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Emanuele Mongiardo

Il Borussia Dortmund è in semifinale, ancora non è chiaro come

Borussia Dortmund-Atlético è stata la sfida tra due squadre piene di difetti.

Se c’è qualcosa che abbiamo imparato nelle ultime stagioni è che la versione ideale dell’Atlético Madrid, quella rocciosa e in grado di imbrigliare qualsiasi avversario, è un ricordo lontano, vivo solo negli stereotipi con cui crediamo di poter etichettare questa squadra. Sono passati dieci anni da quella magnifica campagna di Champions League, arrivata a pochi secondi da una vittoria storica nella finale di Lisbona. Della solidità difensiva di quella squadra, capace di resistere negli anni al Barcellona della MSN, al Bayern Monaco di Guardiola, al miglior Liverpool di Klopp, rimane solo la leggenda.

 

Nella nostra memoria vivrà per sempre l’immagine di una difesa inscalfibile anche nei dettagli più piccoli: la miglior versione dell’Atlético non solo proteggeva la propria area meglio di chiunque, ma non sbagliava mai nemmeno una spazzata, scegliendo sempre la direzione meno rischiosa in cui liberarsi del pallone. Nell’Atleti 2023/24, invece, Nahuel Molina pensa bene di salvare una semplice rimessa laterale per il Borussia Dortmund rilanciando il pallone in zona centrale, dove ci sono solo giocatori avversari, avviando così l’azione che porta al primo gol dei tedeschi.

 

Neanche il Borussia Dortmund, a dire il vero, se la passa troppo bene. Non è sicuramente la magnifica squadra di transizioni del ciclo di Klopp, né quella posizionale degli anni di Tuchel. Il livello di talento, poi, non è per nulla paragonabile al Dortmund di Favre e di Terzić, con Haaland, Sancho, Hakimi e Bellingham capaci di garantire un potenziale offensivo di primo livello.

 

Quella di oggi è una versione minore del Borussia Dortmund. L’allenatore è di nuovo Edin Terzić, che dopo un primo mandato da traghettatore a seguito dell’esonero di Favre, è tornato in panchina per sostituire Marco Rose a maggio 2022, stavolta con un incarico stabile. Il numero dieci dei gialloneri è ancora Jadon Sancho, che ha fatto in tempo a fallire al Manchester United e a tornare nella Ruhr, dando l’idea di avere un potenziale più limitato di quanto credessimo.

 

Il Borussia Dortmund sta vivendo la peggior stagione degli ultimi anni: è quinto in Bundesliga, rischia di finire fuori dalla prossima Champions League ed è una squadra piena di difetti, con la palla e senza. Come ha fatto, allora, ad eliminare l’Atlético? Potremmo provare a trovare una risposta nei problemi della squadra di Simeone in trasferta: su 61 punti totalizzati in campionato, i “colchoneros” ne hanno raccolti appena 18 fuori casa e anche in Champions, quest’anno, lontano dal Metropolitano, l’Atlético è stato fermato da avversari di livello inferiore come Lazio e Celtic. Oppure potremmo trovare una spiegazione nella maggior capacità del Borussia Dortmund di assecondare il carattere volubile della Champions e capitalizzare al massimo i momenti decisivi. Tutte le reti dei tedeschi sono arrivate in intervalli brevissimi: nel finale del primo tempo, quando ha segnato l’1-0 e il 2-0 nel giro di cinque minuti tra 34’ e 39, e nella parte centrale della ripresa, quando, dopo il 2-2 di Correa, ha saputo ribaltare l’eliminatoria con altre due reti in tre minuti, tra il 71’ e il 74’.

 

Simeone ha rintracciato la causa della sconfitta nella poca incisività della sua squadra nelle due aree, la propria e quella avversaria. Il “cholo” faceva riferimento anche alla partita d’andata, dove l’Atleti aveva avuto più volte l’occasione di portarsi sul 3-0 e alla fine si è ritrovato solamente con un 2-1. Anche il Borussia, però, ha commesso un sacco di errori, difensivi e offensivi. Stiamo assistendo a dei quarti di finale imprevedibili e divertenti, dove tutte le squadre danno per assodato di poter commettere errori, anche abbastanza gravi, perché comunque il tempo e il talento per poter rimediare ci sono. L’Atleti non ha più il talento difensivo per evitare che le eliminatorie impazziscano e allo stesso tempo non sa navigare in queste nuove acque. Più che l’efficienza nelle zone cruciali del campo, allora, c’entra il modo diverso con cui le squadre hanno interpretato le fasi della partita, con l’Atlético gelato dal gol del 3-2 di Füllkrug e incapace di rispondere dopo il 4-2 di Sabitzer.

