Sabato sera in Utah Giorgio Chiellini ha letto male un rilancio lungo dalla difesa avversaria durante la partita tra i Los Angeles FC e i Real Salt Lake City. Il pallone, dopo aver rimbalzato pochi metri davanti a lui, lo ha scavalcato mentre il suo diretto avversario gli scattava alle spalle ormai libero. A quel punto però, con un gesto improvviso e raro - nel senso che potreste non vederne un altro uguale su un campo da calcio per molto tempo - Chiellini ha fermato il pallone con le mani. Con tutte e due le mani.
Il fallo del difensore italiano è stato accolto dai tifosi presenti allo stadio avversario con uno strano boato, a metà tra lo stupito e il divertito, come se non aspettassero altro che questo da lui, un tipo di difesa talmente sopra le righe da essere percepita alla stregua di un trick particolarmente spettacolare. Un tifoso addirittura ha sventolato la sua maglia alla telecamera, come farebbe con quella di Messi dopo un gol a seguito di uno dei suoi slalom. Quello di Chiellini non è stato infatti un fallo di mano come tanti, momenti in cui i giocatori più o meno volontariamente si trovano a toccare il pallone con una parte che non potrebbero usare, ma è stato un gesto particolarmente eccessivo nella dinamica, come se più che con un pallone fosse alle prese con una granata pronta ad esplodere.
Appena sbarcato sui social il video ha ricevuto migliaia di condivisioni e commenti. Per qualcuno è stata la conferma della scorrettezza di Chiellini, abituato a restare impunito per questo tipo d’interventi in anni di Juventus e avendoli quindi in qualche modo introiettati e portati in MLS. Per qualcun altro è stata invece la conferma della grandezza del suo talento difensivo, dove anche davanti a un errore grave è riuscito con un guizzo, più di cervello che di gambe, a impedire all’avversario di scappargli via e lo ha fatto nel modo meno pericoloso per la sua squadra. Se infatti si fosse girato e avesse inseguito l'avversario, magari sarebbe incappato in un fallo da dietro, quindi più grave, o magari in un fallo da rigore. Così facendo invece ha fermato il pericolo e preso “solo” un giallo, la sanzione decisa dall’arbitro e probabilmente corretta da un punto di vista del regolamento.
Queste due posizioni in realtà non sono così distanti, sembrano solo un modo leggermente diverso di vedere la stessa cosa, che in questo caso è cosa è disposto a fare Chiellini per fermare un avversario. Ovviamente, vedendo queste immagini, la mente è scivolata al fallo commesso dal difensore italiano nella finale degli Europei, quando ha fermato per il colletto Saka che gli era scappato alle spalle dopo una lettura meno sbagliata di questa ma comunque imperfetta. Anche in quel caso era stato un gesto plateale e curioso, ma per noi italiani si era tinto di contorni da meme un po’ per la scena - sembrava davvero Willy il Coyote che finalmente cattura Beep Beep - un po’ perché avvenuta all’interno di una grande partita di Chiellini, all’interno di un grande torneo di Chiellini che poi avremmo vinto. Una specie di testamento spirituale di uno dei migliori difensori degli ultimi vent’anni, un giocatore per cui «distruggere è un atto creativo».
In quel caso erano stati gli inglesi a sottolineare la scorrettezza del gesto, oltre al fallo in sé che da regolamento era da giallo anche in quel caso, per il suo andare contro un ideale più alto di gioco del calcio. Era stata addirittura presentata una petizione per far ripetere la partita. Proteste che qui in Italia avevamo liquidato come piagnisteo degli sconfitti, ancora in preda a una sbornia di felicità collettiva per la vittoria dell’Europeo contro gli inglesi, in casa degli inglesi. Oggi invece sono i tifosi italiani a essere i più duri con Chiellini e il suo fallo di mano, in particolare quelli non juventini, probabilmente perché fuori dalla Nazionale non si riesce ancora a dimenticare il suo passato bianconero.
Chiellini insomma non è nuovo a questi falli estremi, che non si risolvono nella loro violenza - né il fallo di mano che quello su Saka lo erano - quanto piuttosto nella loro stranezza (ci saranno termini più calzanti, ma onestamente non mi vengono). Il più spettacolare è forse un altro ancora, quando in un quarto di finale di Champions League contro il Monaco, con il risultato in bilico nella gara di ritorno, il difensore italiano era scivolato mentre con il pallone tra i piedi cercava di girarsi verso l’interno del campo. Lestissimo ne aveva approfittato Moutinho ma Chiellini, da sdraiato, si era lanciato in avanti allungando il braccio per arpionare con la mano il pallone e fermare il portoghese. Anche in quel caso gli era toccato un giallo e l’ironia del web per la teatralità del suo gesto.
Si tratta di tre falli che lasciano l’amaro in bocca a chi li subisce, come se avessero subito una torto ben più grave di quello che da regolamento è, un fallo che costa l’ammonizione a chi lo commette e che comunemente chiamiamo “fallo tattico”. Ma se di falli tattici ne vediamo almeno uno a partita, questi di Chiellini hanno un cinismo che può risultare inaccettabile. Sergio Córdova, ad esempio, il giocatore dei Real Salt Lake City fermato da Chiellini - mentre quest’ultimo provava a spiegarsi, con quel fare sofferente che ha dopo un fallo, con la faccia di chi ti dice non è che io volevo farlo, ma dovevo farlo - ha mimato in maniera eloquente il gesto di Chiellini con le due mani, come se non si capacitasse che qualcuno potesse fare una cosa del genere su un campo da calcio per fermarlo, un “colpo” fatto con due mani verso l’avanti, quasi il corrispettivo del muro nella pallavolo, se proprio bisogna trovare una similitudine (e infatti Chiellini pallavolista è stato uno dei titoli più usati dopo dai giornali). Viene da pensare che se il difensore italiano l’avesse falciato si sarebbe arrabbiato meno, sicuramente sarebbe rimasto meno stupito.
