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(di)
Daniele V. Morrone
Il cinque maggio
05 mag 2020
05 mag 2020
La ricostruzione di una delle ultime giornate più famose della storia della Serie A.
(di)
Daniele V. Morrone
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A vincere, lo sappiamo, è stata la Juventus, che in estate aveva richiamato Lippi e posto le basi per un nuovo ciclo con gli arrivi, tra gli altri, di Buffon, Thuram e Nedved partendo dalle cessioni di Zidane, Inzaghi e van Der Sar. Ad inizio stagione le cose però non girano come dovuto: per mesi Lippi si trova in bilico, accusato di essere



 

I giorni che precedono l’ultima giornata registrano un clima infernale di sospetti incrociati. In sostanza l’Inter ha paura che l’Udinese sarà troppo arrendevole, vista anche la salvezza conquistata la settimana prima grazie ad una vittoria all’ultimo minuto contro il Lecce, e la Lazio troppo motivata. La Juventus, invece, che la Lazio non sia motivata abbastanza. La Roma terza in classifica che la Lazio si scansi. Lippi dice di respirare



 

https://streamable.com/05fx6o



 

 

La Juventus chiude la partita già al minuto 11, con Alessandro Del Piero che conclude un’azione iniziata da un calcio d’angolo dell’Udinese, che si fa trovare impreparata e permette agli avversari in tre passaggi di arrivare in area di rigore. Da questo momento la Juventus congela la partita e allunga un orecchio al risultato dell’Olimpico, dove praticamente in contemporanea Vieri porta in vantaggio l’Inter, facendo durare il sorpasso della Juventus appena 10 minuti.

 

Anni dopo Moratti confesserà di come nel prepartita Cúper fosse ossessionato dal ricordo delle due sconfitte consecutive nelle Finali di Champions League 2000 e 2001 e avesse confessato la paura di perdere anche questa volta. In quelle due partite il Valencia era sceso in campo con formazioni bloccate. Ed è forse per questo che il 5 maggio la sua Inter è schierata per provare ad indirizzare da subito l’incontro a proprio favore. Un 4-4-2 che vuole arrivare il prima possibile all’area di rigore avversaria, con la coppia Vieri-Ronaldo davanti, il rifinitore Recoba sulla fascia sinistra e l’ala pura Sérgio Conceição su quella destra. Una scelta che non è improvvisamente spregiudicata, ma che anzi rappresenta la normale prosecuzione di quanto fatto fino ad allora dalla sua Inter, che nella seconda parte di stagione non si è mai privata di Recoba (che è risultato decisivo tra le altre nella vittoria con la Roma e col Piacenza alla penultima giornata) e ha provato sempre ad avere due punte davanti da servire in profondità una volta recuperata palla a centrocampo.

 

In quel momento in Serie A regnano ancora le due punte e sulla carta l’Inter ha le migliori a disposizione. A 28 anni Vieri è nel picco della carriera, l’ideale di prima punta di scuola italiana, in grado di abbinare ad un fisico da bufalo e un sinistro potentissimo, una buona reattività in area di rigore e la capacità di farsi trovare al posto giusto al momento giusto. Sulla carta la coppia che forma con Ronaldo è praticamente immarcabile, almeno in teoria, perché il brasiliano rimane fuori per più di metà stagione. Ronaldo arriva alla partita con la Lazio con appena 700 minuti giocati in tutta la stagione, dopo aver saltato la prima parte e a seguito di un infortunio a gennaio che lo fa tornare in campo solo per l’ultimo mese di competizione.

 

Vieri in sua assenza fa la sua parte: dopo aver saltato anche lui l’inizio di stagione, torna a novembre e segna 19 gol in 22 partite di Serie A giocate consecutivamente sempre da titolare, mentre i suoi compagni d’attacco variano da Recoba, a Ventola, a Kallon. Ad aprile la coppia Vieri-Ronaldo è finalmente in campo e contribuisce alla vittoria contro il Brescia e quella contro il Piacenza, mentre Vieri salta la trasferta a Verona contro il Chievo in cui 1 gol e 1 assist di Ronaldo non bastano però per andare oltre il pareggio. Non è una sorpresa quindi se la partita contro la Lazio viene vista come di fatto la prima finale della coppia nata nell’estate del ’99.

 

https://youtu.be/4RRAi4UzoF0

 



 

Nonostante la rosa di alto livello, quindi la Lazio arriva all’ultima giornata dopo una stagione travagliata: uscita da un girone abbordabile in Champions League (Nantes, PSV e Galatasaray), sesto posto in classifica dopo la sconfitta per 2-0 col Bologna e una sconfitta addirittura per 5-1 nel Derby di ritorno. Apparentemente la Lazio non ha nulla da giocarsi, si sa anche che il nuovo allenatore sarà uno dei protagonisti dello scudetto di due stagioni prima, Roberto Mancini, esonerato a stagione in corso dalla Fiorentina.

 

In realtà in caso di vittoria e contemporanea sconfitta o pareggio del Bologna, i biancocelesti 



 

Quello che appare evidente dallo stadio è che i tifosi della Lazio sono lì quasi solo per tifare Inter. Come notano anche i telecronisti, i nerazzurri in pratica giocano in casa: tutta la Curva Sud è per i tifosi interisti, ma ci sono bandiere nerazzurre anche negli altri settori, perfino in Curva Nord. In ballo c’è un gemellaggio tra le due tifoserie, ma anche il fatto che una vittoria dell’Inter scongiurerebbe l’infausta opzione di uno nuovo scudetto della Roma. Perché anche i giallorossi sono in ballo per la vittoria finale in quest’ultima giornata. Per vincerlo devono battere il Torino in trasferta e sperare che Inter e Juventus a loro volta non vincano, una situazione difficile, ma non impossibile. La Roma di Capello è la squadra meno battuta del campionato, ha perso solo due partite contro il Piacenza e l’Inter, ed è stata anche in vetta solitaria per cinque giornate a metà stagione, ma i 13 pareggi l’hanno portata a perdere il vantaggio nei confronti della Juventus e dell’Inter. All’ultima giornata, quindi, arriva da inseguitrice.

 

La Lazio è in campo con un 4-4-2 quasi simmetrico a quello dei nerazzurri, dove Fiore agisce però da rifinitore più che da seconda punta, Stankovic come esterno sinistro e Poborsky come esterno destro. Gli infortuni hanno portato Zaccheroni a poter contare solo con Simone Inzaghi come attaccante a disposizione, non considerando il giovane Felice Evacuo in panchina. A dimostrare quanto sia poco una squadra di Zaccheroni è la presenza di Jaap Stam come terzino destro, Nesta e Couto sono i centrali, con Favalli a sinistra impiegato come terzino più offensivo. Tutte e due le squadre si affidano a una coppia di centrocampisti centrali bloccati, Di Biagio e Cristiano Zanetti per l’Inter, Giannichedda e Simeone per la Lazio. Nessuna delle due squadre ritiene il centro del campo la zona preferita per lo sviluppo della manovra e preferiscono giocatori in grado di dare copertura e sostanza.

 



 



 

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Il boato dello stadio è totale, anche perché il gol arriva sotto la curva Sud, quella occupata dai tifosi dell’Inter. In tribuna viene inquadrato il presidente Moratti che sorride e si fa il segno della croce. Racconterà in seguito



 

L’inizio di Ronaldo non è da ricordare, le sue tante conclusioni sono svirgolate o bloccate dal difensore, come se il pallone gli scottasse tra i piedi e se ne volesse liberare alla prima occasione. Con Vieri che fuori dall’area tocca palla solo per i contrasti aerei, il giocatore più razionale è Cristiano Zanetti, ma anche - paradossalmente - Recoba, dipinto come genio sregolato e che invece è uno dei pochissimi che provano a mettere un po’ di ordine in campo.

 

https://streamable.com/b7elqt

 

 



 

Il gol arriva da una bella azione corale, impreziosita dall’intelligenza di Fiore e dall’invenzione di Stankovic che una volta scambiatosi di posizione col compagno ne riceve il passaggio dalla fascia sinistra e chiude il triangolo con un cucchiaio da fermo facendogli arrivare il pallone in area sulla corsa alle spalle di un immobile Javier Zanetti. Fiore arriva sul pallone di ritorno praticamente dentro l’area piccola, costringendo tutta la linea difensiva interista a collassare su di lui e lasciando ben tre giocatori della Lazio liberi di ricevere il suo cross a centro area. Quello che segna è Poborsky che arriva in corsa da fuori area e scarica su Toldo un collo destro imparabile.



 

https://streamable.com/9vm2mb

 

 





 



 

Con l’Inter nuovamente in vantaggio il copione riprende più o meno uguale: la squadra di Cuper più verticale e quella di Zaccheroni che prova ad imbastire con calma la sua manovra approfittando di una scarsa pressione sul portatore di palla (altri tempi), mancando però sempre del passaggio decisivo, nonostante i movimenti continui di Fiore e la partita praticamente perfetta di Stankovic a centrocampo.

 

L’allenatore dell’Inter è in piedi dal primo minuto, alternando momenti di silenzio ad altri in cui rimprovera platealmente i suoi giocatori per un tiro pigro da fuori o per un lancio intercettato dalla difesa. Zaccheroni invece è totalmente ignorato dalle telecamere. Da fuori sembra però che questo canovaccio vada bene all’Inter, che nonostante i frequenti cambi di possesso anche non forzati (ripeto, altri tempi) riesce con il passare dei minuti a trovare maggiore fluidità in attacco, dando l’idea di poter prima o poi trovare anche l’imbucata giusta per il gol del 3-1, che chiuderebbe chiudere definitivamente il discorso scudetto. Gli animi sono tranquilli e le telecamere inquadrano lo spettacolo della sciarpata nerazzurra della Curva Sud da dove sventola anche qualche bandiera tricolore.

