Il ritorno al calcio dopo il Mondiale ha rappresentato una ricorrenza maledetta per le migliori squadre della prima parte di 2022/23. Nel giro di pochi giorni, in un colpo solo, sono cadute Benfica (sconfitto 3-0 dallo Sporting Braga), PSG (crollato 3-1 sotto i colpi del Lens) e Napoli (condannato dal gol di Dzeko a San Siro). Tre delle quattro squadre imbattute d’Europa hanno conosciuto il sapore della sconfitta per la prima volta in stagione. È rimasta solo una squadra dalla serie immacolata. Lo avrete già saputo dai numerosi grafici che circolano sui social network – e che da queste parti sono stati salutati alla stregua di un presagio funebre – ma il Catanzaro, oggi, è l’unica squadra imbattuta in Europa. Guida il girone C di Serie C con 57 punti in ventuno giornate, frutto di diciotto vittorie e tre pareggi. Numeri che, ovviamente, destano curiosità. Come ha a fatto a inanellare una serie così lunga di risultati positivi?
Il Catanzaro di Vincenzo Vivarini nasce a fine novembre 2021. Dopo il sorprendente secondo posto della stagione 2020/21, raggiunto con una squadra partita senza troppe aspettative grazie alla coesione creata dall’allenatore Antonio Calabro, per il 2021/22 la società calabrese aveva provato a costruire un organico in grado di competere per la promozione diretta. Nonostante i numerosi acquisti e una rosa di buon livello, però, la squadra non era adatta a lottare per il primo posto, soprattutto contro un avversario come il Bari. Calabro era un allenatore attentissimo alla fase difensiva. Come molti suoi colleghi in Lega Pro, il suo sistema di riferimento era un 3-5-2 (a volte 3-4-1-2) votato ai principi di Antonio Conte, una sorta di profeta per molti tecnici del girone meridionale di Serie C (Calabro una volta disse che tra Belen e Conte avrebbe scelto il tecnico leccese): costruzione con i tre difensori e verticalizzazione improvvisa, velo delle punte, tagli interno-esterno delle mezzali, occupazione dell’ampiezza. Un sistema solido, in grado di dare certezze ai giocatori, ma che nell’autunno del 2021 si era inceppato: il 29 novembre la dirigenza aveva deciso di separarsi da Calabro e di ripartire da Vincenzo Vivarini. Il tecnico abruzzese aveva provato a cambiare qualcosa, ma il margine di manovra non era molto ampio. Così, a gennaio la società è stata costretta a intervenire in maniera radicale sul mercato: dalla Serie B e dal Padova sono arrivati la mezzala Sounas e l’attaccante Biasci; soprattutto, a fine gennaio è tornato nella sua città Pietro Iemmello, nativo di Murano, quartiere di Catanzaro Lido di cui peraltro è originario anche Sebastian Giovinco.
Da lì è iniziato un percorso virtuoso. Le aquile non sono riuscite a raggiungere il Bari, ma hanno offerto il rendimento migliore del girone di ritorno. A maggio, a Padova, è arrivata l’ennesima, tragica sconfitta ai playoff, che però ha cementato lo spirito della tifoseria e dello spogliatoio: molti giocatori erano a Catanzaro in prestito ed hanno insistito per tornare nel capoluogo calabrese in estate, primi fra tutti Iemmello e Vandeputte, le individualità migliori della squadra.
Il Catanzaro ha giocatori eccellenti per la Serie C. Qualcuno di loro potrebbe dire la sua anche in categorie superiori. L’imbattibilità e i numeri, però, non si spiegano con il solo talento. Vivarini ha costruito una squadra organizzatissima in ogni fase di gioco, in cui il collettivo supera la somma dei singoli. La sinergia tra allenatore e dirigenza ha permesso di selezionare giocatori adatti, per caratteristiche, alle richieste dell’allenatore, e così non c’è un’individualità che non venga valorizzata nel Catanzaro. Il sistema di riferimento è un 3-5-2 asimmetrico (3-4-3 o 3-4-1-2 se preferite, vista l’importanza relativa dei moduli), in cui la mezzala destra Sounas gioca quasi all’altezza degli attaccanti mentre la punta di sinistra Biasci spesso si sposta verso la fascia. Vivarini è abbastanza noto per essere stato vice di Sarri. A differenza dell’allenatore toscano, però, in carriera ha alternato difesa a quattro e difesa a tre e, soprattutto, non è un integralista della zona senza palla, anzi. Di certo, con Sarri condivide l’attenzione per la fase di possesso, a partire dalla prima circolazione.
