La stagione 2018/19 era stata un disastro per il Villarreal, abituato a frequentare i piani alti della Liga: 14° posto e una sensazione di fragilità difensiva che faceva a pugni con l’anima della squadra. In quell’estate, allora, si era scelto di cambiare la coppia di difensori centrali: dal Napoli, con l’etichetta di “vecchio” affibbiatagli da De Laurentiis, era arrivato Raul Albiol, mentre dal prestito al Malaga in Segunda era stato fatto rientrare alla base Pau Torres, prodotto locale (è nato a Vila-Real) cresciuto nelle giovanili.
A Torres erano bastati appena due mesi - i primi da titolare in Liga - per guadagnarsi la convocazione con la Nazionale spagnola. Roberto Moreno, il CT che sostituiva Luis Enrique in quei mesi, era rimasto impressionato: «Ha delle qualità naturali che ci piacciono, una buona uscita con il pallone dalla difesa, tatticamente è un centrale da manuale. [...] Ci aspettiamo che diventi un grande centrale in futuro». All’esordio con la maglia della Spagna, aveva segnato a meno di un minuto dal suo ingresso in campo.
In quella prima stagione Torres e Albiol erano stati una delle coppie di centrali più sorprendenti della Liga, tanto che il Villarreal aveva migliorato di ben undici posizioni il suo piazzamento, finendo al quinto posto e guadagnandosi l’Europa League. La stagione successiva, con l’arrivo di Emery, il "sottomarino giallo" avrebbe fatto un’ulteriore salto di qualità, finendo per vincere l’Europa League e arrivando in semifinale di Champions League l’anno successivo. I segreti dei successi recenti del Villarreal sono merito di molti, a partire dall’allenatore, ma per una squadra che - per scelta o per forza di cose - in Europa ha dovuto lasciare il pallone agli avversari più forti, la solidità dei due centrali è stata decisiva.
Se Albiol è una vecchia volpe della fase difensiva, e la capacità con cui riesce ancora a dare il suo contributo ad alti livelli è quasi mistica, Torres è senza dubbio uno dei gioielli del Villarreal, un giovane difensore cresciuto in casa che sta dimostrando di trovarsi a suo agio anche nei contesti più difficili del calcio europeo. Non è un caso che il suo nome sia finito nella lista della spesa di molte grandi squadre d’Europa. L’estate scorsa era stato a un passo dal Tottenham, che era disposto a pagare i 65 milioni della clausola rescissoria. Lo stesso Torres, però, aveva chiesto di non essere ceduto: «Mi attira di più giocare la Champions con la squadra della mia città», aveva confessato in un’intervista. Oggi invece se ne parla come possibile sostituto di de Ligt, che la Juventus sta venendo al Bayern Monaco in queste ore. Far parte della difesa dei bianconeri non è facile, un ruolo occupato storicamente da giocatori di grande forza e carisma, fondamentali nei successi di una squadra che basa sulla solidità molto del suo blasone, una solidità che negli ultimi anni è venuta un po' a mancare. È interessante quindi provare a capire che tipo di difensore è Pau Torres e come si inserirebbe nella Juventus di Allegri.
Un difensore concentrato
«Sono più adatto a una difesa posizionale che ad una aggressiva» ha detto Pau Torres parlando delle sue caratteristiche, «più che anticipare preferisco essere concentrato per arrivare prima sui palloni vaganti o sulle deviazioni». In un momento in cui i difensori che più rubano l’occhio sono quelli in grado di giocare una fase difensiva aggressiva, che possono inseguire l’attaccante a tutto campo, anticiparlo per restringere il campo, Pau Torres è un po’ vecchia scuola. Non è veloce o elastico, ma sopperisce con un grande senso della posizione e una capacità di essere sempre concentrato davvero notevole. Se dire che il Villarreal è una squadra reattiva è sbagliato - in Liga è una delle squadre con il possesso palla maggiore - il sistema difensivo di Emery non è costruito per un recupero alto del pallone in ogni situazione. Questo permette a Torres di dosare i momenti in cui deve difendere aggressivo, prediligendo le fasi di difesa posizionale con un baricentro basso, che sono quelle in cui si trova più a suo agio. Una configurazione simile, anche più esasperata, la troverebbe alla Juventus e questo dovrebbe facilitare un suo eventuale ambientamento.
Proprio per questa sua ritrosia a cercare il duello con l’avversario, e anche a causa di un fisico asciutto e leggero, qualcuno lo accusa di essere “morbido”. A Torres però non interessano questi giudizi: se nelle giovanili, racconta, «passavamo quasi tutto il tempo ad attaccare», con il passaggio in Segunda B (il terzo livello del calcio spagnolo, dove Torres ha giocato due stagioni con la seconda squadra del Villarreal) «ho iniziato ad affrontare attaccanti più vecchi ed esperti, ed è lì che cresci come difensore». Torres non è morbido, al massimo è minimale, fa pensare a quella frase che ogni tanto viene attribuita a Maldini, probabilmente apocrifa: “Se devo entrare in tackle in scivolata, vuol dire che ho già fatto un errore” (Torres non disprezza le scivolate quando necessarie, spesso entrando prima con la gamba sinistra).
A ingannare può essere la sua scarsa propensione a ricorrere al fallo (solo nel Villarreal ci sono 20 compagni che ne fanno più di lui per 90’) o una faccia d’angelo - con gli occhi azzurri e l’espressione da bravo ragazzo - che poco si addice alla ruvidezza dei difensori. Torres è un difensore poco appariscente da un punto di vista degli interventi (non brilla per anticipi, contrasti o intercetti), ma è di quelli che si trovano spesso al posto giusto al momento giusto, che hanno quel sesto senso che spesso glorifichiamo negli attaccanti ma è tanto importante anche per chi difende.
Molto l’ha imparato anche da Raul Albiol, con cui ha affinato un rapporto del tipo fratello minore e fratello maggiore: «qualunque cosa faccia, provo a rifarla». In Italia si diceva fosse lui il segreto della fase difensiva di Sarri e di Koulibaly, una affermazione sicuramente ingenerosa nei confronti del senegalese, ma che - in qualche modo - evidenzia un carattere da guida di Albiol che lo stesso Torres riconosce: «Da lui ho imparato il posizionamento. Raul gioca sempre contro attaccanti più veloci di lui, ma arriva sempre prima perché pensa prima. È sempre ben posizionato e comunica costantemente. È meraviglioso vederlo dirigere l'intera difesa».
Spesso le coppie di centrali per funzionare devono essere complementari, incastrarsi in un gioco delle parti, ma loro due - al contrario - sono piuttosto simili. Tutti e due amano difendere in area di rigore, prediligono il posizionamento all’anticipo, il contatto al contrasto (il Villarreal è stata ultima in Liga per contrasti in questa stagione). Forse proprio per questo riescono ad aiutarsi così a vicenda. Soprattutto sui cross o sui tiri sembrano un’unica entità pronta a respingere tutto: che siano palloni alti o bassi è veramente difficile che possa passare qualcosa. Col suo metro e novantuno e delle leve lunghissime, infatti, per Torres è facile catalizzare i palloni in area di rigore. Ma anche quella che sembra una banale questione di occupazione degli spazi, è qualcosa che Torres e il Villareal studiano attentamente. In un’intervista a El Pais fatta prima della semifinale con il Liverpool, il difensore spagnolo ha raccontato quanto sia diverso marcare i cross quando c’è Lewandowski in area di rigore o quando ci sono Manè, Jota o Luis Diaz e a crossare è Alexander-Arnold. Ha detto anche di allenarsi sulla respinta dei cross, che - per quanto possibile - non deve essere casuale ma provare a servire qualche compagno in avanti.
Notare come con gli occhi controlla tutto prima di decidere di staccarsi dall’avversario per occupare la probabile linea di passaggio.
La scorsa stagione la Juventus è stata la 6° squadra della serie A per cross in area di rigore concessi, nettamente la prima tra le squadre di vertice. Già solo da questa statistica si capisce perché Torres interessa così tanto i bianconeri (non che de Ligt non sia forte in area di rigore, ma per la Juventus si tratta di trovare il profilo più adatto a sostituirlo, non un difensore più forte dell’olandese). Se da questo punto di vista il fit con la Juventus di Allegri e con Bonucci appare perfetto, così come quello nella gestione del pallone (ci arriviamo), c’è da dire che sui difetti sembrano meno in grado di coprirsi l’uno con l’altro come fa con Albiol al Villarreal (non che siano una coppia esente da limiti: nel gol di Vlahovic negli ottavi di Champions nessuno dei due vuole provare ad anticipare l’attaccante, preferendo coprire la porta, ma lasciandogli lo spazio per il tiro).
Torres non brilla nella copertura della profondità come lo stesso Bonucci - non che la Juventus sia una squadra che ne conceda poi molta - e negli uno contro uno in campo aperto soprattutto contro attaccanti veloci va in difficoltà (al contrario, se può difendere in spazi stretti, anche uscendo verso la fascia sinistra, Torres diventa un difensore molto difficile da saltare). Per anni Bonucci ha diviso il campo con Chiellini e Barzagli, che al contrario erano difensori più decisi, disposti ad accettare i duelli individuali. Torres è un difensore diverso, più prudente e meno portato all’aggressività o al risolvere le situazioni spinose con interventi disperati.
Qui ad esempio preferisce far stoppare e girare Embolo piuttosto che tentare un anticipo difficile o un fallo.
Anche considerando il calo della scorsa stagione di Bonucci, andrebbe valutato l’impatto di una coppia difensiva restia a prendersi dei rischi, in una squadra che negli ultimi anni sembra aver perso anche quella solidità complessiva che gli permetteva anche di affrontare lunghe fasi di difesa posizionale rimanendo in controllo delle partite. La concentrazione di Torres può sicuramente far comodo alla Juventus, ma nessuna squadra può accettare troppo passivamente la fase difensiva senza concedere qualcosa.
Un difensore moderno
Bollarlo come difensore “antico”, però, sarebbe un errore. C’è un grande carattere di modernità nel gioco di Torres che si evidenzia quando ha il pallone tra i piedi. Spagnolo, cresciuto come centrocampista in un sistema che lavora sulla tecnica dal primo giorno, era scritto nelle stelle che dovesse essere bravo nella fase di uscita del pallone della difesa. Senza avere l’intraprendenza nel lancio del primo Bonucci o il senso di onnipotenza di van Dijk quando tiene palla, Torres ha tutto quello che serve per organizzare una costruzione dal basso eccellente.
Prima di tutto è mancino e banalmente i difensori centrali mancini sono più richiesti perché di meno (se con Bonucci e de Ligt, che sono tutti e due destri, la Juventus ha accettato di adattare il secondo, per sostituirlo sarebbe più naturale avere un mancino); poi la sua gamma di passaggi è molto vasta: che si tratti di allargare il gioco per il terzino sinistro (più facile per un mancino), cercare i centrocampisti con un passaggio taglialinee, oppure lanciare lungo, soprattutto da sinistra verso destra, Torres lo fa con una qualità e una sicurezza che è raro vedere in un difensore. Anche quando si tratta di far guadagnare metri alla squadra salendo palla al piede Torres non si fa scrupoli. Non a caso lo spagnolo è oltre il 90esimo percentile tra i difensori centrali in praticamente tutte le statistiche che riguardano il possesso e i metri di campo fatti guadagnare palla al piede o tramite passaggi progressivi.
In questo migliorerebbe quello che per anni è stato un classico della fase di costruzione della Juventus: con gli avversari impegnati a schermare Bonucci e il centrocampo, era spesso il centrale di sinistra (Chiellini) quello libero di impostare o salire. Dopo qualche titubanza, l’italiano aveva accettato questo suo ruolo sviluppando un gioco di passaggi migliore di quello che gli abbiamo mai concesso, senza però avvicinare la sensibilità del piede di Pau Torres, a cui anche lanciare lungo viene molto facile. Nel Villarreal gli viene chiesto soprattutto di farlo per cambiare gioco, andando da sinistra verso l’esterno o il terzino destro, ma nella Juventus potrebbe diventare un’alternativa a Bonucci nello sviluppare un gioco verticale, andando a cercare direttamente Vlahovic dietro le difese avversarie.
Quello che stupisce di Torres non è tanto la creatività, che per un difensore può essere un valore fino a certo punto, ma la sicurezza con cui approccia la fase di possesso, anche quando sotto pressione, sempre alla ricerca del passaggio più utile alla manovra. Per Emery avere molte soluzioni per quanto riguarda l’uscita dal basso del Villarreal è fondamentale. «Quando qualcuno è sotto pressione, i compagni devono venire rapidamente in suo aiuto, le linee di passaggio devono essere in grado di connettersi e superare la pressione degli avversari. È un aspetto su cui Emery ha insistito fin dal suo arrivo e che continuiamo a perfezionare» ha detto Torres, mostrando anche una certa competenza nel parlare del suo ruolo. Nel Villarreal non era raro vederlo anche allargarsi molto a sinistra in fase di possesso o magari muoversi in avanti in maniera non convenzionale per un difensore centrale, tutto pur di offrire una linea di passaggio ai compagni e far avanzare la manovra.
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La sicurezza con cui affronta la fase di possesso si nota ancora meglio in un fondamentale che per un difensore dovrebbe essere trattato come una barra di plutonio: il dribbling. Con quasi un dribbling ogni 90 minuti è il centrale che ne esegue di più in Liga (al pari di Koundé, che però ne prova e ne sbaglia di più). Per dire riesce in quasi del doppio dei dribbling di Bastoni, uno dei difensori della Serie A più impegnato nella fase offensiva della sua squadra e che gioca anche da terzo centrale (quindi con una copertura maggiore in caso di errore). Avere la capacità di eludere la pressione avversaria anche senza affidarsi a un passaggio per un difensore è un’arma in più, rischiosa, ma che può portare i suoi vantaggi.
Questo è un esempio ai limiti del dannoso, ma fa capire quanto nella mentalità di Torres buttare via il pallone non sia un’opzione.
Certo, sono qualità che vanno inserite in un contesto: per un difensore dribblare per il solo gusto di farlo è dannoso, così come forzare dei passaggi solo perché si ha la capacità di farli. Per quanto riguarda la costruzione dal basso Torres non farebbe comodo solo alla Juventus, ma a tutte le squadre che vogliono avere il pallone in maniera propositiva. Cosa vorrà fare da questo punto di vista Allegri? La scorsa stagione la Juventus provava a organizzare fasi di possesso che però erano spesso sterili e male organizzate. Ora sono arrivati Di Maria e Pogba, due giocatori che lasciano intendere una volontà di provare a migliorare da questo punto di vista. La scelta di un difensore centrale, da questo punto di vista, non è spesso vista come importante, ma puntare su Torres vorrebbe dire anche voler fare un calcio dove si cerca il dominio del possesso. Metterlo al centro della difesa per non fargli usare le sue qualità nel gioco associativo - che sono rare per un difensore, rarissime in Serie A - sarebbe uno spreco.
Nella scorsa stagione Torres ha segnato anche sei gol (che l’avrebbero reso il quarto miglior marcatore della Juventus), un po’ grazie alle sue abilità nel gioco aereo, ma anche a un po’ di fortuna nel trovarsi al posto giusto al momento giusto, e non è detto che possa continuare su questi numeri per tutta la carriera. Un gol è arrivato proprio contro la Juventus, nella partita di ritorno degli ottavi di Champions allo Stadium. Curiosamente anche de Ligt fece lo stesso con la maglia dell’Ajax, prima di essere comprato dai bianconeri.
In queste ore si sta parlando con più insistenza di Bremer come prossimo centrale della Juventus. Il brasiliano è un profilo molto diverso da Torres - destro di piede, molto più aggressivo, più abituato a una difesa a tre come centrale. Bremer ha meno esperienza internazionale, ma il suo essere stato "testato" in Serie A lo rende un profilo più simile agli acquisti classici dei bianconeri. Il giocatore del Torino ha avuto indubbiamente una grande stagione, impressionante a livello di supremazia sui centravanti avversari, lì dove Bonucci ha mostrato più di un limite. A pensarci lui e Torres sarebbero più complementari che alternativi: considerando che Bonucci ha 35 anni e che nelle ultime due stagioni ha iniziato a saltare qualche partita (quando invece non lo aveva praticamente mai fatto nel resto della carriera), non sarebbe assurdo pensare di poter comprare due centrali che possano comporre la difesa della Juventus per le prossime stagioni.
I 50 milioni richiesti dal Villarreal, almeno a quanto dicono i rumor di mercato, rendono l’affare difficile a prescindere, in un ruolo dove la Juventus ha storicamente puntato su calciatori italiani o cresciuti in Italia, con caratteristiche e costi diversi come si vede anche dall’acquisto di Gatti e le voci su Bremer, che sembrava destinato all'Inter. L’unica volta che ha provato a rompere questo schema, proprio con de Ligt, si è ritrovata ad avere un profilo che non è riuscita ad integrare al meglio nel proprio sistema finendo per doverlo vendere. Con Pau Torres le cose sembrano poter andare in maniera diversa, come se avesse un animo più naturalmente vicino al famoso “DNA Juventus”. L'estate ci dirà se avremo il difensore centrale titolare della Spagna in Serie A. Come si dice: le vie del mercato sono infinite.