 


MARCO ROSI / LAPRESSE


 

 

Proprio mentre il quarto uomo prende il tabellone per segnare i due minuti di recupero a fine primo tempo, arriva l’azione più famosa della partita, che cambierà tutto. Da un cambio di gioco di Nesta verso la fascia sinistra il pallone arriva a Stankovic, il cui cross in area verso Inzaghi marcato dai due centrali dell’Inter ha poche velleità. La traiettoria a scendere del pallone però sorprende Cordoba, forse a causa della luce del sole, e il suo colpo di testa invece di essere una respinta finisce per creare un campanile un paio di metri più dietro, dove c’è in vantaggio su tutti il compagno Gresko. Forse preoccupato solo del pallone, Gresko non si accorge della presenza di Poborsky nelle vicinanze e quando appoggia di testa la palla verso Toldo finisce per servire un perfetto assist all’avversario.

 

https://streamable.com/72rvgh

 

 

Questa è l’azione che ne segna l’esperienza interista e in parte la carriera. Apparso in leggera difficoltà in tutta la stagione, Gresko regala il pareggio alla Lazio appena prima del riposo. Dopo il gol Poborsky si rivolge alla curva Nord che con parole che non conosciamo ma che possiamo immaginare, ricevendo solo un veloce abbraccio dei compagni. Il gol del pareggio proprio alla fine del primo tempo diventa una mazzata psicologica inaspettata per l’Inter, che fino ad allora sembrava effettivamente in controllo della situazione e che invece deve passare quindici minuti negli spogliatoi sapendo che la Juventus gli è davanti.

 

Cúper decide di non fare cambi tattici o di uomini per trasmettere tranquillità alla squadra. Al loro ritorno in campo si ferma ad uno ad uno con i giocatori, gli batte la mano sul petto e



 

https://streamable.com/kxl1gg

 

 

Nella fase difensiva, invece, l’Inter dimostra determinazione, ma poca lucidità. Lo si vede quando dopo dieci minuti di gioco Materazzi atterra Inzaghi sulla fascia per provare a prendere il pallone invece di attendere il raddoppio. Dalla successiva punizione arriva il gol del primo vantaggio della Lazio. Il cross di Fiore è perfettamente calibrato per finire sulla testa di Simeone che sovrasta Cristiano Zanetti sul secondo palo, Toldo può solo guardare la palla che va in porta. Questa volta, mentre Simeone non festeggia il suo primo gol della stagione pur se attorniato dai compagni, l’immediato boato dei tifosi della Curva Nord si sente benissimo. Le telecamere inquadrano di sfuggita la smorfia di Ronaldo e indugiano su Massimo Moratti pensieroso in tribuna.

 

Dopo un’ora Cuper effettua il primo cambio, inserendo Stéphane Dalmat per un fumoso Sérgio Conceição. Va detto che è anche il cambio più logico (Dalmat viene preferito a Seedorf da Cúper), visto che le due punte sono intoccabili e Recoba è indispensabile per le capacità da calcio piazzato, da cui sono arrivati 3 dei 4 gol. La risposta di Zaccheroni arriva immediatamente per via dell’infortunio di Stankovic, che viene sostituito da César. La mossa forzata di Zaccheroni avrà maggiore successo di quella di Cúper, nonostante inizialmente sembra il contrario visto che il brasiliano non tiene un pallone nei primi minuti, mentre Dalmat in conduzione sembra poter saltare sempre il marcatore diretto.

 

Il nervosismo dei giocatori dell’Inter comincia ad essere evidente, ricorrono spesso al fallo per cercare di recuperare il pallone, consapevoli come a pochi minuti dalla fine sia fondamentale avere il possesso per costruire azioni da gol. Pur provando ad attaccare con insistenza, l’Inter va vicina al gol solo grazie ad un intervento di Favalli in anticipo su Vieri che sorprende Peruzzi in uscita. Vicino però è appostato Nesta che può intervenire facilmente. Neanche gli innumerevoli tiri da fuori di Di Biagio sembrano preoccupare i biancazzurri, anche perché per uno che entra nello specchio ce ne sono cinque che finiscono in curva.

 

Proprio quando Cúper decide di intervenire e rendere ancora più offensiva la sua squadra inserendo Emre per Cristiano Zanetti, César fa l’azione che ne giustifica la presenza in campo e decide il campionato. Con l’Inter spezzata in due da un tentativo di pressione a centrocampo andato a vuoto, riceve da Fiore un pallone sulla sinistra dove può puntare Javier Zanetti, che lascia fermo come una statua di sale quando tocca con l’esterno del sinistro il pallone e scatta improvvisamente per andare al cross sul secondo palo, dove Materazzi si dimentica di marcare Simone Inzaghi nonostante gli sia accanto. Curiosamente attaccato ad Inzaghi c’è anche Poborsky, che è arrivato quindi a centimetri dal segnare una tripletta che avrebbe raddoppiato il suo bottino con la Lazio nelle precedenti 45 presenze. Il ceco è anche quello che esulta di più, più dello stesso Inzaghi che rimane composto in un Olimpico ormai spaccato in due fazioni.

 

https://streamable.com/2g0vf1



 





 







 

https://youtu.be/B5plmmTt55I

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