
Daniele Padelli ha 39 anni, degli occhi azzurrissimi e il premio di calciatore che pensavi ritirato della Serie A 2024/25. Padelli ha giocato l’ultima stagione da titolare in Serie A nel 2015/16, una vita fa praticamente. Da quel momento si è costruito una solida carriera da secondo/terzo portiere: 4 stagioni all’Inter con 8 presenze totali, 4 stagioni all’Udinese con 4 presenze totali. Questa stagione, se possibile, Padelli sembrava scivolato ancora più indietro nelle gerarchie di squadra, forse addirittura quarto portiere, quasi un preparatore aggiunto, poi c’è stata un’ecatombe di portieri a Udine. Prima si è fermato Okoye per una lesione al legamento scafolunato del polso destro, poi è toccato a Sava fermarsi, per una frattura scomposta del quinto dito della mano destra. A quel punto Runjaic doveva scegliere tra Edoardo Piana, il giovane portiere risalito delle giovanili, e Padelli, il vecchio portiere, per giocare contro il Parma. Un paio di mesi prima, in Coppa Italia contro l’Inter, aveva giocato Piana e aveva subito gol olimpico da Asllani, rimanendo fermo sulla linea di porta. Runjaic, allora, ha scelto il vecchio Padelli.
Padelli non giocava una partita da oltre 3 anni e metterlo in campo era sembrato un po’ un azzardo. L’Udinese era in un buon momento di forma e una vittoria avrebbe lanciato le ambizioni europee della squadra. Quella partita l’Udinese l’ha vinta 1-0, Padelli si è messo in luce con questa grande parata su Man e poi non ha giocato più neanche un minuto.
Questi pochi secondi comunque, questo riflesso plastico, futurista, da portiere che regge al tempo che passa, hanno messo Padelli sulla mappa, ci hanno fatto dire, guardando la partita in diretta, o magari negli highlights: ah, ma quindi Padelli gioca ancora, che poi è il passaggio obbligatorio che ti fa vincere il premio di giocatore che pensavi ritirato.
Ma sono anche i secondi che hanno permesso a Padelli di sentirsi vivo: «Questa serata mi ha fatto sentire vivo» ha detto a fine partita, come se stare in panchina equivalga alla morte. Ed effettivamente, dal punto dei vista dei calciatori, potrebbe essere così. Gioco, quindi sono. O quanto meno, sono un calciatore, quindi sono. Il ritiro, quindi, come morte, almeno simbolica, per Padelli.
Il suo contratto con l'Udinese scade a giugno, ma lui non sembra intenzionato a smettere. Per la famiglia Pozzo, Padelli è "Un bravo padre di famiglia che la famiglia Pozzo, proprietaria dell'Udinese, adora", come scritto in questo articolo. Ora però sta arrivando un fondo americano e forse un algoritmo costringerà Padelli a smettere, o cercarsi una nuova squadra. Sarebbe triste, può sempre servire un terzo/quarto portiere nelle fredde notti friulane d'inverno.