 

Che razza di thriller sarebbe stato Borussia Dortmund-Atletico Madrid ce lo avevano annunciato già i primi cinque minuti. Dopo poco più di centoventi secondi una palla persa da Morata aveva dato il via a una ripartenza del Borussia, col centrocampo dell’Atleti scoperto, con Koke salito in supporto dell’attacco. Il centrale di destra Witsel era stato indeciso se accorciare in avanti o se coprire la profondità, così era rimasto in terra di nessuno e Adeyemi era potuto entrare in area. Il suo cross rasoterra era finito tra i piedi di Sabitzer in area piccola, che aveva potuto controllare e calciare a botta sicura, se non fosse stato per la scivolata miracolosa di Azpilicueta.

 

 

Un minuto più tardi, col Borussia tutto riversato nella metà campo spagnola in riaggressione, Griezmann, su lancione di Witsel, aveva servito di testa Morata in campo aperto. Lo spagnolo era giunto davanti a Kobel e, con un pallonetto maldestro, aveva sprecato un’occasione dal valore colossale di 0.63 xG (secondo FBref).

 

Da lì in poi la partita pareva essersi normalizzata e l’Atletico non sembrava disposto a giocare una gara di sola attesa. Certo, il fatto di dover rinunciare alla velocità di Samu Lino, squalificato, aveva costretto Simeone a puntare su Azpilicueta come esterno a tutta fascia a sinistra. L’Atleti, però, aveva le idee chiare su come difendersi e come mantenere il pallone dopo averlo recuperato.

 

Il 3-5-2 degli spagnoli si assestava su un blocco medio, più spesso medio-basso nella propria metà campo, in cui era fondamentale il lavoro delle mezzali nello scivolare verso la fascia in aiuto all’esterno. Una volta recuperata palla, il fatto di avere in posizione ravvicinata e in zone interne tutti i giocatori più tecnici e dinamici (il trio di centrocampo con Koke vertice basso, De Paul mezzala sinistra e Llorente mezzala destra, e l’attacco composto da Griezmann e Morata) permetteva di risalire il campo con combinazioni corte, in cui l’Atlético era abile, con movimenti senza palla in verticale, a dilatare gli spazi intorno ai giocatori in possesso e creare le condizioni per scambiare di prima il pallone nello stretto. Magari non era possibile attaccare subito in verticale, ma in questo modo si poteva stabilizzare il possesso dopo aver rubato palla ed evitare di cedere troppo l’iniziativa al Dortmund, col rischio di rimanere schiacciati.

 

Intorno alla mezz’ora, però, è arrivata la mossa di Terzić che ha cambiato per la prima volta l’inerzia dell’incontro. Il Borussia era sceso in campo con un 4-3-3 con Sancho ala destra e Adeyemi ala sinistra. Nella seconda metà del primo tempo, però, Sancho e Adeyemi si sono invertiti. Lo spostamento dell’inglese a sinistra ha giovato non solo alla sua prestazione, ma anche a quella dei compagni. A piede invertito Sancho è riuscito a mantenere di più il pallone, potendosi orientare più facilmente verso l’interno del campo. Sancho così si è avvicinato a Brandt, la mezzala sinistra. Con i due giocatori più tecnici posizionati sulla stessa catena, il Borussia ha creato un lato forte su cui è riuscito a mantenere con più stabilità il pallone in zone avanzate di campo. Questo ha permesso di attaccare con più pazienza e con più uomini – Maatsen, terzino sinistro, ha potuto iniziare ad alzarsi – e di trovare delle combinazioni veloci sul limite dell’area. Il giocatore in possesso sulla fascia, infatti, scaricava verso l’interno per il compagno che si proponeva e dopodiché gli si muoveva incontro per farsi restituire palla dentro al campo, sui sedici metri. Decisivi, in queste combinazioni, i movimenti senza palla di Sabitzer, teoricamente mezzala destra. L’austriaco ha iniziato ad avvicinarsi alla fascia sinistra, con tagli nella zona di Witsel con cui ha offerto un appoggio verso l’interno o dato sfogo in verticale agli scambi corti dei giocatori più tecnici sul limite dell’area.

 

Le azioni dei primi due gol nascono da questi presupposti. L’1-0 arriva dopo ben tre tentativi di triangolazione dalla sinistra verso il limite dell’area. Con palla sulla corsia mancina, Sabitzer abbozza un taglio facendo abbassare Witsel e guadagnando un po’ di spazio.

 

 

Maatsen allora va in diagonale da Sabitzer e si lancia in corsa verso l’interno, ricevendo il passaggio di ritorno dell’austriaco sul limite dell’area.

 

 

Poiché Witsel era uscito su Sabitzer, Füllkrug si fa vedere nello spazio liberato da Witsel e Maatsen di prima va da lui. Füllkrug fa la sponda per Sabitzer, ma il suo cross rasoterra viene ribattuto.

