Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Fabio Barcellona
La prima grande vittoria di Sarri
30 mag 2019
30 mag 2019
L'Arsenal doveva vincere per qualificarsi alla prossima Champions League e invece è arrivato il primo trofeo europeo dell'allenatore toscano.
(di)
Fabio Barcellona
(foto)
Dark mode
(ON)

Nella finale di Baku, l’Arsenal si giocava, oltre al trofeo europeo, la possibilità di partecipare alla prossima Champions League. L’ampia esperienza vincente di Unai Emery, in grado di conquistare tre edizioni consecutive di Europa League dal 2014 al 2016 (sconfiggendo anche il Liverpool di Klopp con il suo Siviglia nell’ultima delle finali vinte), dava all’Arsenal una certa sicurezza.

 

Maurizio Sarri, Sull’altra panchina, era alla sua prima finale europea al termine di una stagione tutto sommata positiva nei risultati ma in cui, in campo, il suo calcio non è stato pienamente digerito dalla squadra, e fuori dal campo i rapporti con buona parte dello spogliatoio sono stati parecchio problematici.

 

Il tecnico toscano, oltretutto, doveva rinunciare per infortunio al centrale Rudiger, sostituito da Christensen, e nel suo 4-3-3 ha preferito Emerson Palmieri a Marcos Alonso nel ruolo di terzino sinistro, Kovacic a Barkley come mezzala sinistra e Pedro e Giroud in attacco a Willan e Higuain, lasciati in panchina.

 

Unai Emery invece doveva fare a meno di Henrix Mkhitaryan, lasciato a Londra per i pessimi rapporti politici tra

, e dell’infortunato Aaron Ramsey. Così ha schierato il suo ormai abituale 3-4-1-2 con Özil trequartista alle spalle di Aubemayang e Lacazette.

 



Sin dalle prime battute la battaglia tattica era piuttosto chiara. Il 3-4-1-2 consentiva a Emery di schierarsi praticamente a specchio contro il 4-3-3 di Sarri e di modulare, attraverso la posizione dei due esterni, Maitland-Niles e Kolasinac, l’altezza del proprio pressing. La scelta del tecnico basco è stata piuttosto aggressiva e i “Gunners” hanno lasciato libera esclusivamente la linea di passaggio verso i due terzini del Chelsea, utilizzando la trasmissione palla verso Azpilicueta o Emerson Palmieri come trigger per il proprio pressing, alzando immediatamente i propri esterni per portare pressione



 


Il Chelsea, come di consueto, prova a costruire dal basso, ma le uniche linee di passaggio libere per Christensen sono quelle verso il portiere Kepa o verso il terzino destro Azpilicueta, con Kolasinac pronto, eventualmente, ad andare in pressione sul terzino spagnolo.


 

Complessivamente l’Arsenal è riuscito a tenere un baricentro ad altezza media (53.5 m) e la squadra molto corta (30.3 m). Soprattutto, ha recuperato il pallone in posizione mediamente piuttosto avanzata (43.9 m, con 18 palloni riconquistati nella metà campo avversario sui 49 totali).

 

La migliore occasione del primo tempo dell’Arsenal è nata proprio da una palla recuperata sul programmato pressing su Azpilicueta, che ha generato una ripartenza cortissima finita con Lacazette in area contro il solo Kepa in uscita. Fortunatamente per il Chelsea il portiere basco è riuscito per pochi centimetri ad evitare il contatto falloso con l’attaccante francese.

 

E ha avuto particolare importanza il controllo di Jorginho da parte Özil, che ha tolto al Chelsea la possibilità di utilizzare il proprio regista per sincronizzare e gestire il ritmo della circolazione di palla della propria squadra. Il centrocampista di Sarri è riuscito a giocare solamente 53 passaggi - più di 30 in meno della sua media in Premier League e più di 20 in meno di quella in Europa League - e il pressing dell’Arsenal ha inibito, in particolare modo nella prima mezz’ora, la manovra offensiva dei “Blues” sporcando la fluidità della loro circolazione del pallone.

