Vincere un titolo NBA è una cosa straordinaria. Per quanto negli ultimi anni i Golden State Warriors, come ogni dinastia, l’abbiano fatta sembrare una cosa normale, anche loro potranno garantirvi che non lo è. Vincere non è una regola, ma una squisita eccezione. Vincere quattro serie consecutive, quattro partite su un massimo di sette partite, col livello che sale e sale è una cosa straordinaria.
E i Raptors sono riusciti in questa impresa, facendosi strada nella giungla dei playoff NBA usando come machete le gigantesche mani di Kawhi Leonard e rimanendo infine l’ultima squadra in piedi davanti ad Adam Silver e al Larry OB. E’ il primo titolo per una squadra con un prefisso telefonico non statunitense, che corona una rincorsa fatta di ascesa e delusioni dove per una volta tutto è andato nel verso giusto. Dalla prima sconfitta in casa contro Orlando, ai quattro, interminabili, rimbalzi del pallone sul ferro in Gara 7, passando per il doppio supplementare contro i Bucks alla redenzione finale alla Oracle Arena, conquistata dai Raptors come il museo nel finale di Jurassic Park.
Ventisei anni dopo l’uscita dal blockbuster firmato da Steven Spielberg, finalmente i dinosauri regnano nel mondo NBA e una nuova dinastia è sul punto di nascere. Masai Ujiri avrà il compito di imprigionare Kawhi nell’ambra e azzeccare l’universo giusto dei 14000 possibili come fatto in questa stagione, se non fuggirà prima verso Washington.
Ci penseremo domani, ora quello che conta è mettersi le maschere da sci e sbocciare come se non ci fosse una fine.