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Marco D'Ottavi
La passione del Campodipietra
30 giu 2023
30 giu 2023
L’incredibile storia di umiliazione e amore per il calcio di una squadra dell'Eccellenza molisana.
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Marco D'Ottavi
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Questa è una storia di calcio. Ma è anche una storia di giusto e sbagliato, di umiliazioni, dello scarto tra passione e sfruttamento. È la storia del Campodipietra, squadra dell'Eccellenza molisana, ma, in realtà, è piuttosto la storia della Juniores del Borgovilla. È la storia del sogno di Riccardo, che forse però è un incubo. Di un portiere di 16 anni che ha preso 264 gol, ma che «potevano essere quattrocento». È la storia di un “titolo sportivo”, qualsiasi voglia dire, e della sua strenua difesa, chissà per gli interessi di chi. È la storia di un 19 a 0, un 16 a 0, quattro 8 a 0, un 9 a 0, quattro 10 a 0, due 11 a 0, due 12 a 0, ma di nessun 13 a 0. Di 264 gol subiti e 4 segnati. È una storia che inizia in un assolato sabato pomeriggio di settembre allo Stadio Passarelli di Campodipietra, dove si dovrebbe giocare la prima partita della stagione 2022/23 dell’Eccellenza Molisana tra Virtus Gioiese e Campodipietra, ma il Campodipietra non c’è. Puff: sparito. Dove è finito è un mistero che è difficile anche solo da ricostruire. La società, che l’anno prima ha sfiorato la promozione in Serie D, doveva passare di mano in estate e il nuovo presidente non voleva i giocatori presenti in rosa, che quindi poi si sono liberati. All'ultimo il passaggio è saltato e il Campodipietra è rimasto senza giocatori. Ho provato a contattare il vecchio presidente e chi doveva comprarla, ma nessuno ha voluto rispondere.

Qualche giorno prima in questa storia era entrato un personaggio che sembra finto. Uno che si occupa di “squadre sull’orlo del fallimento”. Se questo fosse il Sudamerica, probabilmente, sarebbe uno di quei personaggi del realismo magico. Ma questo è il sud Italia e allora questo personaggio diventa un azzeccagarbugli, un Mangiafuoco, uno che - chissà come - da Campodipietra, provincia di Campobasso, è arrivato fino a Barletta, provincia di Barletta. Due regioni diverse, 161 chilometri verso sud, un’ora e cinquantasette minuti lungo varie statali: la 645, la 17, la 93. Questa, lo avrete capito, è anche una storia di numeri. A Barletta incontra due allenatori della scuola calcio Borgovilla Calciosport e gli propone di diventare il Campodipietra. È una magia? No, è un impiccio. O, forse, non è neanche un impiccio, è una possibilità, un gesto d’altruismo: questo alla fine dovrete deciderlo voi, questa storia non ha morale. L’idea, nel suo burocratese, è piuttosto semplice: se nessuno si presenta in campo quando ci sono le partite del Campodipietra, il Campodipietra fallisce e deve ricominciare dalla Seconda categoria (in Molise non esiste la Terza), ma se gioca, se cioè schiera undici giocatori in campo, al massimo arriva ultima e retrocede in Promozione. Perché allora non mandare al posto del Campodipietra una squadra di ragazzini che non ha obblighi o impegni e che non costa nulla, come se si trattasse di occupare il posto in fila alle poste e non di un campionato ai margini del professionismo? Il Borgovilla accetta con entusiasmo.Queste cose me le racconta Riccardo Filaninno, il capitano. Ventinove anni, un passato in categoria da difensore, appena saputo di «questa opportunità» dagli allenatori della Juniores del Borgovilla, che conosce, toglie gli scarpini dal chiodo «anche se per l’età ero un po’ grande». Il lunedì c’è una riunione in cui il Borgovilla accetta di sostituire il Campodipietra in Eccellenza con la sua Juniores; il giovedì viene messa insieme la squadra, raccogliendo qui e là sedicenni e diciassettenni disposti ad accollarsi viaggi andata e ritorno in giro per la Puglia, il Molise, la Campania a cui aggiungono un altro paio di giocatori più grandi e la domenica questa versione strampalata del Campodipietra scende in campo al Comunale di Pietramelara, provincia di Caserta, a quasi tre ore da Barletta. La avversaria è l’Aurora Alto Casertano, appena retrocessa dalla Serie D, e a fine primo tempo il risultato è di 10 a 0. Sarà anche il risultato finale. «Nel secondo tempo gli avversari si sono, tra virgolette, fermati» mi dice Riccardo. Più che tra virgolette, mi viene da pensare, lo hanno fatto in maniera piuttosto letterale: «Abbiamo chiuso la partita camminando perché il risultato era già largo». Allude a uno spirito caritatevole dei giocatori del Aurora Alto Casertano che se avessero voluto avrebbero potuto segnare 20, 22 gol. Caritatevole o meno, comunque, hanno sentito il bisogno di mettere uno scarto di dieci gol tra loro e dei ragazzini prima di sentirsi al sicuro. Quattro di questi gol li segna Luis Maria Alfageme, ala argentina cresciuta nel Boca Juniors, un passaggio nel Brescia di Guardiola, Toni e Baggio, una vaga somiglianza con Osvaldo e una carriera da 128 partite e 17 gol in Serie B. Cosa sareste disposti a fare per dividere il campo con uno che segna gol così? È, più o meno, la domanda che aleggia in tutta questa storia.