 



Per il Chelsea, la prima e più semplice soluzione alle difficoltà presentate dal pressing dell’Arsenal, è stata il lancio lungo verso Giroud, che fungendo da pivot avrebbe potuto innescare un attacco in parità numerica contro i tre difensori di Emery, lasciati soli contro il tridente avversario durante le fasi di pressing aggressivo

Tuttavia il centravanti francese, nel duello contro Koscielny e Sokratis, non è riuscito a ripulire il pallone con qualità sufficiente ad attivare l’attacco della sua squadra.

 

La seconda soluzione, invece, si è basata sulla ricerca della circolazione del pallone, utilizzando Kovacic e Eden Hazard in sostituzione di Jorginho per raccordare la costruzione bassa con le zone più avanzate di campo.

 

La mezzala croata ha provato più volte a sfuggire al controllo di Torreira, abbassandosi a ricevere palla dai centrali difensivi, oppure allargandosi nella zona di Emerson Palmieri che avanzava per schiacciare la posizione di Maitland-Niles.

[gallery ids="45391,45392"]

Kovacic si abbassa, guadagnando un po’ di spazio da Torreira e riceve il pallone. Jorginho si alza alle spalle della pressione di Torreira.


 

Anche Eden Hazard con il suo incessante movimento, ha fornito una soluzione di gioco ai compagni di squadra. Dalla sua posizione di esterno sinistro si spostava in ogni direzione per creare linee di passaggio utili: si abbassava sulla fascia, entrava dentro ad occupare l’half-space di centro sinistra o, ancora, si muoveva orizzontalmente per ricevere la palla al centro del campo.

 

Nella prima mezz’ora di gioco, però, i meccanismi di elusione del pressing del Chelsea non sono riusciti a prevalere sulla pressione portata dall’Arsenal, ma progressivamente l’effetto combinato di un miglioramento della qualità della circolazione della palla degli uomini di Sarri e del calo d’intensità di quelli di Emery, ha consentito al Chelsea di avanzare lungo il campo e di alzare il proprio baricentro in fase di possesso palla.

 

Esemplare, a tal proposito, l’azione al trentottesimo minuto di gioco, la migliore occasione del primo tempo. L’azione evidenzia la bontà della circolazione del pallone del Chelsea, con cui ha manipolato il sistema di marcature individuali dell’Arsenal, e l’intelligenza tattica di Jorginho che non potendo fungere da fulcro della manovra si alza costantemente per creare spazi di ricezione ai compagni e, al contempo, una linea di passaggio alle spalle della pressione avversaria.

 


Il sistema di marcature individuali predisposto da Emery svuota il centro del campo con Torreira e Xhaka impegnati a seguire i movimenti di Kanté e Kovacic (zone cerchiate). Jorginho prova quindi ad attaccare lo spazio libero per liberarsi del controllo di Özil.


 


Kanté serve però Hazard, smarcato al centro del campo e Jorginho continua la propria corsa creando una linea di passaggio alla spalle del centrocampo avversario. Hazard serve il compagno generando una situazione di 2 vs 1 contro il solo Koscielny che si conclude con il tiro di Giroud sull’assist di Jorginho.


 



La filosofia in fase di non possesso del Chelsea è stata molto diversa da quella degli avversari. Se Emery privilegia il controllo degli uomini, Sarri come di consueto ha provato a controllare gli spazi. Tuttavia, rispetto al solito, il tecnico toscano ha arretrato il baricentro, probabilmente per evitare di lasciare troppi spazi a disposizione di Lacazatte e Aubameyang contro una linea difensiva che l’allenatore toscano non è riuscito a rendere impeccabile nella difesa della profondità.