Come attacca il Catanzaro
I protagonisti della costruzione da dietro sono il portiere, Fulignati, i tre centrali (da destra verso sinistra capitan Martinelli, Brighenti e Scognamillo), e i due centrocampisti più bloccati, Ghion e Verna. I due esterni (Situm a destra e Vandeputte a sinistra), invece, rimangono più alti per mantenere bassi gli esterni/terzini avversari. L’ampiezza, quindi, in prima costruzione la prendono i terzi centrali. Il Catanzaro fa circolare in maniera paziente il pallone. Il compito più difficile, vista la costruzione 3+2, lo hanno i due mediani, delle volte costretti a ricevere di spalle. L’abitudine a praticare questo tipo di calcio, però, li ha resi efficienti sia nei controlli che negli appoggi di prima. Ghion, in particolare, gode di eccellente tecnica per la Serie C: nel big match contro il Crotone, la sua capacità di resistere alla pressione dei "pitagorici" ha fatto la differenza per la vittoria finale. Tra i difensori, invece, il più dotato tecnicamente è Luca Martinelli. Il capitano è il terzo di destra. Ha veramente un ottimo piede, anche se in passato la troppa confidenza con la palla lo ha portato ad errori banali. La specialità di Martinelli sono i lanci: grazie a lui, il Catanzaro può esplorare una variabile come il cambio gioco in diagonale da destra verso l’esterno sinistro Vandeputte, che, isolato, in Serie C è in grado di saltare chiunque.
In generale, il Catanzaro alterna benissimo i passaggi corti ai lanci in fase di costruzione bassa. Non perché abbia giocatori particolarmente prestanti, ma perché occupa bene il campo ed è preciso se si tratta di alzare la palla. L’esempio più chiaro è il portiere Fulignati. L’ex Palermo è abbastanza preciso sul corto, ma impressiona soprattutto per i suoi lanci, particolarmente lunghi: è raro vedere a questi livelli un portiere con una gittata del genere.
Superata la prima costruzione, il Catanzaro di solito attacca per catene laterali. In un girone dove spesso gli avversari scelgono di abbassarsi, la soluzione preferita è impossessarsi della trequarti offensiva e sfondare sul lato corto dell’area; se non si riesce a forzare il blocco, si utilizzano i tanti uomini portati in avanti per far circolare la palla nei pressi dell’area da un lato all’altro. Il Catanzaro sa essere paziente nel possesso, e questa qualità, unita ai numerosi giocatori che si alzano, permette di avere una fase di riaggressione efficiente.
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Per bucare le difese sul lato corto dell’area diventa fondamentale la sinergia tra gli esterni e i giocatori più vicini a loro: a destra, il socio di Situm è la mezzala greca Dimitrious Sounas. A sinistra, invece, la spalla di Vandeputte è la punta Tommaso Biasci, molto mobile e portato a spostarsi verso la fascia. Se il Catanzaro si accampa sulla trequarti, si alzano per partecipare al possesso anche i terzi centrali Martinelli e Scognamillo. In più, i giocatori in fascia possono contare sull’aiuto di Ghion e Iemmello. Il primo ama sganciarsi dal centrocampo per accompagnare l’azione: è abile nello stretto e per questo è a suo agio quando si tratta di scambiare posizione e pallone sul corto. Iemmello, invece, è il regista aggiunto della squadra. Adora abbassarsi per toccare più palloni possibile. Delle volte scende fino all’altezza dei centrocampisti per vedere il gioco frontale e coordinare gli attacchi a furia di triangolazioni.
In generale, la forza del Catanzaro nelle combinazioni di catena è che quasi tutti gli interpreti sono capaci di proteggere palla e saltare l’uomo, senza doversi limitare al gioco a due tocchi: molto spesso uno dei protagonisti crea un vantaggio con un dribbling stretto e allora i compagni ruotano di conseguenza.
A sinistra Vandeputte gioca da esterno a tutta fascia a piede invertito. Era nato come trequartista, o ala da 4-3-3, ma l’intuizione di Calabro di trasformarlo in un quinto gli ha permesso di avere più spazio sia per ricevere sui piedi, sia per saltare l’uomo che per partire in allungo. Il belga è probabilmente il giocatore migliore dei giallorossi, con il suo dribbling, la sua velocità e la sua qualità balistica avrebbe fatto comodo a più di qualche squadra di Serie B: in venti partite, quest’anno ha già realizzato tredici assist e sei gol. Vandeputte scambia in continuazione la posizione con Biasci. Ama rientrare col destro verso l’interno e, delle volte, grazie alle rotazioni si ritrova a ricevere direttamente nei mezzi spazi. Insomma, è un quinto atipico. È un ottimo crossatore e i suoi tiri dalla media distanza sono letali, sia col destro che col sinistro. Anche Biasci, se riceve aperto o nel mezzo spazio, può saltare l’uomo con le sue sterzate. È un attaccante associativo, perfetto per accompagnare sia Vandeputte sulla fascia che Iemmello al centro: mentre il catanzarese si abbassa, lui dà profondità; se poi si avvicinano, hanno tecnica in abbondanza per triangolare.
Sulla destra, come detto, i protagonisti principali sono Sounas e Situm. Situm, per sue parole, preferirebbe giocare a sinistra, a piede invertito; la presenza di Vandeputte, però, lo ha dirottato sulla destra. Poco male, perché la sua tecnica gli permette comunque di conservare il pallone e di crossare in maniera precisa. In più, legge bene le scelte di Sounas e le compensa con i movimenti sul corto. Proprio Sounas, per larghi tratti del girone d’andata, è stato il giocatore più influente del Catanzaro. È fortissimo sulle gambe e se copre la palla è difficile sporcargliela: spesso usa il contatto fisico per saltare l’uomo. Se Sounas supera un avversario e i compagni sfruttano gli spazi liberi, soprattutto con i tagli in profondità, la squadra di Vivarini raggiunge agevolmente il fondo.
Per il modo in cui è distribuita la qualità tecnica, il Catanzaro alterna bene le fasce su cui attaccare. Da sottolineare l’abitudine dei calabresi, come si vede sempre più spesso ad alti livelli, a sfruttare i cross a rimorchio. Se il Catanzaro sfonda sul lato corto dell’area, spesso costringe gli avversari a schiacciarsi sulla porta; così, si libera il limite dell’area per l’arrivo da dietro di un centrocampista o per l’attaccante che si sfila; il passaggio all’indietro rasoterra gli consente di calciare senza disturbo.
Come difende il Catanzaro
Con 57 gol segnati, il Catanzaro è nettamente il miglior attacco del campionato. Altrettanto notevoli, però, sono i numeri difensivi, con soli sette gol subiti. La solidità dei giallorossi nasce già dalla gestione Calabro. All’epoca, però, la difesa composta da Martinelli, Fazio e Scognamillo si ritrovava soprattutto a difendere bassa, vicino la propria porta. Vivarini ha mantenuto gli stessi uomini, ma ha cambiato radicalmente l’atteggiamento della linea arretrata, oggi abituata a difendere in avanti. L’aggressività senza palla si è accentuata con l’arrivo di Nicolò Brighenti al centro del terzetto arretrato (Fazio, bandiera della squadra, ha dovuto operarsi e oggi è un titolare aggiunto).
Nonostante la collaborazione con Sarri in passato, Vivarini ha impostato una fase di non possesso orientata sull’uomo. L’obiettivo è pressare sempre in alto e in parità numerica rispetto a chi imposta: se gli avversari costruiscono a quattro, le due punte vanno sui due centrali; se costruiscono a tre, alle due punte si aggiunge Sounas. La fase di pressing è ciò che più è migliorato rispetto alla scorsa stagione nel Catanzaro di quest’anno. È raro vedere squadre così aggressive in maniera sistematica in Serie C, dove di solito si difende alto solo in determinati momenti della partita. In un contesto del genere, impressiona soprattutto Nicolò Brighenti. Nonostante il passato da terzino nel Frosinone, Brighenti si è riadattato a centrale. È più basso della media per il ruolo, ma è bravissimo a insinuarsi in avanti tra l’uomo e il pallone, mantenendo così il Catanzaro in zone avanzate di campo. Un compito simile a quello di Scognamillo, il centrale di sinistra: se la squadra esegue il pressing coi tempi giusti, e gli attaccanti avversari sono costretti a ricevere di spalle, i giallorossi godono di difensori davvero abili nelle uscite sull’uomo.
