«Football, bloody hell!», esclamava Alex Ferguson al termine di una delle serate più incredibili della sua vita. Teddy Sheringham e Ole Gunnar Solskjaer gli avevano appena consegnato una Champions League che sembrava aver preso la via di Monaco di Baviera grazie a un’astuta punizione di Mario Basler: due zampate in pieno recupero per ribaltare il corso della storia. Rivederlo nella pancia del Parco dei Principi a una manciata di minuti da un’altra impresa dello United, poco meno di vent’anni dopo, con il pugno serrato in segno di trionfo e il sorriso fiero, stretto tra Solskjaer e un’altra leggenda come Eric Cantona, ha scaldato il cuore di tutti.
La Champions League è ormai stabilmente il teatro delle rimonte più impensabili. Partite stravolte anche solo tra un tempo e l’altro, rapporti di forza spazzati via da furie improvvise e inattese, qualificazioni acciuffate all’ultimo respiro o, per usare un termine tanto caro ai tifosi dei Red Devils, in pieno Fergie Time. Il Manchester United è il primo club a ribaltare un doppio svantaggio casalingo in un match a eliminazione diretta, segno che l’asticella viene posta sempre più in alto: ventiquattro ore prima era stato l’Ajax delle meraviglie a schiaffeggiare i tre volte campioni in carica del Real Madrid. Un’escalation continua, con dei picchi rimasti nella storia. Abbiamo raccolto cinque rimonte avvolte da un velo di magia, fissando però alcuni paletti: soltanto sfide giocate in “era Champions League”, quindi dal 1992 a oggi, e solamente match sui 180’. Restano quindi fuori alcuni ribaltoni maturati nell’arco dei 90’ – come la già citata finale del 1999 – e qualche impresa legata alla fase a gironi: se volete rinfrescare la memoria a riguardo, ne ha già scritto Giuseppe Pastore.
Un elenco di questo tipo costringe obbligatoriamente a fare una selezione: non troverete quindi quel Barcellona-Milan che, nella mente dei tifosi rossoneri, rimane la partita del “palo di Niang”. Esclusa anche la meno epica doppia sfida di semifinale 1996 tra Panathinaikos e Ajax, con i greci andati a vincere in Olanda per poi crollare clamorosamente in casa. Avrebbero forse meritato spazio anche il 3-1 della Juventus al Real Madrid nella semifinale di ritorno del 2002/03, o il primo mattone messo da Roberto Di Matteo nella rincorsa Champions del 2011/12, con un 4-1 al Napoli a stravolgere il 3-1 del San Paolo subito dal suo predecessore André Villas Boas, oppure la tripletta con cui Cristiano Ronaldo spazzò via il Wolfsburg nel 2015/16 dopo aver perso 2-0 in Germania: un precedente che può tornare utile per le speranze juventine in vista del durissimo impegno con l’Atletico Madrid. Con un avvertimento, però: nessuna delle squadre che citeremo ha poi vinto la Champions League.