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Sport Michele Serra 10 novembre 2016 8'

Carolina non ripete

I motivi del crollo verticale dei Carolina Panthers.

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Predire l’andamento di una stagione NFL è quanto mai probante. Le partite sono poche, e basta un infortunio in una posizione chiave per far deragliare le speranza di playoff di molte squadre. Dopo la scorsa stagione, conclusasi con un record di 15-1, chiaramente il migliore nella storia di una franchigia molto giovane, era logico aspettarsi dai Carolina Panthers un minimo di calo.

 

Eppure, vederli annaspare con cinque sconfitte in otto partite (e una partenza da 1-5), fa comunque effetto, e va ben oltre ogni più grigia previsione. Quali sono i motivi per cui i vice-campioni del Super Bowl sono destinati ad un’annata ben al di sotto delle aspettative?

 

 

Provaci ancora Cam

 

Che l’attacco di Carolina avesse dei vuoti di talento era già chiaro lo scorso anno. Nonostante l’assenza del wide receiver Benjamin e una linea offensiva piena di punti interrogativi, Carolina è riuscita ad imbastire un attacco molto produttivo, autore di 31.3 punti di media a partita, primo in NFL, ed improntato su un gioco di corsa che guadagnava pericolosità grazie a quel dual threat che porta il nome di Cam Newton.

 

In un certo senso, si può dire che il reparto guidato da Mike Shula non abbia perso il ritmo, considerato che anche quest’anno la squadra è nelle prime posizioni per punti segnati a partita, più di 25.5. A fare davvero la differenza è il rendimento della offensive-line, che non è stata toccata minimamente né via draft né via free agency, e sta che zavorrando l’intero attacco dei Panthers, rendendolo meno pericoloso ed esplosivo. Finora Carolina ha messo a referto 34 big play, cioè giocate che hanno portato ad almeno 20 yard di guadagno, cifra buona per il 25esimo posto nella Lega. Lo scorso anno? 95, dato che li classificava come quarti.

 

Da quello che si è visto nel film delle prime gare, quello che frena Carolina è il suo stesso modo di giocare (peraltro diretta conseguenza della mancanza di talento sulla linea di scrimmage). In una Lega che fa zig – in cui quasi tutte le squadre aprono il campo con almeno 3 ricevitori per dare più spazio di manovra e scelte ai QB – i Panthers fanno zag, e restringono il campo piazzando insieme quanti più uomini possibile al momento dello snap. Spesso, non solo in situazioni di corsa, oltre agli offensive linemen, si posizionano a bloccare, a piacimento, anche Greg Olsen, Ed Dickson (in campo per il 38.7% degli snap offensivi ma autore di sole 8 ricezioni finora), Devin Funchess e il fullback Mike Tolbert. In genere si posizionano sul lato destro della linea per dare sostegno al tackle Mike Remmers. I 6.5 giocatori che i Panthers piazzano nel box offensivo sono ovviamente uno dei dati più alti in NFL.

 

E questo tarpa le ali all’attacco. Un po’ perché rende più prevedibile le corse, e poi perché toglie spazio alla manovra, in particolare quando la difesa avversaria si posiziona a uomo. In questo caso, ogni volta che un attaccante di Carolina si avvicina alla linea per bloccare, questo porta automaticamente con sé il giocatore avversario deputato a marcarlo, togliendo spazio e visibilità del campo al running back. Qui sotto un esempio, che si è tradotto in un guadagno di 3 yard.

 

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Altro elemento comune adottato dalle difese che giocano contro la squadra di Ron Rivera è il blitz. I primi ad utilizzarlo sistematicamente sono stati proprio i Broncos nello scorso Super Bowl, non curandosi del fatto che Newton avrebbe potuto eluderlo facilmente con uno scramble. È quello che finora hanno fatto quasi tutte le squadre da loro affrontate, anche quelle con meno talento nel front seven, come Atlanta (che comunque è incline a questo tipo di gioco, avendo già collezionato 76 hurries contro i QB avversari), ma anche New Orleans, che invece è sul fondo di questa classifica con 37, secondo i dati di Sporting Charts.

 

Oltre ad acuire i difetti della linea, il blitz spezza sul nascere l’azione offensiva, e per una squadra come Carolina, che cerca spesso e volentieri di spingere il pallone a tutto campo, il fatto di non potere spesso usufruire di quest’arma è una discreta perdita. Qui sotto, vediamo un esempio relativo alla partita contro i Falcons, con Newton che cerca Olsen, ma è costretto a lanciare frettolosamente il pallone per l’arrivo dei linemen avversari.

 

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Un’altra situazione interessante, è invece questa.

 

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Qui non si tratta di un blitz, visto che i Saints portano solo quattro uomini per pressare Newton e si posizionano con una Cover 4, cioè con due safety alte a fondo campo e i due cornerback a circa 8 yard dal ricevitore a cui si trovano di fronte. Questa volta è bastato mandare in pressione 4 uomini e al contempo cinque giocatori nella secondaria (si parla in questo caso anche di nickel defense) per impedire a Cam di trovare un ricevitore libero e permettere alla linea di fare il proprio dovere per un comodo coverage sack. L’ex Tiger non aveva alcuna possibilità di recapitare il pallone ad uno dei ricevitori.

 

A tutto ciò bisogna aggiungere che Carolina è la seconda squadra con più penalità offensive della Lega (con 42, come riportato ancora da Sporting Charts, contro le 61 totali nel 2015: siamo a più del doppio nella metà delle partite) e che la linea ha concesso 16 sack. Ecco una veloce ricetta per un disastro.

 

Dal canto suo, Newton non ha cambiato modo di giocare – eccezion fatta forse per le corse, notevolmente diminuite anche per evitare problemi fisici più o meno seri, come l’aggravarsi della commozione cerebrale subita contro Atlanta – ma il suo rendimento è indubbiamente peggiorato in mezzo alle mille difficoltà che lui e i suoi compagni si stanno trovando ad affrontare. Il calo rispetto allo scorso anno è evidente.

 

Una così forte presenza di giocatori offensivi nel cosiddetto box non garantisce un numero sufficiente di ricevitori e di tracce che Newton può colpire. D’altronde più giocatori vengono dedicati alla protezione del quarterback, meno ricevitori saranno impiegati in campo aperto, e più facile sarà per gli avversari coprire queste tracce, specie se possono mettere pressione al QB anche con pochi uomini come abbiamo appena visto. Un attacco aereo che l’anno scorso ha vissuto molto della abilità di Newton di creare big play, ora sta entrando in crisi, con un effetto domino, per colpa di una protezione inadeguata.

 

Quando le difese glielo permettono comunque, il pallone profondo è un’arma ancora presente nel arsenale di Newton, anche se a volte cerca troppo di forzare in double coverage e pecca di imprecisione: sicuramente una conseguenza del fatto che la squadra si è trovata spesso ad inseguire, più che a gestire il vantaggio.

 

Greg Olsen – 70 target – rimane il suo bersaglio preferito, soprattutto da trovare nelle tracce seam – le tracce centrali che l’ex Chicago ama correre – mentre Kelvin Benjamin sta dimostrando di essere un matchup problematico per i cornerback avversari per stazza e controllo del corpo, ma soffre ancora parecchio i top corner, e talvolta viene lasciato isolato dal sistema offensivo di Carolina di cui abbiamo parlato sopra.

 

Ma più che aggiungere qualità al reparto ricevitori, che comunque lo necessità, il general manager Gettleman dovrebbe attuare un restyling della linea offensiva per impedire che tutta l’unità risenta della sua scarsa qualità.

 

 

Crollo verticale

 

Il discorso da fare sulla difesa, invece, è paradossalmente molto più semplice: il reparto guidato da Sean McDermott non sta rendendo neanche lontanamente ai livelli toccati lo scorso anno. Nella classifica relativa al DVOA di Football Outsiders è 16esima contro il 5° posto dello scorso anno, e 27esima contro i passaggi. É 29esima in DVOA contro i primi ricevitori avversari, mentre lo scorso anno era terza. Tutto questo si spiega facilmente con il brutto rendimento della linea difensiva, che influenza di conseguenza quello della secondaria.

 

A livello di cifre, la defensive line di Carolina è settima per hurries portate ai QB avversari, ma solo nelle ultime due partite la difesa ha fatto un passo in avanti in termini di produzione (i sack totali sono 24, mentre alla bye week solo 12: merito di due offensive line porose come quelle di Arizona e Los Angeles).

 

La secondaria ha subito defezioni consistenti, avendo perso Charles Tillman, Roman Harper e, soprattutto, Josh Norman. Il GM Gettleman ha cercato di tamponare le perdite attraverso il draft, con le scelte di tre CB al secondo, terzo e quinto giro, cioè con 3 delle 5 scelte che avevano a disposizione: James Bradberry, Daryl Worley e Zack Sanchez.

 

L’infortunio di Bradberry e l’allontanamento di Benwikere hanno ulteriormente complicato la situazione per i Panthers, che si sono trovati costretti ad utilizzare l’inadeguato Zack Sanchez sull’esterno insieme a Robert McClain, discreto giocatore come slot corner ma che non ha la stazza per imporsi contro i migliori ricevitori avversari.

 

Carolina impiega maggiormente una Cover 1 o 2 quindi con una o due safety alte che giocano a zona e i due cornerback a uomo, in modo che questo ultimi possano ricevere aiuto nel caso in cui il loro marcatore abbia preso velocità e distanza. Tre Boston e Kurt Coleman, comunque, sono dei thumper, dei martelli, molto più a loro agio attorno alla linea di scrimmage come tackler piuttosto che in coverage. Qui sotto, due esempi di quanto detto.

 

Qui vediamo Boston partire a tutta velocità per dare una mano alla linea coi placcaggi, risultando molto efficace e facendo perdere yard al running back.

 

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Mentre qui Carolina tenta di mascherare la coverage e di mettere in difficoltà Ryan. Inizialmente Boston e Coleman sono le due safety alte, Benwikere e Worley esterni, McClain nella slot. Poco prima dello snap, Coleman lascia il suo posto, Boston si allarga e sale McClain dalla sua posizione originaria, mentre Coleman tenta il blitz, neutralizzato però dal lancio veloce e corto del QB dei Falcons.

 

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Nelle ultime due partite giocate prima della bye week, McDermott ha preferito addirittura usare il linebacker Shaq Thompson, che a tutti gli effetti può essere considerato un giocatore ibrido per velocità di reazione e abilità in coverage, come slot corner quando la difesa si posizionava in una nickel formation, tanto per far capire quanto la coperta sia corta.

 

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A proposito di quanto appena detto, guardate da dove parte Thompson (è il linebacker di destra), dove arriva, e in quanto tempo. Risultato: -2 yard.

 

Per fortuna di Carolina, i suoi linebacker sono eccellenti in coverage e nel riempire i vuoti alla linea di scrimmage contro le corse (ecco perché la squadra è comunque sesta in DVOA da questo punto di vista) e ha concesso solo 537 yard su corsa agli avversari (solo quattro squadre hanno fatto meglio), e la coppia Short – Lotulelei garantisce comunque il controllo degli A-gap (gli spazi tra il centro e le due guardie) e di poter far danni nel backfield avversario.

 

La mancanza di produzione in pass rush, però, influenza di conseguenza il rendimento della secondaria, eccessivamente esposta agli attacchi dei QB avversari, da cui i rookie – più o meno adeguati al gioco – non riescono ad uscire se non con le ossa rotte.

 

Difficile dire se Carolina riuscirà ad uscire dalla fossa discretamente profonda che si è scavata, un po’ per sfortuna, un po’ per le scelte discutibili nel front office. Con una stagione che pare compromessa (anche se il record attuale non li da per spacciati) si può comunque guardare al 2017 con fiducia. La base di partenza è solidissima, e una stagione storta può capitare anche alle migliori; se poi dovesse arrivare una scelta alta non ci sono dubbi sul fatto che i Panthers possano tornare a contender in brevi tempi. A patto che Gettleman si dimostri più flessibile nella costruzione della sua squadra.

 

 

Tags : carolina panthersfootballNFL

Michele Serra nasce nel 1993 a Bologna dove studia Lingue e Letterature Straniere. Ama seguire gli sport americani, ascoltare musica e giocare a basket. Scrive anche per Football Nation e Fuori Dagli Schemi.

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