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Insomma, anche in difesa c’è sinergia tra ciò che ha costruito Vivarini e delle individualità di livello assoluto per la categoria. Vale per i difensori – che rimangono una sicurezza anche quando c’è da abbassarsi nella propria area – ma non solo. Verna, per esempio, è un centrocampista di grande corsa e intelligenza, che in passato ha giocato da incursore per queste caratteristiche. La scelta di tenerlo più bloccato sul centro sinistra, però, è perfetta per coprire a un esterno offensivo come Vandeputte: Verna è sempre pronto a tamponare verso la fascia alle spalle del belga, un lavoro fondamentale per l’equilibrio di squadra.
Ovviamente, un approccio così orientato sull’uomo ha i suoi rischi. Se gli avversari sono particolarmente bravi a proteggere palla, basta un appoggio eseguito in maniera corretta dopo una verticalizzazione per abbassare un sistema del genere. Se salta una marcatura bisogna correre all’indietro e in più, in Serie C molte squadre puntano ad alzare il pallone dietro il pressing, senza dare la possibilità di recuperarlo in zone pericolose.
La capacità di mantenere una fase difensiva così aggressiva e puntuale è la vera discriminante sulla stagione del Catanzaro.
Fin quando dura ce lo godiamo
Per la prima volta in tanti anni, rosa, allenatore, dirigenza, e tifoseria a Catanzaro viaggiano nella stessa direzione (da fuori ci prendono in giro e ci dicono che è da troppe stagioni che proviamo a tornare in B, ma con la nuova presidenza questo è solo il secondo anno in cui il Catanzaro allestisce una rosa per vincere). L’allenatore ha gli interpreti adatti alle sue idee e in più ci sono le alternative per cambiare spartito. Per esempio, in Lega Pro molte squadre provano a sporcare le partite. Il girone C, poi, è pieno di campi piccoli e in sintetico, una vera maledizione per una squadra con i principi del Catanzaro. In contesti del genere diventa indispensabile un attaccante come Pietro Cianci, specialista dei contesti scomodi in questa stagione e ormai feticcio della “Massimo Capraro”, che con i suoi 196 centimetri permette a Vivarini di passare al piano B, con qualche cross e qualche palla diretta in più. Mentre gli esterni titolari Vandeputte e Situm amano ricevere sui piedi, le alternative Katseris, Rolando e Tentardini sono più abituate ad attaccare la profondità.
In generale, dalla panchina il contributo è sempre prezioso (Pontisso, Curcio, Fazio, Welbeck, Cinelli sono nomi che chiunque abbia la disgrazia di seguire la Serie C conosce bene), e anche per questo il Catanzaro riesce a mantenere la presa sulle partite.
Sarebbe bello parlare anche del contorno, di un entusiasmo ritrovato non solo in città ma in tutta la provincia e oltre, che nelle difficoltà trascina i giocatori. Purtroppo, però, siamo solo a gennaio.
Piccolo post-scriptum personale: tifo Catanzaro da quando ho memoria e in circa vent’anni ho vissuto una decina di tragiche eliminazioni ai playoff di Serie C, alcune contro squadre che nemmeno esistono più, tipo Pescina e Cisco Roma. Visto il nostro passato, conosco bene il valore della scaramanzia e per questo, quando mi hanno chiesto di scrivere del Catanzaro in qualità di unica squadra imbattuta in Europa, mi si è stretto lo stomaco e avrei preferito evitare. Poi, però, ho riflettuto e molto sinceramente ho elaborato questo pensiero. Il Crotone è ancora la squadra più forte del campionato. In rosa hanno Cosimo Chiricò, di gran lunga il miglior calciatore della Serie C, uno che gioca in terza serie solo perché in Italia la selezione dei giocatori segue logiche poco chiare. Il sorpasso del Crotone e la loro vittoria del campionato, difatti, è solo questione di tempo, anzi, ne approfitto già da adesso per fare i complimenti per il pronto ritorno in Serie B a questa società calabrese capace di scalare tutte – letteralmente tutte – le categorie del calcio italiano. Pare vogliano pure riportare a casa Simy, a dimostrazione del loro strapotere, un acquisto che scioglierebbe ogni dubbio sulla futura vincitrice del girone C di Serie C. Viste le premesse ho pensato: perché non immortalare questo effimero momento di splendore? Questo pezzo è solo un’analisi del gioco del Catanzaro di Vivarini. Non è una celebrazione, né il racconto di una storia di redenzione. E poi, di questa imbattibilità del Catanzaro ha scritto chiunque, più di uno, immagino, appollaiato su un trespolo. Io, almeno, lo faccio per affetto, rassegnato a disputare l’ennesimo playoff della mia vita.