L'Ultimo Uomo

  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Fondamentali
  • Expected Goals
  • Calcio
  • NBA
  • Sport
  • Fondamentali
  • Expected Goals
  • Chi siamo
  • Le Firme
  • Archivio
  • Newsletter
  • Sponsor
  • Long-Form
© Alkemy. Made with love
Informativa Cookies
Foto di Alessia Doniselli
NBA Redazione basket 22 febbraio 2016 8'

Cartoline dalle Final Eight

Cinque temi sul weekend di Coppa Italia del basket italiano.

Condividi:

 

Il calmo dominio di Milano

di Dario Vismara

 

Prima della finale contro Avellino, tra gli addetti ai lavori ci si chiedeva, tra il serio e il faceto: “Che modo troverà Milano per perdere stavolta?”. Perché è da almeno tre anni che l’Olimpia è nettamente la squadra favorita per vincere ogni trofeo in Italia, eppure ha portato a casa solo uno Scudetto – in gara-7 dopo aver vinto la sesta all’ultimo secondo, contro una squadra che sarebbe morta sportivamente il giorno successivo.

 

La pressione di vincere in casa un trofeo che mancava da vent’anni era palpabile, ma è proprio il modo in cui Milano ha vinto a fare notizia: non nella maniera isterica e irrazionale tipica degli anni passati, ma gestendo con calma ogni situazione, imponendo la propria superiorità tecnica, tattica e fisica e facendo sembrare inevitabile la vittoria finale. È del tutto calzante che l’MVP di queste Final 8 sia stato Rakim Sanders, che era stato nominato miglior giocatore anche delle ultime finali Scudetto con Sassari: un jack-of-all-trades che non ha eguali in Italia, capace di giocare in almeno tre posizioni diverse, aprendo il campo in attacco e cambiando su tutti i blocchi in difesa, perché tanto fisicamente non va sotto contro nessuno.

 

Per dire, la giocata decisiva della finale contro Avellino è arrivata con una palla recuperata a metà campo dalle mani di Acker, per capire quanto è versatile Sanders

 

Quando puoi contare su una versatilità del genere, difendere con intensità diventa immediatamente più facile – e Milano per certi tratti si è mangiata gli avversari in difesa, costringendoli a fare qualsiasi cosa a una velocità tale da incappare inevitabilmente nelle infrazioni di passi (cinque per Avellino nel solo primo quarto della finale). Lo scarto finale di +67 nelle tre partite disputate rispecchia abbastanza fedelmente la distanza che c’è tra Milano e il resto delle squadre italiane (sebbene Avellino abbia vinto il secondo e il terzo quarto della finale), così come i 52 rimbalzi offensivi raccolti in tre gare.

 

Quando domini così, per di più con il lusso di tenere fuori Barac e Batista e non potendo contare su Gentile, anche un allenatore considerato burbero come Repesa può concedersi un balletto per festeggiare.

 

"Ballo ballo ballo senza respirooooo"#Repesa #Milano #Final8 pic.twitter.com/ijBWcBkA8T

— Dario Ronzulli (@DaRonz82) February 21, 2016

 

Irpinia Brianzola

di Davide Bortoluzzi

 

“Ed ecco che Ragland dal pick and roll con Buva serve Leunen libero dall’angolo, 3 punti e vantaggio per… la Vitasnella Cantù”. Cambiate le ultime due parole con “Sidigas Avellino” ed il risultato non perde di significato, ma acquista quel sapore misto di nostalgia e intrigo tipico di ogni déjà-vu. Pino Sacrpanti ha seguito alcuni dei principi cardine nella costruzione della squadra, circondandosi di alcuni “fedelissimi” su cui innestare il resto del roster, ma i parallelismi tra le due squadre non finiscono qui, con il lituano Veikalas a ricordare (non totalmente, per non sfociare nella blasfemia) il Kaukenas del 2004-2005 e Cervi – in particolare quello visto a Milano –  il Cusin della splendida annata targata Vitasnella.

