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CL 16-17: guida ufficiosa al girone A
09 set 2016
Guida al gruppo delle due incompiute: Arsenal e PSG.
(articolo)
10 min
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PSG

Arsenal

Basilea

Ludogorets

Si comincia subito con Psg-Arsenal: scontro diretto per il primo posto?

Alfredo Giacobbe

Io quasi quasi lo invidio l’Arsenal, perché ha preso il PSG ai gironi e per le regole del secondo sorteggio lo eviterebbe agli eventuali ottavi di finale: la fama che Emery si è costruito negli anni sivigliani lo precede e prendere una sua squadra in un turno ad eliminazione diretta non è mai un buon affare. Sembra un paradosso ma entrambe le squadre potrebbero essere rinfrancate dall’affrontare subito l’avversario più forte in virtù di una situazione di classifica completamente neutrale. Molto più importante sarà lo scontro di ritorno, alla quinta giornata, dove l’Arsenal avrà dalla propria il vantaggio domestico.

Marco D’Ottavi

Sì, senza ombra di dubbio direi. Tutte e due le squadre in cuor loro lo sanno che chi passa seconda va a prendersi doppiette da Messi e Suárez per cui sarà un doppio confronto molto agguerrito. C'è poi questa cosa che il PSG ha almeno 2-3 giocatori che sarebbero stati perfetti per l'Arsenal, vedi Cavani, vedi Di María, ma vedi pure Emery, mentre l'Arsenal nei gironi alterna sempre grandi prestazioni a pessime prestazioni. Quindi sfida per il primo posto anche bella da vedere.

Daniele V. Morrone

Mi piace molto questa sfida, anche perché arrivando adesso azzera il vantaggio del PSG di avere una rosa e un allenatore superiori. Sono due squadre che peraltro non si sono mai incontrate da quando il PSG ha cambiato proprietà. Anzi a dirla tutta non si sono mai incontrare in Champions League, l’ultima volta era la semifinale della Coppa delle Coppe edizione ‘93/’94 vinta proprio dall’Arsenal. Talmente tanto tempo fa che Wenger non era neanche allenatore dell’Arsenal. Spesso ci lamentiamo che alla fine in Champions si scontrano sempre le stesse squadre, ed eccoci accontentati con una bella novità. Comunque sì, lo scontro vale il primo posto.

Daniele Manusia

Nel discorso sul primo posto però si nasconde quello sulla supremazia morale del girone che può influire anche sulle generali ambizioni europee dell’una e dell’altra. Sia PSG che Arsenal, anche se per ragioni diverse, non hanno la certezza di poter dire la loro contro squadre come Barcellona e Madrid, e questa sfida servirà anche per definire la loro identità.

Le lingue più strane del mondo: 1. L’ungherese; 2. L’etrusco; 3. Il francese di Emery.

Che ambizioni può nutrire l’Arsenal quest’anno? Infrangere la maledizione degli ottavi?

Alfredo Giacobbe

L’Arsenal non va oltre gli ottavi di Champions League da sei edizioni consecutive e per assurdo lo scorso anno l’ambiente gunners è sembrato quasi accontentarsi, per il modo rocambolesco con il quale la squadra ha superato il taglio di metà dicembre. L’Arsenal ha raggiunto a pari punti (9) il modesto Olympiakos, grazie alla vittoria sul campo del Pireo all’ultima giornata e si è qualificato agli ottavi solo grazie alla migliore differenza reti. Quindi è meglio che Wenger stia attento a non rompere una tradizione quasi ventennale: dal 2000 i londinesi passano indenni il primo group stage. Se dovessero arrivare terzi, in un girone accomodante quanto questo, a Wenger non basterebbe neanche vincere l’Europa League per rimediare.

Daniele V.

Senza voler trovare alcuna giustificazione alle prestazioni deludenti in Champions League dell’Arsenal post progetto giovani di Wenger (dalla stagione 2012-13 quindi), solo nella sfida di due anni fa contro il Monaco la squadra è uscita in modo imbarazzante dagli ottavi. Tutte le altre volte ha affrontato Barcellona e Bayern Monaco, due titani. Fatta questa premessa potete affondare pure il colpo su Wenger.

Marco

Si potrebbe scrivere un libro sulle ambizioni dell'Arsenal e sarebbe un libro vuoto. Come dice Daniele è stata anche molto sfortunata nei sorteggi degli ottavi, però non riuscire mai a battere una squadra più forte di te sulla carta è un sintomo di qualcosa che non va. E qualcosa che non va nell'Arsenal c'è da qualche anno, senza però che nessuno stia davvero provando ad aggiustarlo, quindi è giusto che escano di nuovo agli ottavi.

Emanuele Atturo

Quando usate l’espressione “qualcosa che non va” c’è un’immagine lieve e onirica che mi passa velocemente nella testa, e ha la forma della faccia rugosa di Wenger.

Sono mesi che si sa che questo dovrebbe essere il suo ultimo anno alla guida della squadra, e per questo mi sarei aspettato un mercato da “all-in”. Il fatto che, DI NUOVO, non abbiano preso un attaccante di grande livello, un profilo che manca alla squadra da anni, mi ha davvero sconcertato. Siamo nella fase in cui le interpretazioni razionali non contano più niente, l’ho capito leggendo una dichiarazione di Wenger a L’Equipe: «Il mio lavoro è esclusivamente rivolto al futuro. Io vivo sempre nel futuro. È tutto programmato. Strettamente. Il mio rapporto col tempo è pieno di ansia e la combatto ogni giorno».

Ho capito che Wenger, e quindi l’Arsenal, è una specie di figura letteraria imprigionata nell’attesa di un futuro di successo che non arriverà mai. Ma, come nell’Orlando Furioso, le attese deluse prima o poi si risolvono in una grande epica di pazzia. Quello che non mi aspetto da questa stagione è un esito grigio: l’Arsenal correrà verso il trionfo oppure verso la tragedia, non ci sarà spazio per risultati stagionali appena dentro una soglia di accettabilità.

No Arsène, non fare così ti prego.

Anche il PSG da anni si ferma troppo presto, con Emery (ma senza Ibra) è più o meno competitivo in Europa?

Flavio Fusi

Scegliendo Unai Emery, specialista dei tornei ad eliminazione diretta, la proprietà qatariota del PSG ha ribadito quanto l’Europa sia importante per il club. Ormai il dominio nella Ligue1 è tale che si può tranquillamente dire che i parigini abbiano letteralmente ammazzato un campionato in cui le altre lottano solo per il secondo posto e il prossimo obiettivo non può essere altro che la Champions League.

Nelle ultime stagioni il PSG non ha mai avuto grossi problemi a superare i gironi, ma non è mai andato oltre i quarti di finale. L’allenatore spagnolo ha pochi rivali nella preparazione delle doppie sfide e le sue capacità di adattarsi ai punti di forza e di debolezza dell’avversario. L’addio di Ibrahimović, che l’anno scorso ha vissuto una sorta di seconda giovinezza, potrebbe pesare, ma in compenso vedremo finalmente Cavani da centravanti. In più, l’anno dopo che Ibra lasciò Inter e Barcellona, nerazzurri e blaugrana vinsero la Champions: se Al-Khelaifi crede nella cabala, potrebbe essere l’anno buono.

Alfredo

Cabala è una parola ebraica, secondo me l’Emiro alla cabala non crede. Crede invece in un allenatore le cui passate annate in panchina sono state accomunate da un avvio difficoltoso, durante il quale sistemava gli ingranaggi di quella che nella seconda metà della stagione diventava una macchina inarrestabile. Per una volta la campagna acquisti del PSG è stata più che razionale (l’acquisto più caro è stato il mediano Krychowiak e non l’ennesimo funambolo sudamericano), per coprire tutte le posizioni nello scacchiere di Emery. La sconfitta subita per mano del Monaco ci dà la misura di quanto lavoro ci sia ancora davanti (tanto per fare un esempio: nelle coperture preventive).

Marco

Non sono un grande fan della teoria che esistano allenatori da campionato e allenatori da coppe, se mai esistono rose più adatte a tornei lunghi e rose meno adatte. Certo che Emery sta sulla panchina del PSG proprio per dimostrare che ho torto. Più che per esoteriche abilità nelle partite di andata e ritorno il tecnico spagnolo mi sembra semplicemente un allenatore migliore di Blanc toutcourt e quindi un passo avanti per il PSG. Basti ricordare le scelte folli fatte dal francese nella doppia sfida col Manchester City lo scorso anno, errori che Emery non avrebbe commesso. Dall’altra parte anche scegliere di portare avanti un progetto - dopo anni di casualità e soprattutto che richiede la rinuncia ad Ibra- richiede tempo. Quindi non credo possiamo inserire i francesi in un lotto di candidate plausibili.

Daniele V.

Non voglio fare il guastafeste, ma con la Champions League Emery ha un rapporto peggiore del PSG. Volendo soprassedere sulla brutta campagna dello scorso anno in cui ha presentato un Siviglia inadeguato alla competizione, la speranza per i francesi è che abbia imparato dagli errori dei tempi del Valencia, quando con una squadra veramente competitiva (Mata, Silva e Villa solo per citarne tre) non ha raggiunto alcun risultato degno di nota. Detto questo la rosa è ultra competitiva e volente o nolente almeno fino ai quarti ci arriverà per inerzia. Da lì dipenderà molto dagli accoppiamenti e sono sicuro un Emery con più esperienza della sua versione di Valencia possa dare il meglio nelle doppie sfide dove gli aggiustamenti tattici solitamente hanno un peso superiore ai gironi.

