Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Dario Pergolizzi
Il calcio d'inizio perfetto non esist...
13 set 2022
13 set 2022
Davvero questo schema diventato virale su TikTok è immarcabile?
(di)
Dario Pergolizzi
(foto)
Jean Catuffe/Getty Images
(foto) Jean Catuffe/Getty Images
Dark mode
(ON)

Non sono passati neanche dieci secondi dal fischio di inizio di Lille-PSG che Leo Jardim, portiere dei padroni di casa, deve raccogliere il pallone in fondo alla rete. Non il migliore dei modi per iniziare una partita che, infatti, la squadra di Paulo Fonseca finirà per perdere 1-7. Ma più che il risultato, a rendere interessante questa sfida è stata proprio l’azione che ha portato al primo gol dei parigini, diventato il più precoce nella storia della Ligue 1 (9 secondi tra il calcio d’inizio e il momento in cui il pallonetto di Mbappé ha varcato la linea) nonché l’assist più veloce della carriera di Messi. L’azione

Al fischio di inizio, Neymar passa il pallone all’indietro a Verratti e accenna una pigra corsa in avanti, salvo poi girarsi dopo neanche due passi, con tutt’altra verve. Verratti controlla il pallone, e anche se pochi millesimi di secondo prima sembrava stesse caricando un lancio verso una delle due fasce, ripassa il pallone a Neymar. Prima che il blocco difensivo del Lille possa rendersi conto di cosa sta per succedere, Neymar gioca a muro di prima per Messi, che sbuca alle spalle del giocatore del Lille uscito in pressione su Verratti. Insomma, una giocata terzo uomo abbastanza tipica, se non fosse che nel frattempo Mbappé si è incuneato nello spazio tra terzino e difensore centrale destri della difesa del Lille, che a questo punto appare completamente disarmata: il centrale sembra accennare una salita per lasciare il francese in fuorigioco, ma nel frattempo sul lato opposto l’inserimento di Vitinha viene coperto dal terzino sinistro che si abbassa e che fatalmente terrà in gioco Mbappé sul sontuoso lancio di prima di Messi. Il pallonetto con cui batte il portiere in uscita più disperata che studiata, poi, è la ciliegina sulla torta di un’azione che ha coinvolto quattro tra i giocatori più tecnici al mondo e che è sembrata uscire da FIFA 23 piuttosto che dalla realtà. L’ispirazione Eppure, esattamente una settimana prima, uno schema molto simile è stato usato anche dallo Sparta Rotterdam nella partita contro l’AZ Alkmaar. Se la triangolazione a tre iniziale è molto simile a quella usata dal PSG, lo Sparta ha scelto di attaccare diversamente l’ultima linea, portando tre giocatori molto ravvicinati sulla fascia destra, come se stessero andando a combattere per una seconda palla su un lancio lungo, e attirando così la difesa degli ospiti tutta verso un lato, mentre l’esterno sinistro van Crooj tagliava davanti al terzino destro, ritrovandosi da solo contro il portiere e, con un po’ di fatica in più rispetto a Mbappé, riuscendo a segnare dopo averlo scartato. https://twitter.com/SpartaRotterdam/status/1559108363862016006 Ma l’albero genealogico di questo schema non finisce qui. È lo stesso account dello Sparta Rotterdam, nel suo tweet del giorno successivo alla partita, a dare credito al Bournemouth per l’ispirazione. Il gol degli inglesi, risalente a dicembre 2021, non solo sembra essere il peccato originale, ma è anche la versione più estrema di questa battuta: sono solo tre i giocatori del Bournemouth che vanno ad attaccare la profondità, mentre la maggior parte dei compagni rimangono bloccati indietro. Nonostante l’inferiorità numerica, la rapidità di esecuzione e l’intesa sui tempi ha consentito al Bournemouth di segnare dopo appena 6 secondi, ancora meno degli 8 dello Sparta Rotterdam e dei 9 del PSG. L’allenatore di allora, Scott Parker (recentemente esonerato), disse che la soluzione fu provata prima della partita in seguito a un’analisi sulle debolezze nel posizionamento dell’avversario in quelle situazioni (lo spazio tra terzino e centrale, che a volte uscivano e a volte no). Seppur compiaciuto ci tenne a precisare «Ci sono tante altre cose che proviamo, ma che a volte non riescono», come a ribadire quanto sia difficile codificare e riprodurre con efficacia una specifica dinamica, all’interno di un gioco che a sua volta è dinamico e imprevedibile. La viralità Eppure, questa azione del Bournemouth, a distanza di quasi un anno, sembra attecchire sempre di più, in