 

I dividendi stanno iniziando a pagare nella seconda parte di stagione, con il filotto di sette vittorie consecutive in campionato e la finale raggiunta in questa Coppa Italia. Quello che più ha impressionato nella kermesse milanese da parte degli irpini – tendenza confermata anche in campionato –  è stata la capacità di giocare con lucidità ed efficacia nei finali punto a punto, dimostrando quel killer instinct tipico della squadre esperte e rodate. Inoltre la versatilità delle armi a disposizione di coach Sacripanti ha pochi eguali nel nostro campionato, con la possibilità di alternare a quintetti più tradizionali – quelli con Cervi in campo – quintetti con lunghi più mobili e in grado di aprire il campo, come Leunen e Buva.

 

Di certo la presenza nel roster di due veterani del basket europeo come Alex Acker e il “figliol prodigo” Marquis Green sta aiutando, ma il protagonista dell’attacco Sidigas in questa striscia vincente è stato sicuramente James Nunnally, che dopo una carriera da journeyman tra NBDL, decadali NBA e campionati minori, sembra aver trovato il trampolino di lancio ideale. Avellino esce da questa Coppa Italia con ancora maggiori certezze di poter essere una concreta sfidante per il titolo, o quantomeno di essere una rivale credibile di Milano – anche grazie all’aria brianzola portata in Irpinia da coach Sacripanti.

 

Gli ultimi saranno i primi

di Paolo Sinelli

 

Di norma. nelle squadre che non si chiamano Milano, il decimo delle rotazioni è quello che si trova nel roster con il solo e unico compito di tenere alto il livello degli allenamenti, per produrre saltuariamente tre-minuti-tre di intensità e falli a metà partita, per evitare che i titolari arrivino negli ultimi minuti con la spia della riserva accesa e possibilmente senza commettere sciocchezze da ricordare. Questo nelle domeniche buone, in cui gli viene concesso il privilegio di scendere in campo.

 

A Cremona c’è Nicolò Cazzolato, 27enne veneto che arriva da tre serie più giù e che la maggior parte della sua vita l’ha passata alla Benetton Treviso: bravo ragazzo per davvero, di quelli che apprezzi istintivamente per impegno e linguaggio del corpo dedito alla causa, come letteratura vuole per l’ultimo delle rotazioni, pronto ad annullare se stesso for a greater purpose. I costanti problemi fisici di Luca Vitali stanno concedendo a Nicolò qualche domenica buona in più rispetto al previsto: arrivava alle Final Eight dopo aver giocato 19 minuti (un punto, -2 di valutazione) contro Torino. In campionato ha realizzato una sola tripla contro Venezia, quattro mesi fa, che è stata anche l’ultima volta in cui ha segnato su azione. Complessivamente, in stagione fino ad ora ha totalizzato più falli (14) che punti (10).

 

#BekoFinal8 – Fine 4° quarto, @VanoliCremona – @dinamo_sassari : 77-77 — https://t.co/21R7kSaJ36 pic.twitter.com/9nxD6pAVGI

— Serie A Beko (@LegaBasketA) February 19, 2016

 

Contro Sassari in condizioni normali non sarebbe nemmeno dovuto entrare, sicuramente non avrebbe dovuto giocare gli ultimi minuti di partita e ancor più certamente non avrebbe dovuto prendersi la tripla sotto di tre allo scadere. Eppure l’ha presa – anzi, l’ha segnata conducendo un’azione che ha ricordato sinistramente la conclusione dei 35 secondi più incredibili della storia della pallacanestro. Eppure ha scritto una delle pagine più importanti di Cremona, portandola per la prima volta alle semifinali di Coppa Italia battendo i campioni in carica con una rimonta che a cercarle una spiegazione logica significa avvilirla. Nicolò Cazzolato, l’ultimo delle rotazioni.

