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Cavani è tornato Cavani
07 giu 2017
07 giu 2017
Questa stagione lo ha rilanciato nell'Olimpo dei cannonieri europei, anche grazie all'assenza di Ibra.
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Se il denaro degli emiri del Qatar ha portato il Paris Saint Germain al livello dei principali club europei - almeno finanziariamente - nel campo da calcio il simbolo della ritrovata competitività sportiva del club parigino è stato a lungo Zlatan Ibrahimovic. Il primo titolo dell’era Qatar Sports Investments (il fondo di investimento del governo di Doha che nel 2011 ha acquistato il PSG) è arrivato alla prima stagione con Zlatan al centro dell’attacco e forse non è un caso che, una volta partito lo svedese, il PSG non sia riuscito ad andare oltre il secondo posto in campionato.

In questo stesso periodo dello scorso anno, Ibrahimovic si preparava a lasciare il Paris Saint-Germain per il Manchester United dopo una stagione da 38 gol in campionato (record assoluto) che gli era valsa il terzo titolo di capocannoniere e il terzo premio come miglior giocatore della Ligue 1 in quattro anni. Con altri 5 gol in Champions League e 7 in Coupe de France, Ibra aveva portato il suo totale stagionale a 50 reti in 51 presenze, strappando a Pauleta il primato di miglior marcatore della storia del club.

D'altra parte, la partenza di una figura così ingombrante (calcisticamente e non) ha rappresentato quest’anno un’opportunità indiscutibile per i suoi ex compagni al PSG di emergere dall’ombra dello svedese. Edison Cavani, in particolare, era quest’anno l’erede designato di Ibra, occupando con Emery finalmente il ruolo di punta centrale dopo anni passati sulla fascia con Blanc.

Cavani scalpitava da tempo per avere l’opportunità di guidare un attacco di questo calibro e i dubbi sollevati sulle sue qualità probabilmente non hanno fatto altro che motivarlo a dismisura, aumentando la sua fame di gol. Quest’anno Cavani ha segnato ben 49 reti stagionali, fermandosi ad una sola lunghezza dal record di Ibrahimovic della scorsa stagione, ma di fatto eguagliandone la media realizzativa con un gol ogni 84 minuti, contro il gol ogni 83 minuti dello svedese.

I gol in Ligue 1 sono stati 35, cioè 3 in meno rispetto a Ibra, ma è anche vero che il PSG di Emery ha segnato 80 gol stagionali, quando invece nell’ultima stagione con Blanc il PSG era arrivato ad un totale di 101. Se si va quindi a pesare il contributo dei gol nell’economia del campionato, Ibrahimovic aveva segnato il 38% dei gol del PSG nel 2015/2016, mentre Cavani è andato ben oltre, spingendosi a fino al 44% del totale.

Indipendentemente dal sistema di gioco (Emery è passato dal 4-2-3-1 al 4-3-3 a stagione in corso), Cavani si è imposto come la prima punta titolare della squadra parigina, complici anche il mancato inserimento di Ben Arfa (lasciato in panchina per gran parte della stagione) e Jesé (ceduto al Las Palmas a gennaio). Con 2978 minuti giocati in campionato, il 2016/2017 è stata la sua seconda stagione per minutaggio da quando è in Europa, dietro solo al suo ultimo anno al Napoli (per soli 3 minuti). Considerando tutte le competizioni, Cavani è stato il giocatore più impiegato da Emery, giocando complessivamente 4138 minuti (nessun altro elemento ha sfondato il muro dei 4000 minuti).

Cavani è stato il finalizzatore imprescindibile delle azioni del Paris Saint Germain tanto da diventare insostituibile per Emery tanto quanto lo era per Mazzarri al Napoli (anche, come abbiamo detto, per mancanza di alternative tecnicamente e tatticamente valide). L’attaccante uruguaiano non ha sentito il peso delle responsabilità di finalizzazione che il suo allenatore gli ha dato. Solo altri tre giocatori sono andati in doppia cifra in stagione, con Lucas, vice-capocannoniere stagionale che si è fermato a 19 gol.

Cavani è stato anche il calciatore a tirare di più nel campionato francese, con 4,4 tiri ogni 90 minuti (dove non diversamente indicato, i dati si riferiscono alla Ligue 1). Ma nonostante questo non è arrivato ai livelli di Ibrahimovic, che lo scorso anno calciava 5,5 volte ogni 90 minuti. Un altro indizio, se mai ce ne fosse bisogno, delle sue capacità nel trasformare le occasioni in gol.

Il “Matador” è tornato su volumi di tiro consoni ad una punta del suo livello. La media di quest’anno è sui livelli del 2012/2013, la stagione in cui vinse il titolo di capocannoniere della Serie A, con 29 gol ed una media di 4,7 tiri per 90. Al PSG, prima di questa stagione, non era mai andato oltre 3,8 tiri per 90 e la scorsa stagione, nell’anno da despota di Ibra, aveva fatto registrare una media da 3,4 tiri per 90: un dato che per Cavani non si vedeva dai tempi del Palermo, che per ovvi motivi aveva una produzione offensiva decisamente inferiore rispetto a quella di Napoli e soprattutto PSG.

Migliorare invecchiando

Di fatto il Cavani del 2016/17 è quello che finora non avevamo mai visto in Francia, cioè il centravanti infallibile del Napoli 2012/13 trapiantato nel Paris Saint Germain. Oltre ai tiri, anche il dato sui tiri in porta (1,99 contro 2,11 per 90 minuti) e la percentuale di tiri in porta sul totale (45,8% contro 44,9%), sono molto simili a quelli del suo ultimo anno al San Paolo. La differenza sostanziale è che, se possibile, Cavani è diventato ancora più efficiente. È passato da una conversione del 15,1% a una del 20,6%. In sostanza, la differenza che corre tra un grande attaccante da 20-25 gol stagionali e un campione da 30-35.

Le statistiche di Cavani dal 2009/10 ad oggi (dati per 90 minuti).

Questo incremento di efficienza realizzativa è dipeso in gran parte da una selezione di tiro più accurata, sintomo anche dell’esperienza di un attaccante trentenne. In questa stagione Cavani ha praticamente eliminato i tentativi da fuori area, limitandosi a 0,5 tiri oltre i 16 metri per 90 minuti. Un dato dimezzato rispetto ai suoi primi anni col PSG (0,8 nel 2013/14 e 0,9 nel 2014/15) e che è un terzo se comparato alla media della sua ultima stagione al Napoli, in cui calciava da fuori ben 1,3 volte per 90 minuti.

Questa evoluzione in realtà era già emersa l’anno scorso. L’attaccante uruguaiano già nel 2015/16 aveva eliminato quasi del tutto i tiri dai fuori (erano 0,4 per 90) e aveva toccato la sua più alta media realizzativa di sempre senza considerare i rigori (0,74 gol per 90). Ma quest’anno il salto di qualità è stato completo, con una media realizzativa che è salita ulteriormente a 0,85 gol per 90 (Ibrahimovic era arrivato persino a 1,16 gol senza rigori, giocando però quasi 500 minuti in meno). Insomma, è probabile che la sua abilità nel "decision-making", un aspetto troppo sottovalutato nel calcio, sia cresciuta di pari passo con l’età.

Ibrahimovic è insostituibile?

Se Cavani è riuscito a rimpiazzare Ibra dal punto di vista realizzativo, non si può dire altrettanto per quanto riguarda il coinvolgimento nella manovra e l’aspetto creativo del gioco. L'assenza di Ibra è emersa in modo netto quando Emery, sotto pressione dello spogliatoio, ha abbandonato l’idea di un gioco più diretto, tornando al calcio compassato e riflessivo di Blanc.

Cavani e Ibrahimovic sono due attaccanti molto diversi per caratteristiche, ovviamente, ma è anche probabile che le responsabilità realizzative dategli da Emery lo abbiano in qualche modo escluso dal gioco. In questa stagione l’uruguaiano si è talmente concentrato sulla finalizzazione da completare solo 14,4 passaggi per 90, il dato più basso mai fatto registrare in carriera. Lo scorso anno Ibrahimovic chiuse con 48,3 passaggi per 90, cioè più della maggior parte dei centrocampisti in Europa. È vero che in Champions, competizione in cui ha comunque segnato 10 gol, Cavani è stato molto più coinvolto nella manovra, con 27,8 passaggi completati per 90, ma è comunque circa la metà dei passaggi giocato dallo svedese, che tra l’altro quando giocava nella massima competizione europea portava la sua media a 50,0.

Non è un caso che quest’anno il PSG, perso quel dispotico catalizzatore di palloni che era Ibra, abbia avuto concreti problemi nello sviluppo del gioco nella trequarti offensiva e nel mantenimento del possesso una volta trasmessa la palla all’interno della stessa. Come sottolineato anche da Dario Saltari, avere Cavani al posto di Ibrahimovic non è esattamente la stessa cosa nel gioco tra le linee avversarie.

Anche il contributo creativo di Cavani è stato assolutamente marginale (4 assist e 0,7 passaggi chiave per 90 minuti), ancora di più se comparato a quello dell’ultima stagione Ibrahimovic al PSG (13 assist e 1,6 passaggi chiave per 90 minuti).

Considerate le caratteristiche tecnico-tattiche dell’uruguaiano, sarebbe stato ingenuo pensare che avrebbe potuto sostituire l’ex numero 10 del PSG sotto questo aspetto. Ed Emery non è riuscito a trovare nel corso della stagione alternative tattiche che compensassero la perdita della creatività e del gioco tra le linee di Ibrahimovic.

In sostanza, grazie all’addio dello svedese, Cavani si è rilanciato nell’Olimpo dei migliori attaccanti del mondo, giocando la migliore stagione della sua carriera da un punto di vista esclusivamente realizzativo. Ma questo non vuol dire che si sia trasformato in un giocatore diverso, capace solo con i suoi gol di colmare l’assenza tecnica di Ibrahimovic. Di questo, però, non gliene si può fare di certo una colpa.

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