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Chi è davvero Gigio Donnarumma
07 ago 2017
07 ago 2017
In pochi giorni era passato da ragazzo prodigio a sopravvalutato, per alcuni, ma come para e che margini di miglioramento ha il più giovane portiere della Serie A?
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L’etimologia della parola “destino” rimanda a un’antica radice indoeuropea, “sta”, che si ritrova in altre parole come ostinazione, stabilità e che indicava lo stare fermo. Il destino quindi è qualcosa di definito, che non si può modificare. Il predestinato, quindi, è colui che nasce con un dono chiaro ed evidente; al predestinato non è concesso sottrarsi al destino che gli è stato assegnato. Gianluigi Donnarumma è stato considerato un predestinato sin dalla più tenera età. È nato per fare il portiere e diventare uno dei più forti. Pochi dubbi. Almeno fino a quando, questa estate, non è esplosa la questione del suo rinnovo.

Oltre alle accuse di essere un mercenario, per Donnarumma è apparsa per la prima volta la parola “sopravvalutato”. Le non eccelse prestazioni con l’under 21 agli Europei di giugno hanno contribuito ad alimentare un discorso di quel tipo, che in ogni caso è stato immediatamente azzerato dall’avvenuto rinnovo contrattuale con il Milan.

Percorso senza precedenti

La storia è nota, Donnarumma è il più giovane portiere della storia del campionato italiano a esordire dal primo minuto. Già la stagione precedente a quella del suo esordio Pippo Inzaghi lo aveva portato in panchina; Donnarumma aveva solo 15 anni e per tale motivo era stata necessaria una speciale autorizzazione della Federazione. Quando scende in campo per la prima volta, Milan-Sassuolo il 25 ottobre 2015, ha esattamente 16 anni e 8 mesi.

Già dall’inizio della stagione le voci di un suo impiego al posto di un titubante Diego Lopez erano insistenti e Sinisa Mihailovic ha deciso presto a fare il grande passo. Donnarumma si prende la porta del Milan per tutte le 30 rimanenti partite di campionato. Riesce a tenere inviolata la propria porta 11 volte e subisce poco meno di 1 gol a partita. Nelle prime 8 partite Diego Lopez aveva sempre subito gol, tenendo una media di 1.75 reti subite per match. Il primo gol subito da Donnarumma in serie A è un calcio di punizione sul suo palo da Berardi.

Nessuno mette in dubbio il fatto che il portiere titolare del Milan, anche per la stagione successiva, sarebbe stato ancora lui. E infatti gioca tutte le 38 partite, subendo 45 reti e collezionando 12 clean sheet.

Nel frattempo brucia le tappe anche in Nazionale. Nel marzo 2016, a 17 anni appena compiuti, esordisce con l’Under 21 vincendo 4-1 in Irlanda. All’inizio della stagione 2016-17, Ventura lo schiera tra i pali della Nazionale maggiore nel secondo tempo dell’amichevole di Bari contro la Francia: Donnarumma ha 17 anni e mezzo.

Tra i portieri che hanno subito più di 100 tiri nello specchio in serie A, Donnarumma è quello che ha la maggiore percentuale di parate, 78.7 %. Il numero 1 del Milan subisce in media 1 gol ogni 3.55 parate, mentre tutti gli altri portieri del campionato effettuano meno di 3 parate per ogni gol subito.

Al dato quantitativo si aggiunge quello qualitativo: ancora, nel campione di portieri di serie A con più di 100 tiri subiti nello specchio, Donnarumma ha il miglior rapporto tra gol che avrebbe dovuto subire - secondo gli Expected Goals limitati ai tiri nello specchio - e quelli effettivamente subiti.

Anche i numeri, quindi, restituiscono l’enorme impatto di Donnarumma sul calcio italiano e la sensazione di avere a che fare con un campione. L’età dei suoi esordi e il livello delle sue prestazioni rimanda a un talento sicuramente precoce, ma anche abbagliante, tanto da oscurare, talvolta, il fatto che l’estrema giovinezza può nascondere un portiere ancora non perfetto e tuttora in fase di formazione tecnica.

Come para Donnarumma?

Donnarumma è un portiere fisicamente imponente; gli almanacchi recitano 196 cm di altezza per 90 Kg. Con la partenza di Tatarusanu, passato dalla Fiorentina al Nantes, è diventato il portiere più alto della serie A. Alla struttura fisica, aggiunge un’esplosività ed elasticità muscolare notevole, abbastanza sorprendente proprio in relazione all’altezza.

Ma anche per i portieri è possibile andare al di là del talento naturale, indiscutibile nel caso di Donnarumma. E anche per il ruolo di portiere è possibile distinguere tra una fase difensiva e una fase offensiva, che, nel calcio di oggi, ha acquisito una rilevanza sempre maggiore in accordo con il progressivo coinvolgimento degli estremi difensori nella costruzione dell’azione.

Va detto subito che nella fase di preparazione alla parata, che comprende il posizionamento, gli spostamenti e la postura, la scelta della corretta posizione in attesa del tiro avversario non è sempre precisissima. Un esempio è il terzo gol subito dalla Repubblica Ceca agli Europei U-21.La posizione di partenza, più vicina al palo alla sua destra, non gli consente coprire in maniera ottimale la superficie della porta sul tiro scoccato da un punto alla sinistra del dischetto di rigore.

Gli spostamenti di Donnarumma sono rapidi, specie in proporzione alla mole, e la postura di partenza è parecchio peculiare: in lieve disaccordo con le tendenze della scuola italiana, Donnarumma rimane con le gambe piuttosto aperte e i piedi più esterni rispetto alla verticale delle spalle. Per questo teoricamente la meccanica di spinta dovrebbe risultare meno efficiente.

In questo errore contro l'Atalanta (Spinazzola tirerà male, Donnarumma respingerà male, l'Atalanta segnerà) da notare le gambe molto larghe nella fase preparatoria.

Sulle palle più vicine al corpo, potenzialmente le più complicate per un portiere molto alto, Donnarumma sfrutta ottimamente la sua reattività e utilizza molto bene la tecnica del “leva gamba” e del tuffo “per caduta”. Su questo tiro ravvicinato, con la palla rasoterra vicino al corpo, Donnarumma va giù velocemente accelerando la fase di perdita di equilibrio togliendo da terra la gamba del lato dove è indirizzato il tiro (la tecnica “leva gamba”, appunto).

Nelle parate con palla più distante dal corpo Donnarumma tende ad attaccare con decisione la palla, tagliando la traiettoria del tiro. Nelle parate in tuffo è evidente tutta la sua elasticità.

Un’altra caratteristica peculiare nei tiri della media e lunga distanza è l’esecuzione, particolarmente accentuata, di un balzo propedeutico al tuffo, non sempre effettuato nei tempi corretti.

Proprio per questo capita che Donnarumma sia sorpreso coi piedi staccati da terra nel momento in cui dovrebbe invece spingere per effettuare il tuffo, accumulando così ritardo temporale nell’intervento.

L’ampiezza e la non perfetta scelta di tempo del pre-balzo può anche pregiudicare talvolta la possibilità di effettuare correttamente la spinta preparatoria al tuffo, con limitazione dello spazio coperto e costringendo Donnarumma ad affidarsi quasi esclusivamente alla sua naturale elasticità per le parate in tuffo.

Il tiro di El Shaarawy si rivelerà particolarmente preciso e difficilmente parabile, ma il pallone è già partito e Donnarumma è ancora coi piedi staccati da terra dal pre-balzo e quindi ancora impossibilitato a spingere per la parata.

Per le traiettorie più distanti dal corpo, che potrebbero necessitare di uno spostamento preliminare al balzo vero e proprio - il “passo spinta” o addirittura il “passo incrociato” o il “piede scaccia piede” - Donnarumma limita al minimo i movimenti laterali, fidandosi della sua esplosività per coprire anche le distanze più ampie, con le sole qualità delle sue gambe e con la lunghezza del suo corpo. Una caratteristica che gli è tornata contro nel gol subito da Nainggolan lo scorso anno.

Come per tanti portieri la presa non è un’opzione privilegiata e forse anche per questo non sicurissima. Donnarumma compie frequentemente la scelta, non sempre tecnicamente ortodossa, di utilizzare la mano opposta per effettuare le parate. Se se lo può permette è grazie a delle doti atletiche con cui riesce a scendere sui tiri bassi con una velocità irreale.

Le sorprendenti doti atletiche di Donnarumma si esprimono anche nel dominio dello spazio davanti a sé. Il numero 1 del Milan segue i movimenti in verticale della sua linea difensiva uscendo anche fuori dall’area per intercettare i lanci avversaria, operando da “libero” con tempismo e velocità.

Velocità, tempismo e coraggio, unite alla grande superficie di porta che riesce a coprire con il corpo, lo rendono particolarmente efficace in ogni tipo di uscita bassa, sia essa in anticipo, a contrasto, in opposizione o in 1 vs 1. In uscita mette assieme tempismo, occupazione della porta e capacità di andare velocemente a terra.

Nelle uscite su palla proveniente dall’esterno, è più abile nella gestione delle palle radenti che nelle uscite alte. Nelle uscite basse è coraggioso e mostra quelle doti di tempismo e attacco alla palla già sottolineate, ma non gestisce e valuta lo spazio e il tempo con la stessa efficacia nelle uscite sulle palle più alte e meno veloci.

Con i piedi

Come sembra naturale, parlando del più giovane dei portieri della serie A, Donnarumma è un interprete moderno del ruolo. Non ha paura a muoversi lontano dalla sua porta per partecipare attivamente all’azione, fungendo da giocatore di movimento aggiunto per supportare i compagni nella costruzione del gioco. I suoi spostamenti in appoggio alla squadra sono corretti e coraggiosi.

Ma è più a suo agio nel calcio, sia lungo che corto, che nel controllo, e mostra una buona capacità di scelta della giocata in funzione della situazione tattica. I margini di miglioramento sono ampi, e uno dei possibili sviluppi del gioco di Donnarumma nei prossimi anni potrà essere proprio l’affinamento delle qualità puramente tecniche del suo gioco coi piedi.

Nonostante ciò, già così la percentuale di passaggi riusciti coi piedi è al top in serie A: Donnarumma completa il 75% dei suoi passaggi; Reina e Buffon, che guidano la classifica, il 77%. I dati di completamento sono influenzati anche dal fatto che Donnarumma, Reina e Buffon sono i giocatori, che per lo stile delle loro squadra, giocano meno palle lunghe di tutte, attestandosi intorno al 40%, mentre altri portieri hanno percentuali di palle lunghe di molto maggiori (per capirci, Cordaz del Crotone gioca lungo il 91% dei suoi passaggi). La percentuale relativa di completamento dei passaggi lunghi è inferiore (40%) a quella del top Szczesny (58%) o di Reina (48%).

La voglia e il coraggio di partecipare attivamente alla fase offensiva della sua squadra non gli mancano di certo, come è evidente dalla rapidità in cui all’uscita da una parata cerchi una soluzione di gioco rapida con le mani, segno di un portiere concentrato in ogni fase del gioco. Con le mani possiede una gittata di lancio molto ampia e precisa.

Donnarumma incarna naturalmente tutte le caratteristiche richieste a un portiere moderno. Le sue dimensioni gli consentono di occupare grandi superfici di porta e di oscurare la visuale agli attaccanti, senza che la sua stazza pregiudichi la reattività e l’elasticità necessarie al ruolo. Anche le doti immateriali richieste a un portiere non gli fanno certo difetto: è molto coraggioso e nonostante l’età appare sempre concentrato e soprattutto sicuro di sé, tanto che gli errori commessi non sembrano scalfirlo e condizionare le parate successive.

Certo, Donnarumma non è tecnicamente perfetto. In un ruolo estremamente complesso e in cui il costante lavoro in fase di allenamento per perfezionare i meccanismi motori dei gesti è fondamentale, la giovane età è un fattore da tenere in notevole considerazione. Fino a qualche tempo fa si diceva che un portiere maturasse davvero dopo i trent’anni e sarebbe stato impensabile dare la maglia da titolare di un club importante a un diciassettenne.

L’ età gli concede, inoltre, tempo per lavorare sui difetti tecnici che Donnarumma ancora possiede. Se riuscirà a farlo, e se il lavoro disegnerà un piano inclinato per il destino, l’enorme talento di cui è dotato potrà davvero portarlo a sedersi accanto ai più grandi interpreti del ruolo di portiere. Le valutazioni economiche seguono sempre un percorso parallelo a quelle strettamente calcistiche e a volte prendono proporzioni difficili da accettare; ma quello che possiamo fare noi spettatori è cercare di mantenere la razionalità necessaria per mantenere i discorsi separati. Perché se un portiere così giovane, con così tanto talento, con un percorso e numeri come i suoi, può essere considerato “sopravvalutato”, allora cosa dovremmo dire del 99,9% degli altri portieri, degli altri giovani talenti?

Per questa analisi sono stati fondamentali i consigli e le discussioni con Vincenzo Cristofalo, allenatore di portieri per squadre dilettanti e settore giovanile.

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