 

Il modello felice di Trento

di Dario Ronzulli

 

Trento-Avellino è appena finita con i liberi di Cervi e la palla persa di Wright: in finale ci vanno gli irpini. Davide Pascolo, uno che la canotta dell’Aquila ce l’ha tatuata addosso, imbocca il tunnel che porta verso gli spogliatoi. La rabbia per la sconfitta è palpabile – vorrei vedere voi… – ed erutta in una manata violentissima a una malcapitata porta.

 

zmdvh

 

Dietro Pascolo c’è Toto Forray, un altro che a Trento ha trovato casa: da capitano sussurra alle orecchie del compagno qualcosa che ha l’effetto di un apparente calmante. Più tardi Forray si presenta in zona mista, analizza la sconfitta e poi chiude così: «Ora dobbiamo concentrarci sull’Eurocup e sulla partita di Saragozza». La palestra, il campo, la partita successiva come luogo ideale per sfogare la rabbia di cui sopra.

 

Intendiamoci: nulla di rivoluzionario. Però l’impressione è che a Trento sia più “semplice” ragionare così. Se guardiamo all’ultimo quinquennio dell’Aquila Basket – limitandoci quindi al periodo della scalata costante ai vertici della nostra pallacanestro – ciò che emerge è una società che non ha mai fatto il passo più lungo della gamba, che si è affidata a uomini prima che giocatori, che ha messo tutti nelle condizioni di poter rendere al meglio. E che soprattutto ha creato un sistema economico che non dipende esclusivamente dal risultato in campo e da quel filo impercettibile che spesso separa vittoria e sconfitta: se vi sembra una cosa banale, rileggete la storia dello sport italiano degli ultimi, toh, 15 anni.

 

Non è un modello facilmente replicabile e non implica avere la vittoria in tasca, essere allegri quando si perde o non avere nessun tipo di problema vivendo in un castello fatato. Ma è chiaramente il sistema migliore per creare le basi per fare sport ad alto livello e per attutire l’impatto emotivo di una sconfitta bruciante. Ecco: forse Forray ha semplicemente detto a Pascolo: «Dada, tranquillo: noi siamo Trento. Sappiamo come ripartire».

 

Extras

di Michele Pettene

 

IronMan Cerella

«I limiti sono fatti per essere superati!». Quando nel 1963 il leggendario Stan Lee creò per la Marvel Comics il personaggio di Iron Man e la relativa battuta, di certo non immaginava che un argentino dal ciuffo ribelle avrebbe preso alla lettera il suo fumetto 50 anni dopo, applicando all’essere umano ciò che era sempre rimasto confinato a cinema e illustrazioni.

 

Qui la rapida consacrazione a “Uomo d’Acciaio” del Bruno milanese: nel quarto di finale contro Venezia, Cerella s’infortuna al menisco interno; sabato mattina è già sotto i ferri con il Dottor Bigoni dell’Olimpia per tirare fuori il pezzo di menisco che crea problemi, ma osservando l’operazione dallo schermo il chirurgo gli dice “Beh, tieniti pronto per domani”; punti di sutura, nottata di sonno, prova un po’ di stretching al mattino, si sente pronto, denti stretti, soglia di sopportazione del dolore aumentata a quota-Iverson e domenica sera in campo per la finalissima contro Avellino.

 

Risultato: 5 rimbalzi di cui 3 offensivi e una stoppata a tutto campo con testa a livello tabellone, dopo che giusto 10 secondi prima era finito a terra per un colpo allo stomaco. L’arbitro gli fischia fallo, IronMan Cerella non fa una piega e rimane lì a pressare prima che Repesa – impressionato come il resto del Forum – lo richiami in panchina per il meritato applauso. A Bahia Blanca deve scorrere dell’acqua piuttosto speciale.

