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Cambio squadra: When we were kings
24 nov 2014
24 nov 2014
Il diario del derby di Milano peggiore degli ultimi vent’anni diventa l’inizio di una nuova rubrica, una nuova avventura di tifo.
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Appena iniziato questo pezzo ho sentito che stava diventando una cosa diversa da quella che mi immaginavo prima di iniziare. Volevo raccontare il derby dal punto di vista di un tifoso medio, e invece mi trovo con la prima puntata di una rubrica che dire strana è dir poco. Perdonatemi, quindi: lo so, questo non è un articolo che parla di calcio. È un articolo che parla di me, in quanto tifoso del Milan, e di cosa mi passa per la testa in questo periodo. Sono mesi, se non anni, che penso che tra Berlusconi Silvio, e Berlusconi Barbara, e ora pure Fabio Novembre, e l'irritazione mortale che mi causano questi tre nomi, e con il fatto che questo Milan ormai giochi così male, e la vecchia lagna del "club più titolato al mondo", e il fatto che schieri dei giocatori verso i quali non provo quasi niente, e la scelta di puntare su ultra-trentenni bolliti, che, insomma, forse mi sono stancato di seguirlo. Proprio del tutto. Forse il problema è il calcio italiano, che non è più quello di una volta, o forse il problema è solo il Milan. Forse il problema è essere milanista da trent'anni e quindi essere abituato troppo bene. Vedremo. Fatto sta che, questa sera, la sera del derby, per colpa dei lavori in Piazza 24 Maggio, ci metto più di quanto vorrei ad arrivare da casa mia, dalle parti di Piazza Tricolore, a casa di Davide, che sta in Corso Genova. Trovo parcheggio sul marciapiede a venti metri da casa di Davide e ripenso alla sera prima quando, uscendo dal pub irlandese dove avevamo visto, nell’ordine, l’Irlanda che batte l’Australia nel rugby, la Roma che piega a fatica l’Atalanta, e infine Tévez e Pogba che distruggono la Lazio, e salendo in macchina con quattro amici romani, mi hanno confessato quanto trovino “assurdo che se possa parcheggià sul marciapiede a Milano”. Io manco sapevo che non si potesse fare in altre città. Chiudo la macchina, cammino verso casa di Davide armato di una bottiglia di Refosco friulano e sono le 20.20. Sono almeno venti minuti in ritardo. A Milano stasera fa freddo, ma non tanto, siamo in mezzo a una serie di giornata pseudo-primaverili a novembre. C'è il sole. Alcuni temerari mangiano, letteralmente, al fresco. Alcune camelie hanno sbocciato ora, tratte in inganno dal relativo caldo. Citofono a Davide e salgo. Sono le 20.22, la TV è spenta, mi tolgo il cappotto e la accendiamo subito. Oltre a Davide, che è milanista con un lungo passato nella Fossa dei Leoni, c’è Tommaso, che è interista ma calcisticamente analfabeta (del tipo che gli devi ricordare che tifa Inter), Francesco, milanista che non segue più il calcio da anni, e Muriel, interista “attiva, sì” ma che poi confessa subito che “son tanti anni che non sono molto attiva”. In teoria dovevano raggiungerci anche un po’ dei romani della sera prima ma immagino che per un tifoso della Roma vedere questo derby della Madonnina è un po’ come per me vedere il derby di Verona. Nel senso: posso anche farne a meno. Tommaso e Francesco stanno parlando di arte italiana degli anni ’70. L’atmosfera non è quella che uno si immaginerebbe prima di un Derby Importante. Stappo il vino, ne verso 4 bicchieri (Davide è in “ramadan alcolico”), li spargo in giro e mi siedo sul divano, appena troviamo il canale giusto c'è Mancini ripreso in un’immagine inquadrata mentre Ausilio parla in un altro box e dice che l'Inter ha dei paletti, a livello economico, che magari non permetteranno loro di fare quello che vorrebbero fare, ma che si fida che potranno trovare le occasioni giuste. Penso al Milan e ai soldi che mancano dalle cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic e mi sale il nervoso. Nel frattempo l’immagine sullo schermo è cambiata. Ora parlano di quote scommesse. La ragazza di bwin che sta in un box dentro Sky dice che le quote sono 2.70 sia per l'uno che per il due, e 3.10 per il pareggio. Nemmeno bwin crede nel Milan. La cosa a cui credono di meno però è che Torres segni. Il sì è dato a 2.79, il no a 1.33. D’altronde ha fatto un gol in nove partite, media-gol che non dovrebbe essere sorprendente se si considera che al Chelsea, per fare 20 gol, ha dovuto giocare 110 partite. Numeri che mi fanno pensare che forse sarebbe meglio schierare Pazzini. O anche Niang, a questo punto. Guardiamo le formazioni sulla app di eurosport e sia Francesco che Muriel mi chiedono chi sono questi giocatori. Conoscono solo Palacio e El Shaarawy. Davide è grande fan di Bonaventura e De Sciglio, “i ragazzi italiani”. Uno degli amici romanisti della sera prima mi aveva detto che secondo lui il giocatore più forte in campo nel derby sarà Jack Bonaventura. Mi ha fatto ridere. Ora ne parla pure Vialli: di quanto Bonaventura potrebbe essere una potenziale chiave di volta per la partita. Non riesco a concentrarmi molto su cosa succede in televisione in tempo reale perché sto scrivendo, e se ne accorge Francesco, che mi chiede cosa sto facendo. Sto scrivendo un diario, gli rispondo. "Allora dovrò dirti delle cose interessanti così mi citi. Sai che sono vanitoso”. Francesco è fatto così. "Sai quale stato il primo cd mai prodotto?” mi chiede. Dopo un attimo si risponde da solo. “Born in the Usa, di Bruce Springsteen. E lo sapevi che una mela ti dà più energia di un caffè?” Non lo sapevo. Lo trascrivo. Davide va a prendere una sciarpa del Milan da mettere sotto la tv. Tommaso mi chiede se vincerà “l'Inte o il Mila”, ridendo, mentre Davide urla dalla camera da letto che gli hanno “fatto la sciarpa”. Dico a Tommaso che sarà incluso nell'articolo che uscirà su l’Ultimo Uomo e Muriel interviene chiedendo cosa sia. Torna Davide con una vecchia maglietta della Fossa dei Leoni e mette quella sotto la televisione. Non trova la sciarpa. Chiedo a tutti cosa si immaginano come risultato finale. Secondo Tommaso, il Milan vincerà uno a zero. Secondo Francesco il Milan vincerà due a uno, quando gli chiedo chi segnerà, dice El Shaarawy e Papin, e poi ride. Davide concorda con Francesco. Secondo Muriel, l’interista “poco attiva”, invece, vincerà l’Inter. Io mi espongo dicendo che secondo me sarà un pareggio noiosissimo. Ordiniano 3 pizze da asporto. Io ho mangiato un panino prima di venire, per poter continuare a scrivere, cosa che continuo a fare mentre bevo bicchierini di Refosco e fumo Marlboro light. Secondo Sky giocheremo con il 4-4-2, ma con Bonaventura e El Shaarawy larghissimi, in quello che immagino diventerà un 4-3-3, o anche un 4-2-4, in fase offensiva, e un 4-5-1 con il solo Torres davanti, in fase di non-possesso. Immagino che Inzaghi speri in alcuni lanci lunghi per Torres che farebbe da sponda per gli inserimenti di Bonaventura, Ménez e El Shaarawy, ma ho già il presentimento che di queste sponde non ne vedremo nemmeno una. Ho già il presentimento. Nel frattempo: sta iniziando la partita. “È abbronzatissimo Mancini" dice Tommaso. Risate. Davide, da vecchio curvaiolo, è incuriosito dal fatto che si risentano i tamburi in curva. Parliamo delle bresaoline e delle crostate che compongono la dieta di Mister Inzaghi da trent'anni. Quasi tutti mi chiedono chi sia il giocatore con la palla tra i piedi, regolarmente. Questo chi è? E questo? E quello? È un refrain costante. La partita è un festival dell’errore, quindi ben vengano le chiacchiere. Errori in fase di impostazione, decisioni sbagliate nelle ripartenze, stop lunghi, mancanza di primo passo da parte di praticamente tutti i centrocampisti in campo, sia nerazzurri che rossoneri, errori anche di finalizzazione davanti al portiere. Pronti via e l’errore in fase di impostazione di Muntari porta a un errore in fase conclusiva da parte di Icardi che viene annullato da Diego Lopez. In quanto milanista posso solo essere contento di vedere Diegone Lopez in porta, che, nell’arco della partita, ci ricorderà che i cross e le palle alte possono anche essere prese con le mani, al volo, non vanno per forza respinte con i pugni. Dopo venti minuti di gioco bruttino, con la sola scoperta che Rami potrebbe essere un terzino quantomeno affidabile, e che Kuzmanovic sembrerebbe quasi un centrocampista decente (se non fosse che è difficile giudicare la forza di uno che gioca contro un Essien praticamente immobile) arrivano due altre amiche, Viola e Chiara, che si siedono con noi. Se ne vanno dieci minuti dopo dicendo che siamo noiosi, che è noiosa la partita. Fino al gol di Ménez mangiamo la pizza, e siamo ancora tutti coinvolti. Il gol, ovviamente, fa esaltare i milanisti. Io mando un messaggio al mio amico Michele, interista, gufando “Comunque siete troppo forti, vincete