Daniele

Ok ma va detto anche che il PSG di questi prime settimane gioca già notevolmente meglio di quello della passata stagione in molte fasi di gioco. Ovvio che finché Emery non finisce gli esperimenti non possiamo sapere il loro reale valore, ma una squadra con individui del genere che ha anche un gioco per me si candida automaticamente ad arrivare lontana. Se non quest’anno, il prossimo.

Una verticalità inedita.

Ok adesso diteci qualcosa sul Basilea e/o sul Ludogorets. Quante possibilità hanno di giocare gli ottavi?

Flavio

Cedendo Embolo allo Schalke 04, il Basilea ha perso forse il proprio miglior giocatore, ma considerando l’appeal della Super League svizzera, lo ha sostituito alla grande con Mohamed Elyounoussy del Molde, che prima o poi andrà a giocare in un campionato top, e il prestito di Seydou Doumbia, uno che in Champions League (16 gol in 23 partite, preliminari inclusi) ed in Svizzera (56 gol in 74 partite con lo Young Boys) ha sempre segnato gol a grappoli. In più sono arrivati diversi giovani interessanti a poco prezzo, tipo Éder Balanta e Blas Riveros, per proseguire la redditiza politica di player trading del club. Penso che la squadra di Urs Fischer abbia obiettivamente poche chance di accedere agli ottavi, ma ha tutte le carte in regola per mettersi alle spalle il Ludogorets dei brasiliani, dominatore in Bulgaria (9 trofei nazionali dal 2012), e assicurarsi il proseguo della campagna internazionale almeno in Europa League.

Alfredo

Oltre a Seydou Doumbia, nel Basilea giocano il vichingo Birkir Bjarnason, lo Xhaka meno dotato, la promessa mai pienamente sbocciata Boëtius. Insomma, se non quello tecnico, gli svizzeri provano ad innalzare il tasso di hipsterismo dell’intero group stage. E questo può bastare a renderli interessanti agli occhi di molti.

Emanuele

Pochissime. Tanto vale dedicare questo spazio ai consigli per gli acquisti e all’aneddotica.

Nel Basilea gioca Elyonoussi, un norvegese di origini marocchine di cui avevamo già scritto qui. Ha 22 anni ma col Molde ha già segnato una trentina di gol, qualcuno anche sparso tra Europa League e preliminari di Champions. È veloce, tecnico e calcia con entrambi i piedi. Nel Basilea gioca appena dietro il gigante Janko, pronto ad attaccare gli spazi a razzo, tipo:

Indovinate chi lo aveva cercato in estate? L’Arsenal! Eccovi una storia.

Sul Ludogorets due cose:

1. La catena di destra del 4-3-3 è formata da Cicinho (terzino) e Cafù (ala).

2. La squadra gioca a Razgrad, in Bulgaria. Se il suffisso “grad” significa città, più oscura è l’origine del prefisso “Raz”. Dovrebbe riferirsi a “Hors”, il dio del sole nella mitologia slava.

Ok?

Daniele V.

Per la serie curiosità inutili iniziata da Emanuele posso aggiungere che anche nell’edizione ‘14/’15 il Basilea e il Ludogorets erano finite nello stesso girone e hanno vinto una sfida a testa. Ma anche che il colore della maglia del Ludogorets è il verde che può essere visto come omaggio al fatto che Ludogoria significa “foresta selvaggia” in Bulgaro (il Ludogorets è l’unica squadra con la prima maglia completamente verde della Champions). Inoltre rispetto a due anni fa il Ludogorets ha aggiunto altri tre brasiliani (ora sono 8 in rosa) e soprattutto aggiunto un’aquila allo stemma invece della storica L cirilica, così da rappresentare anche visivamente il soprannome della squadra: “le aquile”. La mascotte della squadra è ovviamente un’aquila (chiamata Fortuna) e fu donata dalla Lazio in occasione dello scontro di Europa League nel 2014. Per concludere Razgrad è una città fondata sulle rovine di un insediamento romano e con 33mila abitanti è la città più piccola della Champions. Ma questo lo sapete già dalla nostra guida di due anni fa vero?

Marco

Il Ludogorets ha preso gol da Balotelli con la maglia del Liverpool e credo sintetizzi abbastanza il loro ruolo nel mondo. Il Basilea è un buon posto dove far crescere giovani interessanti + Doumbia + tifo di Federer, quindi in cuor mio sarei contento se dessero una bella lezione all'Arsenal, anche perché dopo l'Europeo è ancora derby tra i fratelli Xhaka (Taulant gioca nel Basilea e nell'Albania, Granit nell'Arsenal e nella Svizzera) e io tifo sempre i fratelli sfigati.

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