 

Contro il Chelsea schierato stretto verso il lato forte e insolitamente basso (solo 44.5 metri l’altezza del baricentro) l’Arsenal non è riuscito a generare chiari pericoli per la porta di Kepa. Le idee di attacco di Emery erano principalmente tre, finalizzate a sfruttare i punti deboli strutturali e specifici della squadra di Sarri.

 

La prima soluzione prevedeva le ricezioni di Özil ai fianchi di Jorginho e alle spalle delle mezzali, ma si è rivelata inoffensiva per la pessima prestazione del trequartista tedesco.

 

Un’altra soluzione è stata muovere la linea difensiva avversaria innescando le due punte, che potevano venire incontro o effettuare dei tagli interno-esterno per spostare i centrali e disordinare così il reparto arretrato di Sarri. I movimenti di Lacazette e Aubameyang, in effetti, hanno messo in qualche difficoltà Christensen e David Luiz, ma hanno anche svuotato l’area del Chelsea, consentendogli così di gestire con buona tranquillità i palloni che giungevano nei propri sedici metri.

 

Infine, la squadra di Emery ha sfruttato troppo poco la tendenza del Chelsea a lasciare scoperto il lato debole, potenzialmente attaccabile con rapidi ribaltamenti di lato dagli esterni Kolasinac e Maitland-Niles.

 

In definitiva l’Arsenal, a causa della sua incapacità di rendersi davvero pericoloso per la porta di Kepa e di approfittare della linea difensiva del Chelsea non sempre particolarmente ordinata e precisa, non è riuscito a capitalizzare la prima mezz’ora di gioco, in cui il proprio pressing ha messo in grossa difficoltà la circolazione di palla del Chelsea. Gradualmente, poi, gli uomini di Sarri hanno trovato la strada per aggirare il controllo individuale degli avversari, portando con più continuità il pallone negli ultimi trenta metri e finendo in netto crescendo i primi quarantacinque minuti.

 


La progressione nel tempo degli xG mostra come nel primo tempo Arsenal e Chelsea siano state poco pericolose e come i Gunners abbiano avuto le migliori occasioni solo quando ormai in svantaggio di tre reti.


 



La ripresa si è aperta quasi immediatamente con il gol di Giroud, particolarmente abile nell’anticipare di testa Koscielny e a schiacciare a rete un colpo di testa pressoché imparabile per Cech. Ma nel secondo tempo a salire in cattedra è stato Eden Hazard, che ha dominato tecnicamente il match risultando imprendibile per la difesa dell’Arsenal. Probabilmente è stata la sua ultima partita con la maglia del Chelsea

e si è congedato con una sontuosa partita fatta di ricezioni utili a fluidificare la circolazione palla della propria squadra, conduzioni palla al piede che hanno mosso pericolosamente la difesa avversaria, 10 dribbling tentati, 5 occasioni create, 1 assist e 2 gol, conditi inoltre da ben 6 palloni recuperati.

 

Il sistema difensivo centrato su marcature individuali progettato da Emery non aveva contromisure efficaci contro la mobilità di Hazard, ben supportato da Kovavic, fondamentale per la fase offensiva del Chelsea. Il centrocampista croato ha aiutato con discreto successo Jorginho nel rapporto tra centrocampo e linea difensiva e, nonostante i soli 76 minuti giocati, è stato il calciatore della sua squadra ad aver giocato più passaggi (58).

 

Più avanti nel campo i dribbling (6 tentati, 3 riusciti) e le conduzioni in campo aperto di Kovacic hanno rotto la pressione dell’Arsenal e il suo dialogo tecnico con Hazard, e i conseguenti spazi regalati ad Emerson Palmieri, hanno disegnato il lato forte della manovra d’attacco della squadra di Sarri.

 


La pass map del Chelsea evidenza il grosso volume di gioco sviluppato sulla fascia sinistra dalla catena Emerson Palmieri-Kovacic-Hazard.


 

A complicare le cose per Emery ci sono state anche le ingenuità di Maitland-Niles, che ha perso palla in mezzo al campo in occasione del secondo gol del Chelsea ed è franato addosso a Giroud, in occasione del rigore nato da una percussione di Kovavic.