voi.” Lui risponde rispedendo la gufata al mittente: “No, ma va, vincete voi, facile.” La partita è inguardabile, noiosissima. Alla fine del primo tempo, i commenti sono solo legati alla noia, a che due palle, non si vede manco un giocatore forte, Davide ha iniziato a chiamare El Shaarawy, che è il suo giocatore preferito, El Pippawy. Tommaso e Francesco passano il loro tempo controllando instagram. Muriel, spinta dal fatto che il commentatore di Sky, che qui rimarrà senza nome, ha detto due volte che Rami è stato eletto “calciatore più sexy di Spagna”, mi chiede di guardare le foto di Rami sul mio iPhone. Lo facciamo. Emette versi apprezzanti regolarmente. Dice che sembra Superman. Al secondo tempo, ormai, la conversazione è diventata la solita Cos’è successo al calcio italiano. Io provo a spiegare agli altri che, alla fine dei conti, è successo che non ci sono più soldi, che comunque quando c’erano li abbiamo spesi molto male, che il prodotto non è più quello di una volta, che ormai siamo praticamente al livello del calcio portoghese, che non ci sono più i campioni in Italia. O forse, concedo, il problema non è "il calcio", ma "il calcio a Milano", perché mi pare che comunque a Roma e a Torino la gente si diverta ancora. Si parla di stadi di proprietà, mentre Obi segna un gol, e mi sembra assurdo pensare che nel derby di Milano, quello che una volta vedeva Maldini in campo contro Ronaldo, i due gol li segnino uno scarto della Roma e un Joel Obi che l’anno scorso ha fatto fatica a fare otto presenze nel Parma. La nostalgia è una brutta bestia, chiaro. Ma è impossibile non farsela salire guardando un derby così noioso, con un tasso tecnico così basso, una partita così triste. Francesco e Tommaso sono ormai praticamente sdraiati sul divano, chiedo se non trovano rilassante guardare la partita, ma non colgono l'ironia ed entrambi rispondono seccamente che, più che rilassante, sembra solo noioso. Appena finisce la partita mi alzo e saluto, ritorno alla macchina, ascolto Run The Jewels 2 a volume altissimo mentre torno a casa e cerco parcheggio e penso che a FIFA, alla fine, sono al secondo anno di campionato con la Roma. Ho comprato Douglas Costa e De Bruyne e venduto Gervinho e Pjanic e Destro è stato capocannoniere del campionato. Ho sempre amato la Roma. Da piccolo tifavo Roma, mi piaceva Giannini e ho sempre trovato Totti meraviglioso. Quindi, insomma, potrei tifare Roma? Potrei seguire la Roma? Tipo, potrei farlo davvero? Questo mi renderebbe un cattivo tifoso? I tifosi della Roma mi accetterebbero? In generale, mi chiedo, è possibile abbandonare una squadra per iniziare a tifarne un’altra? È solo accettabile in alcune circostanze? Quali sono, queste circostanze? Che regole vanno seguite, in questo caso? Sono queste le domande che mi pongo, dopo il derby. Mi chiedo se è possibile cambiare squadra. Mi chiedo se anche gli altri tifosi provino quello che provo io per il Milan, ma per la loro squadra. La delusione, il distacco, la noia. L'amaro in bocca. Forse è solo il problema del milanista anti-Berlusconiano. Forse no. Salgo le scale e la prima risposta che mi do è che non si dovrebbe lasciare una squadra che sta giocando male per passare a tifare una squadra che sta giocando bene. Non si può salire sul “carro dei vincitori” in questo modo. Ma si può cambiare squadra per iniziare a tifarne una meno forte? Il fatto che io mi sia completamente rotto le scatole di leggere le dichiarazioni di Berlusconi potrebbe bastare, come “spiegazione”, diciamo? Potrei mai essere accettato dagli altri tifosi? Forse potrebbe diventare quasi un esperimento sociologico. Mentre salgo verso casa e apro la porta penso quindi che inizierò un diario mensile, su queste pagine, in cui ogni mese seguirò una squadra diversa, intervistando tifosi eccellenti di quella squadra, cercando di capirne il tifo, cercando di capire cosa lo rende diverso dagli altri tifi. Mentre do da mangiare alle mie due gatte penso a quale sarebbe la prima squadra. Non può essere la Roma. Troppo facile tifarla ora. Penso che ci vorrebbe una giustificazione territoriale, per iniziare. Mia nonna era di Bergamo. Quindi, penso, solo per il mese di dicembre, potrei diventare tifoso dell’Atalanta. O meglio, potrei almeno provarci. https://www.youtube.com/watch?v=QkqoYYv9_BM Magari mi fanno pure entrare in curva.

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