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Come ha fatto il Chelsea ad annullare il PSG
14 lug 2025
La finale del Mondiale per Club è stata dominata dalla squadra di Maresca.
(articolo)
8 min
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IMAGO / Sportsphoto
(copertina) IMAGO / Sportsphoto
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Magari è un'impressione ma Enzo Maresca sembra uscito dalla penna di uno sceneggiatore che voleva riassumere in un solo allenatore tutti i possibili stereotipi sul gioco di posizione. Si dice spesso che il peccato originale di chi professa quel tipo di calcio sia l’ostinazione nel voler imitare Guardiola, e Maresca da questo punto di vista è voluto andare oltre. Non si è accontentato di condividerne i principi, sembra la copia carbone di Guardiola anche nell’aspetto fisico, calvo e con la barba brizzolata. Poi, sul campo e nelle conferenze stampa, tutta una serie di scelte e di dichiarazioni che invitavano a percepirlo come una sorta di massimalista della dottrina: Maresca che prende un terzino lineare come Malo Gusto e lo costringe a fare il centrocampista; Maresca che le sue ali le fa giocare da guardalinee, con i piedi incollati rigorosamente alla fascia; Maresca che ad Enzo Fernández, meraviglioso direttore d’orchestra che ha vinto un Mondiale toccando palla ovunque volesse, lo inchioda sottopunta, al massimo come lanciatore di transizioni, ma totalmente lontano dal cuore del gioco; Maresca che minaccia di sostituire il suo portiere qualora avesse azzardato dei lanci lunghi, perché «bisogna seguire il piano».

Maresca che, provando a mettere in pratica le sue idee, aveva ottenuto risultati altalenanti a Parma, mentre un allenatore agli antipodi come Pecchia, con la stessa rosa, ci aveva addirittura vinto il campionato. Maresca come modello dell’allenatore teorico, direbbe una fazione del dibattito pubblico del nostro Paese, che in Inghilterra aveva iniziato a redimersi, ma che le sue vittorie – Championship al Leicester e Conference League al Chelsea – le aveva ottenute con squadre nettamente più forti della concorrenza.

Dopo ieri, però, sarà un po’ più difficile dubitare dell’allenatore campano, piaccia o meno il suo credo. Maresca e i suoi giocatori hanno offerto una lezione su come individuare dei punti deboli di un avversario e colpirli senza pietà.

Il Chelsea, infatti, ha vinto innanzitutto grazie alla precisione chirurgica del suo piano partita. E così, per una sera, i "blues" hanno realizzato l’utopia del gioco di posizione, per cui la lettura dello spazio e la razionalizzazione dei movimenti battono il talento. Un universo in cui, alla fine, Malo Gusto riesce laddove Mohamed Salah e Lamine Yamal hanno fallito: mettere in difficoltà Nuno Mendes.

Ma cosa ha fatto di speciale il Chelsea per spazzare via in questo modo la squadra migliore del mondo?

Con due squadre in cui la mano degli allenatori è così evidente, ovviamente i dettagli decisivi sono stati tanti. Il trionfo dei "blues", però, si può riassumere con le prestazioni di quattro giocatori in particolare: il portiere Robert Sánchez, il terzino destro Malo Gusto, il fantasista Cole Palmer, e la finta ala Pedro Neto.

PEDRO NETO, I RIENTRI, LA PRESSIONE A UOMO E LA DIFESA A 5
Quest’ultimo è forse il nome chiave per capire come il Chelsea ha affrontato la partita dal punto di vista difensivo. Sulla carta, quello di Maresca era un 4-2-3-1. Nella realtà, però, quella struttura non si è vista mai. «L’idea era andare uomo su uomo», ha ammesso Maresca alla fine della partita, e in effetti è stato evidente sin da subito. Quando il Chelsea ha pressato alto, lo ha fatto quasi sempre pareggiando gli avversari in costruzione: punta e sottopunta (João Pedro ed Enzo Fernandez) sulla stessa linea pressavano i centrali, mentre le ali uscivano sui terzini (Pedro Neto su Hakimi e Cole Palmer su Nuno Mendes). A centrocampo, invece, Reece-James tendeva a salire su Vitinha; per prevenire il potenziale 3 contro 2 (il PSG giocava 4-3-3 e teoricamente aveva un uomo in più in mezzo), Chalobah o Colwill potevano salire su Fabián allontanandosi anche di parecchio dalla difesa, proprio come siamo abituati a vedere in Italia.

