
Inter-Fiorentina, sessantaseiesimo. I nerazzurri attaccano con sei giocatori, la Viola è schiacciata a protezione dell'area di rigore. Sta giocando questa partita di difesa oltranzista dall’inizio, e l’Inter sembra sempre meno paziente nella ricerca del gol. Sono ben nove i giocatori dietro la linea della palla quando Barella scarica per Çalhanoğlu. Il turco ha spazio, supera il tentativo di chiusura da parte di Fazzini spostandosi la palla sul destro all’altezza dei venti metri.
A quel punto già sappiamo. Tra la schiena inarcata e la rete che si gonfia passa una frazione di secondo, sufficiente per preparare l’ennesimo capolavoro balistico.
Verso la fine Çalhanoğlu ha fatto in tempo a realizzare anche il rigore del 3-0 e con la doppietta è diventato il centrocampista ad aver segnato di più in Serie A nelle ultime cinque stagioni. In altri termini, da quando è arrivato all’Inter nessun giocatore nel suo ruolo ha segnato come lui nel nostro campionato, arrivando a quota 33 gol in 135 presenze.
Una tara sui numeri va fatta considerando i calci di rigore, fondamentale in cui Çalhanoğlu eccelle e che gli ha fruttato 19 reti. A fare maggiore impressione, però, è il valore relativo ai gol da fuori area: per dieci volte ha trovato il gol da oltre i sedici metri con la maglia dell'Inter. In un’epoca calcistica in cui i tiri da fuori sembrano in estinzione - o almeno vengono raccontati così - le conclusioni dalla distanza di Çalhanoğlu appaiono come una risorsa vitale. Soprattutto in un campionato in cui le squadre si chiudono volentieri negli ultimi metri di campo vicine al proprio portiere.
Quando la difesa è chiusa, e l’Inter assedia l’area pazientemente, i tiri di Çalhanoğlu rappresentano una minaccia sempre all’orizzonte.

Mappa Statsbomb.
L’immagine qui sopra è la mappa delle conclusioni tentate da Çalhanoğlu in questo inizio di campionato. Il campione statistico è limitato, ma ci aiuta a visualizzare quali zolle di campo tende a occupare per colpire.
Nelle immagini qui sotto - relative a un gol contro il Napoli a dicembre 2023 - la giocata geniale è di Barella che trova Çalhanoğlu con una deliziosa sponda d’esterno. Il turco nella prima istantanea è fuori dall'inquadratura; Barella non deve nemmeno guardarlo per sapere che sarà lì a raccogliere l’appoggio per andare al tiro di prima.
Çalhanoğlu inizia la sua carriera da trequartista, come ricorderete. Nel Milan comincia a giocare più spesso mezzala ma è Simone Inzaghi a intuirne le potenzialità da regista. Il turco interpreta il ruolo in modo così peculiare che quando manca è praticamente insostituibile. La capacità di far gol è uno dei tratti che lo rendono unico. Averlo allontanato dalla porta invece che limitarne le possibilità di finalizzazione lo ha esaltato. Del resto per un trequartista o una mezzala non è semplice trovare spazi in Serie A, mentre Çalhanoğlu può arrivare al tiro spesso a fari spenti, da dietro, mentre tutti gli altri compagni sono già marcati.
Qui sotto - contro il Monza, lo scorso marzo - a fare la sponda stavolta è Bisseck, ma il principio è sempre lo stesso. In questo caso Çalhanoğlu avvia l’azione, allarga per Bastoni che va al cross. Il turco non invade l’area, rimane nel suo perimetro di competenza e resta appostato per andare al tiro.

A inizio carriera Çalhanoğlu era il braccio armato del Leverkusen iper-intenso di Roger Schmidt. Il suo tiro, ricercato in modo ossessivo, era anche un modo per aumentare l’entropia e tenere alto il ritmo. Oggi che Çalhanoğlu è un giocatore decisamente più raffinato e di controllo, smussato dai tanti anni di Serie A, il suo tiro ha una funzione diversa. Se prima i tiri di Çalhanoğlu potevano essere estemporanei, ora sono spesso il punto d’arrivo di un assedio paziente e prolungato della propria squadra. L’impronta tattica del calcio italiano lo ha reso più sensibile nella lettura delle situazioni.
Ogni tanto però, anche con la maglia dell’Inter, abbiamo assistito a sprazzi della sua propensione al colpo a sorpresa, non ancora del tutto castrata. Un esempio è il gol contro l’Hellas Verona nel maggio 2023. Quando riceve l’appoggio di Brozovic, nella testa di Çalhanoğlu è già maturato il pensiero di andare al tiro. La rapidità con cui stoppa di sinistro, sistema col destro e carica la conclusione sembra un movimento dettato da una pressione aggressiva della difesa, ma non è così. La velocità che lo porta a calciare è solo una conseguenza della velocità di pensiero; il tocco di preparazione è un surrogato della rincorsa: Çalhanoğlu di fatto calcia da fermo. Impatta il pallone tra il collo e le dita, riuscendo a dare contemporaneamente sia potenza che parabola.
Un modo di calciare particolare che gli consente - ogni volta che trova la coordinazione perfetta - di puntare un angolo e trovarlo, senza mancare di forza nella conclusione. In questo gol contro il Venezia - del novembre 2021 - Çalhanoğlu mette nel mirino l’angolo basso, ma la meccanica di tiro è la stessa. In questo caso il traffico è maggiore, non c’è il tempo per un tocco in più, la necessità di mettere il pallone nella posizione migliore è assolta direttamente con il controllo. Il punto di impatto con la palla - all’altezza del metatarso - è il medesimo, e la gamba è lasciata andare nello stesso modo: il tiro è quasi frustato, sembra che non gli costi sforzo fisico.
Con la maglia dell’Amburgo aveva segnato un gol rimasto negli annali della Bundesliga, un calcio da fermo da distanza siderale che seguiva lo stesso principio di esecuzione. Parliamo di una punizione da 45 metri, è fisiologico che in quel caso ci fosse bisogno di prendere la rincorsa, ma il tiro ricalca fedelmente la dinamica che conosciamo. Dare potenza è strumentale per far arrivare la palla nel minor tempo possibile nell’angolo che ha scelto.
La particolarità nel modo di calciare di Çalhanoğlu risiede proprio in questa singolarità: la ricerca della forza come mezzo per trovare precisione. Il turco calcia in maniera netta, spesso in modo frontale alla palla, che resta sempre dritta nello specchio della porta. Non ci sono mai tiri a giro, al massimo assumono una parabola verticale. Per i portieri talvolta sembra di dover affrontare un calcio di rigore: sono costretti a giocare d'anticipo per non farsi infilare nell'angolo scelto da Çalhanoğlu.
Il primato di gol che ha raggiunto con la doppietta alla Fiorentina è dettato anche da un’infallibilità quasi totale dal dischetto. Da quando è arrivato in Italia i numeri parlano chiaro: 29 volte su 30 è andato a segno dagli undici metri. Allargando la lente a tutta la carriera, le statistiche dicono 52 gol su 58 tentativi. È una percentuale realizzativa dell'89%, tra le migliori della storia per ora.
Il rigore è un fondamentale che vive di parametri tecnici differenti rispetto ai tiri tradizionali e Çalhanoğlu non fa eccezione. Il suo grado di precisione, quindi, non va ricercato solo negli aspetti tecnici, ma nell’approccio mentale con cui si presenta dal dischetto. Çalhanoğlu ha uno stile asciutto: non rallenta praticamente mai la rincorsa e molto di rado opta per una soluzione centrale. Sceglie sempre a priori un lato, indipendentemente dal portiere che ha di fronte. Lo dice lui stesso, ai microfoni di DAZN, dopo la vittoria contro la Fiorentina: «Ho fatto come faccio sempre. Non penso a chi c’è in porta, mi concentro solo su me stesso e sulla palla».
Paradossalmente, i rarissimi casi in cui ha sbagliato confermano questa teoria. Come in occasione del rigore sbagliato lo scorso novembre contro il Napoli; il tiro dagli undici metri segue l’abituale copione: rincorsa senza fronzoli e tiro angolato, troppo in quel caso, che colpisce il palo. Resta l'unico rigore sbagliato finora da Çalhanoğlu con la maglia dell'Inter.
C’è un unico caso recente di portiere in grado di respingere un rigore a Çalhanoğlu: l’insospettabile Danny Ward, in una gara di qualificazioni agli Europei del giugno 2023. Per trovare un altro portiere capace di tale impresa dobbiamo risalire al 2016, quando Petar Gulacsi lo aveva ipnotizzato in una gara di Bundesliga appartenente a un’altra epoca della carriera di Çalhanoğlu.
Questo inizio di campionato ci ha mostrato un Çalhanoğlu ancora più imprescindibile per l’Inter. Una condizione difficilmente immaginabile quest’estate. Dopo la mesta uscita dal Mondiale per Club per mano della Fluminense, il presidente Giuseppe Marotta aveva puntato il dito sul turco, indicandolo come capro espiatorio di un discorso sulla volontà di alcuni giocatori di lasciare la squadra, espresso da Lautaro Martinez solo in termini generali. La diatriba che ne è scaturita sembrava averlo allontanato in maniera irrecuperabile dai nerazzurri, ma infine Çalhanoğlu è rimasto e in queste prime partite sembra completamente rigenerato. Pare tornato a livelli di un paio di stagioni fa.
Al di là dell’impianto tattico, Chivu ha a disposizione in Çalhanoğlu un’arma decisiva per scardinare le difese sempre paranoiche del nostro campionato. Un giocatore in grado di calciare con tale naturalezza è un fattore in grado di spostare l’equilibrio delle partite e delle competizioni.
Il gol contro la Fiorentina ne è l’ennesima conferma: in una partita che si fa appiccicosa, quante squadre possono dire di avere nella propria faretra una freccia così appuntita?