 

Reazioni scomposte #1

Quando a sette secondi dalla sirena Nicolò Cazzolato prende la palla e s’invola verso il canestro di Sassari per quella che sarà la sua storica tripla narrata da Paolo Sinelli poco sopra, sulla panchina di Cremona il siparietto che va in scena è parecchio esilarante. Coach Pancotto è scoraggiato perchè Dragovic non ha ricevuto, il resto della panchina è in apprensione con le mani nei capelli, il labiale di Vitali è tutto un “No Nic, no Nic, no Nic…” e poi subito dopo tutti in campo pazzi di gioia a congratularsi con il più inatteso dei Man of the Match. Un membro dello staff della Vanoli a fine partita, con un sorriso ironico dipinto sul volto, confiderà: «Io in Nic c’ho creduto sempre». We can be heroes just for one day.

 

Reazioni scomposte #2

Durante quegli stessi sette secondi dalla panchina sassarese tutti si stanno sgolando per avvertire Joe Alexander di fare fallo sul palleggiatore, a maggior ragione dopo che un giocatore da 1-su-2 ai liberi in tutta la stagione ha ricevuto palla dalla rimessa. Il buon Joe invece sul +3 sceglie coscientemente di accompagnare l’avversario fino alla propria metà campo stando anche ben distante, mentre Calvani sulla linea laterale sta letteralmente impazzendo, il volto paonazzo, ordinando il fallo fino allo stremo delle forze. Purtroppo per Sassari l’impossibile accade, ma più che la legge di Murphy citata dal presidente Sardara, è la legge di Popovich che ancora una volta ha mietuto una vittima. E al povero Alexander speriamo non abbiano mostrato i gesti (severi ma giusti) dei compagni a tempo scaduto.

 

Reazioni scomposte #3

Quando porti una ragazza a vedere la Coppa Italia è giusto aspettarsi domande innocenti e ingenue sullo stato dell’arte della pallacanestro italiana, ma che allo stesso tempo sono portatrici di improvvise riflessioni cui senza il suo ausilio non sareste mai arrivati.

 

Di seguito alcuni dei quesiti tolemaici rimasti senza risposta durante la tre giorni milanese:

 

– «Ma il #13 (Milan Macvan, ndr) è imparentato con Stewie Griffin?»

– «Secondo te quel #8 là (Amedeo Della Valle, ndr) potrebbe sostituire Sid nell’Era Glaciale?»

– «Perchè quel giocatore così alto (Riccardo Cervi, ndr) salta quando tira i liberi?»

– «A cosa serve vincere la Coppa Italia?»

 

A voi l’arduo compito di risponderle.

 

Tifosi d’elite e Cuper-Repesa

Lode e gloria ai tifosi di Avellino. Il colpo d’occhio che ha regalato la tifoseria irpina durante la finale contro Milano sul secondo anello del lato nord del Forum è stato uno spettacolo all’altezza della sorprendente stagione che la squadra di coach Sacripanti sta costruendo giornata dopo giornata e che ha confermato anche durante questa Coppa Italia.

 

Peccato che dall’altra parte Milano fosse troppo forte e motivata a spezzare il tabù della Coppa, un obiettivo che coach Repesa deve aver preso molto sul serio sin dai rituali pre-finale, con l’imposizione delle mani sul capo dei propri giocatori a trasmettere la solennità del momento. Un po’ come Cúper ai tempi dell’Inter, ma fortunatamente per l’Olimpia con risultati ben differenti e vincenti.

 

 

Tags : basket italianoCoppa Italiafinal eightolimpia milano

La redazione basket è composta da gente molto alacre che vorrebbe giocare a basket ma che purtroppo sarebbe troppo bassa anche per il campionato filippino. Almeno due membri della redazione basket sono convinti che il film A Beautiful Mind parli di loro.

Condividi:
Carica i commenti ...

Iscriviti alla nostra newsletter

Ricevi "Stili di gioco" direttamente nel tuo inbox.

Potrebbero interessarti

NBA Michele Serra 7'

La stagione dell’esplosione di Brandon Ingram

Dopo tre stagioni interlocutorie e un serio problema di salute, l’ala dei New Orleans Pelicans è ascesa a un livello superiore quest’anno.

NBA Niccolò Scarpelli 12'

I Milwaukee Bucks non si vogliono fermare

Giannis Antetokounmpo e compagni sembrano aver trovato la formula del successo.

NBA Dario Vismara 11'

Non c’è più speranza per i New York Knicks?

Il licenziamento di coach David Fizdale è solo l’ultimo atto di una tragedia di cui non ci si ricorda più l’inizio – né si intravede la fine.

NBA Lorenzo Bottini 15'

L’equilibrio sottile sul quale gioca Ben Simmons

Il playmaker dei Philadelphia 76ers è uno dei giocatori più unici di tutta la NBA.

NBA Niccolò Scarpelli 12'

L’altra Hollywood di Leonard e George

Kawhi e PG stanno finalmente giocando le loro prime partite in maglia Clippers e i risultati dovrebbero terrorizzare l’intera NBA.

Dello stesso autore

NBA Redazione basket 28'

I 40 giocatori più interessanti della prossima stagione NBA

Giocatori che devono dimostrare qualcosa.

NBA Redazione basket 21'

Le domande fondamentali della stagione NBA 2019/20

Dieci questioni aperte che verranno risolte nella stagione che sta per cominciare.

NBA Redazione basket 16'

Anno dispari, vince Venezia

La Umana Reyer ha vinto il secondo Scudetto negli ultimi tre anni al termine di una serie intensissima contro Sassari.

NBA Redazione basket 18'

Che cosa significa il titolo dei Toronto Raptors

Kawhi Leonard, Kyle Lowry, Fred VanVleet e una difesa inscalfibile per una cavalcata memorabile.

NBA Redazione basket 12'

Guida alle NBA Finals 2019

Personaggi, storie e analisi tattiche della serie finale tra Toronto Raptors e Golden State Warriors.

I più letti del mese

Calcio Redazione 11'

Cosa non va nell’intervista ad Allegri

Il tecnico è tornato a dirci che il calcio è semplice, ma è sembrato meno lucido del solito.

Calcio Diego Guido 18'

Maurizio Viscidi e la rivoluzione del calcio giovanile italiano

Il coordinatore del settore giovanile è uno dei personaggi più influenti del calcio italiano.

Serie A Matteo Gatto 15'

Capire Khedira

Il centrocampista bianconero mette in questione l’idea di talento calcistico.

Calcio Daniele Manusia 6'

Foto di Zaniolo troppo simili a foto di Totti

Sembra che Zaniolo abbia studiato l’iconografia Tottiana.

Calcio Emanuele Atturo 8'

Storia della bromance tra Lautaro e Lukaku

I due attaccanti dell’Inter sembrano fatti l’uno per l’altro.

altro da basket italiano
NBA Redazione basket 16'

Anno dispari, vince Venezia

La Umana Reyer ha vinto il secondo Scudetto negli ultimi tre anni al termine di una serie intensissima contro Sassari.

NBA Ennio Terrasi Borghesan 14'

Cosa è successo all’Olimpia Milano?

Per la terza volta consecutiva nell’era Armani, l’Olimpia Milano ha mancato il repeat dello Scudetto. Come è stato possibile?

NBA Redazione 11'

Vivere, giocare, lottare: lettera da Chris Wright

Chris Wright, playmaker dell’Alma Trieste, ci ha raccontato la storia della sua carriera.

altro da olimpia milano
NBA Ennio Terrasi Borghesan 17'

Guida all’Eurolega 2019-20

Cosa attendersi dalla nuova Eurolega dopo un’estate rivoluzionaria?

NBA Ennio Terrasi Borghesan 19'

Guida ai Playoff di Serie A di Basket

Otto storie di condanne, rivalse e sorprese a caccia dello Scudetto numero 97, nell’anno delle montagne russe della pallacanestro italiana.

NBA Ennio Terrasi Borghesan 18'

Guida ai playoff di Eurolega 2019

La migliore Eurolega del Terzo Millennio ha prodotto otto squadre da playoff, tutte con un percorso particolare.