 

 

Qualche secondo dopo, con l’Atleti che spreca una possibile ripartenza, il Borussia si ritrova nuovamente ad addensare tanti uomini sulla catena di sinistra. Sancho porta palla e attira l’esterno e la mezzala (Molina e Llorente). Brandt si posiziona alle loro spalle, nella zona di Witsel. Sancho lo raggiunge e si muove verso l’interno per chiedergli la chiusura del triangolo sul limite dell’area. Brandt gli restituisce palla.

 

 

A quel punto Sabitzer, che si era avvicinato, taglia alle spalle di Witsel. Sancho lo raggiunge ma il cross rasoterra dell’austriaco da dentro l’area ancora una volta viene ribattuto.

 

 

La palla sembra destinata ad uscire in rimessa laterale fino a quando, come detto, a Molina non viene la brillante idea di spazzare in una zona priva di giocatori dell’Atletico, tra i piedi di Maatsen.

 

 

Il fatto di aver attaccato con tanti uomini e con calma ha permesso al Borussia di chiudere l’Atletico nella propria area e di dar vita al terzo attacco consecutivo sulla trequarti in pochi secondi. La palla torna al centro da Hummels e, mentre il difensore alza la testa, Brandt taglia nello spazio tra Witsel e Molina, che si allarga per via della presenza di Sancho in fascia. Hummels, a quel punto, si inventa uno splendido lancio d’esterno per Brandt. Potremmo definirlo un passaggio alla Modrić, ma non sarebbe giusto nei confronti di Hummels. I lanci d’esterno, infatti, sono una delle sue giocate preferite, una costante di tutta la sua carriera: forse dovremmo pensare di riservargli un posto accanto ai grandi specialisti contemporanei del fondamentale, come Modrić e Quaresma. Brandt controlla in area, supera Witsel con una sterzata e segna con la complicità di Oblak.

 

 

Cinque minuti dopo una conduzione verso l’interno di Sancho ha spinto l’Atleti ad abbassarsi, dando il tempo a Maatsen di salire. I “colchoneros”, costretti a rifugiarsi in rimessa laterale, hanno dato così al Borussia l’occasione di alzarsi nuovamente sulla trequarti. Con palla sulla sinistra tra i piedi di Sancho, Sabitzer ha tagliato davanti a Witsel e ha ricevuto il passaggio in diagonale dell’inglese.

 

 

Nel frattempo Maatsen si è mosso verso l’interno, dando così subito una linea di passaggio a Sabitzer, che lo ha servito con una sorta di tacco.

 

 

Maatsen ha ricevuto in corsa e in conduzione è passato tra Koke e Molina entrando in area. Da lì ha incrociato col sinistro, segnando un gran gol.

 

Capita la gravità della situazione, Simeone non ci ha pensato due volte prima di effettuare tre sostituzioni a fine primo tempo. Pablo Barrios ha sostituito lo sciagurato Molina: lo spagnolo si è posizionato da mezzala sinistra, con De Paul mezzala destra e Llorente posizionato da esterno a tutta fascia a destra. Sulla sinistra Roro Riquelme, che aveva cambiato l’eliminatoria con l’Inter, ha preso il posto di Azpilicueta e in avanti Correa ha rimpiazzato Morata.

 

Dopo pochi minuti dal ritorno in campo l’Atleti aveva già raddrizzato la situazione con la soluzione offensiva di sempre, i calci d’angolo: Hummels aveva deviato goffamente in porta un colpo di testa innocuo di Hermoso.

 

L’azione da cui era nato il corner rivelava il modo in cui Simeone aveva pensato di incidere. L’Atleti continuava a difendere con un 5-3-2, ma in fase di prima costruzione si disponeva a quattro dietro, con Llorente bloccato da terzino, mentre sulla sinistra Roro Riquelme poteva giocare stabilmente da ala. Il Borussia pressava con un 4-1-3-2 che stringeva sul lato palla, con Sabitzer che si alzava alle spalle delle punte e quindi Can che rimaneva da solo in mediana. L’obiettivo dell’Atleti, allora, era di impostare a destra, sul lato di Llorente, per attivare le ricezioni nella zona intorno a Can e poi ribaltare il campo con un cambio gioco. Llorente veniva pressato da Sancho e la soluzione per trovare i compagni intorno a Can poteva essere lanciare in quella zona per vincere il duello o la seconda palla oppure trovare uno smarcamento di De Paul.

 

Il calcio d’angolo del 2-1 è arrivato dopo una seconda palla: Llorente ha lanciato verso la zona di Can, che ha respinto di testa tra i piedi di De Paul.