diverse forme finali, e attraverso diversi modi di implementarla. Emblematico il caso del Cliftonville, una squadra della prima divisione nordirlandese, che non aveva mai provato lo schema in allenamento e tuttavia è riuscito a riprodurlo con successo, addirittura con un gol in rovesciata. https://twitter.com/bbcsportni/status/1560994064316653575 L’analista del Cliftonville, Damian McAuley, come riporta il Guardian, aveva fatto vedere alla squadra prima della partita una compilation in cui si era imbattuto su TikTok, pubblicata sull’account ufficiale del Bournemouth, che ci teneva evidentemente a ribadire come il “loro” calcio di inizio stesse facendo il giro del mondo, o come si dice oggi, diventando virale. Rayo Vallecano (contro il Manchester United, che a sua volta lo ha tentato contro il Liverpool), Sparta Rotterdam, Real Madrid, tutti a loro modo e con diversi esiti. In Serie A è stato provato qualche giornata fa dal Napoli, nel calcio di inizio del secondo tempo contro la Fiorentina, con un esito negativo (palla intercettata e ripartenza subìta), e probabilmente ci sono dozzine di altri tentativi più o meno riusciti che sono passati inosservati. La testimonianza diretta del Cliftonville è particolarmente interessante, perché mette in discussione - a suo modo - anche il concetto di “ripetizione” sul campo durante l’allenamento, che nel calcio, ma un po’ in qualunque disciplina, è considerato propedeutico al risultato finale. La squadra nordirlandese, in una sorta di seduta collettiva di visualizzazione mentale creativa, è riuscita a immergersi a pieno nell’esperienza preliminare, tanto da riuscire a metterla in atto al primo tentativo solo guardando un video su Tik Tok. Messa così, se non possiamo dire che questa azione è frutto del duro lavoro delle squadre o, almeno, rifarci alle basi scientifiche dell’apprendimento attraverso prove ed errori, vuol dire che il trucco è proprio lo schema in sé? La sua riproducibilità Personalmente non sono un grande sostenitore degli schemi codificati nel calcio. Ogni azione può avere vari livelli di codifica, dunque di rigidità, e non è neanche detto che sia sempre negativa, anzi anche da questi momenti possono arrivare grandi atti di libertà dei giocatori, ma è un fatto che data la natura dinamica del gioco basta una minuscola variabile fuori posto, un avversario mezzo metro più in là, un rimbalzo imprevisto, e replicare lo schema diventa ancora più complicato di quanto già non lo fosse prima. Per questa ragione è sempre più raro vedere squadre di alto livello che giocano “con gli schemi”, cioè con sequenze minuziosamente organizzate, dall’ordine dei passaggi ai giocatori coinvolti, secondo una vera e propria progressione lineare. Le meraviglie offensive dei giorni nostri, anche i pattern che sembrano ripetersi più di frequente, sono in realtà basati su un calcio di principi, laddove la codifica è più relativa, e sicuramente non serve a precludere opzioni di gioco (effetto collaterale degli schemi) ma a crearne il più possibile. Detto ciò, è anche vero che nelle situazioni di calcio piazzato continuiamo a vedere “schemi” efficaci anche ad alti livelli, sia dal punto di vista difensivo che da quello offensivo. Questo probabilmente perché, sebbene rimangano situazioni caotiche, partendo da fermo lo spazio delle probabilità è più ridotto. Questo sia perché è possibile sapere da che punto partirà il pallone (in modo molto generale per quanto riguarda le punizioni e le rimesse in gioco, ma perfetto per quanto riguarda il calcio di inizio e i calci d’angolo), sia perché è possibile sviluppare dei case study più precisi per capire come si comporta mediamente l’avversario, dove si trovano di solito gli spazi, se ci sono atteggiamenti incerti o anelli deboli, e così via (proprio come raccontato dall’allenatore del Bournemouth). Nel calcio di solito è chi difende a definire il contesto dentro il quale chi attacca deve trovare soluzioni. È vero anche per un calcio d’inizio battuto in questo modo, come se fosse un allenamento senza opposizione. Il caso del Cliftonville può farci dubitare, dato che la squadra non si era ritrovata nei giorni precedenti a studiare la disposizione dei Carrick Rangers e provarne l’esecuzione. Ma questo particolare schema ha funzionato lo stesso, probabilmente perché si basa su comportamenti che più probabilmente verranno adottati per reazione da chi difende. Immaginate il lavoro di chi si trova a difendere questo schema: prima si aspettano un lancio lungo dopo il retropassaggio iniziale, quindi si preparano a un duello aereo e a una seconda palla; subito dopo devono accorciare rapidamente in avanti perché, invece, il giocatore che avrebbe dovuto lanciare la ripassa al compagno che aveva battuto (che tendenzialmente rimane sempre smarcato per qualche secondo), il tutto mentre un terzo avversario approfitta dell’attenzione sul giocatore che aveva ricevuto il primo passaggio per smarcarsi e prendere in controtempo la difesa, che dopo il passaggio corto è invece salita. A questo punto arriva invece un lancio alle sue spalle, verso una zona attaccabile con un movimento in diagonale che sfrutta l’attenzione del difensore più esterno verso il pallone, e il lato cieco del difensore centrale, che in tutto ciò deve anche regolarsi per il fuorigioco. L’incastro di combinazioni e di variabili è tremendo anche per l’attacco, e difatti sono di più i casi come quello del Napoli o del Manchester United, in cui l’errore è più evidente e pericoloso, e quelli del Real Madrid, in cui ci si “va vicino” ma non abbastanza. Anche in una situazione in cui si può ripetere uno schema codificato in maniera apparentemente perfetta, rimane sostanzialmente complicato ed eccezionale che la riproduzione avvenga con successo in ogni aspetto. E anche quando accade, ci sarà sempre qualcosa di diverso rispetto alle premesse: il lancio per il giocatore del Cliftonville e il suo movimento, per esempio non sembrano perfettamente compatibili, eppure ciò ha permesso all’attaccante di segnare addirittura in rovesciata. Le finalizzazioni che abbiamo visto in questa rassegna sono tutte diverse, per posizione, modalità e una miriade di altri piccoli dettagli. È improbabile, in definitiva, che questo modo di battere i calci piazzati abbia hackerato il calcio, o che sia un bug irrisolvibile. Banalmente, oltre alle intrinseche difficoltà di riproduzione, basterà che una squadra si butti a ridosso della propria area sulla battuta, o che una difesa a 5 permetta di adottare una marcatura più stretta nei mezzi spazi senza rischiare l’inferiorità numerica sull’esterno, o che si prendano subito a uomo tutti i giocatori nei dintorni della battuta. E a quel punto si apriranno nuovi scenari: più tempo e spazio per chi batte, altre tipologie di passaggi interlocutori, altri movimenti da dietro o incontro da davanti, il ritorno del calcio di inizio a due... Forse la cosa più affascinante di questa routine su calcio di inizio è il suo essere particolarmente rapida e difficile da difendere coi presupposti standard dell’atteggiamento difensivo, perché adotta su piazzato uno dei principi cardine nel calcio contemporaneo, che di solito però si riferisce a situazioni con palla in movimento. In un suo intervento di qualche anno fa, Bielsa diceva che nel calcio del futuro non ci si sarebbe più smarcati in funzione di chi ha il pallone, ma di chi lo avrebbe ricevuto. Concetto rappresentato alla perfezione dalle combinazioni col terzo uomo che hanno fatto la fortuna dei cultori del gioco di posizione, ma che trovano la loro riproducibilità sotto varie forme anche in stili di gioco totalmente diversi, e che sono comunque soggetta a una evoluzione a loro volta (il quarto uomo di Xavi). https://twitter.com/The_Architetto/status/1528278567414484992

Se non avete colto l’analogia con l’azione simulata a 0:33, immaginatevela su calcio d’inizio.

Come per tante altre cose, non esiste un modo definitivo e adatto a tutti per risolvere il dilemma offensivo del calcio di inizio. Nel corso degli anni ne abbiamo viste di ogni tipo: attacchi diretti a testa bassa col pallone a terra, sventagliate con l’ammasso di uomini vicino alla fascia, spizzate per centravanti defilati, addirittura calci di inizio battuti appositamente in rimessa laterale per poter andare a pressare in zone più avanzate, e così via. Questa nuova tendenza, più che lasciare una moda da seguire per la specifica situazione, è da stimolo per trovare nuove soluzioni creative, guardando i problemi da più angolazioni diverse e sperimentando possibilità di gioco anche inusuali e non convenzionali. Potrebbero arrivare dei gol inattesi, o addirittura finire su TikTok.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura