Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
Chi può competere con il Chelsea?
02 gen 2017
02 gen 2017
A Klopp basta poco per ingessare Guardiola.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
Dark mode
(ON)

Come ogni anno, per finire nel modo migliore, il giorno di San Silvestro si chiudeva la prima metà di campionato della Premier League. Per rendere ancora più speciale l’occasione ad Anfield Road si sono sfidate Liverpool e Manchester City, le due principali inseguitrici del Chelsea di Antonio Conte, semplicemente fenomenale. Klopp e Guardiola sono arrivati alla partita delle 18:30 dopo avere visto la tredicesima vittoria consecutiva dei Blues, che nonostante i due gol subiti dallo Stoke City hanno battuto per 4-2 la squadra guidata da Mark Hughes: una dimostrazione di forza del Chelsea che, raggiunto per ben due volte nel punteggio - nel giro di 10 minuti la prima volta e dopo appena un minuto la seconda volta - ha mostrato, oltre a idee chiarissime, una solidità mentale sorprendente se si prende come metro di paragone la squadra del 2015-16.

 

Quindi, viste le premesse, il match di Anfield Road non rappresentava solo la partita per designare la più credibile rivale dei londinesi nella corsa al titolo di Premier League, ma era anche fondamentale, più prosaicamente, per non perdere troppo terreno dal Chelsea: prima della partita, i punti di distacco erano già 9 per il Liverpool, 10 per il City.

 

 



 

La diversità dei due approcci è stata, negli anni, più volte sottolineata da J


Contro un Manchester City così deludente è bastato poco a Jürgen Klopp per domare gli avversari. L’occupazione del centro del campo sommata alla tipica aggressività della sua squadra erano sassolini più che sufficienti a bloccare gli ingranaggi del gioco d’attacco di Guardiola. Il tecnico tedesco si è mostrato più pronto del collega catalano anche a partita in corso, quando, inserendo Origi al centro dell'attacco, ha dato profondità e fisicità alla sua squadra, allontanando il pallone dalla propria area nel momento in cui il muro del Liverpool mostrava i primi segni di un possibile cedimento.

 

 

Chi è la rivale del Chelsea?

 

La rete subita ha messo in luce le già conosciute difficoltà difensive del Manchester City, ma la partita all'Anfield Road ha esteso la crisi della squadra di Guardiola alla fase d'attacco, dimostrando indirettamente e ancora una volta l’intimo e indissolubile legame tra le due fasi di gioco.

 

L’azione del gol di Wijnaldum nasce dalle titubanze offensive del City che, immediatamente, si tramutano in difficoltà difensive sulla ripartenza degli avversari. Gli uomini di Guardiola non sono riusciti - anzi, meglio: non hanno nemmeno provato - a disordinare la struttura difensiva dei Reds, mettendo in mostra un calcio sterile e privo di movimento e iniziativa, in completa antitesi con quello da sempre ricercato dal proprio allenatore.
 


Non esattamente il tipico possesso palla di una squadra di Guardiola...



 

La fase offensiva del City ha prodotto solamente 9 tiri, di cui 2 dall’interno dell’area, generando solamente 0.4 expG. La miglior chance in termini di probabilità di realizzazione è stata la punizione dai 25 metri di Kolarov al secondo minuto di gioco.

 

L’innesto dei principi di gioco del tecnico catalano in Premier League e, nel senso opposto, gli aggiustamenti al proprio calcio per adattarlo a giocatori e contesto differenti sembrano procedere lentamente e con difficoltà. L’ultima partita del 2016 ha dilatato la distanza tra il Chelsea e il Manchester City, adesso a 10 punti, e ha addirittura portato la squadra di Guardiola fuori dalla zona Champions League. Oltre al distacco, il confronto tra le prestazioni delle due squadre nel giorno di San Silvestro rende difficile, oggi, pensare che il City possa davvero competere con la squadra di Antonio Conte.

 

Il Liverpool sembra avere chance più grandi, non solo per i 6 punti di distanza dal Chelsea. Contro il City la squadra di Klopp ha confermato la capacità della sua fase di non possesso di limitare il numero di tiri concessi agli avversari, riducendone stavolta anche la qualità. In fase d'attacco le ripartenze in verticale dei Reds hanno prodotto addirittura solo 5 tiri e 0.3 expG, confermando l’impressione che quello che le statistiche descrivono come il miglior attacco della Premier League in termini quantitativi, possa incontrare delle difficoltà all'innalzarsi del valore degli avversari. Il che, detto più semplicemente, significa che probabilmente la qualità complessiva dei giocatori della squadra di Jürgen Klopp è inferiore a quello delle dirette avversarie per il titolo.

 

Insomma, dall'ultima partita dell'anno sono arrivate buone notizie per il Chelsea di Antonio Conte che, al di là dell'incredibile record di vittorie consecutive, appare squadra più completa e compiuta delle sue rivali. Ma la Premier League è un frullatore che non abbassa mai la propria velocità, e già il 4 gennaio al White Hart Lane toccherà al Tottenham Hotspur di Pochettino, in un grande momento di forma, provare a rallentare il Chelsea e, chi lo sa, avanzare la propria candidatura al titolo di campione d’Inghilterra.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura