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Charles Onwuakpa
Fondamentali: Real Madrid - Atalanta 3-1
17 mar 2021
17 mar 2021
La superiorità tecnica della squadra di Zidane ha avuto la meglio.
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Charles Onwuakpa
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Se da una parte il 4-1 aggregato che il Real Madrid ha rifilato all'Atalanta può essere considerato un risultato per certi versi severo, per alcuni episodi e occasioni sprecate sia all'andata che al ritorno, dall'altra è un’ottima fotografia della superiorità tecnica che il Real Madrid aveva mostrato già a Bergamo (prima dell’espulsione di Freuler) e che ha permesso di annichilire la squadra di Gasperini ieri sera.


 

L'Atalanta ha cambiato la disposizione del tridente offensivo rinunciando ad una punta (Zapata) per schierare due trequartisti a supporto di Muriel, cioè Malinovskyi e Pašalić, mentre Pessina è stato spostato in mediana accanto a de Roon; l’altra novità rispetto all’undici titolare visto a Bergamo è stata la presenza di Sportiello in porta: una scelta che il tecnico di Grugliasco aveva recentemente giustificato col miglior stato di forma del secondo portiere rispetto a Gollini. Zinedine Zidane invece ha confermato la difesa a 3 utilizzata lo scorso sabato in Liga contro l’Elche: Sergio Ramos (assente all’andata) centrale con Varane e Nacho ai suoi lati; Kroos e Modrić mediani in assenza dello squalificato Casemiro (sostituito da Valverde) e Benzema – anch’egli out a Bergamo - a guidare l’attacco nel 3-4-2-1 degli spagnoli.


 

Gli aggiustamenti nel pressing e la fase di controllo della Dea


Rispetto al precedente confronto, in cui l’Atalanta aveva faticato fin da subito nel recupero palla, ieri il pressing bergamasco è stato inizialmente più efficace e gli ospiti sono riusciti a imporre un contesto tattico congeniale alle loro caratteristiche difensive, soprattutto nei primi 30 minuti.


 

L’obiettivo principale della "Dea" era far partire i possessi avversari da Courtois, sia sulle rimesse dal fondo, sia in fase di gioco,  forzando più retropassaggi possibili verso il belga, ogni volta che un compagno riceveva il pallone appena oltre la propria trequarti. In queste situazioni, sempre orientandosi sull’uomo, i giocatori nerazzurri aggiustavano i loro angoli di corsa in pressione per forzare la trasmissione del pallone verso sinistra, dove la fisicità di de Roon e Gosens garantiva ai nerazzurri un mismatch a favore contro Modrić e - soprattutto - Lucas Vázquez. I rinvii, invece, venivano gestiti dai tre centrali con il supporto di un mediano nella contesa delle seconde palle.


 

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Il retropassaggio di Kroos a Courtois innesca il pressing alto dell’Atalanta: Muriel esce sul portiere schermando la linea di passaggio per Sergio Ramos e forza il possesso del Real verso sinistra, dove Vázquez perde palla sulla pressione di Gosens.


 

La scelta di rinunciare ad una punta per schierare un secondo trequartista ha permesso a Gasperini di controllare meglio le zone centrali del campo, oltre ad avere maggiore intensità nelle pressioni individuali. Inizialmente il Real ha assecondato in maniera troppo passiva l’approccio difensivo degli avversari e ha anche pagato l’inferiorità numerica a centrocampo col nuovo assetto, cosa che non era successa all’andata quando Zidane aveva scelto un 4-3-3 con Isco ad agire da falso nove. Nei primi trenta minuti, insomma, il Real Madrid ha fatto molta fatica a risalire il campo e le uniche situazioni con cui è riuscita a creare pericoli sono state alcune ripartenze nate da errori tecnici avversari (soprattutto di Malinovskyi) o dai movimenti interni di Mendy, sempre prezioso nella progressione del pallone anche quando non parte in conduzione sulla fascia.


 


 

La fase di possesso della "Dea" in questa frazione di gioco si è sviluppata quasi esclusivamente a sinistra: le rotazioni del quadrilatero formato da Djimsiti, Gosens, de Roon e Pašalić avevano il compito di liberare un giocatore in rifinitura nello spazio dietro a Vázquez e Varane, ma il Real non si è quasi mai fatto in inferiorità su quel lato grazie ai ripiegamenti profondi di Valverde su Gosens e, più in generale, ad una buona attenzione collettiva. Una propensione al sacrificio inusuale per una squadra come il Real Madrid, che infatti Zidane ha elogiato a fine gara.


 


In questo caso Valverde è addirittura in linea con i difensori.


 

Escludendo il gol di Benzema, l’unica grande occasione nel primo tempo di questa partita è stato il tiro di Gosens al secondo minuto, ma l’esterno tedesco non è riuscito ad angolare a sufficienza la sua conclusione rispetto alla posizione di Courtois. Questo significa che l’Atalanta non è riuscita a concretizzare la favorevole situazione tattica iniziale e, oltre ai già citati errori di Malinovskyi (che non è riuscito ad essere un riferimento offensivo credibile sul centrodestra), ha sofferto anche le difficoltà di Muriel, che si è fatto anticipare spesso spalle alla porta e nei movimenti in profondità. Forse l'Atalanta, per rendersi un po' più imprevedibile, avrebbe potuto defilare di più il colombiano a inizio azione anziché lasciare quest’onere soltanto a Pašalić sul centrosinistra, accettando quindi di rinunciare ad una presenza fissa (ma perlopiù statica) nell’area di rigore del Real Madrid.


 

Il talento di Vinicius


Come al solito, invece, il Real Madrid ha risposta all'aggressività avversaria facendo affidamento alle sue armi, cioè la fluidità e la capacità di plasmare il contesto con il puro talento. Ieri, a parte un sempre più irreale Benzema, è stato soprattutto Vinícius Jr. a mettere in crisi il sistema di marcature a uomo dell'Atalanta. L'ala brasiliana ha 20 anni ed è alla terza stagione al Real Madrid (la seconda da titolare) e recentemente ha superato il traguardo delle 100 presenze con i "Blancos". Nonostante abbia segnato ancora poco (13 gol), Vinicius è un’ala già temibile per la sua giovane età, soprattutto quando parte in progressione e punta gli avversari in velocità, anche se al momento fatica ad essere lucido quando entra in area di rigore e deve tirare.


 

Questi pregi e difetti sono stati visibili anche in vari momenti del doppio confronto, ma l’apice è stato raggiunto al minuto 52 della gara di ieri, quando Vinícius ha recuperato il pallone nella sua trequarti e percorso una settantina di metri in pochi secondi: prima effettuando una triangolazione nello spazio con Mendy e poi portando la sfera in conduzione fino all’area, dove ha saltato tre giocatori nello stretto e calciare (di mezza punta esterna) il pallone fuori a tu per tu con Sportiello.


 


“Per me dribblare è più facile che segnare”, aveva raccontato a El País qualche giorno fa: impossibile non credergli vedendo quest’azione.


 

L’incredula reazione di Sergio Ramos di fronte all’errore del compagno riassume bene il livello di frustrazione che i tifosi del Real provano spesso nel vederlo giocare: per molti Vinícius è una scommessa (finora persa) da Florentino Pérez, che da qualche anno sembra avere una fissazione per giovanissimi calciatori brasiliani nella speranza di trovare il nuovo Neymar. E possiamo solo immaginare quante volte lo stesso Ramos, Benzema (che lo aveva reso un meme tempo fa) e Zidane gli avranno visto sbagliare altri gol facili in allenamento.


 

Dopo questa incredibile azione, però, Vinicius è stato di nuovo inarrestabile, rendendosi protagonista dell’azione che ha sancito la qualificazione degli spagnoli (il rigore del 2-0) con un dribbling secco che non ha lasciato scampo ad un difensore esperto come Tolói, che lo aveva già sofferto in campo aperto all’andata. Ieri di dribbling Vinícius ne ha tentati 5 (completandone 4) e in generale è stato il principale riferimento offensivo del Real nella prima ora di gioco.


 

Cosa ci lascia questo doppio confronto


Dopo il 2-0 l’Atalanta ha avuto una discreta reazione d’orgoglio, ma Zapata ha sprecato malamente due buone occasioni (al 66’ e al 75’) che avrebbero potuto rendere meno amara l’eliminazione; per assurdo, c’è stata la beffa oltre al danno visto che il Real ha ristabilito il doppio vantaggio (dopo un fraseggio prolungato) un minuto dopo la perla di Muriel su punizione nei minuti finali.


 

Nel complesso è stato un ottavo di finale che ci ha ricordato quanto gli episodi o la sfortuna - come l’infortunio di Gosens ieri al 57’ – incidano in Champions League, ma anche e soprattutto quanto contino la tecnica e il talento individuale: due fattori che hanno contraddistinto il Real nel primo ciclo di Zidane e che sono riemersi con forza nei suoi momenti di maggior brillantezza martedì sera, in particolar modo grazie all’ennesima, ottima prestazione stagionale di Modrić, ma anche tramite quelle dei rientranti Benzema e Sergio Ramos (quest’ultimo autore di due interventi fondamentali nel primo tempo).


 

La perfezione tecnica mostrata dal Real stride con i numerosi errori commessi dalla squadra di Gasperini: il pessimo disimpegno di Sportiello sull’1-0, la brutta palla persa da Iličić (un corpo estraneo in entrambe le gare) che ha portato al rigore del 2-0 e gli errori al tiro di Zapata citati in precedenza sono solo alcuni esempi di ciò che lo stesso tecnico ha ribadito nel post-partita: «Abbiamo bisogno di esprimerci su un tasso tecnico migliore. Siamo davanti ai migliori giocatori che ci sono, quello che è più evidente è che abbiamo sbagliato qualche situazione di troppo. Questo è l'insegnamento maggiore che dobbiamo trarre da questo tipo di gare».


 

Per dimostrarlo, la "Dea" dovrà essere brava a conquistarsi la Champions League dell'anno prossimo nella decina di partite che mancano al termine del campionato, oltre alla finale di Coppa Italia contro la Juventus a maggio. Il Real Madrid, invece, sembra essere ancora dipendente dalla cosiddetta "vecchia guardia" (oltre ai già citati, bisogna fare il nome anche di Kroos e Casemiro), che ha riconsegnato la Liga a Zidane nella scorsa stagione e che nelle ultime settimane ha rimesso in gioco i "Blancos" dopo una prima parte di stagione negativa che sembrava aver compromesso le cose. In qualche modo, il Real Madrid adesso è in piena lotta per la Liga ed è anche tornato a qualificarsi per un quarto di finale di Champions League, qualcosa che non succedeva dalla stagione 2017/18.


 

Zidane sa di poter far affidamento sui giocatori che hanno segnato la sua era, forse per l'ultima volta, in attesa che uno dei tanti giovani investimenti riesca presto a fare il salto di qualità.


 

 

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