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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
25 lug 2025
Lì dove alberga la fantasia dei direttori sportivi.
(articolo)
10 min
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IMAGO / Buzzi
(copertina) IMAGO / Buzzi
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Il calciomercato continua indifferente alla crisi di Milano, al caldo afoso, alle baraonde geopolitiche che ci creano sempre più ansia. È sempre stato così, e sempre sarà. È nato prima il calciomercato o la cessione di un giocatore? Non è una domanda a cui vogliamo rispondere. Ci avviciniamo ad agosto e i trasferimenti fatti e non fatti iniziano a creare un pattern, che per il calcio italiano è più o meno sempre lo stesso: vogliamo i giocatori forti, ma non vogliamo pagarli. Sappiamo che col passare delle settimane qualche accordo si troverà: i soldi usciranno fuori, le richieste diventeranno meno pressanti. Come sapete, però, qui ci occupiamo dei margini, di tutto il calciomercato che più che con i soldi e le idee, si fa con la fantasia. Perché la fantasia è bella, ci rende umani, ci fa felici, rende possibili i trasferimenti assurdi. E quindi: eccovi serviti.

LIBERATO CACACE AL WREXHAM
Un paio di settimane fa il Wrexham era in tournée tra Australia e Nuova Zelanda e deve aver pensato che tanto valeva comprare un giocatore nato da quelle parti, come quando vai in vacanza e torni con un souvenir troppo ingombrante che rappresenta l’identità del paese visitato. Il prescelto è stato Liberato Cacace, il terzino dell’Empoli, qui da noi più famoso per quel nome da figlio della diaspora che non per il suo talento.

Forse questa che vi ho dato, e che ovviamente mi sono inventato, è la spiegazione più plausibile del perché un club salito alla ribalta grazie alla serie tv Welcome to Wrexham abbia deciso non solo di acquistare Liberato Cacace, il terzino dell’Empoli, ma di farne l’acquisto più costoso della propria storia. Per sapere com'è andata davvero dovremmo aspettare la nuova stagione, vedere Ryan Reynolds e Rob McElhenney, due attori piuttosto famosi e petulanti, parlare del ruolo culturale degli esterni a tutta fascia nel calcio italiano, discutere dei dati in conduzione di Cacace, guardare i video dei suoi cross per la testa di Lorenzo Colombo. Intanto, però, non è difficile trovare dell’assurdo in questo trasferimento.

DAVID HANCKO ALL’ATLETICO MADRID
I fatti: Feyenoord e Al-Nassr trovano un accordo per la cessione di David Hancko sulla base di 40 milioni di euro. Anche il calciatore trova un ricco accordo col club saudita per il proprio contratto. Tutto fatto, quindi. Hancko svuota il suo armadietto nel centro sportivo del Feyenoord, saluta i compagni, chiama una ditta di traslochi per liberare la sua casa di Rotterdam, va per un’ultima volta a cena nel suo locale preferito. Magari è un po’ triste, ripensa ai giorni felici in Olanda, gli mancherà passeggiare lungo i canali, la fredda e rispettosa indifferenza degli olandesi, il calcio europeo come concetto. Ma poi guarda le cifre del nuovo contratto e pensa: «Ho fatto bene».

La mattina dopo prende l’aereo per l’Austria, dove è in ritiro la sua nuova squadra, ma all’arrivo non trova nessuno. Ci sarà stato un disguido sugli orari, pensa. Trova un taxi e si fa portare all’hotel della squadra: respinto. A quel punto gli viene il dubbio. Presto scopre che l’Al-Nassr non lo vuole. Il motivo a oggi non è chiaro: semplicemente ci hanno ripensato. “Non abbiamo mai visto niente del genere” hanno scritto in una nota i dirigenti del Feyenoord imbestialiti, “è scandaloso e incomprensibile”. A questo punto è scattato il piano B. Hancko, all’improvviso apolide, senza casa e senza meta, è stato dirottato su Madrid. L’Atlético ha offerto un totale di 34 milioni, 6 in meno degli arabi: comunque non male. È come quando su Vinted il primo compratore non ti paga e finisci per accettare un’offerta più bassa per liberarti dell’ingombro. Cosa ne pensa Hancko di tutto questo, non lo sappiamo. Di certo, un ibrido tra terzino e centrale come lui potrebbe essere perfetto per Simeone.

STEFANO OKAKA AL RAVENNA
Guess who's back, back again? Stefano Okaka is back. Erano più di due anni, da quando ha rescisso il suo contratto con l’Istanbul Basaksehir, che Okaka cercava il suo posto nel mondo, e ora l’ha trovato a Ravenna. Non si può davvero mai sapere dove si finisce a essere felici. Nell’autunno 2023, dopo l’infortunio di Arnautovic, sembra che l’Inter avesse pensato a Okaka. Lui era fermo da qualche mese, si stava guardando intorno, cercando l’offerta migliore. Okaka, avrebbe raccontato, è da sempre tifoso dell’Inter e quella sarebbe stata certamente l’offerta migliore. Da quel momento Okaka era rispuntato qui e lì, offerte dalla Serie B soprattutto, un nome buono da mettere tra gli svincolati. Intanto, però, sono passati due anni.

Dopo l'Inter, Okaka è stato anche vicino alla squadra di Er Faina in Kings League.

Dopo quanti anni di inattività si smette di essere un calciatore? O bisogna dirlo, mandare un fax a qualcuno? Forse bisogna restituire la tessera tipo in politica. Il titolo di Fanpage a riguardo è indicativo: "Stefano Okaka trova squadra dopo due anni da disoccupato: non aveva mai annunciato il ritiro". Certo, giocare a calcio tra i professionisti, seppure in Serie C, non è “come andare in bicicletta". Okaka dovrà come re-imparare a usare quel corpo gigante che si ritrova, dargli una funzionalità da centravanti, usarlo per difendere il pallone, vincere i duelli con i difensori e lanciarsi come una palla di cannone sui cross. Comunque non puoi davvero sapere quanto possano incidere due anni sulla vita di un uomo.

LORENZO AMATUCCI AL LAS PALMAS
A Terni Lorenzo Amatucci lo chiamavano “El Niño”, «perché ho la faccia da bambino ma in campo sono tutt’altro» ha spiegato lui. Secondo me, invece, è perché ha la faccia da bambino e sembra proprio un bambino spagnolo. Anzi, ha proprio l’estetica da centrocampista spagnolo: piccolino, capello col ciuffo, piedi buoni, capacità innata di resistere al pressing. Se chiudi un po’ gli occhi, potresti pensare di star vedendo Pedri o Gavi.

Già parla mezzo spagnolo.

Amatucci era uno dei talenti della Primavera della Fiorentina allenata da Aquilani, con l’Under 19 ha vinto l’Europeo del 2023. Dopo due stagioni in prestito in B, Ternana e Salerno, la Fiorentina non se l’è sentita ancora di puntare su di lui. Amatucci aveva molte richieste dalla B italiana, ma alla fine si è deciso di mandarlo nella B spagnola, al Las Palmas. «Giocare in Spagna è sempre stato un mio desiderio, perché si adatta perfettamente alle mie caratteristiche» ha detto Amatucci, e non stentiamo a crederlo. Anche la destinazione non sembra casuale: il Las Palmas è considerato uno di quei posti dove si gioca un calcio molto spagnolo, fatto di possesso e gioco di posizione. Qui, ad esempio, è cresciuto Pedri. Amatucci arriva in prestito, con diritto di riscatto, e controdiritto di riscatto della Fiorentina: praticamente tutti e due i club vogliono scommettere su di lui, ma non abbastanza.

JEREMÍA RECOBA AL LAS PALMAS
E, sempre a proposito di bei giocatorini che decidono di andare al Las Palmas, questa settimana la squadra delle Canarie ha deciso di acquistare l'erede dell'uomo che più di tutti ha rappresentato un talento prezioso e inconsistente: Jeremía Recoba, figlio del "Chino". Nato nel 2003 a Como mentre il padre giocava nell'Inter, militava nel Nacional e vi rincrescerà sapere che il suo piede naturale è il destro. In ogni caso, una notizia che potrebbe spingere Massimo Moratti a passare le sue domeniche pomeriggio a guardare la Segunda División spagnola.

AKAKI GVINERIA AL NUOVA SONDRIO
Come si passa dal Jalgpallikool Tammeka in Estonia alla Nuova Sondrio in Italia? Certe volte le vie del calciomercato sono davvero infinite. «Aki lo seguo da tempo», ha spiegato il direttore sportivo Christian Salvadori come se fosse tutto normale, «È un giocatore che mi intriga tanto. Ho piacevoli sensazioni riguardo al percorso che potrà fare qui in Italia». Akaki Gvineria è un esterno/trequartista del 2006 nato a Bruxelles, ma cresciuto calcisticamente nel Jalgpalliklubi Tammeka, club di Tartu, la seconda città più grande dell’Estonia. Di chiara origine georgiana, come potete immaginare non ci sono molte informazioni su di lui. Dovrebbe essere lui a segnare questo bel gol, con un destro a giro che si infila a fil di palo.

Sempre Salvadori lo ha definito un «diamante da affinare». A provarci sarà Marco Amelia, un altro dei campioni del 2006 che si è dato alla panchina. Se dai diamanti non nasce niente, qui potrebbe nascere una grande storia.

SAÚL ÑIGUEZ AL FLAMENGO
Sembra ieri che Saúl Ñiguez decideva eliminatorie di Champions con la maglia dell'Atlético Madrid. Soldato fedele di Diego Pablo Simeone, come i suoi migliori centrocampisti nelle serate di gala il Cholo schierava Saúl sulla fascia e quello lo ripagava con duelli aerei e protezioni palla che una normale ala non avrebbe mai potuto dargli. Per un paio d'anni, il potenziale di Saúl lasciava immaginare prospettive sconfinate. Quel gol in slalom al Bayern Monaco di Guardiola in semifinale è rimasto nella leggenda della Champions League.

Poi, però, Saúl è rimasto in un limbo. A furia di spostarlo in giro per il campo, Simeone non lo ha mai davvero aiutato a definirsi come giocatore. Così lo spagnolo ha perso posti nelle gerarchie, fino a dover andare in prestito al Chelsea. Saúl, però, a quel punto si era già smarrito e poi il calcio di Tuchel non faceva per un centrocampista poco posizionale come lui. Al mesto ritorno all'Atleti ha seguito un altrettanto mesto prestito al decadente Siviglia. Per Saúl non sembrava esserci più possibilità di redenzione in Europa e così ha deciso di andare al Flamengo, dove ritroverà in panchina un altro pretoriano di Simeone come Filipe Luís. Se avete nostalgia di quando l'Atlético Madrid lottava per la Champions, è la squadra che fa per voi.

MARKO ARNAUTOVIĆ ALLA STELLA ROSSA
Dopo anni passati a rivendicare le proprie origini serbe anche quando vestiva la maglia della Nazionale austriaca, e dopo aver litigata con un giocatore della Macedonia per le sue origini albanesi a Euro 2020, Marko Arnautović abbraccia finalmente la propria essenza e va a giocare alla Stella Rossa. Come potete immaginare, i Delije, gli ultras della squadra di Belgrado, lo hanno accolto come un re: una coda di carriera che sembra perfetta per un attaccante talentuoso, inconcludente e carismatico come lui.

JHON ARIAS AL WOLVERHAMPTON
Una volta, prima che lo scouting diventasse una cosa estremamente seria e approfondita, competizioni come i Mondiali servivano a scoprire nuovi giocatori, di cui i dirigenti si innamoravano fino a portarli nella propria squadra. Oggi sappiamo quanto sia rischioso acquistare un giocatore solo sulla base di un torneo corto come un Mondiale e un Europeo.

A quanto pare, però, a luglio 2025 il Mondiale per Club ci ha offerto una dinamica simile a quella del Mondiale per Nazionali: e così un club di Premier League, il Wolverhampton, ha sborsato 17 milioni - nemmeno troppi - per un attaccante colombiano di 28 anni che non tutti conoscevano prima dello scorso mese: Jhon Arias. Arias è stato uno dei giocatori migliori del Mondiale per Club, imprendibile con quel baricentro basso e le gambe potenti. Per l'Inter di Chivu è stato un'incubo nella partita in cui i nerazzurri sono stati eliminati dal Fluminense. Non si può non rimanere eccitati da un acquisto del genere, che forse segue dinamiche di un calcio che sembrava non esistere più.

PEDRO PEREIRA AL GENCLERBIRLIGI
Pedro Pereira era un immortale del nostro campionato, uno di quei giocatori che sembrano aver firmato un indeterminato per giocare in Serie A. Oggi, però, decide di andare al Genclerbirligi, squadra della Superliga turca.

Aveva esordito a 17 anni nella Sampdoria, Pedro Pereira, ma anche allora, nonostante la giovane età, il terzino portoghese passava piuttosto inosservato: una sorta di Bereszynski più giovane e dai tratti mediterranei. Dieci anni dopo il suo debutto, Pereira ha giocato in Serie A con le maglie di Samp, Crotone, Genoa e Monza. Nonostante tutto questo tempo e tutte queste partite, però, vi sfido sinceramente a dire quale fosse il pezzo forte del repertorio di Pereira. Cos'è era che sapeva fare così bene da renderlo un calciatore di alto livello? Ancora oggi è impossibile dirlo. Ma d'altra parte, non sono forse questi giocatori del ceto impiegatizio a costituire davvero il panorama della Serie A?

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