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Giovanni Bongiorno
Il capolavoro di Sean Strickland
11 set 2023
11 set 2023
A UFC 293 è finito (almeno momentaneamente) il dominio di Israel Adesanya nei medi.
(di)
Giovanni Bongiorno
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IMAGO / AAP
(foto) IMAGO / AAP
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Tra i più grandi upset nella storia titolata della UFC ci sono: l’impresa di T.J. Dillashaw a UFC 173, quando rubò il titolo dei pesi gallo a Renan Barao, allora numero uno pound for pound; quella di Michael Bisping a UFC 199, quando soffiò il titolo dei pesi medi a Luke Rockhold; volendo ci possono stare anche le sconfitte di Ronda Rousey contro Holm e di Amanda Nunes contro Peña. Al pari di queste, però, c’è la vittoria di sabato a UFC 293 di Sean Strickland contro il campione dei pesi medi Israel Adesanya.Mai ci saremmo aspettati che Strickland surclassasse sul piano dello striking Adesanya. “Non credo vorrà scambiare con me”, diceva nei giorni precedenti all’incontro Adesanya, certo delle sue qualità. Mentre Strickland, trainato dall’affetto del pubblico, pareva più concentrato a promuovere il match che intenzionato a vincerlo sul serio. Anche il mancato scambio di sguardo al face-off finale, faceva pensare ad uno Strickland non al massimo della propria forma psicologica, e invece lo statunitense ha mostrato un focus e una concentrazione senza precedenti. Strickland ha regalato quella che è stata la sua miglior performance in carriera, sovvertendo ogni pronostico. Adesanya non ha sottovalutato l’impegno, anzi, col suo solito incedere lento, a tratti compassato, ma sempre inesorabile, pareva voler prendere le misure nel primo round, come suo solito, per poi cucinare lentamente il suo avversario e metterlo giù nelle riprese successive. Strickland dal canto suo, con una guardia impostata sullo shoulder roll adattato alle MMA (che gli era costato il KO con Alex Pereira, ad esempio) ha puntato tutto il tempo all’avanzamento, sfiancando Izzy, non lasciandogli spazio e costringendolo quasi sempre ad indietreggiare, e quindi a mettere il peso dietro. Sebbene Strickland ci avesse abituato a match “sporchi” ed Adesanya quando i suoi match si sono sporcati ne sia uscito sempre a testa alta, stavolta gli accorgimenti di Strickland, memore dell’esperienza di Alex Pereira (che poi lo ha aiutato a prepararsi proprio per questo match), hanno avuto la meglio. Demerito di Adesanya, certo, ma anche merito di Strickland. In un primo round fatto per la maggior parte di controllo, Adesanya pareva a suo agio indietreggiando e colpendo di rimessa, cambiando spesso stance. Non c’è stato nessun campanello d’allarme fino al termine della prima ripresa, quando Strickland ha trovato uno spietato uno-due che ha anticipato un gancio del campione (che forse mirava proprio al tipo di finalizzazione à la Pereira, incastrando il gancio tra il jab ed il diretto dell’avversario) ottenendo un knockdown incredibile. Strickland si è avventato su Adesanya con un ground and pound feroce, ma Adesanya ha raccolto le energie e si è rimesso in piedi. Marc Goddard, arbitro dell’incontro, non ha nemmeno accennato allo stop, a ragione. Da qui, l’inerzia del match è andata tutta a favore di Strickland.