 

 

L’argentino ha controllato e ha servito Griezmann, che si era abbassato alle spalle di Can. Da lì l’Atleti ha cambiato gioco per Hermoso e ha trovato una combinazione che ha costretto il Borussia a concedere l’angolo.

 

 

I tedeschi si sono rivelati lacunosi senza palla, poco precisi nel pressing e troppo passivi quando hanno dovuto abbassare il blocco. Nelle fasi di difesa posizionale, il Borussia non portava mai pressione sul portatore di palla. In questo modo, per difensori e centrocampisti di Simeone era facile trovare gli uomini tra le linee alle spalle del centrocampo tedesco: Griezmann e Barrios, in particolare, hanno potuto ricevere con grande libertà.

 

Terzić ha provato a correggere qualcosa passando dal 4-3-3 al 5-4-1, con Can arretrato in difesa. Il problema, però, restava la passività, non la disposizione in campo: troppa libertà di giocare a palla scoperta per chi impostava e troppa libertà di infilarsi dietro i mediani. In queste condizioni, il gol del 2-2 è sembrato inevitabile. Dopo un tentativo di ripartenza, il Borussia si è ritrovato nella propria metà campo e il terzino sinistro Maatsen ha sbagliato un’uscita su Correa. L’argentino ha appoggiato a De Paul e poi si è mosso in profondità. Nel frattempo la palla è arrivata a Griezmann che ha sventagliato per Correa in area, isolato contro Schlotterbeck. Il tedesco è riuscito a non farsi saltare e l’argentino, allora, ha crossato sul secondo palo, dove aveva stretto Riquelme. A dare copertura sul palo lontano avrebbe dovuto pensarci Adeyemi, che però si è disinteressato dell’azione. Riquelme ha avuto la libertà di controllare e calciare. Dopo la respinta di Kobel, Correa ha potuto tirare altre due volte per raggiungere la parità.

 

 

La partita, a quel punto, sembrava solo da gestire per l’Atleti. Difendere la parità, una volta, sarebbe stata la comfort zone della squadra di Simeone. Invece, ancora una volta i dettagli difensivi hanno tradito il “Cholo”. Quei particolari che una volta l’Atletico dominava come nessuno, e che adesso, invece, denunciano le carenze di una rosa con meno talento difensivo di quanto il suo allenatore desideri. Capita così che Witsel, da terzo centrale di destra, si alzi in terra di nessuno, aprendo a Sabitzer la strada per tagliargli alle spalle.

 

 

Brandt lo serve, Sabitzer riesce ad arrivare al cross, nonostante Barrios lo abbia seguito, e a quel punto non c’è niente da fare, perché Füllkrug si inventa una girata di testa da centravanti di altra epoca.

 

Ben più grave quanto accade un paio di minuti dopo. Il protagonista è sempre Witsel, stavolta in collaborazione con Llorente. Brandt si lancia nello spazio tra il belga e lo spagnolo che, involontariamente, col corpo gli fornisce l’appoggio per lo stop di petto. La corsa di Witsel verso la fascia era stata precipitosa e con quel controllo Brandt lo taglia fuori, anche perché sul lancio Witsel gli aveva dato le spalle. È bastato un semplice taglio in profondità per mettere in imbarazzo la difesa di Simeone, qualcosa di impensabile se non sapessimo che l’Atlético, ormai, non è più quello dei tempi migliori.

 

 

Appena Brandt entra in area, Füllkrug arriva sul pallone e Giménez, ultimo depositario del nostro ideale di Atletico Madrid di Simeone, respinge il suo tiro in scivolata. Sfortunatamente, la sfera finisce tra i piedi di Sabitzer, che aspettava quella seconda palla al limite dell’area come Benny Blanco mentre attendeva Carlito Brigante alla stazione dei treni per ammazzarlo.

 

Da lì l’Atleti non è più riuscito a riprendersi e, anzi, il Borussia con un po’ più di cinismo avrebbe potuto trovare almeno un altro gol.

 

Tra due squadre piene di imperfezioni, alla fine è riuscita a spuntarla quella che ha avuto più punti di inflessione favorevoli all’interno dell’eliminatoria. L’Atletico torna a casa e ancora una volta, al termine della stagione, sarà costretto a capire come ripensarsi, perché l’occasione di rifarsi col destino, quest’anno, era davvero ghiotta. Il Borussia, invece, affronterà una semifinale di Champions quando meno se l’aspettava. Con una passività difensiva del genere sarà difficile affrontare un avversario coi picchi di talento del PSG. Quando una squadra entra in una dinamica positiva e capisce come sfruttare i momenti favorevoli di una competizione così capricciosa, però, non si può mai sapere cosa aspettarsi.

 

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Emanuele Mongiardo nasce a Catanzaro nel 1997. Scrive di calcio su "Fuori dagli schemi" e di rap su "Four Domino".