Ma forse ciò che rende più evidente la stranezza di quello a cui abbiamo assistito è la reazione dei due commentatori della televisione statunitense. Dopo un primo oooooh di meraviglia e dopo aver discusso se Chiellini fosse da espellere, tirando fuori l’errata regola del fallo da ultimo uomo e verificato che ci fosse un compagno, Murillo, alle sue spalle, sono rimasti interdetti su quale fosse la punizione adatta a Chiellini, come se il giallo fosse troppo poco. «Sto pensando allo spirito del gioco» ha detto uno dei due, lasciando il resto della frase nell’aria, come se fosse giusto una constatazione filosofica più che un commento, quasi a voler far notare che nel fallo di Chiellini ci fosse una sfumatura moralmente inaccettabile che va oltre il regolamento, la rottura di un codice etico che evidentemente esiste anche per i falli.
È una questione interessante dopotutto. Questa frase mi ha fatto pensare a quando mi è capitato di subire o vedere interventi simili in contesti amatoriali. In partite con i campi affittati, i cambi in porta e senza lo straccio di un arbitro può capitare che chi difende faccia marchiani errori di valutazione e decida di risolverli - per pigrizia o per furbizia - facendo falli di mano plateali o magari trattenendo l’avversario come se fosse un cagnolino che prova a scappare. In quei casi il pensiero è sempre ma che bisogno c’era? Perché privare qualcuno dell’occasione di fare un gol, magari una delle poche gioie della settimana, in un contesto dove lo scarto tra vittoria e sconfitta è tutto sommato puramente ornamentale? L’altro aspetto che porta chi subisce questo tipo di torti a considerarli fuori luogo è che - in assenza di un sistema di arbitraggio - questa versione del fallo tattico rimane impunita, senza un giallo a condizionare la gara del difensore o un rosso a finirla. Sono falli che vengono visti magari peggio di un’entrata in ritardo, che si può capire perché magari chi la fa non ha più lo smalto di un tempo, o di una più cattiva, perché magari dettata dalla foga del momento. Da una parte ho sempre pensato che lo spirito del gioco fosse più o meno questo, una forma di rispetto non cavalleresca quanto piuttosto molto terra terra, del tipo “cerchiamo di venirci incontro”, dall’altra parte, però, ho sempre provato una strana forma di rispetto per chi anche in questi contesti pensa prima al risultato e poi a tutto quello che ci gira intorno.
Lo spirito del gioco è universale o dipende da dove si sta giocando? Si piega alle logiche di mercato? Per i Los Angeles FC una vittoria ha un peso economico rilevante, così come per l’Italia la differenza tra vincere e non vincere l’Europeo potrebbe aver ritoccato in positivo la crescita del PIL. In questo contesto di uber-professionismo il comportamento di Chiellini deve essere validato da un codice etico? (e, volendo, la domanda dietro questa riflessione è piuttosto: è possibile considerare un codice etico nel capitalismo?).
Sono tutte domande che non hanno risposte definitive, se non soggettive in base al tifo o a una sensazione che è solo nostra. Per questo esiste l’arbitro a giudicare come figura sopra le parti. E sarebbe interessante sapere cosa ha pensato lui in quel momento, quanto è stato facile prendere la sua decisione di estrarre solo il cartellino giallo valutando solo l’azione (che sia stata la sanzione giusta o sbagliata, non è questo l’importante in questo discorso) senza lasciarsi condizionare dal modo con cui è arrivata.
C’è infatti nell’azione di Chiellini qualcosa di talmente antisportivo da sembrare uscire dall’800, da quando i pionieri mettevano insieme le regole a tentativi per creare un nuovo gioco e magari usare le mani in quel modo poteva sembrare sensato. Antisportivo in un senso estetico però, non etico. Perché mi sembra che il fallo di Chiellini ci risulti moralmente sbagliato più perché fuori dall’armonia del gioco che non dal suo spirito. Se la palla gli fosse passata a lato del fianco e avesse allargato un po' il braccio per fermare lo stesso identico tipo di azione, avremmo avuto tutti i video e le reazioni che ci sono state?
Il nostro giudizio, che è anche il mio che sono rimasto sgradevolmente impressionato da quel fallo, che ho rivisto almeno quaranta volte, finisce quindi per essere praticamente una critica allo stile, come quando vediamo un brutto film o un'opera d'arte che ci suscita solo emozioni negative (che però sono emozioni anche quelle). Messa così dovremmo ricordarci che Chiellini in oltre vent'anni di carriera ha combattuto l'armonia del gioco in tutti i modi, ha lavorato per dimostrarci che l'aspetto estetico del calcio è puramente soggettivo, quasi ornamentale, quindi inutile. Se etica e estetica sono due concetti affini, la loro definizione su un campo da calcio non è così scontata. Se chiedessimo a Chiellini, magari, sarebbe il primo ad ammettere la scorrettezza del suo gesto, eppure, allo stesso tempo, non riuscirebbe a vedere perché le cose scorrette non possono far parte dello spirito del gioco.