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Adesanya ha capito subito che non poteva concedere troppo a Strickland, in perpetuo avanzamento, e ha tentato di contenerlo utilizzando i suoi low kick e attaccando dall’esterno. Con un certo successo, almeno nella seconda ripresa. Strickland ha accettato il counterstriking di Izzy e si è reso disponibile ad incassare un primo colpo pur di sporcare e deviare i suoi colpi successivi, colpendolo con jab e diretti. L’arsenale limitato di Strickland aveva ingannato un po’ tutti alla vigilia del match, e aveva dato delle chiavi di lettura per cui la logica non permetteva di vederlo campione, specie al termine delle cinque riprese. Ma la logica non è tutto nello sport, e nelle MMA in particolare vale ancora meno. Il lavoro semplice, preciso ed efficace di Strickland non ha lasciato buchi ed è stato perpetuo, incessante, preciso e sfiancante. Adesanya ha visto calare drasticamente la percentuale nella precisione dei suoi colpi nonostante un grosso vantaggio nell’allungo. Strickland, con una tecnica che i nak muay chiamano “passo del gigante”, ovvero la semi-finta con la gamba avanzata per guadagnare tempo e spazio in avanzamento, ha mangiato la distanza a Izzy, che spesso ha abboccato rispondendo con dei leg kick che lo esponevano al rientro dell’avversario e lo rallentavano nel ricomporsi. Con la tibia alzata, Strickland ha potuto parare i leg kick, guadagnare un tempo d’attacco ed incastrare i suoi jab e diretti al rientro, sorprendendo non poche volte Adesanya e segnandolo sul volto grazie all’ottima precisione. Insomma, Strickland ha fatto Strickland e non si è inventato nulla di nuovo, ma l’ha fatto in una maniera così precisa, minuziosa, incessante ed organizzata che nemmeno uno dei più grandi striker e marzialisti che la UFC abbia mai visto ha potuto farci nulla. A seguito del secondo round, grazie anche ai preziosi consigli del suo angolo che se da una parte gli ricordava come non fossero lì per perdere per via di una noiosa decisione dei giudici, dall’altra gli ha suggerito di colpire al plesso solare Adesanya per rallentarne il footwork e poi rientrare a piena potenza con le combinazioni, Strickland ha ripreso il suo lavoro di inseguimento. È vero, Adesanya in generale non ha mai avuto problemi di questo genere e anzi è sempre stato un maestro nello sbarazzarsi degli avversari che volessero imporre il proprio ritmo, ma contro Strickland le cose sono andate diversamente. Dal punto di vista difensivo, la prestazione di Strickland andrebbe vista in ogni accademia di MMA. Se si pensa che questa prestazione sia arrivata in perpetuo avanzamento, qualunque osservatore di sport da combattimento dovrebbe riflettere sull’impostazione di un match del genere contro il più grande striker oggi presente in UFC. Quarta e quinta ripresa sono state praticamente due fotocopie: avanzamento di Strickland con guardia stavolta più alta e chiusa, jab da maestro (e ricordiamo che Adesanya del jab fa una delle sue armi più efficaci), passo con gamba destra o sinistra in avanzamento, jab e diretto di misura appena Izzy fosse stato raggiungibile.Adesanya non pareva più convinto come nel secondo round e la sua rapidità non è sembrata quella di sempre. Ne è uscita fuori una prestazione timida, a tratti rinunciataria, ma solo perché Strickland ha offerto il meglio che potesse dare. Nonostante un continuo movimento, Adesanya non è riuscito a tagliare fuori il suo avversario e non è riuscito nemmeno ad attaccarlo dall’esterno. Emblematica la fine del quinto round, l’unico momento catartico nel quale Strickland si è permesso di aggredire verbalmente Adesanya, alzando la guardia e sfidandolo apertamente alla “men dance”, allo scambio efferato finale, che Adesanya si è ben guardato dall’accettare. Quello di Sean Strickland è stato un capolavoro tecnico-tattico di tempo e spazio e ha valorizzato ancora una volta il suo fight IQ. Voglio rendere al neo campione la giustizia che merita: Adesanya non è stato un Adesanya spento, anzi, ha provato i suoi headkick, i question mark kick, diretti a sorpresa alle volte anche a segno, nel tentativo di sorprendere Strickland e farlo scomporre, ma lo statunitense si è chiuso nella sua guardia impenetrabile ed ha continuato ad avanzare e colpire, assorbendo i colpi dell’ex campione e restituendoli con gli interessi, frustrando psicologicamente Adesanya. Al termine delle cinque riprese, tutti e tre i giudici hanno formulato un correttissimo (a mio parere) 49-46, con il solo secondo round nelle mani di Adesanya. Sean Strickland ha fatto l’impresa, si è commosso ai microfoni, ha ringraziato il pubblico per il supporto, ha definito Adesanya “una leggenda” ed ha avuto persino l’onore e la soddisfazione di farsi alzare il braccio proprio da lui, che non è solito a questo tipo di uscite e riconoscimenti. Nella conferenza stampa successiva all'incontro, Adesanya non ha parlato molto ed ha lasciato il microfono al suo coach. La sensazione è che stia vivendo un momento di difficoltà.

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La divisione dei medi così rimescola le carte. Contro chi difenderà il titolo il nuovo campione? Dricus DuPlessis è in fila, ma il match tra Chimaev e Costa potrebbe scombussolare i suoi piani. La consacrazione di Strickland è completa, la catarsi passa attraverso la prestazione perfetta contro il fighter perfetto, che nessuno potrà mai dimenticare e delegittimare - una prestazione che a 32 anni l’ha portato a coronare il suo sogno di essere il campione dei pesi medi UFC sconfiggendo uno dei campioni più dominanti della storia dello sport.Come si batte un mostro come Alexander Volkov? Lo scontro tra Alexander Volkov e Tai Tuivasa (rispettivamente numero 7 e 6 della divisione pesi massimi) prometteva fuoco e fiamme, e in effetti non ha deluso. Il gigantesco combattente russo era reduce da due vittorie consecutive, mentre Tuivasa veniva da due sconfitte. La logica, che non ha tradito stavolta, suggeriva che Volkov, sia per stile, sia per dimensioni e sia per striscia positiva, fosse dato favorito. Sebbene Tuivasa abbia leggermente modificato il suo stile da technical brawler per venire incontro alle necessità dei suoi ultimi match, tutti contro fighter di un livello superiore, il mismatch in termini di dimensioni era evidente. Tuivasa doveva entrare nella guardia di Volkov e raggiungere il mento, e ne era ben conscio, quindi avrebbe dovuto rischiare contro un technical striker che sa benissimo come gestire spazi e misure grazie ad un allungo utilizzato al meglio delle sue possibilità. Avendo imparato dalla sconfitta contro Lewis, Volkov sa gestire oggi molto bene i momenti di bagarre. Appena assorbiti i primi colpi di Tuivasa, che ha ben raggiunto il russo tra corpo e gambe per spezzarne la postura e raggiungerlo eventualmente al volto, Volkov ha iniziato a lavorare dalla sua distanza preferita, colpendo con jab, diretti e - quando i due venivano a contatto - chiudendo in clinch e provando a demolire Tuivasa utilizzando le ginocchiate. Tuivasa è dotato di un gran mento ed ha tenuto botta per tutta la prima ripresa, concedendo il grosso dei numeri al fighter russo e finendo con una spaccatura evidente sul volto. Volkov ha da subito compreso la distanza dalla quale i propri colpi diventavano pericolosi e, in continuo movimento, si è fatto inseguire rientrando in ogni occasione per menomare il lavoro rapido di Tuivasa. Quest'ultimo ha invece puntato a mozzargli il footwork, riuscendo a compromettere la sua gamba avanzata. Nella seconda ripresa, compresa la durezza di Tuivasa e volendo giocarsi le sue possibilità in una maniera un po’ più conservativa, Volkov ha messo a segno un takedown, passando prima in mezza guardia e iniziando poi un lavoro di ground and pound che è stato però contenuto da Tuivasa. Appena ha potuto però, è passato in monta, continuando il lavoro di demolizione. Tuivasa ha tenuto piuttosto bene per essere in una posizione di estremo svantaggio, ma dopo qualche colpo più preciso subito, si è girato di spalle concedendo la schiena. L’australiano non ha trovato l’uscita dalla monta pesantissima di Volkov e così ha cominciato a girare per limitare i danni. Una volta che Tuivasa si è rimesso in posizione supina, Volkov ha raccolto le braccia attorno al collo dell’avversario e messo ha segno una splendida Ezekiel choke, marchio di fabbrica del suo connazionale Aleksej Olejnik.

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Volkov, all’età di 34 anni e con un impressionante record di 37 vittorie e 10 sconfitte, bussa così alle porte della top 5, il cui dominatore assoluto, Jon Jones, combatterà contro Stipe Miocic per il titolo a UFC 295 nel mese di novembre. La situazione, anche nella categoria dei pesi massimi, degli uomini più spaventosi in assoluto, si fa sempre più interessante.

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