Il manuale del bravo studente
C.J. McCollum ha superato tutti gli esami possibili per diventare un giocatore NBA
Old-School Scorer
In attacco McCollum sembra uscito da un VHS degli anni ‘80/‘90: una guardia pura con misure normali, se non sotto-dimensionate, capace di colpire in attacco usando mille stratagemmi. Non importa se deve agire con o senza palla, una via per arrivare a fare canestro riesce sempre a trovarla. In una NBA dove le difese cercano di coprire sempre più zone del campo più che i singoli giocatori, avere una tale versatilità in un attaccante che deve agire come seconda opzione offensiva è un vero lusso.
Lillard crea e McCollum conclude, un canovaccio che avviene spesso durante le partite dei Blazers. In questo caso la sponda è di Plumlee, che nel ruolo rimane uno dei migliori passatori della Lega e ricopre un ruolo fondamentale nel gioco offensivo di squadra. Non a caso McCollum sta tirando con il 64.9% di percentuale effettiva in catch&shoot – un dato oggettivamente fantastico.
La pericolosità in situazione di spot-up gli permette di giocare molto con le finte, ed è bravissimo ad usarle sprecando il minimo delle energie ma usando i piedi in maniera egregia, sfruttando a suo vantaggio la posizione del difensore. Anche un mastino come Patrick Beverley in questo caso viene attaccato sul lato che non vorrebbe concedere perché preoccupato del tiro piedi per terra.
È dal pick and roll che però C.J. riesce a dimostrare tutta la varietà di soluzioni del proprio arsenale. La capacità decisionale dopo aver aggirato il blocco è di primo livello: sapendo in anticipo come ridurre al minimo lo spazio che passa tra la sua spalla e quella del bloccante – cosa che gli permette di tenere dietro il difensore grazie a pazienza e uso del cambio di velocità – può permettersi di iniziare il movimento dando maggior attenzione non a quello che fa il suo difensore, ma alla scelta della difesa usata contro di lui dal lungo che difende il pick and roll. Grazie a questo e alla capacità di non chiudere mai il palleggio, McCollum è diventato un coltellino svizzero in queste situazioni e qualsiasi difesa decidano di attuare gli avversari, sembra avere una soluzione per tutto.
Abbiamo parlato delle ottime percentuali nei tiri piazzati, ma anche il 51.3% di eFG dal palleggio è un dato particolarmente positivo, considerando che è il tiro che usa con maggior frequenza (44%). Il tiro dalla media distanza è la sua casa, ma a differenza di altri giocatori (senza uscire dalla sua squadra: Evan Turner) che lo usano in maniera ossessiva per nascondere i problemi al tiro, lo fa sempre sembrare come la soluzione più ovvia, la più naturale possibile tra quelle a disposizione.
Il lungo decide di stare a protezione dell’area: la peggior decisione possibile contro C.J.
Se decidono invece di usare forzare il pick and roll sul lato, bisogna fare in modo che non ci siano spazi tra bloccante e difensore di quest’ultimo perchè McCollum è bravissimo a cambiare direzione alla stessa velocità con cui effettua il primo palleggio e colpire col jumper quando il difensore sta per trovare il giusto equilibrio per seguirlo.
McCollum è un vero e proprio predatore degli spazi, come quelli che gli permettono di aggirare un difensore come Dellavedova e una piovra come Giannis. In più ha il floater per andare a concludere prima che il terzo difensore in aiuto (quello chiamato “in 2.9”, quello che deve pattugliare l’area per 2.9 secondi prima che gli venga chiamata una violazione) possa essere alla distanza giusto per contestarlo.
Sempre il solito passaggio spalla-spalla con il bloccante: stavolta Portis è nella posizione giusta, ma basta un palleggio per creare quell’intervallo di tempo per prendere in controtempo il lungo dei Bulls.
Dovendo adattare il suo gioco a una pallacanestro sempre più fisica e sovradimensionata, McCollum ha capito come limare i suoi punti deboli in quegli aspetti dove avrebbe avuto grandi problemi ad emergere. All’uso dei piedi e alla pazienza nel momento in cui crea la prima separazione con il difensore più vicino, è riuscito a costruirsi uno step-back che risulta utilissimo per prendere in anticipo anche i difensori più arcigni e che gli permette di limitare le conclusioni al ferro, dove sarebbe vittima delle lunghe leve dei lunghi avversari.
Se il difensore passa “sotto” il blocco o il consegnato, lo step-back è automatico.
Riconosciuto il cambio, il primo palleggio serve per attaccare e mandare fuori equilibrio un lungo con piedi veloci come Thompson, e col secondo esegue lo step-back per trovare tanto spazio quanto basta per tirare sopra le braccia del difensore. Notare l’ultimo palleggio prima del jumper come si alza, in modo da arrivare all’altezza giusta per raccogliere il pallone in ritmo con l’esecuzione del tiro.
Per tirare sopra le braccia di un sette-piedi-e-tre invece c’è bisogno di farsi aiutare anche da un superbo tempismo e quoziente intellettivo. Sfruttato lo spazio lasciato da Porzingis per incunearsi nello split, nel momento in cui il lettone gira i fianchi per seguire la penetrazione C.J. esegue quel passo in più in allontanamento che rende vano l’aiuto. Il tutto con un’agilità e un controllo del corpo di primissimo livello.
Nell’estate del 2015, per prepararsi alla sua prima stagione da titolare in NBA, McCollum ha passato qualche giorno ad allenarsi con Steve Nash. L’obiettivo era quello di carpirne i segreti per le letture sul pick and roll, ma se n’è anche uscito con qualche trick in più nel suo arsenale. In questa clip infatti vediamo la sua personalissima versione della “Greztky Move” (o anche “The Midget”, il nanerottolo), usata dall’ex-Suns per addormentare la difesa sotto al canestro per poter servire i compagni sul perimetro o sul lato debole, rivisitata da C.J. per colpire con uno dei suoi jumper.