Santos Saúl Álvarez Barragán, meglio conosciuto come Canelo, è partito dai sobborghi di Guadalajara per arrivare in cima al mondo. Oggi è il Grand Slam Champion ed ha unificato titoli in quattro categorie tra i superwelter e i medio massimi. Nei supermedi detiene le cinture WBA, WBC, WBO e The Ring, tre dei quattro titoli maggiori (gli manca la cintura IBF). Come molte storie di riscatto che appartengono al mondo del pugilato, Canelo – che vuol dire “cannella” in spagnolo, soprannome ricevuto per via del colore rossiccio dei suoi capelli – è stato bullizzato da bambino. Insultato proprio per quel colore dei capelli così atipico in un paese come il Messico, ereditato dalla madre e arrivato in famiglia, almeno secondo la ricostruzione del pugile, da qualche soldato irlandese sbarcato in Messico per la guerra contro gli Stati Uniti tra il 1846 e il 1848.
Cresciuto come l’ultimo di otto figli, di cui sette maschi tutti passati per il pugilato, all’età di 13 anni, seguendo le orme del fratello Rigoberto detto “Rigo” ex campione ad interim WBA dei superwelter, Canelo decide di iniziare a praticare la boxe. A 15 anni è già campione nazionale Junior nel Chiapas. Conclude la carriera fra i dilettanti con un record di 44 vittorie e 2 sconfitte, costretto a smettere di competere tra i Junior perché non si trovavano avversari alla sua portata.
L’inizio della carriera tra i professionisti è oscuro. Si dice abbia combattuto e vinto decine di match di cui non esistono testimonianze, perché relegati in undercard di eventi minori. Oggi però non c’è questo rischio: BoxRec, ESPN, The Ring, tutti riconoscono Canelo come il miglior pugile in attività. Il messicano inizia a farsi conoscere già al terzo incontro da professionista, almeno tra quelli conosciuti, in un evento particolarissimo, quando contro Miguel Vazquez nella stessa card in cui combattono insieme tutti e sette i fratelli Álvarez.
Da quel momento è decollata una carriera fatta di moltissime vittorie, non senza qualche controversia, e una sola caduta, come vedermo. Alla fine del 2020 aveva annunciato insieme a DAZN un contratto da 11 incontro che gli avrebbe garantito oltre 300 milioni, il più remunerativo nella storia del pugilato. L’accordo è stato rescisso però dopo soli 3 match dal pugile, che ha indicato come causa la mancanza di integrità di Oscar De La Hoya e anche di DAZN che, a suo dire, non avrebbero rispettato i termini del contratto firmato nel 2018. Canelo ha quindi intentato una causa contro la Golden Boy Promotions di proprietà di De La Hoya e l’emittente televisiva.
Canelo ha combattuto contro tutti i pugili più forti della sua generazione, uscendo sconfitto soltanto dal confronto con Floyd Mayweather jr., ma ottenendo vittorie su Gennady Golovkin, Callum Smith, Julio Cesar Chavez jr., Miguel Cotto, Amir Khan, Shane Mosley e Miguel Vazquez, solo per citarne alcuni. Ha spaziato fra ben cinque categorie di peso diverse, collezionando cinture e riconoscimenti in quattro di queste, dai superwelter ai massimi leggeri, mettendo in mostra uno stile pugilistico unico fatto di counter sulle aperture dei propri avversari, di avanzamento estremamente fisico, di schivate di testa e busto e di un lavoro eccelso nello spezzare i suoi avversari colpendo alla figura.
Per raccontarlo ho scelto quattro dei suoi match più iconici, partendo dall’ultimo contro Billy Joe Saunders che, oltre a vederlo difendere i suoi titoli, lo ha visto anche aggiungere il prezioso WBO dei supermedi alla sua collezione.