Anche la seconda settimana del “calciomercato di gennaio” volge al termine. Come la scorsa, abbiamo provato a mettere in fila i movimenti di mercato che ci sono sembrati più inspiegabili. Non è un calciomercato facile, i soldi - fuori dall'Inghilterra - non ci sono e gli acquisti sono ridotti al lumicino. Forse le squadre della nostra Serie A si muoveranno all'ultimo, quando sarà inevitabile decidere se fare qualcosa o meno. Al momento, per trovare qualcosa, ci siamo dovuti affidare ai mercati più esotici, ricercare i nomi più scomparsi, tirarli fuori da un angolo della vostra mente. È il calciomercato di gennaio, bellezza.
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Joao Felix al Chelsea
Ok, forse non è un movimento assurdo nel rapporto tra squadra e calciatore - uno dei migliori talenti del calcio mondiale in una delle squadre più ricche - però è certo una forma di trasferimento strana. Il Chelsea paga circa 18 milioni di euro per un “pacchetto Joao Felix” della durata di circa 6 mesi, 11 per il prestito e 7 per lo stipendio. Il club londinese non potrà neanche usarlo per la Champions League e, se l’espulsione rimediata alla prima partita giocata con la nuova maglia dovesse costargli tre giornate di squalifica come si dice, la possibilità di Potter di usare il suo nuovo giocatore sarebbe ancora più ridotta da qui a giugno.
Magari tra Atletico Madrid e Chelsea esiste un patto tra gentiluomini e in estate lo scambio verrà reso definitivo, ma al momento quello di Joao Felix è un prestito secco, una soluzione che nel mercato invernale viene usata per i giocatori alla deriva, non per quelli costati 126 milioni di euro e ancora nel fiore degli anni. C’è da dire che Joao Felix all'Atletico sembrava chiuso da un muro, smarrito in un modo di giocare che non gli appartiene e con un allenatore che non si è fatto problemi a tenere fuori il suo giocatore migliore senza dare spiegazioni.
Al Chelsea Joao Felix trova una squadra che gioca sicuramente un calcio più incline al suo talento, ma anche una squadra disfunzionale, che nel giro di pochi mesi è riuscita a bruciare molto di quello che aveva costruito e che adesso arranca nella piena metà classifica della Premier League. Nel mercato abulico del Chelsea, il portoghese rischia di essere l’ennesimo nome buttato lì, in una trequarti che - in teoria - è già piena di talento (solo per fare alcuni nomi: Havertz, Mason Mount, Pulisic, Ziyech, Gallagher, Broja). Rispetto a questi, però, Joao Felix può giocare più vicino alla porta, in una squadra che manca drammaticamente di gol (appena 20 segnati, la metà dell’Arsenal, meno della metà del City) e, soprattutto, sembra essere il più talentuoso, il più forte, un giocatore del cui valore ci siamo forse scordati vedendolo giocare così poco. Sei mesi sono poco per quasi tutto, figurati per cambiare i destini del Chelsea, ma vedere Joao Felix in Premier League, in una squadra che prova ad avere il pallone, sarà comunque divertente.
Adem Ljajic, Andrea Bertolacci e Sofiane Feghouli al Karagümrük
In estate il Karagümrük aveva accentuato la sua anima italiana portando Pirlo in panchina. Una mossa ambiziosa, da squadra ambiziosa. La partenza, però, è stata tremenda: per un po’ la squadra ha fatto dentro e fuori dalla zona retrocessione, ma ora sta recuperando. Alla fine dell’anno, ad esempio, ha battuto 4-1 i campioni in carica del Trabzonspor, la scorsa settimana ha pareggiato 3-3 una partita pazza. Come alimentare allora questa spinta propulsiva verso l’alto, per andare oltre il decimo posto attuale? Dal mercato degli svincolati in questa settimana sono arrivate tre vecchie volpi del campionato turco (ma due anche di quello italiano): Bertolacci, che al Karagümrük aveva già giocato segnando 9 gol in 37 presenze; Adem Ljajic, che - insomma - non ha bisogno di presentazioni e che nelle ultime 4 stagioni era stato al Besiktas; e Sofiane Feghouli, padre putativo di molti trequartisti magrebini, almeno quelli che meno mantengono tutte le promesse, nonché leggenda del Galatasaray.
Pirlo, praticamente, si è rifatto la trequarti del suo 4-1-4-1 dove il miglior giocatore, al momento, è il capitano Borini (che per un attimo è sembrato dover tornare in A, al Verona). Bertolacci, Ljajic e Feghouli sono tre giocatori che alzano molto il livello tecnico della squadra, ma sono anche tre giocatori le cui condizioni atletiche restano un mistero. Ljajic, ad esempio, non gioca una partita da un anno e mezzo. I tre si aggiungono a una squadra che ha Matteo Ricci in prestito dal Frosinone e Biraghi dal Genoa. Il portiere è Viviano e a centrocampo c’è Colin Kazim-Richards, uno dei calciatori dalla carriera più strana che potete trovare. Insomma, magari non sarà la squadra più forte di Turchia, non arriverà tra le prime quattro, ma questo mercato di gennaio ci sta dicendo che il Karagumruk di Pirlo sta facendo di tutto per attirare la nostra attenzione.
Wout Weghorst al Manchester United
Possono essere elaborate alcune teorie, più o meno credibili, su questo passaggio paradossale di Weghorst allo United (ancora non ufficiale, ma che diverse fonti piuttosto solide danno ormai per chiuso). E cioè di un giocatore medio a fine carriera in una squadra che sta tentando disperatamente di rientrare nell’élite del calcio. Proviamo a buttarle giù.
- Gli allenatori olandesi vorrebbero solo allenatori giocatori olandesi, e non potendo davvero farlo provano comunque ad acquistare nelle proprie squadre più giocatori olandesi possibili. Al Manchester United cercano un centravanti da quando non sono riusciti a prendere Arnautovic (!)? Il centravanti della Nazionale olandese è Weghorst? Basta fare due più due. La cosa strana è che lo United sembrava intenzionato a comprare Gakpo, svanito lui hanno preso Weghorst, un profilo completamente diverso. Basta che sia olandese? Van Basten ha avvertito ten Hag: «Troppi olandesi in rosa possono essere un rischio».
- Erik ten Hag non riesce a togliersi dalla testa quel momento, per alcuni il momento più incredibile dell’ultimo Mondiale. L’Olanda che batte la punizione corta per Weghorst che segna il 2-2 contro l’Argentina all’ultimo minuto. Come in molti hanno segnalato, è un calcio di punizione codificato da Weghorst stesso. Ne ha segnato almeno un altro con la maglia del Wolfsburg. Un momento in cui l’iper-razionalismo olandese sconfina nel genio, nell’astuzia. Erik ten Hag non riesce a togliersi dalla testa quel momento e vuole mettersi vicino la persona che lo ha generato.
- I due si rispettano perché vicini di casa. Ci sono solo 18 chilometri tra Haaksbergen, luogo natio di ten Hag, e Borne, dov’è nato Weghorst.
- Weghorst, a quanto pare, è un’ira di dio dal punto di vista fisico. Sempre primo in tutti i test fisici e atletici. Una bestia in pressing.
- Crede, molto semplicemente, che Wout Weghorst sia sottovalutato; che in fondo non ha ricevuto in carriera quello che il suo talento gli avrebbe permesso. Un centravanti molto molto grosso, ma anche intelligente e con piedi discreti.
Geromino Rulli all’Ajax
Il mercato dell’Ajax, in entrata o in uscita, sembra fatto soltanto per finire in questa rubrica. Rulli è una vecchia fissa di tutti. De l’Ultimo Uomo, che lo metteva nelle proprie Top XI della Liga ormai cinque o sei anni fa; del Napoli, che ha provato a prenderlo per diverse sessioni di mercato, senza motivazioni apparenti e ora dell’Ajax, che negli ultimi mesi ha giocato con Remko Paasver e che aveva bisogno di una persona che somigliasse di più a un portiere professionista. Lo avrete già capito, perché Rulli è stato comprato dall’Ajax, perché è bravo con i piedi. Anche se magari alcuni di voi lo ricorderanno per aver preso due gol tra le gambe in semifinale di Champions contro il Liverpool.
Gabriel Torje al Genclerbirligi
Qui solo per riattivare la minuscola porzione del vostro cervello che racchiude il nome di Gabriel Torje, il Maradona dei Carpazi. Scoperto da Gheorghe Hagi, che quando lo ha visto, alto 1,65, ha dichiarato: “I giocatori non si dividono in alto o nani, ma in giocatori di classe o giocatori semplici”. Finì all’Udinese per la stessa cifra che il Real Madrid spese per Hagi. La sua carriera è un portfolio virtualmente infinito di prestiti in quasi tutte le squadre turche, greche e rumene.
Javier Pastore al Qatar SC
A quanti livelli, gradazioni, sfumature di decadenza può spingersi, la carriera di Javier Pastore? Dopo due stagioni all’Elche con un tabellino sconfortante (14 presenze e 0 gol) questo passaggio in Qatar è in anti-climax, soprattutto perché si era parlato di un suo possibile ritorno al Palermo, che avrebbe rappresentato una nota romantica in una carriera che sta prendendo una brutta piega.
https://twitter.com/QatarSportClub/status/1613116383948161024
Che Pastore abbia sciupato, almeno in parte, il suo talento, le sue potenzialità, siamo d’accordo ormai da qualche anno. È passato al PSG nel 2011, prima opera d’arte acquistata dalla nuova proprietà qatariota. Dopo un paio d’anni, quando non ne aveva ancora 25, la sua carriera ci sembrava già finita. Le sue stagioni a Parigi, tra tocchi di suola e di tacco, sono soprattutto le sue giocate di culto, che conosciamo su YouTube a memoria. Un album scomposto e frammentato. Eppure in questo modo era riuscito a nobilitarle: è diventato un idolo della tifoseria, un giocatore riconosciuto per la purezza del suo genio. Nella città degli artisti, era considerato uno dei più pregiati. Una carriera quindi un po’ buttata, si è comunque ammantata di una sua aura romantica. Persino alla Roma, nella penuria, nella scarsità quasi assoluta, di presenze e consistenza, la sua presenza aveva mantenuto intatto qualcosa di magico. Quei gol di tacco, quelle prestazioni deliziose da mezzala con Fonseca. Ora però rischia di sciupare quanto fatto finora. Per mantenere la street cred da giocatore troppo geniale, troppo fragile, per la banalità del calcio contemporaneo, non sarebbe meglio smettere?