Il PSG, come sappiamo, è una squadra con una fase di costruzione elaboratissima, che se non trova sbocchi può anche sfruttare il gioco lungo. Sulla sinistra, dove c'erano Hakimi e Kvara, il lavoro di Pedro Neto allora diventava ancora più importante. Poteva infatti capitare che Hakimi si proiettasse in profondità per dettare la verticalizzazione, ma il portoghese, dotato di un eccellente motore, lo seguiva e riusciva ad assorbirne la corsa.

Se in questo Mondiale Pedro Neto ha brillato per i suoi spunti offensivi, ieri lo ha fatto soprattutto per il rendimento difensivo. Il portoghese non solo seguiva Hakimi, ma determinava anche il cambio di sistema dalla fase offensiva a quella difensiva. Quando si abbassava, il Chelsea passava alla difesa a 5, con Pedro Neto che difatti diventava terzino sinistro, mentre Cucurella stringeva da terzo centrale. Anche in blocco medio o medio-basso, comunque, il Chelsea manteneva un forte riferimento sull’uomo, e i centrali Chalobah e Colwill potevano abbandonare la linea, mentre magari per seguire il proprio riferimento ci si abbassava un mediano come Caicedo.

La difesa a 5 del Chelsea in blocco basso, con Cucurella che sale su Doué e Pedro Neto attento ad Hakimi.

L’accortezza di passare a 5 per limitare Hakimi e Doué sulla propria corsia di sinistra, il tempismo nelle uscite sull’uomo e il fatto che ad eseguirle fossero dei giocatori con un forte impeto nel contrasto – su tutti Cucurella e Caicedo, ma anche Colwill, che quando si alzava tappava lo spazio già solo col suo volume – hanno fatto sì che la strategia del Chelsea si rivelasse vincente.

Il PSG è stato più impacciato del solito anche quando ha potuto attaccare nella metà campo avversaria, con cattive scelte da parte di Doué (che comunque, nelle due occasioni del primo tempo in cui il PSG ha aggirato le marcature a uomo, avrebbe potuto portare in vantaggio i suoi e magari cambiare l’inerzia della gara) e di Dembélé.

Il gol del 2-0 è nato proprio da un tentativo di lancio dell’ex Barcellona, intercettato sul centro destra del Chelsea da Reece-James. Enzo Fernandez ha perfezionato il recupero con un colpo di testa e Colwill, che si trovava a centrocampo perché stava seguendo a uomo Fabián, ha lanciato Cole Palmer nello spazio.

All’inglese è bastata una finta, simile a quella di Falcão in Italia-Brasile del 1982, per mandare al bar Vitinha e Beraldo, e spalancarsi la porta per un colpo da biliardo sul secondo palo.

IL PIEDE DI ROBERT SÁNCHEZ, NUNO MENDES MESSO IN MEZZO E LA LUCIDITÁ DI COLE PALMER
La fase difensiva ha posto le fondamenta affinché il Chelsea potesse competere. Poi, però, a determinare la superiorità della squadra di Maresca e il 3-0 finale è stata la chiarezza d’intenti con cui il Chelsea ha colpito la pressione del PSG. E nel farlo, sono stati decisivi innanzitutto Robert Sánchez e Malo Gusto.

Il Chelsea di solito impostava a tre: il terzino sinistro Cucurella che rimaneva stretto e i due centrali. Il terzino destro Malo Gusto, invece, si alzava. Il PSG, come suo solito, cercava di uscire sull’uomo. L’intento del Chelsea era palleggiare con i tre dietro e il portiere per attirare i difensori, mentre i giocatori offensivi restavano alti per fissare la linea arretrata del PSG e quindi allungare gli avversari.

Quando Dembélé lasciava il suo difensore di riferimento per salire sul portiere. Sánchez aspettava fino all’ultimo per farsi pressare. Poi, spesso, lanciava in avanti verso destra, in direzione di Malo Gusto. La precisione e la parabola rendevano la palla scomoda per il terzino portoghese: dall’occasione in cui Malo Gusto ha vinto il duello aereo contro Nuno Mendes è nato l’1-0. L’ex Lione, a contrasto, ha mandato fuori strada l’avversario e si è involato in area.

Dopo una sterzata su Beraldo e un tiro respinto, la palla è arrivata tra i piedi di Cole Palmer, che ha reso onore al suo soprannome e alla sua esultanza scegliendo con grande calma il momento in cui piazzare la palla all’angolino basso del secondo palo. Un gol che forse è sembrato semplice da fuori, e questo ci dice quasi tutto della qualità di Cole Palmer.

La connessione Sánchez-Malo Gusto, con la compartecipazione di Cole Palmer nel mezzo spazio destro, è stata una costante, soprattutto nel primo tempo. Il fatto è che Nuno Mendes, alle volte, si trovava preso in mezzo tra il numero dieci inglese e Malo Gusto. Al PSG ieri mancava Pacho, che non solo è il difensore migliore della squadra di Luís Enrique, ma è anche quello che si comporta meglio a campo aperto, specie se c’è da aggredire l’uomo. Beraldo non aveva i mezzi per seguire Cole Palmer e così a Nuno Mendes – il miglior terzino al mondo quest’anno – capitava di subire l’inferiorità numerica, trovandosi a rinculare per evitare guai peggiori. È stato evidente soprattutto nell’azione del 3-0, un raro caso in cui il Chelsea stava impostando a 4.

Dembélé è uscito su Chalobah. I difensori, fissati dai giocatori offensivi del Chelsea, erano troppo distanti. Cole Palmer ha avuto lo spazio per farsi vedere tra le linee.

Nuno Mendes avrebbe voluto seguirlo, ma nel frattempo Malo Gusto si è alzato alle spalle di Kvara e allora il portoghese ha dovuto cambiare idea e rientrare.

Palmer è stato libero di avanzare fino al limite dell’area, e col bisturi ha mandato in porta João Pedro – menzione d'onore anche per lui, non solo per il bellissimo pallonetto del 3-0, ma anche per la qualità con cui si è proposto, soprattutto in transizione.

Il PSG in questi ultimi mesi era stato un carro armato. In generale, si è trattato della squadra migliore del 2025 ma, quando il livello è così alto, è impossibile che nessuno riesca ad esporre delle debolezze. Il Chelsea ci è riuscito, con un piano gara ben congegnato dal suo allenatore e messo in pratica da giocatori che, con dosaggi diversi, mescolano in maniera eccellente qualità fisiche e tecniche. Poi certo, va fatta la tara sulla stanchezza dei giocatori in campo e sul fatto che gli inglesi potessero avere motivazioni maggiori dei loro avversari, che già avevano fatto il loro dovere vincendo la Champions League.

I "blues" diventano quindi la prima squadra a vincere il Mondiale per Club col nuovo formato. Vedremo, alla lunga, quanto prestigio assumerà questo successo. Sul breve termine, invece, il 3-0 di ieri non solo può ispirare le altre squadre su come affrontare il PSG, ma può motivare gli stessi parigini a provare a migliorarsi e a mantenere alta la tensione: vista la situazione attuale nell’élite del calcio europeo, lo scettro di squadra migliore del mondo rischia di passare di mano velocemente.

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