 

I tre gol segnati dal Chelsea hanno ridisegnato completamente il quadro tattico del match, con il Chelsea che ha ripiegato in un compatto e basso 4-5-1 mentre l’Arsenal ha provato a rendersi maggiormente pericoloso passando al 4-2-3-1 con l’ingresso di Iwobi alto a sinistra e del giovane Willock come trequartista al posto di uno spento Özil.

 

Il bel gol del 3-1 di Iwobi è sembrato poter riaccendere le speranze di rimonta per l’Arsenal, ma ancora una palla persa in posizione pericolosa, stavolta da Aubameyang, ha spalancato le porte di una ripartenza corta del Chelsea, gestita con estrema brillantezza tecnica da Giroud ed Hazard, che ha realizzato la rete del definitivo 4-1 e che ha consegnato l’Europa League alla squadra di Maurizio Sarri.

 



Prima della partita Unai Emery, imbattuto fino a Baku nelle finali della sua carriera, ricordava come l’obiettivo dell’Arsenal a inizio stagione fosse la qualificazione in Champions League, da raggiungere tramite il campionato o grazie alla vittoria dell’Europa League. La sconfitta in Azerbaigian certifica quindi una stagione deludente sul piano dei risultati e di chiara transizione dal punto di vista del progetto tecnico-tattico.

 

L’allenatore basco ha decisamente messo mano tatticamente a una squadra reduce dai ventidue anni da Arsene Wenger, provando a costruire un gioco più verticale e maggiormente centrato sul pressing. Una transizione che sarebbe stata difficile per ogni allenatore, che richiederà ancora del tempo e che, se l’Arsenal vorrà restare aggrappata ai top-team della Premier League, avrebbe la necessità di un miglioramento complessivo del livello tecnico della rosa, attualmente inferiore a quello delle squadre che sono giunte davanti ai “Gunners” in campionato.

 

Nella partita di Baku l’Arsenal è crollato nel secondo tempo, quando le ingenuità e i difetti strutturali del sistema di pressing centrato sul controllo individuale degli avversari hanno prestato il fianco alla maggiore qualità degli avversari.

 

Alla sua prima stagione alla guida del Chelsea, Maurizio Sarri può essere di certo soddisfatto dei risultati ottenuti. Oltre al trionfo in Europa, in patria i “Blues” sono giunti secondi solo agli inarrivabili Manchester City e Liverpool e hanno centrato la finale di Coppa di Lega persa ai rigori proprio contro la squadra di Guardiola. Il progetto tattico ha sicuramente cambiato la natura della squadra rispetto alla gestione di Antonio Conte, ma sono rimasti, fino alla fine della stagione, ampi margini di miglioramento rispetto alle richieste dell’allenatore toscano.

 

I più evidenti riguardano il comportamento della linea difensiva nella difesa della profondità e nella lettura delle situazioni per la corretta scelta tra aggressione e copertura e la capacità di disordinare con il movimento della palla le difese avversarie. In quest’ultimo ambito, Sarri pare avere adattato il calcio visto a Napoli alle esigenze della Premier League, cercando prima e con più insistenza la profondità alle spalle di linee difensive, mediamente più alte e disattente di quelle della serie A.

 

Tuttavia, nonostante gli aggiustamenti, i principi di gestione del possesso al fine di attirare la pressione avversaria e attaccare di riflesso gli spazi generati dal pressing avversario, non sono sembrati pienamente interiorizzati dalla squadra. Nella finale di Europa League il buon livello comunque raggiunto dal passing game del Chelsea è stato sufficiente, assieme alla classe di Hazard, a scardinare le marcature a uomo di Emery e consegnare meritatamente il trofeo a Sarri. È la sua prima vittoria europea e, da oggi, nessuno potrà rinfacciargli di praticare un calcio bello ma non vincente.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura