 1-1 al ritorno. E a ragione Guardiola lo teme molto ora, visto che potrebbe essere un muro invalicabile per una squadra ancora in costruzione come l’attuale City.

 

Flavio
Guardiola fa bene a temere il Gladbach: potrebbe essere una sfida molto complicata per il Manchester City, specie a questo punto della stagione, in cui l’implementazione del gioco di posizione e del pressing è ancora allo stadio primordiale. Lo scorso anno Schubert sconfisse il Bayern di Pep proponendo marcature individuali flessibili ogni volta che i bavaresi cominciavano l’azione. La capacità di costruire attraverso il pressing avversario, garantita dall’abilità dei tre difensori centrali del Gladbach, sarà un’altra chiave di questa sfida e di quella con il Barcellona. Insomma, se è vero che i “Fohlen”, che l’anno scorso uscirono imbattuti anche dal doppio confronto con la Juventus, per qualità globale sono un gradino sotto rispetto ai blaugrana e agli “Sky Blues”, è altrettanto vero che non saranno solo una vittima sacrificale.

 

Celtic squadra cuscinetto?

 

Fabio
Penso di sì. Il livello del campionato scozzese è ormai troppo basso per potere fungere da palestra per un calcio efficace a sud del Vallo d’Adriano, specie se il calcio che si vuole giocare è opposto a quello praticato in Scozia. Rimane la speranza che le nottate al Celtic Park possano comunque regalare delle partite emozionanti.

 

Emiliano
Temo anche io di sì, anche perché la rivoluzione di Rodgers è all’inizio e sarà difficilissima da digerire. Il percorso nei preliminari di Champions è stato accidentato quasi fino al limite del ridicolo (sconfitta per 1-0 contro i campioni di Gibilterra, soffertissimo passaggio contro l’Astana e addirittura a un passo dall’eliminazione dopo aver vinto 5-2 all’andata contro i campioni di Israele) e come dice Fabio il campionato scozzese non è l’ecosistema migliore per la messa a punto dei principi di gioco di Rodgers. Anzi, forse è il peggiore: un calcio sempre molto fisico, in cui il pallone è troppo spesso in aria e il dinamismo travolge ogni attenzione tattica. In bocca al lupo Brendan, implementare il gioco di posizione in Scozia potrebbe essere una missione più difficile di quella di Pep in Premier (anche se molto affascinante: la Nazionale scozzese fu la prima a introdurre uno stile di gioco fatto di continui passaggi, quando ancora si pensava che il calcio fosse solo una questione di dribbling, nella seconda metà dell’Ottocento).

 

Daniele V.
In attesa di tempi migliori (che spero arrivino presto) la nota positiva della presenza del Celtic in questa edizione è il ritorno della splendida atmosfera della Glasgow biancoverde. C’è poi la speranza di vedere con tanti minuti in campo i due ragazzi prodigio Moussa Dembélé (solo omonimo del belga del Tottenham) e Patrick Roberts (lui guarda caso in prestito proprio dal City). Entrambi cresciuti nel Fulham e veri fenomeni a livello giovanile in Inghilterra, per il momento sono riserve in Scozia, ma vederli già giocare al Camp Nou sarebbe un bel regalo da parte di Rodgers.

 


Lo scorso anno, alla prima stagione da titolare con il Fulham, il diciannovenne Dembélé ha segnato 17 gol.

 

Flavio
Daniele, ti sei dimenticato di Kristoffer Ajer. Vogliamo vedere il norvegese contro il Barcellona, magari anche in difesa, dove Rodgers lo sta provando vista l’abbondanza di centrocampisti. Vedo già i suoi 196 centimetri staccare dal prato di Celtic Park sul calcio d’angolo che regalerà i tre punti ai “Bhoys” dopo una partita in cui il Barca avrà tirato 30 volte e mantenuto l’80% del possesso palla.

 


Qual è il risultato minimo per il Manchester City al primo anno di gestione catalana?

 

Emiliano
Forse la domanda riguarda le aspettative che ogni grande cambiamento porta con sé. Sembra chiaro che il progetto di Guardiola debba essere valutato sempre sul medio periodo, e non solo in base ai risultati. Tanto per essere chiari, il City lo scorso anno è arrivato in semifinale di CL giocando delle partite orripilanti sotto tutti i profili, dall’estetico al tattico. Per Guardiola arrivare in semifinale in quel modo significherebbe essere molto indietro nel suo piano di lavoro. Poi è ovvio che essere eliminati agli ottavi, per un club come il City, è un fallimento: ma per la prima volta Guardiola deve costruire un’identità europea a un club che non l’hai mai avuta.

 

Fabio
È necessario avere chiaro il livello di partenza del progetto Guardiola: il City della passata stagione, come detto da Emiliano, ha espresso un gioco pessimo e solo un’interpretazione puramente speculativa dei quarti contro un altrettanto deludente PSG gli ha concesso di arrivare alle semifinali di Champions League. Inoltre, la rosa non era esattamente in linea con il calcio di Guardiola, il mercato ha migliorato la situazione ma non in maniera netta. Fatte queste premesse, se Guardiola riuscirà a concludere compiutamente la sua drastica trasformazione, riuscendo a competere (non necessariamente vincere) in ogni competizione, sarà a mio parere un successo. Le vittorie andranno richiesta dal secondo anno in poi.

 

Daniele V.
Guardiola ha sempre raggiunto le semifinali e direi che l’obiettivo minimo è quanto meno avvicinarsi a quel traguardo. Evoluzione tattica del progetto o meno, il City ha giocatori in grado di arrivare lontano nella competizione (l’hanno dimostrato lo scorso anno giocando praticamente senza un sistema) e non può essere visto positivamente un passo indietro nei risultati. Avvicinarsi alle semifinali (che significa arrivarci o cadere onorevolmente ai quarti contro una big) come obiettivo minimo e allo stesso tempo soddisfacente, perché come fatto notare da Fabio, per entrare tra le reali favorite direi che manca almeno un altro anno.

 

Daniele M.
Aggiungo che Guardiola è sì un progettatore ossessivo, ma che al Bayern ha lavorato più in fretta di quanto non ci aspettassimo. Il Bayern Monaco dello scorso anno non era poi così diverso da quello della fine della prima stagione, anche il City sta facendo passi in avanti sorprendenti a mio avviso (oggi si gioca il derby di Manchester e sono molto curioso di vedere il risultato di questo primo test importante). Non lo so… credo che Guardiola posizioni la barra dei risultati più in alto di quanto facciamo noi. Alla fine è un filosofo, ma anche lui come l’ultimo dei Mourinho è guidato dall’ambizione.

 

 

Tags : Barcellonachampions league 16-17guardiolamanchester city

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