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I movimenti di mercato più assurdi della settimana
05 ago 2022
05 ago 2022
Lucca all'Ajax e altri trasferimenti inaspettati.
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9 min
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Dal sito dell'Ajax
(copertina) Dal sito dell'Ajax
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Lorenzo Lucca all’Ajax

Lorenzo Lucca sarà il primo italiano a vestire la maglia dell’Ajax. Un qualcosa che prima o poi doveva succedere, anche solo per la legge dei grandi numeri, ma che è curioso che accada per un giocatore di proprietà del Pisa, reduce da 12 mesi che sembrano la perfetta descrizione della frase “stare sulle montagne russe”.

Lucca si era messo in luce grazie ai 13 gol in 27 presenze col Palermo in C, alla prima stagione tra i professionisti a neanche vent’anni, ma è stata la partenza fulminante della scorsa stagione col Pisa in B a farlo diventare il nome sulla bocca di tutti. Nelle prime sette partite di B ha segnato 6 gol e fatto un assist. Era ancora un calcio quasi balneare, con gli stadi assolati e i calciatori abbronzati, ma era stato un bel vedere. Lucca aveva vinto il premio del giocatore del mese di settembre e le attenzioni di tutti i grandi club. Mancini voleva portarlo in Nazionale, Buffon aveva detto “non ha sbagliato niente contro di noi”. Da quel momento, però, ha smesso di segnare. Non in senso metaforico, ma letterale: tra il 3 ottobre 2021 e oggi, 5 agosto 2022, i gol sono stati zero. Ovviamente questo ha fatto sorgere più di un dubbio sulle sue prospettive e le squadre che si erano fatte avanti hanno preso tempo. Le porte della A sembravano comunque aperte per lui: prima era stato il Sassuolo a cercarlo, la società in Italia più propensa a questo tipo di acquisti, poi il Bologna l'aveva quasi in pugno, ma alla fine è spuntato l’Ajax che lo ha preso in prestito con diritto di riscatto fissato a circa 10 milioni di euro, una cifra, quindi, non particolarmente elevata. A convincerlo è stata una telefonata di Huntelaar.

Alto 201 centimetri, Lucca è più o meno come ve lo aspettate: un centravanti molto fisico, con una potenza e una forza che rende difficile per i difensori contrastarlo. Quando tira sembra voler bucare il pallone e nella difesa del pallone è già molto bravo. All’Ajax si inserisce in una tradizione di centravanti fenomenali e, anche se non sembra poter pareggiare la tecnica dei Van Basten e degli Ibrahimovic, in una squadra che attacca molto e sempre in maniera molto raffinata può migliorare tantissimo in quelli che sono i suoi limiti col pallone, che al momento sono tanti. La scorsa stagione Haller - un profilo in qualche modo simile a Lucca, seppur nel pieno della maturità - ha avuto all’Ajax la miglior stagione della carriera. Lucca difficilmente partirà titolare, ma l'Ajax non ha paura di lanciare i giovani e al momento l'altro centravanti, Brobbey, è più giovane di lui. Al di là del minutaggio e dei gol di questa stagione si può sperare che la scuola olandese renda Lucca il centravanti che l’Italia aspetta da molti anni.




Kasper Schmeichel al Nizza

Kasper Schmeichel, insieme a Jamie Vardy e Marc Albrighton, era uno dei tre superstiti del miracolo Leicester. La sua foto mentre mette la corona della coppa della Premier League in testa a un Claudio Ranieri gaudente adesso però verrà sostituita da un’altra immagine: Schmeichel in camicia di lino bianca, infradito e pantaloncini, mentre saluta la telecamera con un pollice alzato, in uno yacht ancorato al largo della Costa Azzurra. Non so perché questo stereotipo del ricco turista dell’Europa del Nord in vacanza si adatti così bene alla figura di Schmeichel, ma è impossibile non pensarci leggendo del suo trasferimento nella squadra francese.

In realtà le cose, come dice Andreotti a Scalfari nel Divo, sono più complicate di così. Schmeichel non va certo al Nizza in vacanza, e anzi nella squadra francese troverà un allenatore molto esperto e rispettato come Lucien Favre, ma soprattutto una proprietà che sembra avere piani ambiziosi. Il Nizza ha alternato acquisti di giovani promettenti, come Mattia Viti dall’Empoli o Alexis Beka Beka dalla Lokomotiv Mosca, a veterani esperti, come Aaron Ramsey e lo stesso Schmeichel. Dall’estate del 2019 la squadra francese è di proprietà dal gruppo britannico Ineos, che ha già diversi investimenti nello sport (soprattutto nel ciclismo) e finanziariamente ha le spalle sufficientemente grosse per far crescere la squadra. E questa sembra essere la sua intenzione. Schmeichel arriva con la sua expertise nel campo dei miracoli, che in Ligue1 non sono così rari nonostante il dominio del PSG (Monaco e Lille ne sanno qualcosa), e alla fine, per il ruolo che fa, sarebbe ingiusto considerarlo già a fine corsa. Di certo ci vorrebbe qualcosa di grosso per farci dimenticare adesso il suo passato, che anche lui per forza di cose ci ha tenuto a ricordare. Lasciando il Leicester, su Twitter ha scritto: “Per me è stato più di un semplice club, un luogo in cui ho stretto amicizie e trovato ricordi per la vita. È stata casa mia. Undici stagioni rese speciali dalle persone dietro le quinte, da chi era in campo al mio fianco e dai tifosi”.

https://twitter.com/kschmeichel1/status/1554902691846971393


Erik Pulgar al Flamengo

Solo due stagioni fa Pulgar aveva segnato 7 gol in 41 presenze con la Fiorentina, risultando il più presente della squadra. In una stagione di alti e bassi per i viola, Pulgar era stata una delle note più liete, un centrocampista fatto per distruggere il gioco ma anche con una peculiare attrazione per il gol, grazie a un tiro potente e preciso. Eppure dopo quella buona stagione Pulgar ha faticato a trovare spazio, finendo per scomparire quasi agli occhi di Italiano, tanto che a gennaio è stato mandato in prestito al Galatasaray. La sua cessione da parte della Fiorentina, quindi, non è poi così assurda. Ad essere assurdo, piuttosto, è che Pulgar sia finito al Flamengo per 2.5 milioni di euro più il 20% su una futura rivendita (?). Solitamente il ritorno dall’Europa al Sudamerica avviene o per i calciatori al tramonto della carriera (ma Pulgar ha 28 anni) o per chi ha fallito in maniera fragorosa da non trovare una sistemazione. Pulgar non sarà adatto al gioco di Italiano, ma è difficile credere che nessuna squadra in Italia o nel resto d’Europa potesse essere interessata a un calciatore con 174 presenze e 18 gol in Serie A e 37 nella nazionale cilena. Ad esempio a un certo punto se n’era parlato per un trasferimento al Villarreal che, ok, forse non l'avrebbe schierato titolare, ma in qualche modo sarebbe stato meno assurdo che vederlo andare a giocare in Brasile, per cui non può neanche valere il discorso della nostalgia di casa.

A guardare il calciomercato del Flamengo, però, si nota l'ambizione con cui sta lavorando: prima di Pulgar è arrivato Vidal dall'Inter e addirittura Everton dal Benfica, pagato 13.5 milioni di Euro. Un nome che magari ora vi è passato di mente, ma che nel 2019 era titolare nel Brasile segnando anche un gol nella Finale di Copa America. La squadra brasiliana è ha battuto 2-0 il Corinthians nelle semifinali di Copa Libertadores ed è una delle favorite per la vittoria finale.


Samuele Longo al Dordrecht

Samuele Longo era spuntato quasi dal nulla nell’Inter che cercava di rimettere insieme i pezzi dopo la sbornia mourinhana. Con la Primavera era stato tra i protagonisti della vittoria della NextGen Series, praticamente la Champions League giovanile, insieme all’allenatore Stramaccioni. Quando poco dopo questo era stato messo sulla panchina dei grandi, se l’era portato dietro facendolo esordire. Longo poi era tornato a fare sfracelli in Primavera, dando l’idea di essere il nuovo grande progetto di centravanti italiano (e finendo anche nella famigerata lista dei migliori giovani di Don Balon).

Insomma la strada sembrava perfettamente apparecchiata per Longo, anche il prestito la stagione successiva all’Espanyol era sembrato una specie di Erasmus, un esperienza per arricchirne il bagaglio futuro. Da quel momento, però, la sua carriera ha preso una piega strana. In estate va in prestito al Verona (1 gol), a gennaio torna in Spagna, al Rayo (0 gol), poi torna in Italia: prima Cagliari (0 gol in 27 presenze in A) e poi Frosinone (0 gol in 18 di A). A questo punto la sua difficoltà a fare gol diventa quasi leggendaria, scontrandosi con le aspettative degli anni passati. Il proseguimento della sua carriera, che riparte dalla B spagnola, sembra quasi una stagione di Lineaverde: Girona (14 gol), Tenerife (12 gol), Huesca (1 gol), Cremonese (0 gol), Deportivo La Coruna (1 gol), Venezia (4 gol), Vicenza (3 gol), Modena (1 gol).

Il passaggio al Dordrecht, club della seconda divisione olandese, è il quindicesimo della carriera di Longo. Il primo fuori dall’asse Italia-Spagna, in una città a cui Proust dedicò queste parole: “Dordrecht, così bella. Tomba delle mie care illusioni”, Nella foto di prestazione Longo è apparso quasi scavato, forse segnato da tutti quei trasferimenti, più probabilmente solo invecchiato, come le nostre illusioni. In Olanda, si spera, troverà quello che cerca.




Riqui Puig ai Los Angeles Galaxy

Come ci si sente a sapere di essere stati superati dalla storia, di essere nati nel momento sbagliato? Oggi al mondo ci sono due categorie di persone che possono rispondere a questa domanda: i ragazzi nati in Italia tra il 1982 e il 1992, e i centrocampisti della Cantera del Barcellona arrivati in prima squadra prima dell’esordio di Pedri e Gavi. Tra quest’ultimi, forse l’esempio migliore è Riqui Puig. Classe 1999, Puig esordisce con la prima squadra blaugrana il 5 dicembre del 2018, in una partita di Coppa del Re in cui serve anche un assist a Denis Suarez. In quel momento il futuro è luminoso. Riqui Puig è minuto, sembra ancora un bambino, ma insomma né Iniesta né Xavi hanno mai brillato per i loro muscoli. Il centrocampista di Matadepera ne emula i movimenti, nonostante abbia giocato solo una manciata di minuti tra i professionisti sembra già un maestro del controllo orientato a eludere la pressione avversaria. L’estate di quell’anno Rino Gattuso, che era ancora l’allenatore del Milan, rimane stupefatto dopo averlo visto all’opera durante un’amichevole con il Barcellona. «È uno spettacolo vedere ragazzini che hanno facce da bambini, ma che trattano il pallone in questo modo. Quando vedi un ragazzo di 15-16 anni che sente il calcio dentro, che è poesia quando tocca la palla, è straordinario».

https://twitter.com/FCBarcelona/status/1290240449936908288

Due anni fa il Barcellona ha addirittura ricordato quelle parole sul suo account Twitter.

Nella stagione 2019/20 Riqui Puig sembra finalmente pronto al decollo: 11 presenze in Liga, due assist, oltre 500 minuti di gioco tra i professionisti. A quel punto però, l’avrete capito, qualcosa si inceppa. Non sappiamo se anche lui ci abbia messo del suo, qualcuno dice che sia un assiduo frequentatore della movida catalana, che vada spesso in discoteca insieme a Piqué. Di certo non è colpa sua se nel settembre del 2019 il Barcellona acquista Pedri per la stagione successiva, esordendo a ottobre del 2020 in una partita di Champions League. Arriva un altro anno, arriva un nuovo dramma. Negli Europei itineranti dell’estate 2021 nella Spagna esordisce Gavi ancora prima che nella prima squadra del Barcellona. Nel frattempo Riqui Puig gioca sempre meno, scomparendo dietro i fotomontaggi dei tifosi blaugrana che mettono i due nuovi prodigi accanto a Iniesta e Xavi. E così, dopo una stagione da 474 minuti in Liga e senza alcuna prospettiva per il futuro, alla fine ha detto basta. Dopo il forte interessamento del Valencia, guidato proprio da Rino Gattuso, alla fine con un guizzo decadente ha deciso di trasferirsi ai Los Angeles Galaxy. A 22 anni forse è il giocatore europeo più giovane a trasferirsi in MLS, non so se ci sia davvero bisogno di controllare questa statistica. Non so nemmeno se avrebbe senso augurargli buona fortuna dopo una scelta nichilista come questa. Di certo ne avrebbe avuto bisogno prima.


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