La partita successiva è in casa, ma giocare in casa per il Campodipietra vuol dire farsi due ore di macchina per arrivare a Campodipietra. Perdono 12-0 col Venafro e tornano indietro a Barletta, altre due ore di macchina. Passano sette giorni e si va a Guglionesi (sempre due ore di macchina, sempre in Molise) per affrontare il Real Guglionesi. Finisce 8-0. Altri sette giorni: 1-11, quattro ore di macchina totali (ma, almeno, è arrivato un gol). Da qui le cose, invece che migliorare, peggiorano. Un fosso si è allagato e ha reso inagibile il campo di "casa", costringendoli a giocare ogni partita in trasferta; hanno difficoltà anche ad allenarsi a Barletta, dove la situazione dei campi non è rosea e devono arrangiarsi come possono su campi non regolamentari. Dei rimborsi spese promessi non si vede un euro, alla fine a pagare qualche spesa sarà il sindaco di Campodipietra.A queste difficoltà vanno aggiunte quelle personali. I ragazzi devono coniugare i viaggi con la scuola, mentre Riccardo, ad esempio, lavora nel settore agricolo e si alza tutte le mattine alle quattro. Quando deve giocare, la sua routine è infernale: «lavoravo sei ore, fino alle 11:30, poi salivo in macchina e affrontavo un viaggio di due ore per arrivare in Molise senza mangiare, per raggiungere gli altri che intanto erano partiti col pullman. Anche mentalmente o fisicamente non potevi mai affrontare una partita come una squadra che è allenata». Quello che sembra un terribile deterrente per Riccardo diventa il sacrificio necessario per onorare la cosa che ama di più: il calcio (me ne accorgo anche guardando la sua pagina Facebook, dove condivide video del Barletta, foto di lui allo stadio, di Ibrahimovic negli spogliatoi il giorno dell’addio al calcio, ma anche di gol che arrivano dopo “un’azione strepitosa di 13 passaggi”). Alla nona giornata succede una cosa: il Campodipietra va in casa del Polisportiva Gambatesa e domina. «Abbiamo fatto il migliore dei primi tempi che potevamo fare, potevamo stare 3 a 0, ma la sfortuna…». Il Campodipietra passa in vantaggio - non vorrei sbagliarmi ma sarà l’unico vantaggio di tutta la stagione - ma nel secondo tempo il Gambatesa la ribalta segnando due gol, approfittando di essere una squadra fisicamente più allenata. Al novantesimo, però, arriva il gol del 2-2, che darebbe tutta un altro senso alla stagione, ma viene annullato per un fuorigioco che non è chiaro a nessuno, almeno a nessuno del Campodipietra. Mentre i giocatori in campo protestano, il Gambatesa segna il 3 a 1 che chiude la partita. «Meritavamo i tre punti, almeno in quella partita li meritavamo». Dopo si riparte: in fila arrivano un 12 a 0, un 8 a 0 e un 15 a 0. Chiedo al portiere della squadra, Luca, sedici anni, cosa provava durante le partite. «Ero sia felice che triste» mi risponde. Felice perché stavo giocando in Eccellenza, triste per le sconfitte, che alla fine saranno 29 su 29. Luca sarà uno dei pochi presenti dal primo all’ultimo giorno - al contrario di altri ragazzi che, per evidenti motivi, hanno mollato lungo la strada - nonostante la sua fosse probabilmente la posizione più tragica di tutte, costretto a raccogliere il pallone dalla rete una media di una volta ogni dieci minuti, come se fosse una storia di Paperino. Niente gli pesava «perché io continuo a inseguire il mio sogno», neanche gli avversari (pochi) che li prendevano in giro lo infastidivano. «Io guardo avanti» mi dice, con una lucidità che dentro al campo da calcio non hanno in molti. Luca sarà autore di una grande stagione, nei limiti del possibile. Secondo Riccardo, senza di lui, i gol presi «potevano essere quattrocento». Sarà anche convocato in una selezione regionale della categoria. Il suo momento preferito della stagione è «il rigore che ho parato a Isernia, sullo 0 a 0. Ero molto felice». Quella partita finirà 15 a 0 per l’Isernia, ma non è davvero importante e, comunque, di rigori Luca ne ha parati altri tre.

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Il Campodipietra affronterà trasferte con gli uomini contanti, in alcuni casi finirà addirittura per giocare in inferiorità, in un caso sarà costretta a ritirarsi a causa di assenze e infortuni accumulando alla fine anche 3 punti di penalità. Eppure, viene da pensare, qualunque siano state le sue condizioni è difficile trovare un modo per giustificare i suoi risultati. A vedere i, pochi, video che si trovano in giro delle loro partite, quello che viene da chiedersi è perché gli avversari infieriscano così tanto. Secondo Riccardo è perché molti calciatori dell’Eccellenza molisana ottengono soldi in base ai gol che segnano. Per loro, quindi, incontrare il Campodipietra è come beccare il gratta e vinci fortunato. È il caso - forse - di Francesco “Cicco” Ripa del Campobasso, leggenda del calcio minore della Campania, con stagioni da oltre 20 gol in C. Classico bomber di provincia, calvo e con la barba, che sembra giocare sulle nuvole negli ultimi 16 metri di campo. Tra andata e ritorno segnerà al Campodipietra qualcosa come 12 gol, più di un terzo dei suoi 31 stagionali (non abbastanza per vincere la classifica capocannonieri, dove Alfageme ha chiuso a 40). Dopo un 15 a 0 all’andata, il Campobasso incontra di nuovo il Campodipietra alla penultima giornata di campionato con la promozione ancora in ballo. Si gioca allo Stadio Nuovo Romagnoli, dove è andata in scena anche la Nazionale, e il risultato finale è di 19 a 0. Il video di questa partita, trovato per caso grazie alla perfidia dell’algoritmo di Youtube, sembra uno sketch comico. Due minuti e diciannove secondi di puro surrealismo in cui il telecronista deve fare uno sforzo enorme per infilare le 19 reti segnate, che si susseguono una dopo l’altra, tutte da una parte. Ripa segna al secondo minuto, all’ottavo segna Fazio, al decimo Franchi. Poi di nuovo Ripa, Lombari, Franchi, Tordella. Ripa, di nuovo, per due volte, poi Franchi e ancora Ripa, altre due volte. Si cambia porta e si riparte: Anastasia, Guillari, altre tre volte Ripa, ancora Lombari e infine Traoré. Due di questi diciannove gol sono in rovesciata.

Qui c’è tutta la partita, se volete fare un’esperienza immersiva, o scoprire che il Campobasso è in mano a Matt Rizzetta, fondatore del North Sixth Group.

Ho chiesto a Luca e Riccardo di raccontarmi questa partita. Per Luca «era un sogno giocare contro Campobasso, una grande squadra. Non ci credevo nemmeno di essere arrivato a quel punto». Quando gli ho chiesto dei gol presi da Ripa, mi ha risposto che «quel che è successo è successo, non ho avuto nessuna reazione». Riccardo, che nelle prime partite si innervosiva per tutti i gol presi, sottolinea invece il rispetto dei giocatori del Campobasso, tanto che citerà lo stesso Francesco Ripa sulla propria pagina Facebook, in un post in cui racconta un po’ della stagione del Campodipietra. «Da non giocare da nessuna parte a giocare con persone che hanno giocato la Serie B e la C… non dico che eravamo contenti, però abbiamo affrontato questa gente, lo possiamo dire». Ci tengono a raccontarmi anche che, dopo la partita, i tifosi del Campobasso li hanno aspettati all’uscita dello stadio e «ci hanno portato a bere un bel po’ di birre e chiacchierare tutti insieme». Alla fine, non è questo quello che chiediamo al calcio? Ho iniziato a scrivere del Campodipietra pensando di fare ironia. Mi sarei chiesto se era la squadra più scarsa del mondo, avrei messo in classifica i duecentosessantaquattro gol subiti dal più bello al più brutto, volevo ricostruire come era stato possibile segnarne quattro a questo punto. Invece ho scoperto una storia che racconta in maniera molto più paradigmatica di tante altre cosa vuol dire essere malati di calcio. «Passione e amore», dice Riccardo, che nel tempo libero è anche allenatore in una scuola calcio, «un’esperienza che anche se è stata negativa, io prendo sempre il positivo». Il positivo, ovviamente, è quello che si vede da dentro: il gruppo, lo spogliatoio, le difficoltà che uniscono chi è rimasto, il gioco. «Alla fine dell’ultima partita a me, al portiere e a qualcun altro è scesa anche qualche lacrimuccia perché era finito il campionato, finito tutto, le trasferte, tutto il resto… anche se è stato pesante, pesantissimo. Però, tutto sommato, siamo rimasti contenti». Dopo l’ultima partita, i tifosi del Campodipietra hanno regalato alla squadra una targa con scritto sopra Agli eroi del Campodipietra. Primi o ultimi non conta l'importante è aver dato sempre il meglio di sé. Onore a Voi!!

Da fuori, però, non si può ignorare il negativo: da una parte chi è disposto a sacrificare soldi, tempo e dignità solo per stare lì, dove avviene la magia; dall’altra chi invece ne approfitta per i propri interessi. È la divisione più vecchia del mondo, e la vediamo ovunque, anche molto più in alto e, di certo, la storia del Campodipietra non cambierà il mondo.Non cambierà neanche, probabilmente, la storia dei suoi protagonisti. Riccardo mi dice che il futuro del Campodipietra è ancora in bilico. Si è parlato di mettere su una squadra per fare la Promozione bene e provare a tornare in Eccellenza ma è ancora tutto molto vago. Lui è disponibile sia a fare il giocatore, ma anche il dirigente «giusto per dare una mano». Mi dice anche però, che bisogna sbrigarsi, che queste cose richiedono tempo: trovare i giocatori, il campo, allenarsi per arrivare preparati. Luca, anche, non sa cosa c’è davanti a lui. Al momento, con Riccardo, fa i tornei estivi. Lui mi dice che «se arriva qualche offerta, io accetto ovviamente. Non credo di rimanere a Barletta». Chissà. All’inizio dell’intervista, come per mettere le mani avanti, Riccardo ci ha tenuto ad avvisarmi che quando ha accettato, «sapevo già dove mi stavo andando a buttare: fare l’Eccellenza con una squadra Juniores, non si può neanche pensare». Forse, però, non lo sapeva davvero. 264 gol dopo invece, per quanto assurdo, Riccardo, ma anche Luca, mi sembrano averlo capito. Se, come si dice, non è importante la meta ma il viaggio, per il Campodipietra (o Borgovilla: decidete voi) è stato il viaggio a essere tremendo ma la meta si è rivelata essere dolce. Questo, almeno, se vedete il calcio come lo vedono Riccardo e Luca. Perché, alla fine di questa storia, la domanda rimane una: voi, al posto loro, avreste fatto lo stesso?

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